Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 9 luglio 2015

Gratuitamente amati e salvati, doniamo gratuitamente il Vangelo che ci ha salvati.

























Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario




L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Matteo 10,7-15.
E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite
gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
In
qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche
persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.

Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.
Se
qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole,
uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri
piedi.

In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.






Gratuitamente amati e salvati, doniamo gratuitamente il Vangelo che ci ha salvati

 
 
 
αποφθεγμα Apoftegma

Alle soglie del terzo millennio, 
la Chiesa tutta, Pastori e fedeli, 

deve sentire più forte la sua responsabilità 
di obbedire al comando di Cristo: 

"Andate in tutto il mondo e 
predicate il vangelo ad ogni creatura", 

rinnovando il suo slancio missionario. 

Una grande, impegnativa e magnifica 
impresa è affidata alla Chiesa: 

quella di una nuova evangelizzazione, 
di cui il mondo attuale ha immenso bisogno.

Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un’umanità 
più preparata alla semina evangelica. 

Sento venuto il momento di impegnare 
tutte le forze ecclesiali 

per la nuova evangelizzazione 
e per la missione Ad Gentes.



Giovanni Paolo II




Non
si improvvisa nulla. I discepoli sono inviati da Gesù dopo essere stati
chiamati a far parte di una comunità concreta; in essa li ha formati,
insegnando e mostrando loro e in loro i segni e i prodigi che sono
mandati a compiere. Con Lui hanno vissuto da itineranti, senza avere un
posto dove reclinare il capo. Con Lui sono stati rifiutati e acclamati;
e, soprattutto, Gesù li ha iniziati all'intimità con Lui. E tutto
nell'autentica gratuità, che è il cuore della missione e la fonte dello
zelo: la gratuità con la quale siamo stati amati, riscattati, chiamati.
Nessun merito, nessun curriculum, perché se fosse per questi.... Solo la
gioia di essere stati amati gratuitamente. 
Capita
spesso però, di trovarci davanti a Dio come chi molto ha dovuto
sacrificare per "scegliere" di servirlo, come chi ha comunque diritti
acquisiti sul campo, tra sforzi e rinunce. 
 Chi
dimentica la propria storia, e l'amore con il quale Dio l'ha salvata,
non sarà mai un apostolo di Lui, sarà piuttosto un superbo
rappresentante di se stesso,
 del
proprio egoismo rivestito di falso altruismo, lupi travestiti da
agnelli, mercenari della missione, sempre alla ricerca di se stessi,
ingannatori tra i peggiori. 
Le ultime parole di Gesù sulla sorte di chi non accoglie il Vangelo suppone che questi abbiano davvero incontrato Cristo,
ascoltato la Buona Notizia e visto i segni del Regno di Dio, autentici,
che contestino quelli, corrotti, del mondo. Se gli apostoli e la Chiesa
presentano surrogati e caricature, il mondo e i suoi figli sono privati
dell'oggetto stesso a cui aprirsi. 
Si
troveranno dinanzi a una menzogna, e sarà loro sottratta la possibilità
di essere salvati e ricevere la Pace messianica, quella portata da
Cristo risorto. 
Per
questo, chiamati nella gratuità, gli apostoli donano se stessi
gratuitamente, come un frutto maturo dell'opera di Cristo: si comprende
allora perché non portano con sé alcuna sicurezza. "
Oro, argento, moneta di rame nelle cinture, bisaccia da viaggio, due tuniche, sandali, bastone" non fanno per loro: gli apostoli non "si procurano" nulla che sappia di mondo. Sono
liberi perché colmi dell'amore di Cristo, entrano nel mondo ma non gli
appartengono; per salvarlo, infatti, non si possono usare gli strumenti
che lo stanno condannando. 
Il
potere di curare e guarire li accompagna, per schiudere il Cielo, la
vittoria sul mondo e la corruttibilità della carne, la vita più forte
della morte. 
La Chiesa è il segno fecondo del Cielo che strappa gli uomini al mondo per generarli al Regno di Dio, per questo "guarisce
gli infermi, risuscita i morti, sana i lebbrosi, caccia i demòni",
proprio nei luoghi i suoi figli sono chiamati ogni giorno. Un padre che
non scaccia i demoni che affliggono il figlio - la superbia che lo
sguinzaglia sulle strade della concupiscenza e delle false libertà ad
esempio - ha perduto lo Spirito Santo, non è più un "padre in missione":
sarà un padre amico, psicologo, pedagogo che cercherà nella sapienza
carnale e mondana le soluzioni per risolvere i problemi del figlio, e
non lo amerà con l'amore di Cristo
. Un prete che si appoggia sui propri criteri, magari quelli studiati sui libri e deliberati nei consigli pastorali, non "serve", diviene come il sale che ha perduto il sapore. 




No
fratelli, non possiamo portare due tuniche, come il Popolo di Israele
non poteva accaparrare due razioni di manna nel tentativo incredulo di
assicurarsi il futuro, pena la corruzione della primogenitura. Ogni
giorno, invece, dobbiamo uscire e attingere il suo amore, nell’ascolto
della Parola e nei sacramenti, formati permanentemente per andare ad
annunciare il Regno; nella certezza che, accolti oppure no, in ogni
circostanza la pace, l’aria del Cielo, nessuno potrà togliercela. Essa è
con noi per sempre, anche quando saremo rifiutati. E anche questo fa
parte della missione, anzi è un aspetto fondamentale. Se l'apostolo è
autentico, ha più possibilità d'essere rifiutato che accolto, perché un
discepolo non è più del Maestro. Sodoma e Gomorra hanno rifiutato Dio
che si era fatto carne negli ospiti di Lot. E mancare all'ospitalità in
Oriente è ancora oggi gravissimo. Quelle città erano chiuse nel loro
orgoglio, non accettavano assolutamente gli stranieri. Ed erano capaci
di mutilarli e ucciderli. Ebbene, "nel giorno del giudizio, Sodoma e
Gomorra avranno una sorta migliore delle città che non accoglieranno gli
apostoli", tu ed io. Pensa quanto è importante la tua vita, e la
missione alla quale è legata. Non si scherza eh. Con te, oggi, in
ufficio o dove sia, arriva Cristo, ovvero Dio; e dove tu sarai, e
parlerai, sarà anticipato il giudizio per le persone che incontrerai.
Per alcune, probabilmente, oggi sarà l'unica occasione per incontrare
Cristo... C'è da tremare, altroché; non una parola sarà inutile, non un
gesto, non un'attitudine del cuore. A patto che tu sia unito a Cristo,
portando il suo giogo, colmo del suo amore. Allora ogni istante è "in
missione", e le persone che "non ti accoglieranno e non daranno ascolto
alle tue parole" potranno condannarsi a una sorte terribile. Sodoma e
Gomorra sono state distrutte, tanto per farci un'idea. Per questo siamo
invitati a "scuotere la polvere dai nostri sandali", a non confonderci
in nulla con chi non ci ascolta, a non fare alcun compromesso, a non
scolorire il Vangelo, neanche un granello della loro terra, terra pagana
che rifiuta Cristo, può restarci appiccicata. Si tratta allora di un
giudizio, di una condanna? Ma che Chiesa è mai questa? No, si tratta
dell'amore più puro, autentico, che si carica dei peccati degli altri;
che per la salvezza di una sola persona sa prendersi il rifiuto senza
buonismi d'accatto, che lascerebbero l'altro nella menzogna. Che facile
sarebbe no? Per un prete, per un catechista, per un padre, per te oggi,
camuffare la verità per non perdere l'altro. Ma che stoltezza: forse non
perderai il suo saluto, il suo affetto, ma avrai perso la sua anima.
L'annuncio del vangelo fa sempre risuonare la verità, perché gli
apostoli sono, come Cristo, inviati a rendere testimonianza alla verità.
E per alcuni, forse molti, la verità dell'amore di Dio che perdona e
ricrea, passa per il rifiuto di questo amore. Alcuni hanno bisogno di
restare soli con la propria superbia, e scendere, scendere gli stessi
gradini dell'umiltà che si discendono nella Chiesa. Come? Attraverso la
storia di solitudine e peccato che scelgono quando rifiutano il vangelo.
Perché più del Vangelo non c'è nulla che li possa salvare. Non i
compromessi, che invece li lascerebbero nell'inganno. E quanta polvere
dovremo scuotere oggi, forse dinanzi a un figlio, o alla persona più
cara. Certo, spezza il cuore, esattamente come Cristo che, avendo
sbattuto i suoi sandali in faccia al demonio, si è ritrovato solo sulla
Croce, rifiutato da tutti. Ma proprio in quel momento stava portando in
Cielo tutti quelli che lo avevano rifiutato. Così sarà oggi, quando
dovrai scuotere la polvere dai tuoi sandali e dire no, come il Battista
davanti a Erode. Solo così potrai dire il sì al perdono, perché proprio
mentre ti caricherai del rifiuto, starai entrando prima di colui che ti
rifiuta, nella solitudine e nel dolore di chi rinnega Cristo. E lì,
nella frustrazione e nello sconforto, nell'abbandono che sa di
fallimento, starai aprendo le porte della misericordia a chi non ti
ascolta. Per questo i martiri hanno fecondato la Chiesa e cacciato più
demoni di un apostolo: con la Croce sine glossa incarnata in te e in me,
siamo inviati anche oggi ad esorcizzare un frammento di questa
generazione. Si adirerà il demonio, ti rifiuterà con violenza e odio,
non perdere la Pace. Perché essa ritornerà su di te, bagnata nei peccati
del mondo, come una primizia della salvezza che attende ogni uomo.  
Il Vangelo del giorno

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