Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 16 settembre 2014

A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione?

Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario

"Santa Trinità" dell’inizio del IX secolo nella chiesa di Urschalling, vicino a Prien, in Bavaria





L'ANNUNCIO

A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? 
Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! 
E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. 
E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. 
Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli». 

 (Dal Vangelo secondo Luca 7,31-35)


Giovanni Battista


Stolti o sapienti, non si può restare nel mezzo. O siamo "figli" della Sapienza rinati nella misericordia di Dio, o figli della stoltezza, eternamente bambini che non sanno far altro che giocare e passare il tempo tra capricci e mormorazioni. Allora, siamo i figli di "questa generazione", o siamo i figli di una "nuova generazione", che non procede da carne e sangue ma dalla Sapienza della Croce? In essa è rivelato l'amore di Dio, la sua infinita pazienza e lo zelo pieno di compassione con il quale cerca ogni uomo. Il suo amore non resta invischiato negli schemi. Pur di salvare una persona si fa musica da ballare o lamento da piangere. 
Non lo abbiamo sperimentato nella nostra vita? Quante volte il Signore ci ha raggiunto sui cammini nei quali ci eravamo perduti. Dio è così! Dio entra nelle discoteche pur di salvare un ragazzo che, ballando si sballa e butta la sua vita. Dio non lo ferma niente e nessuno! Vengono in mente le parole ripetute dagli ultimi tre Pontefici: di fronte alle sfide della Nuova Evangelizzazione essi hanno insistito sulla necessità di una "creatività pastorale", perché anche la Chiesa non si fermi dinanzi alle difficoltà. Incontrando i presbiteri della Diocesi di Roma Papa Francesco sottolineava che bisogna "cercare la strada perché il Vangelo sia annunciato, anche se questo non è facile". La creatività, infatti, "non è soltanto cambiare le cose. Essa viene dallo Spirito e si fa con la preghiera e si fa parlando con i fedeli, con la gente". Non bisogna dunque aver paura, ma uscire proprio nelle "piazze" dove si raduna una generazione bambina, che ha bisogno di essere raggiunta laddove si trova, fosse anche, e spessissimo lo è, impigliata nei capricci.
Scriveva S. Ireneo che "Cristo, nella sua venuta, ha portato con sé tutta la novità" (S. Ireneo, Adversus haereses, IV, 34, 1). Ma come far giungere "tutta la novità" al collega, al cugino, forse anche ai figli che, incapaci di assumersi responsabilità, galleggiano sulla vita seguendo gli istinti e le concupiscenze? Innanzi tutto facendo memoria della nostra stessa esperienza. Dove ci è venuto a cercare il Signore? Come ci ha parlato? Come ha vinto la nostra durezza e la nostra superficialità? Con amore infinito e pazienza smisurata. E' entrato nella nostra vita, si è fatto nostro compagno sul cammino, si è sporcato, è venuto con noi, anche laddove abbiamo deciso di peccare. Non ci ha lasciati soli mentre ci dimenticavamo di Lui. Si è fatto peccato! Ah, ma questo è scandaloso! Sì, lo è, perché scandaloso è stato il nostro cuore, scandalosi i nostri peccati. Scandaloso l'esito della nostra vita lontana da Lui.

Sopra: Gesù chiama i discepoli. Sotto: predicazione di Giovanni Battista



Per questo, come Davide quando, nella gioia immensa di aver recuperato l'Arca, danza mezzo nudo senza vergogna davanti al Popolo, Gesù non ha avuto remore nel farsi giudicare come un "mangione e un beone" o come un "indemoniato". Non ha considerato un tesoro geloso la sua natura divina, ma si è fatto l'ultimo, obbediente ala volontà del Padre che lo spingeva nei bassifondi della storia, fin giù negli inferi. Lo ha fatto per noi, per te e per me, bambini capricciosi, sempre attaccati alla carne dalla quale abbiamo creduto di mungere la vita. Sesso, oggetti, vacanze, denaro, potere e prestigio, successo e visibilità, ecco i prodotti acquistati nelle nostre "piazze". E in mezzo al commercio che non ci ha mai arricchiti è giunta la sua Parola: quella seria e dura della verità che illumina i peccati, come "un lamento" nel quale avremmo potuto deporre le nostre lacrime. E quella dolce e compassionevole della misericordia, come di "un flauto" sulle cui note avremmo potuto danzare di gioia e gratitudine. Giovanni e Gesù: la Legge che rischiara e svela la realtà riportandola alla luce da sotto la crosta d'ipocrisia con cui l'abbiamo occultata, mettendo in ordine ciò che abbiamo messo in disordine. E la compassione che tocca l'impuro, che si fa samaritano pur di farsi prossimo di ogni eretico; che entra nelle case grondanti giudizi, perversioni, falsità, e si siede accanto ai peccatori che hanno infranto la Legge, per scriverla nei loro cuori risanati. Ma forse non abbiamo accolto né l'una né l'altra, schiavi del nostro orgoglio capriccioso.


Icona della Sapienza


E allora ecco la Croce, la "giustizia" che, sola, può salvare chi ha rifiutato ogni altra salvezza. E' la Sapienza che spazza via ogni tentativo della carne di saziare e dare ragioni che non può dare, perché giustifica chi non sarebbe giustificabile in alcun modo. Ecco Cristo crocifisso, eccolo farsi peccato nell'amore sino alla fine che l'ha unito al Padre. Ecco la Sapienza crocifissa, ecco lo Spirito Santo, dolce soffio che ci ha consegnato il perdono e la rigenerazione. Non a caso lo Spirito Santo è stato raffigurato dalla Tradizione come una colomba, mentre in ebraico il termine "ruah" è femminile; quasi una figura femminile, dunque, materna. Sì, la Sapienza è una madre che rigenera e dà alla luce i suoi figli che ne testimonieranno la "giustizia". Ecco il culmine inaspettato della "creatività coraggiosa" di Dio, quella alla quale Papa Francesco ha chiamato i suoi preti e la Chiesa. Sposa e Madre crocifissa con il suo Sposo e Figlio, è lei che annunciando il Vangelo genera "figli" alla Sapienza perché le rendano testimonianza. Tutti noi, raggiunti dalla sua predicazione, abbiamo potuto sperimentare la liberazione e la salvezza. Dopo esserci induriti tante volte è giunto per noi l'annuncio decisivo, e lo Spirito Santo ha sigillato nel nostro cuore l'amore infinito di Dio. Ora lo vediamo chiaramente, quante volte ci ha cercato, perdonato, ripescato nelle pozzanghere inquinate. Quante volte, sino a che non ci siamo abbandonati alla sua Sapienza crocifissa. 
E ora siamo chiamati a rendere testimonianza alla "Sapienza": siamo i suoi figli, non possiamo perdere neanche un'occasione. Il mondo capriccioso ci attende ovunque la storia ci conduca. E' necessario aprire le parrocchie e i cuori, scendere sino alle periferie esistenziali, quelle fisiche e quelle spirituali, senza temere che lo Spirito Santo ci avvinca e ci conduca nella sua "creatività": "bisogna cercare strade nuove, come una missione nel quartiere promossa dai laici" diceva Papa Francesco. E auspicava per la Chiesa e per ciascuno di noi "la conversione pastorale, perché anche il Codice di diritto canonico ci dà tante, tante possibilità, tanta libertà per cercare queste cose". Esattamente come ripeteva Giovanni Paolo II, invitando i Vescovi a lasciare le forme vecchie e atrofizzate per aprirsi ai carismi che suscita lo Spirito Santo. E' la sua creatività che ci ha salvato, è lei che dobbiamo seguire, senza paura... 
Sorgeranno allora parole nuove, gesti nuovi e unici per tutte le uniche e irripetibili persone e situazioni che incontreremo: i piccoli, i poveri, i divorziati e i loro figli, le mamme che hanno abortito, i giovani che convivono, quelli che sporcano la vita con droghe e sesso, tutti quelli che sono imprigionati nella rete del mondo e dei suoi messaggi virtuali; tutti ci attendono proprio nelle "piazze" dove si sono "seduti" lasciandosi vivere per morire. Ci aspettano per ascoltare la musica dello Spirito, le note dell'amore che si fa "danza" o "lamento", di certo melodia crocifissa. Forse oggi con nostro figlio dovremo digiunare per annunciargli che non di solo pane vive l'uomo ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio; per questo dovremo proibire ciò che sazia la carne, senza paura di "cantare un lamento" per l'uomo vecchio che muore senza l'ossigeno delle concupiscenze. O forse dovremo, al contrario, sederci a mensa con nostra figlia, laddove ella sta gettando alle ortiche la propria vita; "mangiare e bere" il veleno che lei ingerisce ogni giorno per deporvi l'antidoto della tenerezza e della compassione che nulla giudica e niente esige; senza il timore di "suonare il flauto" della misericordia gioiosa perché possa "ballare" con noi la danza del banchetto autentico che sazia spirito e anima.

Ecco, il Signore ci manda oggi crocifissi con Lui a rendere testimonianza della Vita che nasce dalla morte, Sapienza nascosta al mondo. Ci manda come "madri" di figli capricciosi, perché, nell'incontro con la Sapienza misteriosa che incarna lo Spirito d'amore di Dio, possano ritrovare pace e maturità. Come Maria e con Lei nella Chiesa, in comunione con il Padre e il Figlio e sospinti dal soffio e dall'ardore dello Spirito, anche oggi siamo inviati a tutti per accoglierli nel grembo misericordioso nel quale anche noi abbiamo sperimentato la salvezza e la gioia. Nella libertà che non esige nulla per soddisfare il desiderio di successo eventualmente decretato dalla salvezza del prossimo. Anche oggi ci attendono "bambini" ostinati che non accoglieranno né Giovanni né Gesù. Ma proprio per questo oggi saremo lì, di fronte a loro, come Gesù fu accanto a Giuda, ultima speranza, anche dopo il tradimento. Le parole di Gesù non offrono spazio a sentimentalismi: quando il mondo rifiuta l'annuncio serio e misericordioso del Vangelo resta solo la testimonianza-martirio dei "figli della Sapienza". Di fronte alla marea di insulti e persecuzioni non vi è che lo scoglio della Croce, sul quale il male può infrangersi. Forse in certe persone, forse addirittura in nostro figlio, non vedremo con gli occhi della carne nessun cambiamento, nessuna conversione; forse moriremo e lasceremo la persona cara schiava della droga o sull'orlo del divorzio. Ma noi saremo là, di fronte a loro come una pattumiera a raccoglierne angosce e dolore, peccati e veleni, perché incrollabile è la certezza della fedeltà di Dio che, pur di salvare a ogni costo qualcuno, continua ad offrire suo Figlio nei "figli della Sapienza". Proprio la nostra Croce, segno visibile di quella di Gesù, è il pegno della Grazia per chi ci rifiuta.
  Quando tutto fallisce significa, infatti, che è giunto il momento della "creatività" che neanche il demonio poteva immaginare: la Croce sulla quale distendere le braccia e amare, caricandosi dei peccati dell'altro come un agnello muto di fronte ai suoi tosatori. Forse in ufficio, forse con quel parente, saremo chiamati oggi a offrire la nostra vita senza dire una parola e senza opporre resistenza polemica alle ingiustizie, alle calunnie, alle malvagità. Gesù è morto solo come un fallito, ma la sua Croce ha reso giustizia alla Sapienza: con essa stava salvando ogni uomo. Per questo il Signore ci chiama alla libertà che non spera nulla per sé, neanche di vedere la conversione. La Sapienza celeste attraversa la carne e il tempo e sa sperare oltre ogni apparenza: quando ci lasceremo crocifiggere, i nostri occhi di fede giungeranno a vedere, nel segreto della loro anima, l'incontro della misericordia di Dio con chi ci sta togliendo la vita, che forse accadrà ben più in là del presente; collega, amico, figlio o nemico, tutti attendono di incontrare in noi i testimoni di una "giustizia" più grande di quella umana, la misericordia che apra loro le porte del Cielo. 


APPROFONDIMENTI
Predicazione di Giovanni Battista



 αποφθεγμα Apoftegma








Purtroppo succede che la creatura uomo dica quasi sempre di no 
e pensi che solo il dire no, rappresenti la prova della libertà. 
Dio cerca l’uomo con tutti i registri possibili;  
cerca il cammino del rigore, della severità, nel Sinai, 
nel tempo dei profeti, nelle parole di Giovanni Battista.
E l’uomo risponde: no, io sono libero, 
non accetto il rigore di questi comandamenti, prendo la mia strada. 
Dio cerca anche con la strada dell’umiltà, della bontà, 
della sua vita, dell’amore all’uomo. 
E cosa succede? Anche qui l’uomo dice no, 
anzi, deride questo Dio debole che cerca il suo consenso 
e si rivela così non onnipotente.
L’uomo non entra in questo gioco del divino amore, si oppone. 
Questa è la tristezza e la sofferenza divina con questa sua storia.
Non hanno ascoltato, Signore. 
Così vediamo la verità che è questo lamento di Dio, 
che è nello stesso tempo non solo una descrizione del passato, 
ma un avviso e un’ammonizione forte a noi e alla nostra generazione: 
ascoltate finalmente, la cosa non è ancora persa, 
ascoltate e seguite il Signore. 



Card. Joseph Ratzinger, 12 dicembre 2003

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