Anghinoni Baldacci Maggi Famiglia e servizio
Anghinoni Baldacci Maggi Famiglia e servizio
Antonella Anghinoni
"Sara e Abramo"
Cremona 1 maggio 2013
Antonella Anghinoni
"Isacco e Rebecca, una coppia in ascolto di Dio"
Cremona 1 maggio 2014
Morena Baldacci
Il profumo del servizio Lectio su Gv 12,1-11
Torino 4 ottobre 2014
Lidia Maggi
Fragili amori. La coppia al tempo dell'amore imperfetto
Milano 12 dicembre 2013
anghinoni-baldacci-maggi-famiglia
IL PROFUMO NELLA BIBBIA:
una presenza invisibile. Antonella Anghinoni
Antonella Anghinoni Il profumo nella Bibbia
Un nuovo appuntamento dal vivo con la nota biblista Antonella Anghinoni che ci accompagna alla scoperta dei profumi e degli odori celati nella Bibbia. Un viaggio che ci fa "annusare" nella Sacra Scrittura "immagini olfattive" fortemente evocative.
http://www.festivalbiblico.it/
Risultati ricerca per: "Antonella Anghinoni"
SARAH, la principessa REBECCA, la sposa cercata Racconto per bambini con Antonella Anghinoni, Francesca Fabris, Laura Susan. Animazione Accesso: ...
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La favola di sempre. Faraoni e principesse nella Bibbia
SARAH, la principessa REBECCA, la sposa cercata Racconto per bambini con Antonella Anghinoni, Francesca Fabris, Laura Susan
Animazione
Accesso: Ingresso Libero
Sabato 12 novembre 2011 alle 16:30
Areopago del Centro Culturale San Paolo - Viale Ferrarin, 30, VICENZA - VI
SARAH, la principessa
REBECCA, la sposa cercata
presentano le favole ai bambini
Antonella Anghinoni, biblista
Francesca Fabris, editor
Laura Susan, musicista
"Mamma, quale storia mi racconti stasera?”
chiede Gesù con quegli occhioni color del cioccolato
quando lo sbricioli tra le dita.
La giornata volge al buio ed è davvero un momento atteso,
perché mamma è così brava a narrare
che gli sembra di vivere lui stesso
le avventure del suo popolo con Dio.
chiede Gesù con quegli occhioni color del cioccolato
quando lo sbricioli tra le dita.
La giornata volge al buio ed è davvero un momento atteso,
perché mamma è così brava a narrare
che gli sembra di vivere lui stesso
le avventure del suo popolo con Dio.
(Antonella Anghinoni)
Il Centro Culturale San Paolo e la Libreria San Paolo, in collaborazione con Atelier Gluck di Milano invitano i bambini dai 7 agli 11 anni, con i loro genitori, catechisti e animatori, alla presentazione della collana I Petali (Ed.Paoline) per conoscere le storie delle madri del popolo ebreo.
Ecco le prime due protagoniste:
Sarah, moglie di Abramo e prima matriarca della storia della salvezza. Seguendo fedelmente il racconto del libro della Genesi, l’autrice arricchisce la narrazione con i più famosi midrashim della tradizione rabbinica e con un accurato studio biblico e teologico, tradotto in parole semplici, fruibili dai giovani lettori.
Rebecca, la sposa di Isacco e seconda matriarca della storia biblica. Eliezer, servo di Abramo, parte in cerca di una sposa per Isacco. Compie un lungo viaggio con una carovana di dieci cammelli e torna nelle terre d’origine di Abramo. La sua scelta cade su Rebecca, perché Dio ha mandato questo segno: colei che disseterà veramente Eliezer e tutta la sua carovana sarà la prescelta.
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Itinerari speciali nella Terra del Santo. Chi è il pellegrino? È colui che imbocca volutamente una strada, ha una meta, egli non è un errante ma è misteriosamente.
A cura di: Antonella Anghinoni e Silvia
Rut Noemi Maria Elisabetta
http://slideplayer.it/slide/195787/
Rut Noemi Maria Elisabetta
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Sara e Maria
Donne in attesa
http://slideplayer.it/slide/531485/
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Sara e Maria
Donne in attesa
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8 marzo 2015
PAPA FRANCESCO
Piazza San Pietro
III Domenica di Quaresima, 8 marzo 2015
III Domenica di Quaresima, 8 marzo 2015
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di oggi (Gv 2,13-25) ci presenta l’episodio della cacciata dei venditori dal tempio, Gesù «fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi» (v. 15), il denaro, tutto. Tale gesto suscitò forte impressione, nella gente e nei discepoli. Chiaramente apparve come un gesto profetico, tanto che alcuni dei presenti domandarono a Gesù: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?» (v. 18), chi sei tu per fare queste cose? Mostraci un segno che tu hai autorità per farle. Cercavano un segno divino, prodigioso che accreditasse Gesù come inviato da Dio. Ed Egli rispose: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (v. 19). Gli replicarono: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?» (v. 20). Non avevano compreso che il Signore si riferiva al tempio vivo del suo corpo, che sarebbe stato distrutto nella morte in croce, ma sarebbe risorto il terzo giorno. Per questo “in tre giorni”. «Quando poi fu risuscitato dai morti – annota l’Evangelista – i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù» (v. 22).
In effetti, questo gesto di Gesù e il suo messaggio profetico si capiscono pienamente alla luce della sua Pasqua. Abbiamo qui, secondo l’evangelista Giovanni, il primo annuncio della morte e risurrezione di Cristo: il suo corpo, distrutto sulla croce dalla violenza del peccato, diventerà nella Risurrezione il luogo dell’appuntamento universale tra Dio e gli uomini. E Cristo Risorto è proprio il luogo dell’appuntamento universale - di tutti! - fra Dio e gli uomini. Per questo la sua umanità è il vero tempio, dove Dio si rivela, parla, si fa incontrare; e i veri adoratori, i veri adoratori di Dio non sono i custodi del tempio materiale, i detentori del potere o del sapere religioso, sono coloro che adorano Dio «in spirito e verità» (Gv 4,23).
In questo tempo di Quaresima ci stiamo preparando alla celebrazione della Pasqua, quando rinnoveremo le promesse del nostroBattesimo. Camminiamo nel mondo come Gesù e facciamo di tutta la nostra esistenza un segno del suo amore per i nostri fratelli, specialmente i più deboli e i più poveri, noi costruiamo a Dio un tempio nella nostra vita. E così lo rendiamo “incontrabile” per tante persone che troviamo sul nostro cammino. Se noi siamo testimoni di questo Cristo vivo, tante gente incontrerà Gesù in noi, nella nostra testimonianza. Ma - ci domandiamo, e ognuno di noi si può domandare –: il Signore si sente veramente a casa nella mia vita? Gli permettiamo di fare “pulizia” nel nostro cuore e di scacciare gli idoli, cioè quegli atteggiamenti di cupidigia, gelosia, mondanità, invidia, odio, quell’abitudine di chiacchierare e “spellare” gli altri? Gli permetto di fare pulizia di tutti i comportamenti contro Dio, contro il prossimo e contro noi stessi, come oggi abbiamo sentito nella prima Lettura? Ognuno può rispondere a sé stesso, in silenzio, nel suo cuore. “Io permetto che Gesù faccia un po’ di pulizia nel mio cuore?”. “Oh, padre, io ho paura che mi bastoni!”. Ma Gesù non bastona mai. Gesù farà pulizia con tenerezza, con misericordia, con amore. La misericordia è il suo modo di fare pulizia. Lasciamo - ognuno di noi - lasciamo che il Signore entri con la sua misericordia - non con la frusta, no, con la sua misericordia - a fare pulizia nei nostri cuori. La frusta di Gesù con noi è la sua misericordia. Apriamogli la porta perché faccia un po’ di pulizia.
Ogni Eucaristia che celebriamo con fede ci fa crescere come tempio vivo del Signore, grazie alla comunione con il suo Corpo crocifisso e risorto. Gesù conosce quello che c’è in ognuno di noi, e conosce pure il nostro più ardente desiderio: quello di essere abitati da Lui, solo da Lui. Lasciamolo entrare nella nostra vita, nella nostra famiglia, nei nostri cuori. Maria Santissima, dimora privilegiata del Figlio di Dio, ci accompagni e ci sostenga nell’itinerario quaresimale, affinché possiamo riscoprire la bellezza dell’incontro con Cristo, che ci libera e ci salva.
Dopo l'Angelus:Cari fratelli e sorelle,
rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di Roma e a tutti i pellegrini provenienti da varie parti del mondo. Saluto i fedeli di Curitiba (Brasile); i gruppi parrocchiali di Treviso, Genova, Crotone, e L’Aquila e della zona di Domodossola. Un pensiero speciale va ai ragazzi di Garda, che hanno ricevuto la Cresima.
Durante questa Quaresima, cerchiamo di stare più vicini alle persone che stanno vivendo momenti di difficoltà: vicini con l’affetto, con la preghiera con la solidarietà.
Oggi, 8 marzo, un saluto a tutte le donne! Tutte le donne che ogni giorno cercano di costruire una società più umana e accogliente. E un grazie fraterno anche a quelle che in mille modi testimoniano il Vangelo e lavorano nella Chiesa. E questa è per noi una occasione per ribadire l’importanza e la necessità della loro presenza nella vita. Un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, perché le donne non solo portano la vita ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre – vedono oltre loro –, ci trasmettono la capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero. Una preghiera e una benedizione particolare per tutte le donne qui presenti in piazza e per tutte le donne! Un saluto!
A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
fonte: w2.vatican.va
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Papa Francesco celebra nella parrocchia di Ognissanti a cinquant'anni esatti dalla prima messa di Paolo VI secondo la riforma post-conciliare: «Non possiamo sostituire con “omaggi religiosi” quello che è dovuto al prossimo». Avanti con la riforma liturgica, chi va indietro sbaglia
ROMA
Non illudiamoci di entrare in chiesa e di «“ricoprire”, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà e della carità verso il prossimo». Né di sostituire «con “omaggi religiosi” quello che è dovuto al prossimo». Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata questo pomeriggio nella parrocchia romana di Ognissanti a via Appia Nuova, in occasione del cinquantesimo anniversario della messa che qui celebrò Paolo VI, il 7 marzo 1965, per la prima volta secondo le rinnovate norme liturgiche post-conciliari.Papa Bergoglio ha commentato il vangelo del giorno, con Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio. «Egli rovescia i banchi e butta a terra il denaro, allontana i mercanti dicendo loro: "Non fate della casa del Padre mio un mercato!". Questa espressione - spiega Francesco - non si riferisce soltanto ai traffici che si praticavano nei cortili del tempio. Riguarda piuttosto un certo tipo di religiosità. Il gesto di Gesù è un gesto di “pulizia”, di purificazione, e l’atteggiamento che lui sconfessa lo si può ricavare dai testi profetici, secondo i quali Dio non gradisce un culto esteriore fatto di sacrifici materiali e basato sull’interesse personale. È il richiamo al culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita; un richiamo che vale per ogni epoca e anche oggi per noi». Anche se su questo punto, ha aggiunto a braccio il Pontefice, «si deve fare un lungo cammino».Il Papa ha quindi ricordato che la costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium ha definito la liturgia come «la prima e indispensabile fonte alla quale i fedeli possono attingere il vero spirito cristiano». Ciò significa, ha sottolineato, «riaffermare il legame essenziale che unisce la vita del discepolo di Gesù e il culto liturgico. Esso non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere – è naturalmente anche questo –, ma è essenzialmente una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede».Per questo - ha continuato Francesco - la Chiesa ci chiama ad avere e promuovere una vita liturgica autentica, affinché vi possa essere sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che noi viviamo nella nostra esistenza», esprimendo «nella vita quanto abbiamo ricevuto mediante la fede». Il discepolo di Gesù «non va in chiesa solo per osservare un precetto, per sentirsi a posto con un Dio che poi non deve “disturbare” troppo; va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo. Per cui non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e “ricoprire”, con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà e della carità verso il prossimo. Non possiamo sostituire con “omaggi religiosi” quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione».Bisogna invece, ha spiegato il Pontefice, «compiere un itinerario di conversione e di penitenza, per togliere dalla nostra vita le scorie del peccato, come ha fatto Gesù, pulendo il tempio da meschini interessi. La Quaresima è il tempo favorevole a tutto questo, è il tempo del rinnovamento interiore, della remissione dei peccati, il tempo in cui siamo chiamati a riscoprire il sacramento della penitenza».Infine, ricordando che qui «il beato Paolo VI inaugurò, in un certo senso, la riforma liturgica con la celebrazione della messa nella lingua parlata dalla gente», Francesco ha augurato che questa circostanza «ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio».Al termine della messa, il Papa ha salutato i sacerdoti della parrocchia, affidata fin dalla sua fondazione agli Orionini. Il Papa ha salutato i fedeli che non avevano trovato posto all'interno della chiesa: «Aspetto che questa parrocchia continui a essere un modello per le celebrazioni liturgiche. Mi piacerebbe che il canto sia un pò più forte. Solo io sentivo il coro», ha detto alla piccola folla radunata nel cortile. «È stato un gesto coraggioso della Chiesa avvicinarsi al popolo con la riforma liturgica. Non si può andare indietro. Chi va indietro sbaglia». Con queste parole Papa Francesco ha spiegato il senso della sua visita alla parrocchia romana di Ognissanti, dove Paolo VI celebrò 50 anni fa la prima messa in italiano con il nuovo rito.7
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