20 giugno 2012 – Lc 1,57-66 57
Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne:
«No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero:
«Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse:
«Giovanni è il suo nome». da AlzogliOcchiversoilCielo
Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo:
«Che sarà mai questo bambino?».
E davvero la mano del Signore era con lui.
La parola che oggi il Signore ci regala è preziosa conferma di quell’intreccio tra continuità e novità tra i due Testamenti, che li fa reciprocamente luce l’uno per l’altro. Per questo, incontriamo tra i vers.59 e 60, il “no” di Elisabetta, che non è negazione o rifiuto, ma annuncio di novità. Certamente la novità è legata alla disposizione data dall’Angelo Gabriele a Zaccaria. Però mi sembra si possa anche ampliare il significato di questo cambiamento del nome, a partire dal ver.57 dove si dice che Elisabetta “ha generato un figlio”. Mi chiedo se Giovanni Battista non sia profezia che ora, in Gesù, ogni “figlio” che nasce è potenzialmente figlio di Dio. Ed è quindi Dio stesso che gli dà il nome! Se dunque il ver.58 ci tiene ancora in un orizzonte conosciuto da tutta la vicenda della Prima Alleanza, e cioè quella di una storia sempre generata e custodita dalla misericordia divina, il cambio del nome, e come si presenta nel nostro testo, una certa uscita dalla tradizione finora percorsa, sembra voler preannunciare qualcosa che va oltre la specifica vicenda della nascita di Giovanni. E’ la nascita di una nuova umanità! Allo stesso modo anche il passaggio in Zaccaria dal mutismo alla parola sembra voler dire una Parola nuova: “..e parlava benedicendo Dio”(ver.64). Infine il nostro testo estende a “tutti” sia la meraviglia per l’accaduto sia la domanda sul mistero di questo neonato. Una domanda che però non riguarda solo il bambino, ma, attraverso di lui, la vicenda di tutti. Notate come per tre volte il soggetto sia questo “tutti”: “Tutti furono meravigliati (ver.63)…Tutti i loro vicini furono presi da timore (ver.65)…Tutti coloro che le udivano (ver.66)..”. E’ importante considerare come gli eventi della fede non siano solo risoluzione di problemi e indicazioni di certezza, ma siano anche incessante e crescente porsi di domande. Nel cammino della fede, si è sempre più piccoli e come più al principio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
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di Giancarlo Bruni, appartiene all'Ordine dei Servi di Maria e nello stesso tempo è monaco della Comunità ecumenica di Bose.
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