Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 15 ottobre 2015

Le chiavi del Cielo.

Giovedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario




E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia Sistina,
si riuniscono i cardinali -
una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.
Giunge proprio qui.
La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore:
Tu es Petrus - udì Simone, il figlio di Giona.
"A te consegnerò le chiavi del Regno".
La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,
si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,
da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato -
"Con-clave": una compartecipata premura del lascito delle chiavi, delle chiavi del Regno.
Ecco, si vedono tra il Principio e la Fine, 
tra il Giorno della Creazione e il Giorno del Giudizio. 
E' dato all'uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio! 
Una finale trasparenza e luce. 
La trasparenza degli eventi - 
La trasparenza delle coscienze - 
Bisogna che, in occasione del conclave, Michelangelo insegni 
al popolo - 
Non dimenticate: Omnia nuda et aperta sunt ante oculos Eius.
Tu che penetri tutto - indica!
Lui additerà...

Giovanni Paolo II, Trittico



    










L'ANNUNCIO
Dal Vangelo secondo Luca 11,47-54

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date la testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.



Le chiavi del Cielo 


Nascosto tra le parole scolpite nella roccia con cui il Signore rivela l'amore autentico che non tace la Verità a costo di attirarsi le "ostilità" e dover camminare in mezzo alle "insidie" vi è un oggetto che vale infinitamente di più di qualsiasi altro tesoro: la "chiave della scienza". E perché è così importante e preziosa? Perché essa apre le porte del Paradiso, il Destino per il quale ogni uomo è stato pensato, amato e creato da Dio. Chi non ce l'ha o non l'ha mai vista, vaga nella vita senza speranza e senza meta; dà per scontato che la morte sia una porta chiusa per sempre, al punto di convincersi che oltre l'ultimo respiro vi sia il nulla. L'ateo è proprio come un uomo che ha perduto le chiavi, e si è dovuto abituare a sopravvivere fuori di casa; è un "homeless" senza fissa dimora,che perde a poco a poco identità e dignità. Come il figlio prodigo e la pecora perduta delle parabole. Come ciascuno di noi prima di ascoltare la predicazione del Kerygma, la Buona Notizia della morte e risurrezione del Signore che, aprendo con la forza della misericordia i nostri sepolcri, ci ha dischiuso le porte del Paradiso dal quale peccando eravamo stati scacciati. Non a caso il Vangelo di Giovanni sottolinea come il sepolcro di Gesù si trovasse in un "giardino": risuscitando, infatti, Egli è passato dall'Egitto alla Terra Promessa, dalla morte alla vita, dalla tomba al Giardino dell'Eden. La "chiave della scienza" dunque fa riferimento alle porte sprangate del Paradiso: chi la possiede può aprirle di nuovo. Avendo ascoltato la predicazione e la proclamazione della Parola nella comunità cristiana, siamo anche noi diventati "dottori della Legge" ai quali è stata consegnata la "chiave della scienza". E infatti, abbiamo sperimentato mille volte il potere della Parola di Dio, quando, illuminandoci, correggendoci e consolandoci, ci ha salvato dal peccato e dalla morte; quando, mentre stavamo scappando dalla volontà di Dio, ha fatto ardere i nostri cuori come ai discepoli di Emmaus, spingendoci così verso la conversione. Abbiamo cioè sperimentato che la Parola di Dio ha la "scanalatura" giusta per superare gli "ostacoli" della serratura con la quale era chiuso il Paradiso. Lo possiamo annunciare e testimoniare no? Il matrimonio salvato non è un frammento di Paradiso? La libertà con la quale a volte riesci a parlare con tuo marito non è un anticipo dell'amore puro, libero e incorruttibile del Cielo? E i figli, e la vita celibe e casta di un sacerdote innamorato di Cristo, e la fede con cui, nella pace, un cristiano accoglie un cancro e soffre e muore trasfigurato nell'offerta di sé? Sono i segni che alla Chiesa è stata affidata la "chiave della scienza" per la salvezza del mondo: consegnandola a Pietro, infatti, Gesù ha dato mandato a lui e ai suoi fratelli di legare e sciogliere in terra perché sia legato e sciolto anche in Cielo. Quella "chiave" è dunque l'unica che apre o chiude l'accesso alla salvezza. Insieme a Pietro, è stata data anche a te e a me; e oggi viene a Gesù a chiederci: "che ne hai fatto"? L'abbiamo "tolta", che significa anche "uccidere". Sì fratelli, perché far sparire la "chiave della scienza" significa proprio uccidere l'altro, defraudarlo della speranza, obbligandolo a vivere come un ateo scacciato lontano dal suo destino. L'abbiamo "tolta" perché, come quei dottori della Legge a cui si era diretto Gesù, ce ne siamo appropriati nell'inganno demoniaco del potere e della vanagloria. Chi ha le "chiavi" ha tutto, può decidere se aprire o chiudere, se far entrare nella felicità o lasciar fuori nella frustrazione. Invece di custodire il tesoro affidato attraverso le "chiavi" della responsabilità e della fedeltà, ce ne impadroniamo per farne lo scettro impugnando il quale ci illudiamo di diventare come dio occupandone il trono. I farisei e i dottori della Legge godevano di grande prestigio, erano le guide spirituali del popolo, detenevano il potere. Insegnavano nella "casa della conoscenza", la casa dello studio, dove erano chiamati a dare sapore alla Torah, ad attualizzarla perché Israele potesse accoglierla e vivere alla sua luce. "Entrare nella conoscenza" era sinonimo di entrare nel Regno di Dio: esso si realizzava ovunque si fosse compiuta la volontà di Dio. I Farisei e i dottori avevano le "chiavi" di questa casa - "le chiavi della scienza" - ma le avevano "tolte" chiudendo la porta della conoscenza e quindi del regno di Dio a se stessi e a quanti la desideravano. 

Aspetta un attimo, perché è ciò che facciamo anche a noi e si tratta davvero della più grande stoltezza: ma come, l'uomo più ricco del mondo ti ha dato le chiavi della stanza dove nasconde il suo tesoro perché tu possa essere libero di entrarvi e usarne secondo le tue necessità, e tu che fai? Ti chiudi fuori! "Guai a te" fratello, ovvero povero te che sei voluto rimanere nell'indigenza. "Guai a te", ed è il lamento funebre di Gesù di fronte a chi vive così ingannato dal demonio da rifiutare la gratuità della vita eterna. Il serpente, infatti, spingendo Eva a mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, l'ha consegnata alla più grande frustrazione. La "chiave della scienza" è un dono non una preda; se il demonio riesce a fartela vedere come un oggetto da rubare per diventare come il suo padrone ha vinto, perché quella "chiave" apre solo al compimento del cuore della Torah, quando cioè si realizza l'amore annunciato dallo Shemà. Chi si ribella a Dio non lo ama, e molto meno può amare il prossimo suo come se stesso; per questo, la "chiave della scienza" affidata alla nostra libertà, invece di aprire la porta del Paradiso, la chiude senza speranza di poterla riaprire. Guarda alla tua vita e vedi se per caso non è accaduto proprio così; se cioè il demonio non ti ha sedotto di nuovo spingendoti a usare la "chiave" che ti è stata data per aprire il sepolcro dell'egoismo e amare gratuitamente per invece saziare la tua concupiscenza. Ti sei chiuso fuori vero? E, scandalizzando i piccoli che ti sono affidati, hai impedito anche a loro di entrare nel "Giardino". La "scienza" che abbiamo è falsa, è una volgare imitazione, ci "gonfia" per poi farci scoppiare miseramente: l'orgoglio, l'avarizia, la gelosia che covano dentro di te stanno chiudendo le porte del Paradiso in faccia al tuo coniuge, ai figli e a ogni prossimo. Ti sei chiuso alla profezia fratello, e con i tuoi atteggiamenti "ostili" a Cristo hai "costruito i sepolcri dei profeti" che ti annunciavano la misericordia di Dio. Sì, accettalo, come me fai parte di "questa generazione" perversa e adultera che ha allungato la mano verso l'albero illudendosi di raggiungere la felicità usando la "chiave della scienza" secondo i propri appetiti. E invece eccoci qui, con le mani sporche del "sangue dei profeti e degli apostoli" che proprio la "Sapienza di Dio" ci ha inviato perché ci "venga chiesto conto" dei nostri peccati. Fratelli, oggi si compie questo Vangelo! Convertiamoci, forse per qualcuno di noi è l'ultima possibilità: non siamo diversi dai nostri padri, anzi; siamo peggiori, perché abbiamo visto il Signore risorto, eppure continuiamo a rifiutarlo "uccidendo" e "perseguitando" chi ci annuncia la Verità. Forse anche ieri abbiamo seppellito un profeta. Forse era proprio "Abele", nostro fratello; forse era nostro figlio, ferito e peccatore, che, in quella sua infinita debolezza, era una profezia del miracolo che l'amore di Dio voleva compiere. E invece abbiamo "chiuso" ogni possibilità, "chiusi" nell'orgoglio di padre ferito. Ma proprio questo ci mostra ancora una volta che non siamo Dio, umiliamoci, e lasciamo che il loro sangue condanni il nostro uomo vecchio e che, nel sangue di Cristo, possa nascere in noi l'uomo nuovo che accoglie la "chiave della scienza" per usarla nell'obbedienza. Non siamo noi a decidere come e quando aprire o chiudere, perché non conosciamo la sua "filettatura". La nostra felicità e quella delle persone che ci sono affidate dipende dall'umiltà con la quale ascolteremo e obbediremo alla Parola di Dio che ci illuminerà su come usare la "chiave"; essa infatti ha la forma della Croce sulla quale il Signore ha compiuto la "scienza" nell'amore per ricondurci al Padre. Anche oggi, anche ora, il Signore scende sino agli inferi quotidiani di tutti noi e con la Chiave della Croce ci spalanca le porte dei sepolcri, quelli costruiti per i profeti e nei quali, invece, precipitiamo ad ogni peccato. In Lui e' svelata l'autentica sapienza, quella sublime dell'amore che riscatta e trasforma una vita schiacciata nell'egoismo e nella ricerca di sé in un dono totale. La Chiave della Croce apre il cuore indurito e chiuso nell'orgoglio; scioglie le catene della paura e della menzogna per aprirlo su nuovi orizzonti di verità e libertà. E, come a Pietro, il Signore ce le consegna nella Chiesa come frutto della fede. Nella comunità cristiana cresciamo in essa per vivere uniti a Cristo sulla nostra Croce che ha il potere di aprire il Cielo a ogni uomo, ad "entrare" cioè nella "casa della conoscenza" (la traduzione esatta dell'originale reso con "scienza"), ovvero la "casa dello studio", la "yeshivà" dove gli ebrei scrutano la Torah. Tutto quello che Dio ci dona nella Chiesa è per annunciare agli altri il Vangelo della salvezza. E' per fare di noi gli apostoli che "aprono" le porte della comunità - delle piccole yeshivot - dove i peccatori possono essere accolti, perdonati, istruiti, formati e ricreati, sino a diventare creature nuove, cristiani, figli di Dio. E' nella piccola comunità cristiana che un matrimonio può essere salvato; è qui che, alla luce della Parola e con la forza dei sacramenti gli sposi si scoprono peccatori entrambi, e bisognosi della stessa misericordia, sciogliendo in essa rancori e gelosie, tradimenti e incompatibilità; è nella comunità che possiamo tornare alle fonti della Grazia, e attingervi per rinvigorire ciò che si sta seccando; è in essa che si impara ad essere sposi, genitori, figli, preti... Perché è nella Chiesa che ci vengono consegnate, come a Pietro, le "chiavi" dell'obbedienza alla volontà di Dio, la capacità cioè di entrare nella storia di ogni giorno, anche nelle sofferenze, nelle ingiustizie, nei fallimenti. Perché solo nella comunità si può sperimentare al di là dei sentimenti e della logica umana la resurrezione di Cristo: con i fratelli, un giorno, due, mille, un anno, due, tre, dieci, venti, la stessa fedeltà indissolubile di Dio, lo stesso potere sul peccato e la divisione.  



QUI UN ALTRO COMMENTO E GLI APPROFONDIMENTI
Il Vangelo del giorno

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