Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 23 luglio 2013

Santa Brigida di Svezia esempio per tutti di grande virtù, sulla via della santità



  SANTA BRIGIDA DI SVEZIA
Santa Brigida nacque in Svezia nel 1303. Sposata in giovane età, ebbe otto figli che educò con cura esemplare. Associata al Terz’Ordine di san Francesco, dopo la morte del marito, si diede a una vita più ascetica, pur rimanendo nel mondo. Fondò allora un ordine religioso e, messasi in cammino verso Roma, fu per tutti esempio di grande virtù. Intraprese pellegrinaggi a scopo di penitenza e scisse molte opere in cui narrò le esperienze mistiche da lei stessa vissute. Morì a Roma nel 1373. 


La via della santità


La Liturgia di oggi Martedi 23 Luglio 2013
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    SANTA BRIGIDA DI SVEZIA
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco
Antifona d'ingresso
Rallegriamoci tutti nel Signore,
celebrando questo giorno di festa
in onore di santa Brigida;
della sua gloria si allietino gli angeli
e con noi lodano il Figlio di Dio.
Colletta
Signore, nostro Dio, che hai rivelato a santa Brigida
la sapienza della croce nella contemplazione amorosa
della passione del tuo Figlio,
concedi a noi tuoi fedeli di esultare di gioia
nella manifestazione gloriosa del Signore risorto.
Egli è Dio, e vive e regna con te...
PRIMA LETTURA (Gal 2,19-20)
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio.
Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me.
E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)
Rit: Benedirò il Signore in ogni tempo.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.
Canto al Vangelo (Mt 15,9.5)
Alleluia, alleluia.
Rimanete nel mio amore, dice il Signore,
chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
Alleluia.
VANGELO (Gv 15,1-8)
Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore

*

Lettura
I santi sono tali perché hanno percorso la strada indicata da Gesù. La santità di santa Brigida incide sul territorio europeo suscitando pace e riconciliazione. La via è il legame a Gesù Cristo, come i tralci alla vite, per portare frutto. 
Meditazione
L’immagine della vite diventa la parabola del Regno dei Cieli. Gesù è al centro, collegato al Padre e ai discepoli. Il senso è cristologico ed ecclesiologico, quindi, ci coinvolge in modo diretto. Gesù si proclama la vite vera, il cui frutto naturale sarà scelto per l’Eucaristia della nuova alleanza. Noi, come tralci legati alla vite, godiamo del frutto della santità, cioè di una vita fedele ai comandamenti, specialmente a quello dell’amore. L’amore è la vita di Gesù, l’amore è il frutto dell’Eucaristia. L’immagine del Padre come agricoltore, del Figlio come vite e dei discepoli come tralci descrive una circolarità d’amore che unisce noi discepoli a lui e al Padre. Gesù è la “vera vite” che produce frutti buoni e dà la vita, noi siamo i “tralci” che diamo frutto unicamente se restiamo attaccati alla vite. Staccati, i tralci seccano e muoiono. Fuor di metafora, Gesù si rivela come la fonte della vita, dell’amore, della grazia, della verità, della speranza; da essa veniamo vivificati al punto da essere santi, capaci di amare Dio e il prossimo, di conoscere e compiere la volontà del Padre, di coltivare quelle virtù che ci fanno assomigliare al divino Maestro, di rendere visibile l’amore nella Chiesa e nel mondo. A quel tipo di vita santa, a cui dovremmo aspirare con gioia, ci invita lo stesso Gesù che è l’amore vivo. È Lui che dice ai noi: «chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto perché senza di me non potete far nulla». Ci invita a “rimanere” nel suo amore perché ci tiene a noi. La linfa divina giunge a noi attraverso le sue parole, i suoi sacramenti, la sua testimonianza. Noi, poveri, fragili, insignificanti, veniamo attraversati dalla vita divina che ci fa uomini forti, discepoli docili, testimoni santi, capaci di ogni bene, ripieni di gioia che consola, portatori della speranza che conquista. Questi frutti danno gloria a Dio. Quanto ci ama il Signore! Ci fa simili a Lui per godere in eterno. Senza di Lui, siamo nulla. Tralcio meraviglioso è stata santa Brigida, patrona d’Europa. Il tralcio legato porta frutto. Il tralcio staccato, per sentirsi più autonomo, è destinato a perire. Non avvenga per nessuno. 
Preghiera
Signore, sei il mio creatore ed io una tua creatura. In questo rapporto di alleanza è la mia salvezza. Voglio rimanere nel tuo amore, nella tua fedeltà, nella tua santità per essere come te e per agire in modo fruttuoso. 
Agire
Desidero portare amore in famiglia, nella società, ai poveri, nella Chiesa, tra gli amici. Per riuscire devo rimanere legato a Gesù, alla sua Parola, ai suoi sacramenti. 
Meditazione del giorno a cura di mons. Rocco Talucci, arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni, tratta dal mensile "Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ARTPer abbonamenti:info@edizioniart.it


Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario 2011





Per richiamare l’uomo ad essere a lui simile, 
assegnandolo così come imitatore di Dio, 
innalzandolo fino al regno del Padre 
e concedendogli di vedere Dio e di cogliere il Padre 
– lui, il Verbo di Dio che ha abitato nell’uomo e si è fatto Figlio dell’uomo, 
per abituare l’uomo ad impossessarsi di Dio e abituare Dio ad abitare nell’uomo, 
secondo il beneplacito del Padre.


S. Ireneo







Dal Vangelo secondo Matteo 12,46-50.


Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. 
Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». 
Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 
Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 
perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»




IL COMMENTO


I figli hanno in comune la carne e il sangue. Per questo Dio si è incarnato, per farci figli del suo Padre. Figli nel Figlio, carne della sua carne nel suo corpo che ha compiuto la Volontà di Dio. Sulla Croce, le sue ultime parole: "Tutto è compiuto". La volontà del Padre è stata dunque la ragione di vita del Figlio di Dio. Il "luogo" dove il Figlio di Maria ha manifestato la sua misteriosa figliolanza divina. Figlio di Dio perchè crocifisso. Tutto di Lui era preparato per la volontà del Padre. L'essenza stessa della natura divina rivelata in Cristo è stata il suo compimento. Accoglierlo dice Giovanni, è diventare figli di Dio partecipando della sua stessa natura. "Dio vuole fare di te un Dio, non però per natura come è colui che ha generato, ma per suo dono e per adozione. Come infatti egli, assumendo la natura umana, si è fatto partecipe della tua mortalità, cosi, per elevazione, ti rende partecipe della sua immortalità" (S. Agostino).


"Non la mia volontà ma la tua. In questa trasformazione del "no" in "sì", in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Gesù trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro "no" ed entrare nel "sì" del Figlio" (Benedetto XVI, Catechesi del 20 aprile 2011). Entrare nel sì del Figlio, nel fiume di Grazia che compie in noi la volontà del Padre, costituisce il cammino che ci fa figli: "nell'obbedienza del Figlio siamo presenti tutti noi, veniamo tutti tirati dentro la condizione di figli" (Benedetto XVI,Ibid.). I Getsemani che ci attendono oggi e ogni giorno sono i "luoghi" dove "siamo", in Cristo, figli di Dio. La nostra vita è dunque un pellegrinaggio ai luoghi santi del compimento dei desideri del Padre. Essi sono la nostra felicità, la nostra gioia, la nostra pace come ripeteva Giovanni XXIII. Le persone e i fatti delle nostre storie, semplici e quotidiane, sono gli appuntamenti che attendono la nostra obbedienza al destino eterno che ci ha preparato nostro Padre. 


Ci aiuta il Catechismo della Chiesa Cattolica: "E' in Cristo e mediante la sua volontà umana che la Volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte. Gesù, entrando in questo mondo, ha detto: “Ecco, Io vengo, . . . per fare, o Dio, la tua Volontà”. Solo Gesù può affermare: “Io faccio sempre le cose che Gli sono gradite”. Nella preghiera della sua agonia, egli acconsente totalmente alla Volontà del Padre: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà!”. Ecco perché Gesù “ha dato se stesso per i nostri peccati... secondo la Volontà di Dio”. “E' appunto per quella Volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del Corpo di Gesù Cristo”. Gesù “pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì”; a maggior ragione, noi, creature e peccatori, diventati in lui figli di adozione. Noi chiediamo al Padre nostro di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo per compiere la sua Volontà, il suo Disegno di salvezza per la vita del mondo. Noi siamo radicalmente incapaci di ciò, ma, uniti a Gesù e con la potenza del suo Santo Spirito, possiamo consegnare a lui la nostra volontà e decidere di scegliere ciò che sempre ha scelto il Figlio suo: fare ciò che piace al Padre. Aderendo a Cristo, possiamo diventare un solo Spirito con lui e così compiere la sua Volontà; in tal modo essa sarà fatta perfettamente in terra come in cielo [Origene, De oratione, 26]. Considerate come Gesù Cristo ci insegni ad essere umili, mostrandoci che la nostra virtù non dipende soltanto dai nostri sforzi, ma anche dalla grazia di Dio. Egli comanda ad ogni fedele che prega, di farlo con respiro universale, cioè per tutta la terra. Egli, infatti, non dice “sia fatta la tua Volontà” in me o in voi, “ma in terra, su tutta la terra”; e ciò perché dalla terra sia eliminato l'errore e sulla terra regni la verità, sia distrutto il vizio, rifiorisca la virtù, e la terra non sia diversa dal cielo [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 5]" (Cfr. CCC nn. 2824. 2825). 


Possiamo dunque dire che siamo fratelli di Cristo - figli dello stesso Padre - perchè abbiamo, in Lui, nella Sua carne unita alla nostra, il "potere" di fare la volontà di Dio. Abbiamo in comune con Lui nostro fratello la volontà di Dio. Il pensiero di Dio, il suo cuore. Le sue viscere di misericordia. Per questo, compiendo la volontà di Dio, siamo anche "madre" di Gesù, perchè ogni giorno lo partoriamo continuamente per il mondo, attraverso la nostra stessa vita. Siamo deboli, poveri, piccoli. Ma nulla ci impedisce di abbandonarci completamente al suo amore, accogliendo, nell'ascolto, la Sua Parola, la vita che ci fa figli. Non temiamo dunque, e prendiamo anche oggi il largo della volontà del nostro Padre che è nei cieli. E' nella nostra debolezza che Dio agisce con potenza, perchè appaia chiaramente che le opere di vita eterna da noi compiute sono il frutto della sua Grazia, Del suo Spirito in noi: "Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore" (Giovanni Climaco, Scala Paradisi, XXX).










S. Agostino discorso 342


Solleva il tuo cuore, o genere umano, respira aria di vita e di sicurissima libertà. Che cosa odi, che cosa ti viene promesso? Diede a loro il potere. Quale potere? Non certo quello di cui gli uomini vanno orgogliosi, di giudicare delle vite umane, di emettere sentenze discriminando innocenti da colpevoli. Il potere - ha detto - di diventare figli di Dio. Infatti figli non erano, ma lo diventavano, perché Colui, per il cui mezzo si diventa figli di Dio, prima era Figlio di Dio e poi si è fatto figlio dell'uomo. Essi erano figli di uomini e diventarono figli di Dio. Si è abbassato ad essere ciò che non era, lui che ben altro era e ha innalzato te ad essere ciò che non eri, te che ben altro eri. Solleva dunque la tua speranza. E` cosa grande ciò che ti è stato promesso, ma ben grande è colui che te l'ha promesso. E` una cosa grandiosa, sembra incredibile, si riterrebbe impossibile che figli di uomini possano diventare figli di Dio. Ma in loro favore fu fatto ancor di più, perché il Figlio di Dio si è fatto figlio dell'uomo. Solleva dunque la tua speranza, o uomo. Scaccia dal tuo animo l'incredulità. E` avvenuto qualcosa ancora più incredibile di ciò che ti è stato promesso. Già era stupefacente che l'uomo potesse avere la vita eterna, che potesse giungervi. Ma è cosa ancor più stupefacente il fatto che Dio sia giunto per te alla morte. Come puoi dubitare delle promesse se hai ricevuto una tale garanzia? Vedi dunque in che modo egli ti riassicura, in che modo avvalora la promessa divina: A quanti l'accolsero diede il potere di diventare figli di Dio. Con che tipo di generazione? Non certo con quella usuale, tradizionale, transitoria, fisica. Non da carne o da sangue - è stato detto - né da volontà di uomo, ma da Dio sono stati generati. Ti stupisci? La cosa ti appare incredibile? Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi . Ecco donde proviene il sacrificio della sera. Inseriamoci in esso: Colui che per noi si è offerto lo si offra insieme con noi. Così col sacrificio della sera si elimina la vita vecchia, e al sorgere del giorno nasce quella nuova. 






Joseph Ratzinger - Benedetto XVI


Da Gesù di Nazaret, Volume I



SIA FATTA LA TUA VOLONTA'



Dalle parole di questa domanda si rendono immediatamente evidenti due cose: c'è una volontà di Dio con noi e per noi che deve diventare il criterio del nostro volere e del nostro essere. E ancora: la caratteristica del «cielo» è che lì immancabilmente vien fatta la volontà di Dio, o con altre parole: dove si fa la volontà di Dio, è cielo. L'essenza del cielo è l'essere una cosa sola con la volontà di Dio, l'unione tra volontà e verità. La terra diventa «cielo», se e in quanto in essa vien fatta la volontà di Dio, mentre è solo «terra», polo opposto del cielo, se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra diventi «cielo».
Ma che cosa significa «volontà di Dio»? Come la riconosciamo? Come possiamo adempierla? Le Sacre Scritture partono dal presupposto che l'uomo nel suo intimo sappia della volontà di Dio, che esista una comunione di sapere con Dio, profondamente inscritta in noi, che chiamiamo coscienza (cfr., per es., Rm 2,15). Ma esse sanno anche che questa comunione di sapere con il Creatore, che Egli stesso ci ha dato creandoci «a sua somiglianza», è stata sepolta nel corso della storia mai estinguibile totalmente, essa tuttavia è stata ricoperta in molti modi; una fiamma debolmente guizzante, che troppo spesso rischia di essere soffocata sotto la cenere di tutti i pregiudizi immessi in noi. E per questo Dio ci ha parlato nuovamente, con parole nella storia che si rivolgono a noi dall' esterno e danno un aiuto al nostro sapere interiore ormai troppo velato.
Il nucleo di queste «lezioni sussidiarie» della storia, nella rivelazione biblica, è il Decalogo del monte Sin ai che - come abbiamo visto - dal Discorso della montagna non viene per nulla abolito o reso una «legge vecchia» ma, sviluppato ulteriormente, risplende ancora più chiaramente in tutta la sua profondità e grandezza. Questa Parola - l'abbiamo visto - non è una cosa che all'uomo viene imposta dall'esterno. Essa è - nella misura in cui siamo capaci di riceverla - rivelazione della natura di Dio stesso e con ciò spiegazione della verità del nostro essere: ci viene svelato lo spartito della nostra esistenza, di modo che possiamo leggerlo e tradurlo nella vita. La volontà di Dio deriva dall' essere di Dio e ci introduce quindi nella verità del nostro essere, ci libera dall' autodistruzione mediante la menzogna.
Poiché il nostro essere proviene da Dio, possiamo, nonostante tutte le sozzure che ci ostacolano, metter ci in cammino verso la volontà di Dio. Il concetto veterotestamentario di «giusto» significava proprio questo: vivere della parola di Dio e così della volontà di Dio ed entrare progressivamente in sintonia con questa volontà.
Ma quando Gesù ci parla della volontà di Dio e del cielo, in cui si compie la volontà di Dio, questo ha di nuovo a che fare in modo centrale con la sua missione personale. Presso il pozzo di Giacobbe Egli dice ai discepoli che gli portano da mangiare: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4,34). Ciò significa: essere una cosa sola con la volontà del Padre è la fonte della vita di Gesù. L'unità di volontà col Padre è il nocciolo del suo essere in assoluto. Nella domanda del Padre nostro avvertiamo, però, sullo sfondo soprattutto l'appassionata lotta interiore di Gesù durante il suo dialogo nell'Orto degli ulivi: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» - «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà» (Mt 26,39.42). Di questa preghiera di Gesù, nella quale Egli ci permette di guardare nella sua anima umana e nel suo diventare «una»con la volontà di Dio, dovremo occuparci ancora in modo particolare quando rifletteremo sulla passione di Gesù.
L'autore della Lettera agli Ebrei ha individuato nella lotta interiore dell'Orto degli ulivi lo svelamento del centro del mistero di Gesù (cfr. 5,7) e - partendo da questo sguardo nell' anima di Gesù - ha interpretato questo mistero con il Salmo 40. Egli legge il Salmo così: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. L..] Allora ho detto: ecco io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5ss; cfr. Sal 40,7 -9). L'intera esistenza di Gesù è riassunta nella parola: «Ecco io vengo, per fare la tua volontà». Solo così comprendiamo pienamente la parola: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato». E a partire di là comprendiamo ora che Gesù stesso è «il cielo» nel senso più profondo e più autentico Egli, nel quale e mediante il quale la volontà di Dio vien fatta pienamente.
Guardando a Lui impariamo che, di nostro, noi non possiamo mai essere pienamente «giusti»: la forza di gravità della nostra volontà ci trascina sempre di nuovo lontano dalla volontà di Dio, ci fa diventare semplice «terra». Egli invece ci accoglie, ci attrae in alto verso di sé, dentro di sé, e nella comunione con Lui apprendiamo anche la volontà di Dio. Così, in questa terza domanda del Padre nostro, chiediamo ultimamente di avvicinarci sempre di più a Lui affinché la volontà di Dio vinca la forza di gravità del nostro egoismo e ci faccia capaci dell' altezza alla quale siamo chiamati.

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