Lc 1,46-56
Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,48perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotentee Santo è il suo nome;50di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.51Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;52ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;53ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.54Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre». 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
COMMENTO DI GIOVANNI
Comunico soltanto alcuni poveri pensierini nati o confermati in me dalla preghiera di oggi nella Parola infinita che ci è donata. Quando ascoltiamo l’espressione “anima mia” dobbiamo pensare semplicemente alla persona di Maria nella concretezza della sua esperienza e della sua preghiera. La preghiera è un’azione! La preghiera è “magnificare” – cioè “fare grande”, “proclamare grande” – il Signore. E’ dunque un “fare”. La tradizione spirituale che nasce dalla Parola di Dio custodita nelle Scritture ebraiche e cristiane non conosce una distinzione tra fare e contemplare, tra azione e contemplazione. Propriamente, la “contemplazione” non è parte della nostra tradizione, è termine rarissimo sia come verbo sia come sostantivo. La vita di fede è sempre “azione”, è sempre “fare”. E’ dunque azione magnificare il Signore come curare i poveri. L’importante è che l’azione sia l’azione in noi dello Spirito del Signore. Sia obbedienza allo Spirito di Dio che abita nei nostri cuori. Sia, come ascoltiamo al ver.47, esultanza del nostro spirito in Dio nostro salvatore. La preghiera è “risposta” all’azione divina per noi e in noi. All’azione divina risponde l’azione dell’uomo. Il nostro esultante fare la lode di Lui, ci insegna Maria, è risposta a quello che Lui ha fatto per noi. Egli, dice il ver. 48, “ha guardato all’umiltà della sua serva”. Ha posato su noi il suo sguardo. E’ il dono dell’elezione divina. Ma che cosa ha guardato di noi? Maria dice: “all’umiltà della sua serva”. Purtroppo il termine italiano “umiltà” è deviante, perché il significato della parola nel testo originale è piuttosto “miseria”. Maria dice che il Signore ha guardato a lei “tapina”. Quello che in italiano indica una “virtù”, la virtù dell’umiltà, nel testo originale è la condizione misera della persona. Nella Bibbia spesso indica la miseria del Popolo di Dio. Spesso si tratta di una miseria che consegue ad azioni sbagliate e contrarie alla Legge del Signore. Dunque, è straordinario il “contrasto”, il salto abissale tra lo sguardo divino e la miseria dell’uomo. Il Signore ha eletto il piccolo e povero Israele. Ha eletto la piccola e povera Maria di Nazaret. E , dice ancora Maria, “grandi cose ha fatto in me”. Questo è il cuore della fede di Israele. Ma notate che questa non è una “dottrina”, ma è l’esperienza concreta di questa giovane donna. La fede non è una dottrina, ma è prima di tutto un’esperienza. Per questa sua esperienza, dice Maria, “d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Notate: non “brava”, o virtuosa o.., ma “beata”! Non per quello che Lei ha fatto, ma per il dono che ha ricevuto! Il passaggio dal ver.49 al ver.50 segno un passaggio dei soggetti! Non è più “Lei” il soggetto e il protagonista di tali eventi, ma….”tutti”! O meglio tutti quelli che, nella loro povertà e per la loro povertà sono stati “guardati” dal Signore che è intervenuto verso di loro come Salvatore potente. Notate ancora! Si tratta di una dilatazione di esperienza e non dell’insegnamento di una dottrina. Si potrà poi dire che Dio è “il Salvatore”, ma lo si dirà per l’esperienza che concretamente sia il singolo, sia la comunità avranno fatta. L’invito di Maria è che noi ci riconosciamo partecipi della sua stessa vicenda! Di più! Non si tratta ormai di quello che a lei direttamente accade da parte di Dio, ma dell’agire proprio di Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili….”. E’ quello che costituisce l’esperienza fondamentale di Israele fin dalle sue origini! Da Abramo a tutta la sua discendenza!! Per sempre! C’è molto da pregare e molto da pensare per quello che oggi il Signore ci regala attraverso la preghiera di Maria! Lei si ferma ancora tre mesi da Elisabetta: fino alla nascita di Giovanni.
COMMENTO DI GIOVANNI
Comunico soltanto alcuni poveri pensierini nati o confermati in me dalla preghiera di oggi nella Parola infinita che ci è donata. Quando ascoltiamo l’espressione “anima mia” dobbiamo pensare semplicemente alla persona di Maria nella concretezza della sua esperienza e della sua preghiera. La preghiera è un’azione! La preghiera è “magnificare” – cioè “fare grande”, “proclamare grande” – il Signore. E’ dunque un “fare”. La tradizione spirituale che nasce dalla Parola di Dio custodita nelle Scritture ebraiche e cristiane non conosce una distinzione tra fare e contemplare, tra azione e contemplazione. Propriamente, la “contemplazione” non è parte della nostra tradizione, è termine rarissimo sia come verbo sia come sostantivo. La vita di fede è sempre “azione”, è sempre “fare”. E’ dunque azione magnificare il Signore come curare i poveri. L’importante è che l’azione sia l’azione in noi dello Spirito del Signore. Sia obbedienza allo Spirito di Dio che abita nei nostri cuori. Sia, come ascoltiamo al ver.47, esultanza del nostro spirito in Dio nostro salvatore. La preghiera è “risposta” all’azione divina per noi e in noi. All’azione divina risponde l’azione dell’uomo. Il nostro esultante fare la lode di Lui, ci insegna Maria, è risposta a quello che Lui ha fatto per noi. Egli, dice il ver. 48, “ha guardato all’umiltà della sua serva”. Ha posato su noi il suo sguardo. E’ il dono dell’elezione divina. Ma che cosa ha guardato di noi? Maria dice: “all’umiltà della sua serva”. Purtroppo il termine italiano “umiltà” è deviante, perché il significato della parola nel testo originale è piuttosto “miseria”. Maria dice che il Signore ha guardato a lei “tapina”. Quello che in italiano indica una “virtù”, la virtù dell’umiltà, nel testo originale è la condizione misera della persona. Nella Bibbia spesso indica la miseria del Popolo di Dio. Spesso si tratta di una miseria che consegue ad azioni sbagliate e contrarie alla Legge del Signore. Dunque, è straordinario il “contrasto”, il salto abissale tra lo sguardo divino e la miseria dell’uomo. Il Signore ha eletto il piccolo e povero Israele. Ha eletto la piccola e povera Maria di Nazaret. E , dice ancora Maria, “grandi cose ha fatto in me”. Questo è il cuore della fede di Israele. Ma notate che questa non è una “dottrina”, ma è l’esperienza concreta di questa giovane donna. La fede non è una dottrina, ma è prima di tutto un’esperienza. Per questa sua esperienza, dice Maria, “d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Notate: non “brava”, o virtuosa o.., ma “beata”! Non per quello che Lei ha fatto, ma per il dono che ha ricevuto! Il passaggio dal ver.49 al ver.50 segno un passaggio dei soggetti! Non è più “Lei” il soggetto e il protagonista di tali eventi, ma….”tutti”! O meglio tutti quelli che, nella loro povertà e per la loro povertà sono stati “guardati” dal Signore che è intervenuto verso di loro come Salvatore potente. Notate ancora! Si tratta di una dilatazione di esperienza e non dell’insegnamento di una dottrina. Si potrà poi dire che Dio è “il Salvatore”, ma lo si dirà per l’esperienza che concretamente sia il singolo, sia la comunità avranno fatta. L’invito di Maria è che noi ci riconosciamo partecipi della sua stessa vicenda! Di più! Non si tratta ormai di quello che a lei direttamente accade da parte di Dio, ma dell’agire proprio di Dio che “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili….”. E’ quello che costituisce l’esperienza fondamentale di Israele fin dalle sue origini! Da Abramo a tutta la sua discendenza!! Per sempre! C’è molto da pregare e molto da pensare per quello che oggi il Signore ci regala attraverso la preghiera di Maria! Lei si ferma ancora tre mesi da Elisabetta: fino alla nascita di Giovanni.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo.
Giovanni.
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