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Enzo Bianchi 9 novembre 2014 XXXII tempo O.
Monastero di Bose
Mt 25,1-13
In queste ultime domeniche dell’anno liturgico la nostra contemplazione è rivolta alla parusia, alla venuta gloriosa del Signore, attraverso la lettura delle tre parabole che concludono il discorso escatologico di Gesù nel vangelo secondo Matteo (cf. Mt 25). Oggi ascoltiamo la parabola dello Sposo che tarda a venire e delle dieci vergini chiamate ad attenderlo.
“Poiché lo Sposo tardava…”. Il Signore Gesù è lo Sposo messianico (cf. Mt 9,15; Ef 5,31-32), venuto per stringere la nuova ed eterna alleanza di Dio con tutta l’umanità, nell’amore e nella fedeltà (cf. Os 2,21-22). Dopo aver narrato Dio con tutta la sua esistenza, Gesù “è stato tolto” (cf. Mt 9,15) ai suoi in modo violento, ha conosciuto l’ingiusta e vergognosa morte di croce: il Padre però lo ha richiamato dai morti, sigillando con la resurrezione l’amore da lui vissuto.
Ebbene, nella sua incrollabile speranza nella resurrezione Gesù aveva previsto e promesso ai discepoli la propria venuta come Sposo definitivo alla fine dei tempi, affermando però che l’ora precisa di questo evento non è conosciuta dagli angeli e neppure dal Figlio, ma solo dal Padre (cf. Mt 24,36). Il problema serio, avvertito con urgenza dagli autori del Nuovo Testamento, consiste nel fare i conti con il ritardo della parusia. Di fronte a questo grande mistero non dobbiamo scoraggiarci o cadere nel cinismo, ma fare obbedienza a un preciso comando di Gesù: “Vegliate, tenetevi pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (cf. Mt 24,42.44).
Proprio in questo solco si situa la nostra parabola. Dieci vergini, figura della chiesa chiamata a presentarsi a Cristo come una vergine casta (cf. 2Cor 11,2), prendono le lampade per uscire incontro allo Sposo, che viene per celebrare le nozze eterne con l’umanità intera. Gesù precisa subito che cinque di esse sono stolte e cinque sagge, intelligenti: le prime hanno preso con sé l’olio per ravvivare il fuoco nelle lampade, in previsione di un lungo tempo di attesa, le altre non l’hanno fatto. “Poiché lo Sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. È difficile restare vigilanti, mantenersi costantemente tesi verso l’incontro con il Signore, per questo Gesù insiste sul fatto che il sonno accomuna tutte le vergini: e chi di noi può dire di non attraversare ore e giorni di oblio, di dimenticanza della venuta del Signore? Davvero nessuno è esente da questo rischio, la differenza sta altrove…
Quando infatti la notte è squarciata dal grido: “Ecco lo Sposo! Andategli incontro!”, tutte le vergini così come si erano addormentate si svegliano e preparano le lampade. Allora le stolte, vedendo che le loro lampade si spengono, cominciano a chiedere alle sagge dell’olio, ma si sentono opporre un rifiuto: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi”. Egoismo? Mancanza di carità? No, semplicemente quest’olio o lo si ha in sé oppure nessuno può pretenderlo dagli altri: è l’olio del desiderio dell’incontro con il Signore. Ciascuno di noi conosce (o dovrebbe!) la propria verità più profonda, sa ciò che nel proprio cuore tiene desta o, al contrario, spegne l’attesa del Signore: nei giorni buoni come in quelli cattivi, nella veglia come nel sonno – “io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5,2), afferma la giovane ragazza del Cantico dei cantici – è nostra responsabilità rinnovare le scorte di quest’olio, in modo che il nostro cuore bruci del desiderio dell’incontro con lo Sposo… È nella capacità di tenere vivo oggi questo desiderio che si gioca il giudizio finale, cioè l’essere o meno riconosciuti dal Signore quando verrà alla fine dei tempi.
In questo tempo che va dalla resurrezione del Signore Gesù alla sua venuta nella gloria il grido della chiesa è quello della sposa che, insieme allo Spirito, invoca: “Vieni, Signore Gesù! Marana tha!” (cf. Ap 22,17.20; 1Cor 16,22). E ogni cristiano, ascoltando questo grido, dovrebbe rispondere a sua volta con tutto il cuore, la mente e le forze: “Vieni!”, sapendo che il desiderio bruciante della venuta del Signore è già, qui e ora, primizia della comunione con lui.
tratto da: Gesù, Dio-con-noi compimento delle Scritture, 2010 San Paolo edizioni.
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