Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 4 ottobre 2015

XXVII Domenica del Tempo Ordinario. Anno B

Il Vangelo del giorno. 

XXVII Domenica del Tempo Ordinario. Anno B







Carissimi Buona Domenica! Oggi inizia il Sinodo straordinario sulla Famiglia e la Provvidenza ha voluto regalarci una liturgia che illumina il matrimonio. Quello che vi offro oggi non è un commento al Vangelo ma una catechesi sulla famiglia e sul matrimonio, con la quale spero di aiutarvi anche ad entrare con la Chiesa in questo Sinodo così importante. Soprattutto con la preghiera. Vi invito ad ascoltare questa catechesi con calma, anche con i vostri figli, prendendovi un po' di tempo in questa domenica per benedire il Signore per la vostra famiglia voluta, amata, salvata e generata da Cristo. E per pregare per il Sinodo. Fatelo da oggi ogni giorno. E' molto importante


Buona Domenica
 


αποφθεγμα Apoftegma
In Principio l’uomo e la donna vedono se stessi
quasi attraverso il mistero della creazione;
vedono se stessi in questo modo, prima di conoscere “di essere nudi”.
Questo reciproco vedersi,
non è solo una partecipazione all’“esteriore” percezione del mondo,
ma ha anche una dimensione interiore
di partecipazione alla visione dello stesso Creatore
- di quella visione di cui parla più volte il racconto del capitolo primo:
“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”.
La “nudità” significa il bene originario della visione divina.
Essa significa tutta la semplicità e pienezza della visione
attraverso la quale si manifesta il valore “puro” dell’uomo
quale maschio e femmina,
il valore “puro” del corpo e del sesso.
Vedendosi reciprocamente,
quasi attraverso il mistero stesso della creazione,
uomo e donna vedono se stessi ancor più pienamente
e più distintamente che non attraverso il senso stesso della vista,
attraverso cioè gli occhi del corpo.
Vedono infatti, e conoscono se stessi con tutta la pace dello sguardo interiore,
che crea appunto la pienezza dell’intimità delle persone.

Se la “vergogna” porta con sé una specifica limitazione del vedere
mediante gli occhi del corpo,
ciò avviene soprattutto perché l’intimità personale è come turbata
e quasi “minacciata” da tale visione.
Secondo Genesi 2,25, l’uomo e la donna “non provavano vergogna”:
vedendo e conoscendo se stessi in tutta la pace e tranquillità dello sguardo interiore,
essi “comunicano” nella pienezza dell’umanità,
che si manifesta in loro come reciproca complementarietà
proprio perché “maschile” e “femminile”.
Al tempo stesso, “comunicano” in base a quella comunione delle persone,
nella quale, attraverso la femminilità e la mascolinità
essi diventano dono vicendevole l’una per l’altra.
In questo modo raggiungono nella reciprocità
una particolare comprensione del significato del proprio corpo.
L’originario significato della nudità corrisponde a quella semplicità e pienezza di visione,
nella quale la comprensione del significato del corpo
nasce quasi nel cuore stesso della loro comunità-comunione.
La chiameremo “sponsale”.
L’uomo e la donna in Genesi 2,23-25 emergono, al “principio” stesso appunto,
con questa coscienza del significato del proprio corpo.

San Giovanni Paolo II








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