Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 24 luglio 2013

Papa Francesco ad Aparecida "festa della fede"

"La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre..."


 e chiede: “Mostraci Gesù”. E’ da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria"



[Text: Italiano, Português, Français, English, Español]


"Vorrei richiamare tre semplici atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, e vivere nella gioia".


- "Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona".


- "Dio sempre stupisce, come il vino nuovo nel Vangelo che abbiamo ascoltato".


- "Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Dio ci accompagna".

Signor cardinale, 
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle!
Quanta gioia mi dà venire alla casa della Madre di ogni brasiliano, il Santuario di Nostra Signora di Aparecida! Il giorno dopo la mia elezione a Vescovo di Roma ho visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, per affidare alla Madonna il mio ministero di Successore di Pietro. Oggi ho voluto venire qui per chiedere a Maria nostra Madre il buon esito della Giornata Mondiale della Gioventù e mettere ai suoi piedi la vita del popolo latinoamericano.
Vorrei dirvi anzitutto una cosa. In questo santuario, dove sei anni fa si è tenuta la V Conferenza Generale dell'Episcopato dell'America Latina e dei Caraibi, è avvenuto un fatto bellissimo di cui ho potuto rendermi conto di persona: vedere come i Vescovi – che hanno lavorato sul tema dell’incontro con Cristo, il discepolato e la missione – si sentivano incoraggiati, accompagnati e, in un certo senso, ispirati dalle migliaia di pellegrini che venivano ogni giorno ad affidare la loro vita alla Madonna: quella Conferenza è stata un grande momento di Chiesa. E, in effetti, si può dire che il Documento di Aparecida sia nato proprio da questo intreccio fra i lavori dei Pastori e la fede semplice dei pellegrini, sotto la protezione materna di Maria. La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: “Mostraci Gesù”. E’ da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria.
Oggi, guardando alla Giornata Mondiale della Gioventù che mi ha portato in Brasile, anche io vengo a bussare alla porta della casa di Maria – che ha amato ed educato Gesù – affinché aiuti tutti noi, i Pastori del Popolo di Dio, i genitori e gli educatori, a trasmettere ai nostri giovani i valori che li rendano artefici di una Nazione e di un mondo più giusti, solidali e fraterni. Per questo, vorrei richiamare tre semplici atteggiamenti: mantenere la speranza, lasciarsi sorprendere da Dio, e vivere nella gioia.
1. Mantenere la speranza. La seconda lettura della Messa presenta una scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago - il diavolo - che vuole divorarne il figlio. Ma la scena non è di morte, ma di vita, perché Dio interviene e mette in salvo il bambino (cfr Ap 12,13a.15-16a). Quante difficoltà ci sono nella vita di ognuno, nella nostra gente, nelle nostre comunità, ma per quanto grandi possano apparire, Dio non lascia mai che ne siamo sommersi. Davanti allo scoraggiamento che potrebbe esserci nella vita, in chi lavora all’evangelizzazione oppure in chi si sforza di vivere la fede come padre e madre di famiglia, vorrei dire con forza: abbiate sempre nel cuore questa certezza: Dio cammina accanto a voi, in nessun momento vi abbandona! Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il “drago”, il male, c’è nella nostra storia, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza! È vero che oggi un po’ tutti, e anche i nostri giovani sentono il fascino di tanti idoli che si mettono al posto di Dio e sembrano dare speranza: il denaro, il successo, il potere, il piacere. Spesso un senso di solitudine e di vuoto si fa strada nel cuore di molti e conduce alla ricerca di compensazioni, di questi idoli passeggeri. Cari fratelli e sorelle, siamo luci di speranza! Abbiamo uno sguardo positivo sulla realtà. Incoraggiamo la generosità che caratterizza i giovani, accompagniamoli nel diventare protagonisti della costruzione di un mondo migliore: sono un motore potente per la Chiesa e per la società. Non hanno bisogno solo di cose, hanno bisogno soprattutto che siano loro proposti quei valori immateriali che sono il cuore spirituale di un popolo, la memoria di un popolo. In questo Santuario, che fa parte della memoria del Brasile, li possiamo quasi leggere: spiritualità, generosità, solidarietà, perseveranza, fraternità, gioia; sono valori che trovano la loro radice più profonda nella fede cristiana.
2. Il secondo atteggiamento: lasciarsi sorprendere da Dio. Chi è uomo, donna di speranza - la grande speranza che ci dà la fede - sa che, anche in mezzo alle difficoltà, Dio agisce e ci sorprende. La storia di questo Santuario ne è un esempio: tre pescatori, dopo una giornata a vuoto, senza riuscire a prendere pesci, nelle acque del Rio Parnaíba, trovano qualcosa di inaspettato: un'immagine di Nostra Signora della Concezione. Chi avrebbe mai immaginato che il luogo di una pesca infruttuosa sarebbe diventato il luogo in cui tutti i brasiliani possono sentirsi figli di una stessa Madre? Dio sempre stupisce, come il vino nuovo nel Vangelo che abbiamo ascoltato. Dio riserva sempre il meglio per noi. Ma chiede che noi ci lasciamo sorprendere dal suo amore, che accogliamo le sue sorprese. Fidiamoci di Dio! Lontano da Lui il vino della gioia, il vino della speranza, si esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, ciò che sembra acqua fredda, ciò che è difficoltà, ciò che è peccato, si trasforma in vino nuovo di amicizia con Lui.
3. Il terzo atteggiamento: vivere nella gioia. Cari amici, se camminiamo nella speranza, lasciandoci sorprendere dal vino nuovo che Gesù ci offre, nel nostro cuore c’è gioia e non possiamo che essere testimoni di questa gioia. Il cristiano è gioioso, non è mai triste. Dio ci accompagna. Abbiamo una Madre che sempre intercede per la vita dei suoi figli, per noi, come la regina Ester nella prima lettura (cfr Est 5, 3). Gesù ci ha mostrato che il volto di Dio è quello di un Padre che ci ama. Il peccato e la morte sono stati sconfitti. Il cristiano non può essere pessimista! Non ha la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo. Se siamo davvero innamorati di Cristo e sentiamo quanto ci ama, il nostro cuore si “infiammerà” di una gioia tale che contagerà quanti vivono vicini a noi. Come diceva Benedetto XVI, proprio in questo santuario: “Il discepolo è consapevole che senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'è amore, non c'è futuro” (Discorso inaugurale della Conferenza di Aparecida [13 maggio 2007]: Insegnamenti III/1 [2007], p. 861).
Cari amici, siamo venuti a bussare alla porta della casa di Maria. Lei ci ha aperto, ci ha fatto entrare e ci mostra suo Figlio. Ora Lei ci chiede: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). 
Sì, Madre nostra, 
noi ci impegniamo a fare quello che Gesù ci dirà! 
E lo faremo con speranza, fiduciosi nelle sorprese di Dio e pieni di gioia. 
Così sia.


PORTOGHESE


Venerados irmãos no episcopado e no sacerdócio,


Queridos irmãos e irmãs!


Quanta alegria me dá vir à casa da Mãe de cada brasileiro, o Santuário de Nossa Senhora Aparecida. No dia seguinte à minha eleição como Bispo de Roma fui visitar a Basílica de Santa Maria Maior, para confiar a Nossa Senhora o meu ministério de Sucessor de Pedro. Hoje, eu quis vir aqui para suplicar à Maria, nossa Mãe, o bom êxito da Jornada Mundial da Juventude e colocar aos seus pés a vida do povo latino-americano. 


Queria dizer-lhes, primeiramente, uma coisa. Neste Santuário, seis anos atrás, quando aqui se realizou a V Conferência Geral do Episcopado da América Latina e do Caribe, pude dar-me conta pessoalmente de um fato belíssimo: ver como os Bispos – que trabalharam sobre o tema do encontro com Cristo, discipulado e missão – eram animados, acompanhados e, em certo sentido, inspirados pelos milhares de peregrinos que vinham diariamente confiar a sua vida a Nossa Senhora: aquela Conferência foi um grande momento de vida de Igreja. E, de fato, pode-se dizer que o Documento de Aparecida nasceu justamente deste encontro entre os trabalhos dos Pastores e a fé simples dos romeiros, sob a proteção maternal de Maria. A Igreja, quando busca Cristo, bate sempre à casa da Mãe e pede: “Mostrai-nos Jesus”. É de Maria que se aprende o verdadeiro discipulado. E, por isso, a Igreja sai em missão sempre na esteira de Maria.


Assim, de cara à Jornada Mundial da Juventude que me trouxe até o Brasil, também eu venho hoje bater à porta da casa de Maria, que amou e educou Jesus, para que ajude a todos nós, os Pastores do Povo de Deus, aos pais e aos educadores, a transmitir aos nossos jovens os valores que farão deles construtores de um País e de um mundo mais justo, solidário e fraterno. Para tal, gostaria de chamar à atenção para três simples posturas: Conservar a esperança; deixar-se surpreender por Deus; viver na alegria.


1. Conservar a esperança. A segunda leitura da Missa apresenta uma cena dramática: uma mulher – figura de Maria e da Igreja – sendo perseguida por um Dragão – o diabo - que quer lhe devorar o filho. A cena, porém, não é de morte, mas de vida, porque Deus intervém e coloca o filho a salvo (cfr. Ap 12,13a.15-16a). Quantas dificuldades na vida de cada um, no nosso povo, nas nossas comunidades, mas, por maiores que possam parecer, Deus nunca deixa que sejamos submergidos. Frente ao desânimo que poderia aparecer na vida, em quem trabalha na evangelização ou em quem se esforça por viver a fé como pai e mãe de família, quero dizer com força: Tenham sempre no coração esta certeza! Deus caminha a seu lado, nunca lhes deixa desamparados! Nunca percamos a esperança! Nunca deixemos que ela se apague nos nossos corações! O “dragão”, o mal, faz-se presente na nossa história, mas ele não é o mais forte. Deus é o mais forte, e Deus é a nossa esperança! É verdade que hoje, mais ou menos todas as pessoas, e também os nossos jovens, experimentam o fascínio de tantos ídolos que se colocam no lugar de Deus e parecem dar esperança: o dinheiro, o poder, o sucesso, o prazer. Frequentemente, uma sensação de solidão e de vazio entra no coração de muitos e conduz à busca de compensações, destes ídolos passageiros. Queridos irmãos e irmãs, sejamos luzeiros de esperança! Tenhamos uma visão positiva sobre a realidade. Encorajemos a generosidade que caracteriza os jovens, acompanhando-lhes no processo de se tornarem protagonistas da construção de um mundo melhor: eles são um motor potente para a Igreja e para a sociedade. Eles não precisam só de coisas, precisam sobretudo que lhes sejam propostos aqueles valores imateriais que são o coração espiritual de um povo, a memória de um povo. Neste Santuário, que faz parte da memória do Brasil, podemos quase que apalpá-los: espiritualidade, generosidade, solidariedade, perseverança, fraternidade, alegria; trata-se de valores que encontram a sua raiz mais profunda na fé cristã.


2. A segunda postura: Deixar-se surpreender por Deus. Quem é homem e mulher de esperança – a grande esperança que a fé nos dá – sabe que, mesmo em meio às dificuldades, Deus atua e nos surpreende. A história deste Santuário serve de exemplo: três pescadores, depois de um dia sem conseguir apanhar peixes, nas águas do Rio Parnaíba, encontram algo inesperado: uma imagem de Nossa Senhora da Conceição. Quem poderia imaginar que o lugar de uma pesca infrutífera, tornar-se-ia o lugar onde todos os brasileiros podem se sentir filhos de uma mesma Mãe? Deus sempre surpreende, como o vinho novo, no Evangelho que ouvimos. Deus sempre nos reserva o melhor. Mas pede que nos deixemos surpreender pelo seu amor, que acolhamos as suas surpresas. Confiemos em Deus! Longe d’Ele, o vinho da alegria, o vinho da esperança, se esgota. Se nos aproximamos d’Ele, se permanecemos com Ele, aquilo que parece água fria, aquilo que é dificuldade, aquilo que é pecado, se transforma em vinho novo de amizade com Ele.


3. A terceira postura: Viver na alegria. Queridos amigos, se caminhamos na esperança, deixando-nos surpreender pelo vinho novo que Jesus nos oferece, há alegria no nosso coração e não podemos deixar de ser testemunhas dessa alegria. O cristão é alegre, nunca está triste. Deus nos acompanha. Temos uma Mãe que sempre intercede pela vida dos seus filhos, por nós, como a rainha Ester na primeira leitura (cf. Est 5, 3). Jesus nos mostrou que a face de Deus é a de um Pai que nos ama. O pecado e a morte foram derrotados. O cristão não pode ser pessimista! Não pode ter uma cara de quem parece num constante estado de luto. Se estivermos verdadeiramente enamorados de Cristo e sentirmos o quanto Ele nos ama, o nosso coração se “incendiará” de tal alegria que contagiará quem estiver ao nosso lado. Como dizia Bento XVI: «O discípulo sabe que sem Cristo não há luz, não há esperança, não há amor, não há futuro” (Discurso inaugural da Conferência de Aparecida [13 de maio de 2007]: Insegnamenti III/1 [2007], 861).


Queridos amigos, viemos bater à porta da casa de Maria. Ela abriu-nos, fez-nos entrar e nos aponta o seu Filho. Agora Ela nos pede: «Fazei o que Ele vos disser» (Jo 2,5). Sim, Mãe nossa, nos comprometemos a fazer o que Jesus nos disser! E o faremos com esperança, confiantes nas surpresas de Deus e cheios de alegria. Assim seja.


FRANCESE


Vénérés frères dans l’épiscopat et dans le sacerdoce,


Chers frères et sœurs !


Quelle joie pour moi de venir dans la maison de la Mère de chaque Brésilien, le Sanctuaire de Nossa Senhora Aparecida ! Au lendemain de mon élection comme Évêque de Rome, j’ai visité la Basilique Sainte Marie Majeure à Rome, afin de confier à la Vierge mon ministère de Successeur de Pierre. Aujourd’hui, j’ai voulu venir ici pour demander à Marie, notre Mère, le succès des Journées mondiales de la Jeunesse et pour déposer à ses pieds la vie du peuple latino-américain.


Je voudrais vous dire d’abord une chose. Dans ce sanctuaire, où s’est tenue la 5ème Conférence générale de l’Épiscopat de l’Amérique latine et des Caraïbes, il y a six ans, s’est déroulé un fait très beau dont j’ai pu m’en rendre compte personnellement : voir comment les évêques – qui ont travaillé sur le thème de la rencontre avec le Christ, le fait d’être disciple et la mission – se sentaient encouragés, accompagnés et, dans un certain sens, inspirés par les milliers de pèlerins qui venaient chaque jour confier leur vie à la Vierge : cette Conférence a été un grand moment d’Église. Et nous pouvons dire, en effet, que le Document d’Aparecida est bien connu justement à cause de ce tressage entre les travaux des pasteurs et la foi simple des pèlerins, sous la protection maternelle de Marie. Quand elle cherche le Christ, l’Église frappe toujours à la porte de la maison de sa Mère et demande : « Montre-nous Jésus ». C’est d’elle que nous apprenons à être de vrais disciples. C’est pourquoi l’Église va en mission en marchant toujours dans le sillon de Marie.


Aujourd’hui, le regard tourné vers les Journées mondiales de la Jeunesse qui m’ont conduit au Brésil, je viens moi aussi frapper à la porte de la maison de Marie – qui a aimé et éduqué Jésus – afin qu’elle nous aide tous, pasteurs du Peuple de Dieu, parents et éducateurs, à transmettre à nos jeunes les valeurs qui les rendront artisans d’une Nation et d’un monde plus justes, plus solidaires et plus fraternels. En ce sens, je voudrais rappeler trois attitudes : garder l’espérance, se laisser surprendre par Dieu, et vivre dans la joie.


1. Garder l’espérance. La deuxième lecture de la Messe présente une scène dramatique : une femme – figure de Marie et de l’Église – est persécutée par un Dragon – le diable – qui veut dévorer son enfant. Toutefois la scène ne porte pas à la mort, mais à la vie, car Dieu intervient et sauve l’enfant (cf. Ap 12, 13a.15-16). Que de difficultés dans la vie de chacun de nous, dans l’existence des personnes, dans nos communautés, mais pour aussi énormes que ces difficultés puissent sembler, Dieu ne nous laisse jamais en être submergés. Face au découragement qui pourrait être dans la vie et qui pourrait gagner ceux qui œuvrent pour l’évangélisation ou qui font l’effort de vivre la foi en tant que père et mère de famille, je voudrais dire avec force : ayez toujours dans vos cœurs cette certitude : Dieu marche à vos côtés, il ne vous abandonne en aucun moment ! Ne perdez jamais l’espérance ! Ne l’éteignez jamais dans vos cœurs ! Le « dragon », le mal, est présent dans notre histoire, mais il n’est pas le plus fort. Dieu est le plus fort ! Dieu est notre espérance ! C’est vrai que de nos jours, tous, un peu, et nos jeunes aussi, se sentent séduits par beaucoup d’idoles qui substituent Dieu et semblent donner espérance : l’argent, le succès, le pouvoir, le plaisir. Une sensation de solitude et de vide gagne souvent le cœur de beaucoup et les pousse à la recherche de compensations, de ces idoles éphémères. Chers frères et sœurs, soyons des lumières d’espérance ! Ayons un regard positif sur la réalité. Encourageons la générosité qui caractérise les jeunes, accompagnons-les dans leur recherche à devenir les protagonistes de la construction d’un monde meilleur : ils sont un moteur puissant pour l’Église et pour la société. Ils n’ont pas besoin seulement de choses, ils ont besoin avant tout que leur soient proposées les valeurs immatérielles qui sont le cœur spirituel d’un peuple, la mémoire d’un peuple. Dans ce sanctuaire, inscrit dans la mémoire du Brésil, nous pouvons presque lire ces valeurs : spiritualité, générosité, solidarité, persévérance, fraternité, joie ; ces valeurs trouvent leurs plus profondes racines dans la foi chrétienne.


2- La deuxième attitude : se laisser surprendre par Dieu. L’homme ou la femme d’espérance – la grande espérance que la foi nous donne – sait que, même au milieu des difficultés, Dieu agit et nous surprend. L’histoire de ce sanctuaire en est un exemple : trois pêcheurs, après une journée sans rien pêcher, trouvent dans les eaux du fleuve Parnaíba quelque chose d’inattendu : une image de Nossa Senhora da Conceiçaio. Qui aurait jamais imaginé que le lieu d’une pêche infructueuse serait devenu le lieu où tous les Brésiliens peuvent se sentir fils d’une même Mère ? Dieu surprend toujours, comme le vin nouveau dans l’Évangile que nous venons d’entendre. Dieu réserve toujours ce qu’il y a de meilleur pour nous. Mais il nous demande de nous laisser surprendre par son amour et d’accueillir ses surprises. Ayons confiance en Dieu ! Si nous nous éloignons de lui, le vin de la joie, le vin de l’espérance finit. Si nous nous approchons de lui, si nous restons avec lui, nos froideurs, nos difficultés, nos péchés se transforment en vin nouveau d’amitié avec lui.


3. La troisième attitude : vivre dans la joie. Chers amis, si nous marchons dans l’espérance, nous laissant surprendre par le vin nouveau que Jésus nous offre, il y aura de la joie en nos cœurs et nous ne pourrons être que des témoins de cette joie. Le chrétien est joyeux, il n’est jamais triste. Dieu nous accompagne. Nous avons une Mère qui intercède toujours pour la vie de ses enfants, pour nous, comme la reine Esther dans la première lecture (cf. Est 5, 3). Jésus nous a montré que le visage de Dieu est celui d’un Père qui nous aime. Le péché et la mort ont été vaincus. Le chrétien ne peut pas être pessimiste ! Il n’a pas le visage d’une personne qui semble être en deuil permanent. Si nous sommes vraiment amoureux du Christ et si nous sentons combien il nous aime, notre cœur s’« enflammera » d’une joie telle qu’elle contaminera tous nos voisins. Comme le disait Benoît XVI : « Le disciple sait que sans le Christ il n’y a pas de lumière, pas d’espérance, pas d’amour, pas d’avenir » (Discours d’inauguration de la Conférence d’Aparecida [13 mai 2007], p. 861).


Chers amis, nous sommes venus frapper à la porte de la maison de Marie. Elle nous a ouvert, elle nous a fait entrer et nous a montré son Fils. Elle nous demande maintenant : « Tout ce qu’il vous dira, faites-le » (Jn 2, 5). Oui, notre Mère, nous nous engageons à faire ce que Jésus nous dira ! Et nous le ferons avec espérance, sûrs des promesses de Dieu et pleins de joie. Ainsi soit-il.


INGLESE


My Brother Bishops and Priests,


Dear Brothers and Sisters,


What joy I feel as I come to the house of the Mother of every Brazilian, the Shrine of our Lady of Aparecida! The day after my election as Bishop of Rome, I visited the Basilica of Saint Mary Major in Rome, in order to entrust my ministry as the Successor of Peter to Our Lady. Today I have come here to ask Mary our Mother for the success of World Youth Day and to place at her feet the life of the people of Latin America.


There is something that I would like to say first of all. Six years ago the Fifth General Conference of the Bishops of Latin America and the Caribbean was held in this Shrine. Something beautiful took place here, which I witnessed at first hand. I saw how the Bishops – who were discussing the theme of encountering Christ, discipleship and mission – felt encouraged, supported and in some way inspired by the thousands of pilgrims who came here day after day to entrust their lives to Our Lady. That Conference was a great moment of Church. It can truly be said that the Aparecida Document was born of this interplay between the labours of the Bishops and the simple faith of the pilgrims, under Mary’s maternal protection. When the Church looks for Jesus, she always knocks at his Mother’s door and asks: “Show us Jesus”. It is from Mary that the Church learns true discipleship. That is why the Church always goes out on mission in the footsteps of Mary.


Today, looking forward to the World Youth Day which has brought me to Brazil, I too come to knock on the door of the house of Mary – who loved and raised Jesus – that she may help all of us, pastors of God’s people, parents and educators, to pass on to our young people the values that can help them build a nation and a world which are more just, united and fraternal. For this reason I would like to speak of three simple attitudes: hopefulness, openness to being surprised by God, and living in joy.


1. Hopefulness. The second reading of the Mass presents a dramatic scene: a woman – an image of Mary and the Church – is being pursued by a Dragon – the devil – who wants to devour her child. But the scene is not one of death but of life, because God intervenes and saves the child (cf. Rev 12:13a, 15-16a). How many difficulties are present in the life of every individual, among our people, in our communities; yet as great as these may seem, God never allows us to be overwhelmed by them. In the face of those moments of discouragement we experience in life, in our efforts to evangelize or to embody our faith as parents within the family, I would like to say forcefully: Always know in your heart that God is by your side; he never abandons you! Let us never lose hope! Let us never allow it to die in our hearts! The “dragon”, evil, is present in our history, but it does not have the upper hand. The one with the upper hand is God, and God is our hope! It is true that nowadays, to some extent, everyone, including our young people, feels attracted by the many idols which take the place of God and appear to offer hope: money, success, power, pleasure. Often a growing sense of loneliness and emptiness in the hearts of many people leads them to seek satisfaction in these ephemeral idols. Dear brothers and sisters, let us be lights of hope! Let us maintain a positive outlook on reality. Let us encourage the generosity which is typical of the young and help them to work actively in building a better world. Young people are a powerful engine for the Church and for society. They do not need material things alone; also and above all, they need to have held up to them those non-material values which are the spiritual heart of a people, the memory of a people. In this Shrine, which is part of the memory of Brazil, we can almost read those values: spirituality, generosity, solidarity, perseverance, fraternity, joy; they are values whose deepest root is in the Christian faith.


2. The second attitude: openness to being surprised by God. Anyone who is a man or a woman of hope – the great hope which faith gives us – knows that even in the midst of difficulties God acts and he surprises us. The history of this Shrine is a good example: three fishermen, after a day of catching no fish, found something unexpected in the waters of the Parnaíba River: an image of Our Lady of the Immaculate Conception. Whoever would have thought that the site of a fruitless fishing expedition would become the place where all Brazilians can feel that they are children of one Mother? God always surprises us, like the new wine in the Gospel we have just heard. God always saves the best for us. But he asks us to let ourselves be surprised by his love, to accept his surprises. Let us trust God! Cut off from him, the wine of joy, the wine of hope, runs out. If we draw near to him, if we stay with him, what seems to be cold water, difficulty, sin, is changed into the new wine of friendship with him.


3. The third attitude: living in joy. Dear friends, if we walk in hope, allowing ourselves to be surprised by the new wine which Jesus offers us, we have joy in our hearts and we cannot fail to be witnesses of this joy. Christians are joyful, they are never gloomy. God is at our side. We have a Mother who always intercedes for the life of her children, for us, as Queen Esther did in the first reading (cf Est 5:3). Jesus has shown us that the face of God is that of a loving Father. Sin and death have been defeated. Christians cannot be pessimists! They do not look like someone in constant mourning. If we are truly in love with Christ and if we sense how much he loves us, our heart will “light up” with a joy that spreads to everyone around us. As Benedict XVI said: “the disciple knows that without Christ, there is no light, no hope, no love, no future” (Inaugural Address, Fifth General Conference of the Bishops of Latin America and the Caribbean, Aparecida, 13 May 2007, 3).


Dear friends, we have come to knock at the door of Mary’s house. She has opened it for us, she has let us in and she shows us her Son. Now she asks us to “do whatever he tells you” (Jn 2:5). Yes, dear Mother, we are committed to doing whatever Jesus tells us! And we will do it with hope, trusting in God’s surprises and full of joy. Amen.


SPAGNOLO


Venerados hermanos en el episcopado y en el sacerdocio,


Queridos hermanos y hermanas


¡Qué alegría venir a la casa de la Madre de todo brasileño, el Santuario de Nuestra Señora de Aparecida! Al día siguiente de mi elección como Obispo de Roma fui a la Basílica de Santa María la Mayor, en Roma, con el fin de encomendar a la Virgen mi ministerio como Sucesor de Pedro. Hoy he querido venir aquí para pedir a María, nuestra Madre, el éxito de la Jornada Mun-dial de la Juventud, y poner a sus pies la vida del pueblo lati-noamericano.


Quisiera ante todo decirles una cosa. En este santuario, donde hace seis años se celebró la V Conferencia General del Episcopado de América Latina y el Caribe, ha ocurrido algo muy hermoso, que he podido constatar personalmente: ver cómo los obispos —que trabajaban sobre el tema del encuentro con Cris-to, el discipulado y la misión— se sentían alentados, acompaña-dos y en cierto sentido inspirados por los miles de peregrinos que acudían cada día a confiar su vida a la Virgen: aquella Con-ferencia ha sido un gran momento de Iglesia. Y, en efecto, puede decirse que el Documento de Aparecida nació precisamente de esta urdimbre entre el trabajo de los Pastores y la fe sencilla de los peregrinos, bajo la protección materna de María. La Iglesia, cuando busca a Cristo, llama siempre a la casa de la Madre y le pide: «Muéstranos a Jesús». De ella se aprende el verdadero dis-cipulado. He aquí por qué la Iglesia va en misión siguiendo siem-pre la estela de María.


Hoy, en vista de la Jornada Mundial de la Juventud que me ha traído a Brasil, también yo vengo a llamar a la puerta de la casa de María —que amó a Jesús y lo educó— para que nos ayude a todos nosotros, Pastores del Pueblo de Dios, padres y educadores, a transmitir a nuestros jóvenes los valores que los hagan artífices de una nación y de un mundo más justo, solida-rio y fraterno. Para ello, quisiera señalar tres sencillas actitudes: mantener la esperanza, dejarse sorprender por Dios y vivir con alegría.


1. Mantener la esperanza. La Segunda Lectura de la Misa pre-senta una escena dramática: una mujer —figura de María y de la Iglesia— es perseguida por un dragón —el diablo— que quiere devorar a su hijo. Pero la escena no es de muerte sino de vida, porque Dios interviene y pone a salvo al niño (cf. Ap 12,13a-16.15-16a). Cuántas dificultades hay en la vida de cada uno, en nuestra gente, nuestras comunidades. Pero, por más grandes que parezcan, Dios nunca deja que nos hundamos. Ante el des-aliento que podría haber en la vida, en quien trabaja en la evan-gelización o en aquellos que se esfuerzan por vivir la fe como padres y madres de familia, quisiera decirles con fuerza: Tengan siempre en el corazón esta certeza: Dios camina a su lado, en ningún momento los abandona. Nunca perdamos la esperanza. Jamás la apaguemos en nuestro corazón. El «dragón», el mal, existe en nuestra historia, pero no es el más fuerte. El más fuerte es Dios, y Dios es nuestra esperanza. Es cierto que hoy en día, todos un poco, y también nuestros jóvenes, sienten la sugestión de tantos ídolos que se ponen en el lugar de Dios y parecen dar esperanza: el dinero, el éxito, el poder, el placer. Con frecuencia se abre camino en el corazón de muchos una sensación de soledad y vacío, y lleva a la búsqueda de compensaciones, de estos ídolos pasajeros. Queridos hermanos y hermanas, seamos luces de esperanza. Tengamos una visión positiva de la realidad. Demos aliento a la generosidad que caracteriza a los jóvenes, ayudémoslos a ser protagonistas de la construcción de un mundo mejor: son un motor poderoso para la Iglesia y para la sociedad. Ellos no sólo necesitan cosas. Necesitan sobre todo que se les propongan esos valores inmateriales que son el co-razón espiritual de un pueblo, la memoria de un pueblo. Casi los podemos leer en este santuario, que es parte de la memoria de Brasil: espiritualidad, generosidad, solidaridad, perseverancia, fraternidad, alegría; son valores que encuentran sus raíces más profundas en la fe cristiana.


2. La segunda actitud: dejarse sorprender por Dios. Quien es hombre, mujer de esperanza —la gran esperanza que nos da la fe— sabe que Dios actúa y nos sorprende también en medio de las dificultades. Y la historia de este santuario es un ejemplo: tres pescadores, tras una jornada baldía, sin lograr pesca en las aguas del Río Parnaíba, encuentran algo inesperado: una imagen de Nuestra Señora de la Concepción. ¿Quién podría haber imaginado que el lugar de una pesca infructuosa se convertiría en el lugar donde todos los brasileños pueden sentirse hijos de la misma Madre? Dios nunca deja de sorprender, como con el vino nuevo del Evangelio que acabamos de escuchar. Dios guar-da lo mejor para nosotros. Pero pide que nos dejemos sorprender por su amor, que acojamos sus sorpresas. Confiemos en Dios. Alejados de él, el vino de la alegría, el vino de la esperanza, se agota. Si nos acercamos a él, si permanecemos con él, lo que parece agua fría, lo que es dificultad, lo que es pecado, se trans-forma en vino nuevo de amistad con él.


3. La tercera actitud: vivir con alegría. Queridos amigos, si ca-minamos en la esperanza, dejándonos sorprender por el vino nuevo que nos ofrece Jesús, ya hay alegría en nuestro corazón y no podemos dejar de ser testigos de esta alegría. El cristiano es alegre, nunca triste. Dios nos acompaña. Tenemos una Madre que intercede siempre por la vida de sus hijos, por nosotros, como la reina Esther en la Primera Lectura (cf. Est 5,3). Jesús nos ha mostrado que el rostro de Dios es el de un Padre que nos ama. El pecado y la muerte han sido vencidos. El cristiano no puede ser pesimista. No tiene el aspecto de quien parece estar de luto perpetuo. Si estamos verdaderamente enamorados de Cristo y sentimos cuánto nos ama, nuestro corazón se «inflamará» de tanta alegría que contagiará a cuantos viven a nuestro alrededor. Como decía Benedicto XVI: «El discípulo sabe que sin Cristo no hay luz, no hay esperanza, no hay amor, no hay futuro» (Discurso Inaugural de la V Conferencia general del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, Aparecida, 13 de mayo 2007: Insegnamenti III/1 [2007], p. 861). 


Queridos amigos, hemos venido a llamar a la puerta de la casa de María. Ella nos ha abierto, nos ha hecho entrar y nos muestra a su Hijo. Ahora ella nos pide: «Hagan todo lo que él les diga» (Jn 2,5). Sí, Madre nuestra, nos comprometemos a hacer lo que Jesús nos diga. Y lo haremos con esperanza, confiados en las sorpresas de Dios y llenos de alegría. Que así sea.



*



Raymundo Cardeal Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida, São Paulo. Accoglienza del Papa Francesco nel Santuário Nacional de Aparecida (24 de Julho de 2013)









Santo Padre,
Con grande soddisfazione l’accolgo in questo Santuario Nazionale di Nostra Signora della Concezione di Aparecida. Questa sua visita pastorale al Santuario della Patrona del Brasile si caratterizza come un atto di devozione alla Madonna. Santità, sono migliaia i pellegrini che visitano questo luogo benedetto dall’immagine miracolosa, ritrovata nel fiume Paraíba, nel 1717, e qui venerata. Venendo in pellegrinaggio, dimostrano il proprio affetto filiale alla Vergine Maria, confidandole i loro bisogni, le loro pene e la loro gratitudine. Ma, guidati soprattutto dalla speranza, vengono qui per rafforzare la fede e alimentare la carità. Quando il Vescovo di Roma si fa a sua volta pellegrino di Nostra Signora, tutti si sentono “confermati nella verità della fede” da colui che “presiede nella carità tutte le Chiese”, guidando tutti, con ferma dolcezza, nei cammini della santità”. (cfr. Insediamento sulla Cathedra Romana, p. 7). Questo Santuario è un’importante “icona” religiosa nazionale. Visitandolo, possiamo dire che lei, Santità, simbolicamente sta visitando tutto il Brasile. È una visita da pellegrino, con la quale lei ha voluto affidare a Nostra Signora quel grande evento dei prossimo giorni che è la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù. Tutti noi ci uniamo a questa preghiera, affinché l’incontro dei giovani con il Successore di Pietro rafforzi la loro fede e il loro amore per Gesù Cristo e susciti in tutti quell’ardore missionario che si traduce nel motto della Giornata: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Questo Santuario che l’accoglie con immensa gioia, da oggi può dire di avere avuto la grazia di ricevere tre Papi. La sua dedicazione è avvenuta ad opera del Beato Papa Giovanni Paolo II, il 4 luglio 1980. Ha poi accolto il Papa Emerito, Benedetto XVI, il 12 e 13 maggio 2007, in occasione dell’apertura della V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi. All’inizio della celebrazione di questa Messa solenne, a nome dei devoti di Nossa Signora Aparecida, da questa Arcidiocesi e da tutto il Brasile, donerò a Vostra Santità una riproduzione lignea dell’Immagine di Nossa Senhora Aparecida, scolpita da un artista locale. Il colore nero dell’immagine, Santo Padre, secondo gli studiosi, è probabilmente il risultato del fango del fiume e del fumo delle candele. Ma è stato anche interpretato come un riferimento alle sofferenze dei poveri e degli esclusi, specialmente del popolo nero, nel corso della storia del Brasile. Vederlo nel volto della Madre Immacolata di Nostro Signore risveglia continuamente la nostra Chiesa affinché s’impegni con i poveri, e sia a sua volta povera, per evangelizzare. Così, libera, può servire Nostro Signore e il suo Vangelo. Per mezzo dell’immagine che le sarà donata, Santità, chiedo a Nostra Signora, a nome del popolo brasiliano, di accompagnare e di benedire il suo ministero. Ma desideriamo anche che il pensiero, l’affetto, e soprattutto le preghiere del Papa, accompagnino la grande nazione brasiliana, affinché, giusta e fraterna, cresca nella pace. E accompagnino la Chiesa in Brasile, cosicché, fedele alla sua missione di annunciare il Vangelo e di testimoniarlo ogni giorno, onori sempre la sua storia di fede, e avanzi, in mezzo alle sfide presenti, confidando nella presenza e nella protezione divina e nella materna intercessione di Nossa Senhora Aparecida, Regina e Patrona del Brasile. Santo Padre, sia il benvenuto in questo Santuario che l’accoglie con affetto e rispetto filiale, come successore di Pietro, Vescovo di Roma e Pastore di tutta la Chiesa.

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La Giornata mondiale della gioventù inaugurata martedì sera con la messa sulla spiaggia di Copacabana. Il Pontefice ha seguito l’apertura della «settimana della gioventù» per televisione

(Gianluca Biccini) La Chiesa scommette sull’entusiasmo missionario dei giovani: qui in Brasile e nell’America latina, anzitutto, ma anche nel resto del mondo. Una scommessa con grandi possibilità di riuscita, vista la partecipazione straordinaria di mezzo milione tra ragazzi e ragazze di ogni continente radunati martedì sera, 23 luglio, sulla spiaggia di Copacabana per la messa di apertura della ventottesima Giornata mondiale della gioventù. Sulle note di Esperansa do amagneser, «speranza che sorge», inno ufficiale della gmg di Rio, l’ora tanto attesa da centinaia di migliaia di giovani è scoccata.
Erano in tanti dunque nonostante non fosse prevista la presenza di Papa Francesco — il quale però ha seguito l’evento attraverso la televisione — e nonostante il tempo inclemente. Qui è inverno, e sebbene anche in questa stagione il clima sia solitamente mite, in questa settimana purtroppo le temperature si sono abbassate parecchio, e il vento e la pioggia si fanno sentire con la stessa irruenza delle onde che si infrangono ancora alte sulla battigia. Inoltre scende presto il buio.
Eppure quella svoltasi ieri nella suggestiva scenografia naturale offerta dalla baia di Guanabara è stata un’autentica festa della fede giovane. Sotto il promontorio do Leme era stato allestito un palco ispirato alle montagne di Rio, composto da quattro piattaforme circolari collocate ad altezze diverse. Dietro un megaschermo di quindici metri. Molti altri maxischermi punteggiavano la striscia di sabbia compresa tra l’oceano e la sfavillante Avenida Atlantica per permettere a tutti di seguire il rosario, con le testimonianze e le coreografie che hanno scandito l’attesa, e poi la messa.
La celebrazione è stata aperta dall’incedere processionale della croce e dell’icona, simboli delle gmg, verso l’altare, mentre i cinquecentomila di Copacabana intonavano Emmanuel, l’inno della Giornata del 2000 a Roma. Poi l’arcivescovo Orani João Tempesta ha presieduto la concelebrazione con gli ecclesiastici del seguito pontificio e con i presuli convenuti per le catechesi. Erano quattrocento tra arcivescovi e vescovi e una ventina di cardinali. Tra i concelebranti anche il cardinale Bertone, segretario di Stato, e il sostituto Becciu.
All’inizio del rito monsignor Tempesta ha ricordato la giovane pellegrina francese morta in un incidente durante la settimana missionaria, i giovani rimasti uccisi a Santa Maria nel Rio Grande do Sul, i disoccupati, i senza famiglia e i senza tetto, e quelli perseguitati a causa della fede.
Sei giovani di diverse nazionalità hanno letto le preghiere dei fedeli: Francesca De Negri, in italiano, Audrey Oliver, in francese, Luiz Edmundo, in spagnolo, Konrad Krämer, in tedesco, Emiko Yamada, in giapponese, e Katarzyna Wiktoria in polacco.
«Questa meravigliosa città — ha esordito l’arcivescovo all’omelia dando il benvenuto ai giovani — diventa ancora più bella con la vostra presenza. In questi giorni sarà la vostra casa; fate parte della nostra famiglia. Questa nostra esperienza avrà come conseguenza l’entusiasmo missionario: andare e fate discepoli».
Dopo aver definito Rio il «santuario mondiale della gioventù» e «il centro della Chiesa, viva e giovane», ha messo in rilievo la presenza in vari punti della metropoli di alcune reliquie dei patroni della gmg, che ricordano come in tutte le epoche e i luoghi del mondo ci siano giovani santi. «L’entusiasmo giovanile evidente ovunque — ha spiegato — mostra il volto del giovane cristiano, che cerca di unire la testimonianza di una vita autenticamente cristiana con le conseguenze sociali del Vangelo. Il mondo ha bisogno di giovani come voi».
Commentando poi le letture, il presule ha evidenziato come l’incontro internazionale si svolga nell’Anno della fede, «tempo propizio per rinnovare gli impegni assunti nella comunità cristiana. Siamo chiamati a vivere profondamente la fede in questo tempo plurale e con tanti interrogativi, in questo cambiamento di epoca, ma con l’entusiasmo e la coerenza di chi si lascia guidare dall’azione dello Spirito».
Infine ha elogiato l’impegno per l’accoglienza offerto da tutta la sua arcidiocesi: parrocchie, famiglie, scuole, centri pastorali, associazioni, movimenti, gruppi di servizio. «C’è una rivoluzione d’amore in questo momento: l’altro è Cristo per noi. L’altro è il nostro fratello». Da qui l’invito a costruire un mondo nuovo, contagiando tutti con la gioia e la pace di Cristo, come sentinelle del mattino. Perché, ha aggiunto, «voi, cari giovani, siete il presente speranzoso di una società che attende che la sua crisi di valori trovi una soluzione. Siete chiamati a formare una nuova generazione che viva la fede e la trasmetta alla generazione successiva, per testimoniare che un mondo diverso è possibile. Il primo pellegrino, che è già tra noi, il Santo Padre, Papa Francesco, camminerà accanto a noi e c’indicherà il cammino», ha assicurato.
Certo il pastore di questa grande metropoli è consapevole che ci sono molte barriere e ingiustizie da superare, ma ritiene possibile «costruire ponti al posto di muri e ostacoli. Il mondo intero, presente in questa città attraverso di voi, deve testimoniare la solidarietà, la condivisione e l’accoglienza dell’amore di Cristo. È tempo di risvegliare la fiducia e la speranza affinché diventino attitudini per un domani di luce», ha concluso affidando le celebrazioni della gmg a Maria, venerata qui in Brasile con il titolo di Nostra Signora Aparecida, come patrona principale, ma anche con quelli di Nostra Signora della Penha e Nostra Signora di Nazaré.
Al termine della celebrazione è stato il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il dicastero al quale il Papa ha affidato l’organizzazione delle gmg, a salutare i giovani che sventolavano bandiere di tutti i Paesi del pianeta, sottolineando la straordinaria bellezza della metropoli divenuta in questi giorni «capitale della gioventù cattolica». Ha ringraziato quanti hanno affrontato sacrifici per esserci e gli accompagnatori che li hanno guidati nell’itinerario di preparazione spirituale a quella che ha definito una «grande avventura della fede», che potrebbe portare anche a «importanti scoperte» e a «scelte decisive per la vita».
Infine ha indicato l’imponente statua del Cristo Redentore che dal Corcovado domina tutta la baia di Rio. «È lui — ha detto — il vero protagonista di questo evento. Il suo cuore batte di amore infinito per ciascuno di voi e le sue braccia spalancate sono pronte ad accogliere tutti». Da qui l’invito a «lasciarsi abbracciare da Cristo», ad affidargli le scelte più difficili come le paure e le inquietudini. «La giovinezza — ha concluso — è in sé stessa un’enorme ricchezza: voi la possedete e dovete farla fruttificare». Un compito esigente, dunque, che rievoca il mandato missionario «andate e fate discepoli tutti i popoli» scelto come tema di questa gmg carioca.
E quando al termine del rito hanno iniziato a lasciare Copacabana, tra slogan inneggianti a Papa Francesco, nelle stesse ore ad Aparecida i primi gruppi di pellegrini cominciavano a mettersi in coda per la messa che il Santo Padre celebra martedì mattina nel santuario mariano visitato ogni anno da milioni di pellegrini.
Didascalia: Per Papa Francesco la giornata di martedì 23 luglio si è aperta con la messa nella cappella della residenza di Sumaré. Tra i concelebranti il nunzio apostolico in Brasile, l’arcivescovo Giovanni d’Aniello, e i suoi collaboratori della nunziatura

Una festa della fede


Nuovo tweet del Papa:
 "Ringraziamo il Beato Giovanni Paolo II per le GMG e per le tante vocazioni che sono nate durante queste 28 giornate" 
(24 luglio 2013)

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Papa Francesco in pellegrinaggio nel santuario mariano di Aparecida per consacrare il suo pontificato alla Vergine

Stile decisamente carioca  per la cerimonia inaugurale della ventottesima Giornata mondiale della gioventù, svoltasi nella serata di martedì 23 luglio, a Rio de Janeiro. C’erano proprio tutti gli elementi tipici dell’anima brasiliana, capace di rendere  festoso ogni avvenimento del quale è chiamata a essere protagonista. Dalla scenografia naturale, offerta dalla spiaggia tra le  più famose del mondo, Copacabana, all’esibizione della Coral Carioca gmg, formata da cento giovani artisti; dalla preghiera, spesso trasformata in armoniosa melodia da un coro multilingue, al ritmico sventolare di centinaia di bandiere innalzate sotto le luci dei fari disseminati per rischiarare una notte decisamente invernale in questo periodo a Rio.
Cinquecentomila i giovani che hanno partecipato alla  messa celebrata sulla spiaggia  dall’arcivescovo di Rio, monsignor Tempesta.  Il Papa ha seguito la cerimonia attraverso le immagini diffuse in mondovisione. «La Chiesa è giovane e lo si vede proprio bene nella gmg. Che il Signore ci mantenga sempre tutti giovani di cuore» ha commentato su Twitter, aggiungendo poi: «Cari giovani, Cristo ha fiducia in voi e vi affida la sua stessa missione: Andate, fate discepoli».  Da parte sua monsignor Tempesta ha ricordato che la gmg  chiama in causa soprattutto «la responsabilità vera e concreta del mondo degli adulti».  E «proprio perché tutti vogliamo un mondo migliore, è necessario puntare sui giovani» ha ribadito il cardinale Bertone, segretario di Stato, nel corso della cerimonia di presentazione della medaglia commemorativa della  visita.
Il Santo Padre — giornata senza impegni pubblici per lui quella di ieri — è oggi, mercoledì 24, ad Aparecida, dove nel santuario mariano celebra la messa e consacra il suo pontificato alla Vergine. In serata la visita all’ospedale intitolato a san Francesco d’Assisi, specializzato nel recupero di tossicodipendenti e alcolisti, dove trovano assistenza e cure gratuite gli indigenti.
Il Pontefice ha seguito l’apertura della «settimana della gioventù» per televisione







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"Bergoglio? Come san Francesco: ricostrusice la Chiesa"


Intervista con Leonardo Boff, l’ex francescano e teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì ad “ammorbidire”

ANDREA TORNIELLI

 Leonardo Boff


«Tre settimane prima dell'elezione di Bergoglio avevo scritto su Twitter: il futuro Papa sarà Francesco, perché come fece il santo di Assisi serve chi ricostruisca la Chiesa che ha perduto la sua credibilità...». Leonardo Boff non porta più il saio, dopo i contrasti con Roma per le sue posizioni teologiche ha lasciato l'ordine francescano e si è sposato. Ma la barba, bianchissima, è rimasta la stessa di quando era frate. Il teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì a ammorbidire parla con «La Stampa» del viaggio in Brasile del primo Papa latinoamericano della storia.


L'ha stupita l'accoglienza che la folla di Rio de Janeiro per Francesco?

«No, è un entusiasmo dovuto alla sua semplicità, al suo venire senza un grande apparato di sicurezza, al suo voler percorrere le strade della città in una macchina semplice e con i finestrini sempre aperti, al suo farsi raggiungere e toccare dalla gente, al suo fermarsi a baciare i bambini. Si vede che è un pastore, un vescovo che sta in mezzo al suo popolo. Non un monarca».


Francesco ha voluto cominciare il viaggio con una visita al santuario di Aparecida. Perché?

«Perché qui nel 2007 i vescovi latinoamericani hanno pubblicato un documento che ridà spazio ai poveri e afferma che certi metodi di evangelizzazione sono vecchi e vanno cambiati. Servono pastori che abbiano l'odore delle pecore più che il profumo dei fiori dell'altare».


Francesco mostra di avere una grande devozione mariana e una grande attenzione alla pietà popolare. Non sembrano aspetti così vicini alla sensibilità progressista...

«E invece lo sono, sono vicini alla teologia della liberazione. In Argentina questa si è sviluppata particolarmente come teologia del popolo, portata avanti dal gesuita Juan Carlos Scannone, che è stato insegnante di Bergoglio. Il Papa è vicino a questa teologia. Non è una devozione popolare "pietistica", ma una devozione che conserva l'identità del popolo e s'impegna per la giustizia sociale».


Il Papa parla spesso dei poveri e all'ospedale di Rio ha ripetuto che andare verso i poveri significa toccare «la carne di Cristo». Che cosa significa?

«Il povero è il vero rappresentante di Cristo, in un certo senso il povero è il vero "Papa", e Cristo continua a essere crocifisso nel corpo dei condannati della terra. Cristo è crocifisso nei crocifissi della storia».


Che cosa cambia nella Chiesa con Papa Francesco?

«Credo che cambierà parecchio. Francesco non sta riformando solo Curia, sta riformando il papato. La sua insistenza sull'essere vescovo di Roma, l'aver lasciato il palazzo per abitare nella residenza Santa Marta, significa andare verso il mondo. Il Papa spiega che preferisce una Chiesa incidentata ma che va per strada, piuttosto che una Chiesa asfittica e chiusa nel tempio. Ora si sente che la Chiesa è un focolare di speranza e non una fortezza assediata sempre in polemica con la modernità o una dogana che controlla e regola la fede invece di facilitarla».


C'è chi critica Francesco dicendo che sta desacralizzando il papato...

«No, non lo sta desacralizzando, lo presenta nella sua vera dimensione evangelica. È il successore di Pietro e Pietro era un semplice pescatore. Bisogna combattere la "papolatria" che abbiamo visto negli ultimi decenni. I cardinali non sono prìncipi della Chiesa, ma servitori del popolo di Dio. I vescovi devono partecipare alla vita della gente. E il Papa non si sente un monarca: anche di fronte alla presidente del Brasile ha detto: "Vengo qui come vescovo di Roma", cioè come colui che presiede la Chiesa nella carità e non nel diritto canonico».


Che cosa provocherà in Brasile e in America Latina un Papa latinoamericano?

«Credo che Francesco si renda conto che il potere deve ascoltare i poveri, deve ascoltare i giovani che protestano per strada. La sua insistenza sulla giustizia sociale può aiutare le democrazie latinoamericane e favorire maggiore partecipazione. La nostra in Brasile è una democrazia a bassa intensità: il Papa chiama i politici a essere veri servitori del popolo».


Si è pentito di aver lasciato il saio francescano?

«No perché ho lasciato l'abito ma ho conservato lo spirito e continuo a sentirmi francescano: lavoro per la salvaguardia del creato e perché su questa nostra terra ci si senta tutti fratelli e sorelle».


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