25 giugno 2012 – Lc 2,21-24
21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
COMMENTO DI GIOVANNI
Qualcuno giustamente osserva l’importanza e la preziosità di questo entrare di Gesù in tutta la vicenda, la tradizione, la fede del suo Popolo, e quindi nella realtà di tutto l’umano che in Israele lo ha atteso. Noi osserviamo con cura la Parola che oggi accogliamo nella nostra preghiera, Parola che è la fonte del nostro Battesimo!
A proposito del nome, mi sembra di grande rilievo l’importanza che viene attribuita al nome! Dice che al bambino viene dato il nome Gesù, “come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo”(ver.21).
C’è un rapporto tra il nome e il mistero di una persona e della sua vita! Io sono stato chiamato con il nome di mio nonno, ma è stato importante per me sapere, ad un certo punto della mia vita, che “Giovanni” dice “la misericordia di Dio”. Certi nomi non sono importanti per la loro origine storica, ma lo sono per chi li ha portati: pensate a Francesco!
A proposito della circoncisione, Francesco della Dozza mi dice che il Card. Lercaro osservava in questo testo che con la circoncisione Gesù versava per noi le prime gocce del suo sangue. E Gesù viene anche “presentato” al Signore, viene cioè consacrato, essendo primogenito, al Signore. Battezzati in Lui, noi tutti siamo “consacrati” al Signore. La nostra vita è unita e offerta a Lui. In Esodo 13 e in Levitico 12 potete trovare la fonte di questo gesto, il suo significato profondo, e quindi la sua potenza profetica per noi a motivo di Gesù. In particolare, Levitico 12,8 ci offre un particolare prezioso, perché dice che chi non aveva i soldi per offrire un agnello, in quell’occasione offriva “una coppia di tortore o due giovani colombi”, come ascoltiamo qui al ver.24. Gesù è un Bambino povero.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Commento di celina 26 giugno 2012 07:57
Mi è sembrato bellissimo che il Signore, scegliendo l'offerta dei poveri, scelga di associare alla Sua consacrazione l'offerta di DUE: due tortore o due piccoli colombi. Per le due colombe si dice che sono piccole, che sono uccellini da nidiata....per le tortore, a differenza del testo del Levitico (Lv 12,8) che dice semplicemente “due”, qui si dice che sono “una coppia”. Viene usato un termine molto raro che, nel Nuovo Testamento è usato solo un'altra volta, sempre da Luca per dire 'il paio' di buoi (Lc 14,19). Anche nel Vecchio Testamento è usato per dire il paio di animali da soma. Sono DUE che fanno fatica INSIEME.
Mi è sembrato bellissimo che all’offerta unica dell’UNICO agnello al Signore piacesse associare questa offerta: DUE piccoli che fanno fatica INSIEME.
26 giugno 2012 – Lc 2,25-32
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,31preparata da te davanti a tutti i popoli:32luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele».
COMMENTO DI GIOVANNI
Non è detto che sia proprio un vecchio. Un po’ questa attribuzione è forse colpa della vecchia Anna di dopo. Lo dico perché la promessa di non vedere la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore è prospettiva, ipotesi e realtà da chiedere per ciascuno di noi, a partire dai neonati. Gli attributi di “giusto e pio” dati al nostro uomo, lo indicano come persona vivamente immersa nella Parola, come sappiamo da Salmo 1. Lui, come tutto il “mondo” che abbiamo trovato descritto in questi primi capitoli del Vangelo secondo Luca, da Zaccaria, a Elisabetta, a Maria, a Giuseppe…Tutte persone che lo Spirito agevolmente conduce perché non trova in loro alcuna resistenza. Umili e meravigliosi Santi! Dio si fa conoscere a partire dalla sua…”piccolezza”! In quella piccolezza oggi si raccolgono attributi meravigliosi. Quello che succede è un fatto molto consueto: quanti bambini avrà visto Simeone, condotti al tempio dai genitori! Ma questo Bambino è quello che lui ha aspettato e che viene chiamato al ver.25 “la consolazione di Israele”! Il ver.26 lo riconosce come “il Cristo del Signore”! E’ quello che Simeone finalmente “vede”. Questo stesso Bambino sarà chiamato, al ver.30, “la tua salvezza”, cioè la salvezza donata da Dio. La stessa salvezza sarà ormai quella che Dio ha “preparata davanti a tutti i popoli”(ver.30). In Simeone oggi Gesù, che è la “luce delle genti” viene accolto da Israele e ne è la “gloria”(ver.32).Oggi quindi è molto importante il tema dello “sguardo”. Ed è proclamata l’importanza di poter vedere “prima” il Cristo del Signore. Questo miracolo di uno sguardo che lo riconosce e lo accoglie inaugura e accompagna il cammino della vita nuova, che ora non vedrà più la morte se non come “Pasqua”. Ultimo passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre. La morte come il dono(!) di morire con Gesù per risorgere con Lui! Finalmente Simeone accoglie tra le sue braccia il Bambino, e lo fa per Israele che lo accoglie, e per tutte le genti che lo accoglieranno! Che “viaggio” ci fa fare oggi la Parola: dal piccolo bambino presentato da genitori poveri, al Signore e Salvatore dell’universo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono una vecchia mamma con quattro figli e nove nipoti. Tutti buoni e bravi, ma se bado alle regole della vita, non solo quelle religiose, nessuno è a posto. Se tutte le regole vanno in crisi, come si deve fare per trovare una strada insieme? Nelle sue risposte lei riesce a dare sempre fiducia, ma a me sembra che la vita stia diventando così pazza…
Cara Signora, riporto due righe della sua lunga bellissima lettera, dalla quale traggo l’impressione della sua struttura intellettuale e spirituale di grande livello. Provo solo ad accennare alla strada preziosa che negli anni il Signore mi ha sempre più aperto, malgrado la mediocrità e la banalità della mia vita. Il segreto della mia fiducia è il Vangelo! E non certo perché il Vangelo sia di “manica larga”. Su certi temi e problemi sono i suoi stessi discepoli ad obiettare che il suo parlare è troppo severo e che se le cose stanno così, è meglio rinunciare. Quello che del Vangelo mi affascina e mi convince è la sua capacità di entrare nella storia e nella personalità di ciascuno per proporre e condurre un cammino di conversione. Appunto, un cammino. Non solo e non tanto la rigidità di una norma, ma la promozione di un cammino per qualsiasi situazione. Il segreto di tutto questo mi pare nasca dall’essere l’etica evangelica un’etica dell’Amore. Il Signore comincia sempre da lì. Lui vuole bene alle persone così come sono e il suo amore per loro lo porta non ad enunciare un precetto ma, appunto, a proporre una strada. In questo modo ci si abitua pian piano a considerarsi sempre in mezzo a fratelli e a figli, e in ogni modo a persone care, come mi sembra sia la sua vita nella sua bella e turbolenta famiglia. E vedo che lei, per ognuno di loro – mi parla di almeno sette “casi”! – non vede solo e tanto l’errore e il male, ma con molta vivacità e vera “fantasia” spirituale, intuisce quale sarebbe la via migliore. Proprio così! Se continuiamo a voler bene, e molto, a quelli che il Signore e la vita ci affidano, si diventa alleati, si tiene per loro anche in mezzo a tanti problemi. Persino in mezzo a vicende dolorose. E insieme si continua a cercare e a tentare una via di luce e di pace. Non condanniamo nessuno. Ma non lasciamolo solo. La fiducia che misteriosamente il Signore ha di noi, e ce ne dà molte prove, ci porta ad avere serenamente fiducia anche nei nostri cari. È molto importante non chiudere mai la partita. Se uno si sente accolto, non scapperà. E in paradiso, speriamo, ci andremo insieme. Anche il vecchio Mosè, quando Dio gli propose di mollare nel deserto il suo insopportabile popolo, rispose che preferiva morire con loro. E Dio gli ha dato ragione. Buona Domenica.
Giovanni della Dozza.
Mi è sembrato bellissimo che all’offerta unica dell’UNICO agnello al Signore piacesse associare questa offerta: DUE piccoli che fanno fatica INSIEME.
26 giugno 2012 – Lc 2,25-32
25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: 29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,31preparata da te davanti a tutti i popoli:32luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele».
COMMENTO DI GIOVANNI
Non è detto che sia proprio un vecchio. Un po’ questa attribuzione è forse colpa della vecchia Anna di dopo. Lo dico perché la promessa di non vedere la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore è prospettiva, ipotesi e realtà da chiedere per ciascuno di noi, a partire dai neonati. Gli attributi di “giusto e pio” dati al nostro uomo, lo indicano come persona vivamente immersa nella Parola, come sappiamo da Salmo 1. Lui, come tutto il “mondo” che abbiamo trovato descritto in questi primi capitoli del Vangelo secondo Luca, da Zaccaria, a Elisabetta, a Maria, a Giuseppe…Tutte persone che lo Spirito agevolmente conduce perché non trova in loro alcuna resistenza. Umili e meravigliosi Santi! Dio si fa conoscere a partire dalla sua…”piccolezza”! In quella piccolezza oggi si raccolgono attributi meravigliosi. Quello che succede è un fatto molto consueto: quanti bambini avrà visto Simeone, condotti al tempio dai genitori! Ma questo Bambino è quello che lui ha aspettato e che viene chiamato al ver.25 “la consolazione di Israele”! Il ver.26 lo riconosce come “il Cristo del Signore”! E’ quello che Simeone finalmente “vede”. Questo stesso Bambino sarà chiamato, al ver.30, “la tua salvezza”, cioè la salvezza donata da Dio. La stessa salvezza sarà ormai quella che Dio ha “preparata davanti a tutti i popoli”(ver.30). In Simeone oggi Gesù, che è la “luce delle genti” viene accolto da Israele e ne è la “gloria”(ver.32).Oggi quindi è molto importante il tema dello “sguardo”. Ed è proclamata l’importanza di poter vedere “prima” il Cristo del Signore. Questo miracolo di uno sguardo che lo riconosce e lo accoglie inaugura e accompagna il cammino della vita nuova, che ora non vedrà più la morte se non come “Pasqua”. Ultimo passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre. La morte come il dono(!) di morire con Gesù per risorgere con Lui! Finalmente Simeone accoglie tra le sue braccia il Bambino, e lo fa per Israele che lo accoglie, e per tutte le genti che lo accoglieranno! Che “viaggio” ci fa fare oggi la Parola: dal piccolo bambino presentato da genitori poveri, al Signore e Salvatore dell’universo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
LeggiAmo ... L’etica evangelica è etica dell’Amore
da famigliedellavisitazione.it |
Sono una vecchia mamma con quattro figli e nove nipoti. Tutti buoni e bravi, ma se bado alle regole della vita, non solo quelle religiose, nessuno è a posto. Se tutte le regole vanno in crisi, come si deve fare per trovare una strada insieme? Nelle sue risposte lei riesce a dare sempre fiducia, ma a me sembra che la vita stia diventando così pazza…
Cara Signora, riporto due righe della sua lunga bellissima lettera, dalla quale traggo l’impressione della sua struttura intellettuale e spirituale di grande livello. Provo solo ad accennare alla strada preziosa che negli anni il Signore mi ha sempre più aperto, malgrado la mediocrità e la banalità della mia vita. Il segreto della mia fiducia è il Vangelo! E non certo perché il Vangelo sia di “manica larga”. Su certi temi e problemi sono i suoi stessi discepoli ad obiettare che il suo parlare è troppo severo e che se le cose stanno così, è meglio rinunciare. Quello che del Vangelo mi affascina e mi convince è la sua capacità di entrare nella storia e nella personalità di ciascuno per proporre e condurre un cammino di conversione. Appunto, un cammino. Non solo e non tanto la rigidità di una norma, ma la promozione di un cammino per qualsiasi situazione. Il segreto di tutto questo mi pare nasca dall’essere l’etica evangelica un’etica dell’Amore. Il Signore comincia sempre da lì. Lui vuole bene alle persone così come sono e il suo amore per loro lo porta non ad enunciare un precetto ma, appunto, a proporre una strada. In questo modo ci si abitua pian piano a considerarsi sempre in mezzo a fratelli e a figli, e in ogni modo a persone care, come mi sembra sia la sua vita nella sua bella e turbolenta famiglia. E vedo che lei, per ognuno di loro – mi parla di almeno sette “casi”! – non vede solo e tanto l’errore e il male, ma con molta vivacità e vera “fantasia” spirituale, intuisce quale sarebbe la via migliore. Proprio così! Se continuiamo a voler bene, e molto, a quelli che il Signore e la vita ci affidano, si diventa alleati, si tiene per loro anche in mezzo a tanti problemi. Persino in mezzo a vicende dolorose. E insieme si continua a cercare e a tentare una via di luce e di pace. Non condanniamo nessuno. Ma non lasciamolo solo. La fiducia che misteriosamente il Signore ha di noi, e ce ne dà molte prove, ci porta ad avere serenamente fiducia anche nei nostri cari. È molto importante non chiudere mai la partita. Se uno si sente accolto, non scapperà. E in paradiso, speriamo, ci andremo insieme. Anche il vecchio Mosè, quando Dio gli propose di mollare nel deserto il suo insopportabile popolo, rispose che preferiva morire con loro. E Dio gli ha dato ragione. Buona Domenica.
Giovanni della Dozza.