Esperienza contagiosa di fede
La responsabilità della scelta
La Liturgia di oggi Martedi 30 Luglio 2013
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Martedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Martedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Colore liturgico: Verde
Antifona d'ingresso
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo. (Sal 68,6-7.36)
Dio sta nella sua santa dimora;
ai derelitti fa abitare una casa,
e dà forza e vigore al suo popolo. (Sal 68,6-7.36)
Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza,
senza di te nulla esiste di valido e di santo;
effondi su di noi la tua misericordia
perché, da te sorretti e guidati,
usiamo saggiamente dei beni terreni
nella continua ricerca dei beni eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
O Dio, nostra forza e nostra speranza,
senza di te nulla esiste di valido e di santo;
effondi su di noi la tua misericordia
perché, da te sorretti e guidati,
usiamo saggiamente dei beni terreni
nella continua ricerca dei beni eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
PRIMA LETTURA (Es 33,7-11; 34,5-9.28)
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia.
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda.
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.
Il Signore scese nella nube , si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.
Parola di Dio
In quei giorni, Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore.
Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda.
Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.
Il Signore scese nella nube , si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 102)
Rit: Misericordioso e pietoso è il Signore.
Rit: Misericordioso e pietoso è il Signore.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.
Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.
Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.
Canto al Vangelo (Mt 13,19.23)
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.
Alleluia, alleluia.
Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Alleluia.
Vangelo
Matteo 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Matteo 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Lettura
La tenda dell’Antico Testamento rendeva Dio vicino all’accampamento. Lì si recava chi voleva consultare il Signore. I discepoli si riunivano in casa con Gesù, lo consultavano e lo ascoltavano con maggiore intimità.
La tenda dell’Antico Testamento rendeva Dio vicino all’accampamento. Lì si recava chi voleva consultare il Signore. I discepoli si riunivano in casa con Gesù, lo consultavano e lo ascoltavano con maggiore intimità.
Meditazione
Ritorna la riflessione sulla parabola della zizzania nel campo. I discepoli sono riuniti in casa con Gesù e gli chiedono una spiegazione più puntuale. Intanto è bello pensare a questi colloqui serali con Gesù. La prima chiamata era a stare con Lui. Da Lui educati sarebbero partiti missionari. Ci mettiamo anche noi in ascolto perché Gesù parla direttamente anche a noi. Distingue e personalizza le responsabilità, perché nessuno sfugga e ciascuno possa convertirsi. Dice chiaramente che è Lui il seminatore del bene e coloro che lo raccolgono sono degni del regno. Il nemico dell’uomo è il diavolo che semina la zizzania. I discepoli sono amici di Gesù e si predispongono a comprendere in maniera profonda il senso del Vangelo. Bisogna tener presente che grano e zizzania crescono insieme nello stesso campo, quindi possono crescere insieme nel cuore dei credenti, come anche nella stessa comunità, nella stessa cultura. Non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. E nessuno può dare un giudizio netto. L’affidarsi a Gesù fa sì che il seme buono maturi e quello cattivo diventi buono. Ma l’aspetto più bello della spiegazione di Gesù è il suo riferimento alla fine del mondo e al giudizio, simboleggiati dalla mietitura. Nel corso della storia sperimentiamo l’amorevole opera educativa di Gesù. Egli ci comunica la verità, ci invita alla perfezione, ci usa misericordia, promette il perdono per una vita nuova. È il tempo della pazienza di Dio. Un Dio che attende la conversione dell’uomo. E, mentre attende, continua ad amarci. Verrà il tempo della mietitura e il grano verrà raccolto e depositato nel granaio per diventare pane. La zizzania verrà raccolta e destinata alla fornace per diventare polvere. Questo è sinceramente ineluttabile. Ma nel tempo dell’attesa, fino all’ultimo respiro, il Signore spera che la zizzania si possa e si voglia trasformare in pane. In altre parole, il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Solo nel giudizio avviene la separazione da parte degli angeli, suoi ministri. Gli operatori di scandali ed iniquità, saranno posti fuori della luce, quindi nel pianto. I giusti splenderanno come il sole, nel regno del Padre. Sentiamoci amati dal Signore, teniamo fisso lo sguardo su di Lui.
Ritorna la riflessione sulla parabola della zizzania nel campo. I discepoli sono riuniti in casa con Gesù e gli chiedono una spiegazione più puntuale. Intanto è bello pensare a questi colloqui serali con Gesù. La prima chiamata era a stare con Lui. Da Lui educati sarebbero partiti missionari. Ci mettiamo anche noi in ascolto perché Gesù parla direttamente anche a noi. Distingue e personalizza le responsabilità, perché nessuno sfugga e ciascuno possa convertirsi. Dice chiaramente che è Lui il seminatore del bene e coloro che lo raccolgono sono degni del regno. Il nemico dell’uomo è il diavolo che semina la zizzania. I discepoli sono amici di Gesù e si predispongono a comprendere in maniera profonda il senso del Vangelo. Bisogna tener presente che grano e zizzania crescono insieme nello stesso campo, quindi possono crescere insieme nel cuore dei credenti, come anche nella stessa comunità, nella stessa cultura. Non ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. E nessuno può dare un giudizio netto. L’affidarsi a Gesù fa sì che il seme buono maturi e quello cattivo diventi buono. Ma l’aspetto più bello della spiegazione di Gesù è il suo riferimento alla fine del mondo e al giudizio, simboleggiati dalla mietitura. Nel corso della storia sperimentiamo l’amorevole opera educativa di Gesù. Egli ci comunica la verità, ci invita alla perfezione, ci usa misericordia, promette il perdono per una vita nuova. È il tempo della pazienza di Dio. Un Dio che attende la conversione dell’uomo. E, mentre attende, continua ad amarci. Verrà il tempo della mietitura e il grano verrà raccolto e depositato nel granaio per diventare pane. La zizzania verrà raccolta e destinata alla fornace per diventare polvere. Questo è sinceramente ineluttabile. Ma nel tempo dell’attesa, fino all’ultimo respiro, il Signore spera che la zizzania si possa e si voglia trasformare in pane. In altre parole, il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Solo nel giudizio avviene la separazione da parte degli angeli, suoi ministri. Gli operatori di scandali ed iniquità, saranno posti fuori della luce, quindi nel pianto. I giusti splenderanno come il sole, nel regno del Padre. Sentiamoci amati dal Signore, teniamo fisso lo sguardo su di Lui.
Preghiera:
Signore attiraci a te con l’amore misericordioso per essere nel mondo buon grano a gloria tua, per il bene nostro e per il bene della comunità e della società.
Signore attiraci a te con l’amore misericordioso per essere nel mondo buon grano a gloria tua, per il bene nostro e per il bene della comunità e della società.
Agire:
Mi chiederò ogni giorno se sono buon grano o zizzania agli occhi di Dio. La sua misericordia mi renderà responsabile per costruire per me e per gli altri il regno di salvezza.
Mi chiederò ogni giorno se sono buon grano o zizzania agli occhi di Dio. La sua misericordia mi renderà responsabile per costruire per me e per gli altri il regno di salvezza.
Meditazione del giorno a cura di S.E.R. Mons. Rocco Talucci, Arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART
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