UDIENZA DEL PAPA COL CAMMINO NEOCATECUMENALE.
I COMMENTI
( ilnestrosesansespine >>> *in questo post i video)
Comunità Neocatecumenali:
50 anni di buoni frutti
Riflessione del giornalista teologo Gennari dopo l’incontro
tra il Papa e l'assemblea del Cammino.
Sabato Francesco ha tenuto una sua “catechesi” papale a una festosissima assemblea delle Comunità Neocatecumenali ricevute in occasione del “mandato” missionario a decine di famiglie in partenza appunto per una “missione” in tanti paesi del mondo. L’incontro, ampiamente ripreso in diretta Tv dal Centro Televisivo Vaticano e trasmesso anche da “Tele2000”, si svolgeva nell’Aula delle Udienze strapiena e ha avuto una prima parte con l’intervento del “fondatore” delle Comunità, Kiko Arguello, che come sempre e da sempre ha parlato a lungo, appassionato e vibrante.
Vedendolo e ascoltandolo è tornata alla mente anche la lunga serata in Brasile, ai margini della Giornata della Gioventù, nella quale avvenne anche allora l’incontro delle Comunità con Francesco: lunghissima introduzione di parole, canti, esortazioni e preghiere del Fondatore e dei suoi più vicini collaboratori e, dopo, un pensiero sostanziale, breve, ma ricco di contenuti, da parte di Francesco che richiama all’essenziale per tutti.
Anche sabato è andata così: il Papa è arrivato mentre già da molto tempo si festeggiava, si ascoltavano parole e anche canti da parte del Fondatore, ha ascoltato la parte che rimaneva e poi sorridente e vicino, fraterno e insieme sincero e… “papale” ha tenuto il suo discorso, breve, ma dai contenuti di grande rilievo, per chi conosce la storia della Chiesa degli ultimi 50 anni e in particolare delle Comunità neocatecumenali.
Questo discorso nella sua paterna chiarezza ha un valore di grande importanza.
In sostanza, sorridendo e guardando dritto ai suoi interlocutori, un insieme bellissimo di adulti e bambini, di giovani e anziani, di preti e laici, uomini e donne che hanno alle spalle lunghi anni di preparazione e davanti altri lunghi anni di “missione” nelle più diverse parti del mondo, Francesco ha ricordato tre cose essenziali.
Eccole con le sue stesse parole.
La prima: “avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andate ad operare (…) mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, …valorizzarne le ricchezze… soffrire per le debolezze se necessario, e camminare insieme… sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità (dell’) unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.
La seconda: “…vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi (…) Lo Spirito sempre ci precede…Anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse…Da qui scaturisce la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare (…) Tanto più importante sarà il vostro impegno ad ‘imparare’ le culture che incontrerete…”.
La terza, infine: “…vi esorto ad avere cura gli uni degli altri, in particolare modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale…è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella può trovare delle difficoltà impreviste…La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”.
Parrebbero, e in fondo lo sono, parole da rivolgere a tutti i fratelli di ogni comunità cattolica, ma dette alle Comunità Neocatecumenali con la loro storia, ricca e complessa, la loro dinamica di presenza e azione in tante parti del mondo, cattolico o no, hanno un preciso significato certo fraterno, ma anche autorevolmente paterno e decisivo.
Primo: il rischio di sentirsi “Chiesa” con la “C” maiuscola e con una esclusiva forte, in autonomia dalla vita delle Chiese locali è da sempre presente in ogni nuova iniziativa ecclesiale. “Noi siamo Chiesa”, dove quel “noi” diventa più importante di “Chiesa”, non è solo qualcosa che riguarda movimenti detti di dissenso, ma è presente ovunque ci sia una esperienza ampia e profonda che inizia e vuole diffondersi, al punto da far credere che solo chi prende sul serio l’idea nuova, la parola e la regola del “fondatore”, chiunque esso sia, è davvero “la” Chiesa che serve in questo momento della storia… Di qui – storia che ha da sempre accompagnato il “neo catecumenale” – la tensione all’interno delle diocesi, della parrocchie, e talora l’assorbimento di tutta la realtà parrocchiale nell’unico sentiero della neocatecumenalità, con allontanamento di tante persone ed energie che dovrebbero poter convivere appunto nella “comunione” di tutti, in cammino con i Pastori.
Secondo, e conseguente al primo: il rischio di credere di aver diritto di cancellare tutto il passato di Chiesa altrui, quello che non ha il timbro di fabbrica del proprio “fondatore” e del regolamento della propria comunità è vissuto ovunque si arriva pensando di avere soltanto cose da insegnare, e nulla da “imparare”, perché si pensa di arrivare per primi con il “buon seme” della Parola eterna, senza pensare che ovunque andiamo il Signore ci ha già preceduto, in un modo magari misterioso, ma reale.
Terzo: l’idea che un fratello che ha iniziato il “cammino” con noi, nel momento in cui trova difficoltà ed esprime dubbi o perplessità va ammonito, spinto, forzato a rimanere adeguandosi a tutto oppure espulso con disonore, come traditore della fede e della Chiesa, identificata arbitrariamente con i confini della propria neo-comunità… Un difetto, questo, che siamo soliti verificare per esempio nella vita dei Testimoni di Geova, ma che a ben vedere è presente anche nelle comunità cattoliche, e non solo nei Neocatecumenali: l’idea che chi non è con noi non è cattolico, o che chi non vuole più essere con noi non solo non è più cattolico, ma è anche un traditore è una tremenda minaccia alla “carità” che poi è l’unica regola che nessuna rifondazione può smentire.
Sia chiaro: nessuno può negare che le comunità neocatecumenali hanno dato e danno tanti frutti positivi nella vita della Chiesa cattolica e della società moderna, e il “li riconoscerete dai frutti” è la regola di giudizio suggerita dal Signore stesso. Una storia di ormai quasi 50 anni parla per la bontà dei frutti, tanti, e le eventuali difficoltà non possono cancellare la sostanza bella e provvidenziale.
Un’appendice opportuna: personalmente conosco i Neocatecumenali dall’inizio della loro esperienza a Roma. Ero presente alle prime riunioni presso la chiesa dei Martiri Canadesi a viale XXI Aprile, ho incontrato in luoghi e circostanze diversi tanti neocatecumenali e tantissimi ottimi preti che guidavano “il Cammino” con frutti di conversione e di grazia diffusa… Credo di conoscere e stimare alcune coppie tra le prime a essere partite per la missione, provenienti dalla comunità parrocchiale della Natività di N. S. G. C. a Roma. Uno dei miei amici più antichi e cari, pur nella diversità di carattere e di impostazione di vita e anche di visione teologica, è da tanti anni Rettore del Seminario dei Neocatecumenali a Roma, “Redemptoris Mater”: ci vogliamo bene anche se ci vediamo raramente.
Evviva le Comunità neocatecumenali, dunque, che ora oltre l’approvazione degli Statuti hanno avuto anche questo speciale incoraggiamento di Francesco!
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Sabato Francesco ha tenuto una sua “catechesi” papale a una festosissima assemblea delle Comunità Neocatecumenali ricevute in occasione del “mandato” missionario a decine di famiglie in partenza appunto per una “missione” in tanti paesi del mondo. L’incontro, ampiamente ripreso in diretta Tv dal Centro Televisivo Vaticano e trasmesso anche da “Tele2000”, si svolgeva nell’Aula delle Udienze strapiena e ha avuto una prima parte con l’intervento del “fondatore” delle Comunità, Kiko Arguello, che come sempre e da sempre ha parlato a lungo, appassionato e vibrante.
Vedendolo e ascoltandolo è tornata alla mente anche la lunga serata in Brasile, ai margini della Giornata della Gioventù, nella quale avvenne anche allora l’incontro delle Comunità con Francesco: lunghissima introduzione di parole, canti, esortazioni e preghiere del Fondatore e dei suoi più vicini collaboratori e, dopo, un pensiero sostanziale, breve, ma ricco di contenuti, da parte di Francesco che richiama all’essenziale per tutti.
Anche sabato è andata così: il Papa è arrivato mentre già da molto tempo si festeggiava, si ascoltavano parole e anche canti da parte del Fondatore, ha ascoltato la parte che rimaneva e poi sorridente e vicino, fraterno e insieme sincero e… “papale” ha tenuto il suo discorso, breve, ma dai contenuti di grande rilievo, per chi conosce la storia della Chiesa degli ultimi 50 anni e in particolare delle Comunità neocatecumenali.
Questo discorso nella sua paterna chiarezza ha un valore di grande importanza.
In sostanza, sorridendo e guardando dritto ai suoi interlocutori, un insieme bellissimo di adulti e bambini, di giovani e anziani, di preti e laici, uomini e donne che hanno alle spalle lunghi anni di preparazione e davanti altri lunghi anni di “missione” nelle più diverse parti del mondo, Francesco ha ricordato tre cose essenziali.
Eccole con le sue stesse parole.
La prima: “avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andate ad operare (…) mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, …valorizzarne le ricchezze… soffrire per le debolezze se necessario, e camminare insieme… sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità (dell’) unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.
La seconda: “…vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi (…) Lo Spirito sempre ci precede…Anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse…Da qui scaturisce la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare (…) Tanto più importante sarà il vostro impegno ad ‘imparare’ le culture che incontrerete…”.
La terza, infine: “…vi esorto ad avere cura gli uni degli altri, in particolare modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale…è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella può trovare delle difficoltà impreviste…La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”.
Parrebbero, e in fondo lo sono, parole da rivolgere a tutti i fratelli di ogni comunità cattolica, ma dette alle Comunità Neocatecumenali con la loro storia, ricca e complessa, la loro dinamica di presenza e azione in tante parti del mondo, cattolico o no, hanno un preciso significato certo fraterno, ma anche autorevolmente paterno e decisivo.
Primo: il rischio di sentirsi “Chiesa” con la “C” maiuscola e con una esclusiva forte, in autonomia dalla vita delle Chiese locali è da sempre presente in ogni nuova iniziativa ecclesiale. “Noi siamo Chiesa”, dove quel “noi” diventa più importante di “Chiesa”, non è solo qualcosa che riguarda movimenti detti di dissenso, ma è presente ovunque ci sia una esperienza ampia e profonda che inizia e vuole diffondersi, al punto da far credere che solo chi prende sul serio l’idea nuova, la parola e la regola del “fondatore”, chiunque esso sia, è davvero “la” Chiesa che serve in questo momento della storia… Di qui – storia che ha da sempre accompagnato il “neo catecumenale” – la tensione all’interno delle diocesi, della parrocchie, e talora l’assorbimento di tutta la realtà parrocchiale nell’unico sentiero della neocatecumenalità, con allontanamento di tante persone ed energie che dovrebbero poter convivere appunto nella “comunione” di tutti, in cammino con i Pastori.
Secondo, e conseguente al primo: il rischio di credere di aver diritto di cancellare tutto il passato di Chiesa altrui, quello che non ha il timbro di fabbrica del proprio “fondatore” e del regolamento della propria comunità è vissuto ovunque si arriva pensando di avere soltanto cose da insegnare, e nulla da “imparare”, perché si pensa di arrivare per primi con il “buon seme” della Parola eterna, senza pensare che ovunque andiamo il Signore ci ha già preceduto, in un modo magari misterioso, ma reale.
Terzo: l’idea che un fratello che ha iniziato il “cammino” con noi, nel momento in cui trova difficoltà ed esprime dubbi o perplessità va ammonito, spinto, forzato a rimanere adeguandosi a tutto oppure espulso con disonore, come traditore della fede e della Chiesa, identificata arbitrariamente con i confini della propria neo-comunità… Un difetto, questo, che siamo soliti verificare per esempio nella vita dei Testimoni di Geova, ma che a ben vedere è presente anche nelle comunità cattoliche, e non solo nei Neocatecumenali: l’idea che chi non è con noi non è cattolico, o che chi non vuole più essere con noi non solo non è più cattolico, ma è anche un traditore è una tremenda minaccia alla “carità” che poi è l’unica regola che nessuna rifondazione può smentire.
Sia chiaro: nessuno può negare che le comunità neocatecumenali hanno dato e danno tanti frutti positivi nella vita della Chiesa cattolica e della società moderna, e il “li riconoscerete dai frutti” è la regola di giudizio suggerita dal Signore stesso. Una storia di ormai quasi 50 anni parla per la bontà dei frutti, tanti, e le eventuali difficoltà non possono cancellare la sostanza bella e provvidenziale.
Un’appendice opportuna: personalmente conosco i Neocatecumenali dall’inizio della loro esperienza a Roma. Ero presente alle prime riunioni presso la chiesa dei Martiri Canadesi a viale XXI Aprile, ho incontrato in luoghi e circostanze diversi tanti neocatecumenali e tantissimi ottimi preti che guidavano “il Cammino” con frutti di conversione e di grazia diffusa… Credo di conoscere e stimare alcune coppie tra le prime a essere partite per la missione, provenienti dalla comunità parrocchiale della Natività di N. S. G. C. a Roma. Uno dei miei amici più antichi e cari, pur nella diversità di carattere e di impostazione di vita e anche di visione teologica, è da tanti anni Rettore del Seminario dei Neocatecumenali a Roma, “Redemptoris Mater”: ci vogliamo bene anche se ci vediamo raramente.
Evviva le Comunità neocatecumenali, dunque, che ora oltre l’approvazione degli Statuti hanno avuto anche questo speciale incoraggiamento di Francesco!
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INTERVISTA AD UNA DELLE FAMIGLIE INVIATE
Diversi i cardinali e quasi un centinaio i vescovi presenti all’incontro del Cammino Neocatecumenale con Papa Francesco. Tra le oltre 400 famiglie del Cammino benedette dal Santo Padre, ben 174 prenderanno parte alle nuove 40 “missio ad gentes”. Sono mamme e papà che, con i propri figli, andranno in una terra lontana per portare l’amore di Cristo risorto. La testimonianza di alcuni di loro nell’Aula Paolo VI:
R. - Sono sposata con Roberto da 25 anni e andremo in Asia, in missione con sette figli. Ci siamo resi disponibili a vivere questa esperienza di evangelizzazione perché siamo molto grati al Signore per tutto quello che ha fatto in tutti questi anni. Abbiamo visto veramente che vale la pena lasciare tutto per Lui.
R. - Gesù Cristo lo sento dentro e mi spinge ad andare in Bulgaria a portare il suo amore...
R. - Ho undici anni e sono arrivata in missione da quando ne avevo tre. All’inizio ero un po’ triste ma adesso sono felice, anche se non è il mio Paese di nascita.
D. - Papa Francesco ha invitato tante volte ad evangelizzare le periferie esistenziali ...
R. - Certo. In questo senso vediamo come la Francia sia una periferia: ci sono molte persone che hanno rinnegato il loro Battesimo o le loro radici cristiane. Quindi, ci rende onorati ricevere la croce della missione da Papa Francesco!
R. - Siamo contentissimi di cominciare questa nuova "missio ad gentes" in Finlandia, dove fa molto freddo ... ma abbiamo visto che le persone hanno un grande bisogno di vedere queste nuove famiglie con tanti figli. L'amore che si crea tra le famiglie vale molto più di tante catechesi o discorsi.
R. - È molto bello, anche perché vedono la nostra famiglia unita ... Le loro famiglie non sono sempre unite, spesso i genitori sono separati. Vederci uniti li colpisce.
R. - Certo, abbiamo paura per i nostri figli, però siamo contenti! Non ci aspettiamo di convertire nessuno ma ci aspettiamo di trovare - noi per primi - Gesù Cristo, perché Lui dice: “Chi lascia tutto riceve il centuplo”. E lo speriamo anche per noi!
Radio Vaticana
Diversi i cardinali e quasi un centinaio i vescovi presenti all’incontro del Cammino Neocatecumenale con Papa Francesco. Tra le oltre 400 famiglie del Cammino benedette dal Santo Padre, ben 174 prenderanno parte alle nuove 40 “missio ad gentes”. Sono mamme e papà che, con i propri figli, andranno in una terra lontana per portare l’amore di Cristo risorto. La testimonianza di alcuni di loro nell’Aula Paolo VI:
R. - Sono sposata con Roberto da 25 anni e andremo in Asia, in missione con sette figli. Ci siamo resi disponibili a vivere questa esperienza di evangelizzazione perché siamo molto grati al Signore per tutto quello che ha fatto in tutti questi anni. Abbiamo visto veramente che vale la pena lasciare tutto per Lui.
R. - Gesù Cristo lo sento dentro e mi spinge ad andare in Bulgaria a portare il suo amore...
R. - Ho undici anni e sono arrivata in missione da quando ne avevo tre. All’inizio ero un po’ triste ma adesso sono felice, anche se non è il mio Paese di nascita.
D. - Papa Francesco ha invitato tante volte ad evangelizzare le periferie esistenziali ...
R. - Certo. In questo senso vediamo come la Francia sia una periferia: ci sono molte persone che hanno rinnegato il loro Battesimo o le loro radici cristiane. Quindi, ci rende onorati ricevere la croce della missione da Papa Francesco!
R. - Siamo contentissimi di cominciare questa nuova "missio ad gentes" in Finlandia, dove fa molto freddo ... ma abbiamo visto che le persone hanno un grande bisogno di vedere queste nuove famiglie con tanti figli. L'amore che si crea tra le famiglie vale molto più di tante catechesi o discorsi.
R. - È molto bello, anche perché vedono la nostra famiglia unita ... Le loro famiglie non sono sempre unite, spesso i genitori sono separati. Vederci uniti li colpisce.
R. - Certo, abbiamo paura per i nostri figli, però siamo contenti! Non ci aspettiamo di convertire nessuno ma ci aspettiamo di trovare - noi per primi - Gesù Cristo, perché Lui dice: “Chi lascia tutto riceve il centuplo”. E lo speriamo anche per noi!
Radio Vaticana
Papa Francesco alle Comunità del Cammino Neocatecumenale
Neocatecumenali: video >>> INVIO DELLE FAMIGLIE IN MISSIONE
UDIENZA DEL PAPA - Aula Paolo VI° 01.02.2014
Papa Francesco alle Comunità del Cammino Neocatecumenale: “Avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare e una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare”
*
Cari fratelli e sorelle,
ringrazio il Signore per la gioia della vostra fede e per l’ardore della vostra testimonianza cristiana. (...) Vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dall’Équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale, insieme ai sacerdoti, ai seminaristi e ai catechisti. Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti qui in gran numero. (...) Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo.
E proprio a nome della Chiesa, nostra Madre, (...) vorrei proporvi alcune semplici raccomandazioni. La prima è quella di avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare. Il Cammino ha un proprio carisma, una propria dinamica, un dono che come tutti i doni dello Spirito ha una profonda dimensione ecclesiale; questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte (...) può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte.
Un’altra indicazione: dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Il Signore sempre ci precede! (...) Anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse, Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo. Da qui scaturisce la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare: si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad “imparare” (...) le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo.
E infine, vi esorto ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale, in quanto itinerario di scoperta del proprio Battesimo, è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste. In questi casi l’esercizio della pazienza e della misericordia da parte della comunità è segno di maturità nella fede. La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore.
Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati. (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre.
Vi affido alla nostra Madre Maria, affinché ispiri e sostenga sempre il vostro apostolato. Alla scuola di questa tenera Madre siate missionari zelanti e gioiosi. (...)
*
Korazym
(Angela Ambrogetti) Aula Paolo VI stracolma per l’incontro del Papa con il Cammino Neocatecumenale questa mattina. Francesco ha benedetto le 40 nuove missioni ad gentes composta da un centinaio di famiglie. Questa è la prima volta, che il Papa riceve in udienza migliaia di persone (...)
*
Radio Vaticana
Pope Francis met with about 8,000 members of the Neocatechumenal Way on Saturday in the Paul VI Hall. During the audience, with a solemn prayer and blessing, the Pope sent off members of the community on mission to countries throughout the world. Prior to the (...)
Papa Francesco alle Comunità del Cammino Neocatecumenale: “Avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare e una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare”
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Cari fratelli e sorelle,
ringrazio il Signore per la gioia della vostra fede e per l’ardore della vostra testimonianza cristiana. (...) Vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dall’Équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale, insieme ai sacerdoti, ai seminaristi e ai catechisti. Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti qui in gran numero. (...) Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo.
E proprio a nome della Chiesa, nostra Madre, (...) vorrei proporvi alcune semplici raccomandazioni. La prima è quella di avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare. Il Cammino ha un proprio carisma, una propria dinamica, un dono che come tutti i doni dello Spirito ha una profonda dimensione ecclesiale; questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte (...) può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte.
Un’altra indicazione: dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Il Signore sempre ci precede! (...) Anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse, Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo. Da qui scaturisce la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare: si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad “imparare” (...) le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo.
E infine, vi esorto ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale, in quanto itinerario di scoperta del proprio Battesimo, è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste. In questi casi l’esercizio della pazienza e della misericordia da parte della comunità è segno di maturità nella fede. La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore.
Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati. (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre.
Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati. (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre.
Vi affido alla nostra Madre Maria, affinché ispiri e sostenga sempre il vostro apostolato. Alla scuola di questa tenera Madre siate missionari zelanti e gioiosi. (...)
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Korazym
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Korazym
(Angela Ambrogetti) Aula Paolo VI stracolma per l’incontro del Papa con il Cammino Neocatecumenale questa mattina. Francesco ha benedetto le 40 nuove missioni ad gentes composta da un centinaio di famiglie. Questa è la prima volta, che il Papa riceve in udienza migliaia di persone (...)
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Radio Vaticana
Pope Francis met with about 8,000 members of the Neocatechumenal Way on Saturday in the Paul VI Hall. During the audience, with a solemn prayer and blessing, the Pope sent off members of the community on mission to countries throughout the world. Prior to the (...)
Domani l’incontro di Papa Francesco col Cammino Neocatecumenale.
Famiglie missionarie
(Giuseppe Gennarini*) Oltre mille figli al seguito per le centossessanta famiglie, appartenenti al Cammino neocatecumenale, che Papa Francesco invierà sabato prossimo, 1° febbraio, in quaranta missiones ad gentes. Diciassette missio andranno in Asia e le altre in Europa, in America e in Australia. Ciascuna è formata da quattro o cinque famiglie, da un sacerdote e un seminarista, e tre sorelle in missione. In totale saranno quindi oltre 1.500 persone che riceveranno dal Santo Padre la croce missionaria. L’invio avverrà nel corso dell’incontro nell’Aula Paolo VI.
Papa Francesco aveva già ricevuto Kiko Argüello e Carmen Hernández, iniziatori del Cammino neocatecumenale, accompagnati da padre Mario Pezzi. Quella di sabato però sarà la prima udienza a un gruppo del Cammino. Sono attese circa diecimila persone da tutto il mondo.
Le nuove missiones si vanno ad aggiungere alle cinquantotto già inviate da Benedetto XVI nel 2012 e a quelle inviate negli anni precedenti. Particolare attenzione è data all’Asia, dove miliardi di persone non hanno mai ascoltato l’annuncio di Gesù Cristo, perché «la evangelizzazione del terzo millennio passa per l’Asia» come ha detto Papa Francesco esprimendo il desiderio di recarsi in quel continente.
Il Cammino neocatecumenale intende attuare il concilio Vaticano II, attraverso un itinerario che porta a riscoprire le ricchezze del battesimo. Frutto di tale itinerario sono queste centinaia di famiglie disposte ad andare in tutto il mondo. Raggiungeranno nazioni diverse per testimoniare la vita nuova che hanno ricevuto gratuitamente. Non a caso il Cammino è un ripercorrere l’iniziazione cristiana, rivivendo le tappe del battesimo, in un percorso graduale e progressivo vissuto comunitariamente. Ed è grazie a ciò che queste famiglie rivivono il proprio battesimo fino al punto di sentire dentro la disponibilità a rispondere alla chiamata di Dio per partecipare con lui a quella “buona opera” che è l’amore totale per la salvezza dell’umanità.
Sono già più di dieci anni che le prime missiones ad gentes sono state inviate in Europa e già si possono vedere i loro frutti in Francia, Germania, Olanda , Ungheria, Ucraina.
In Ungheria un filosofo ateo è tornato alla Chiesa e ha ringraziato la missio di Budapest perché senza di loro non sarebbe mai andato in chiesa e non avrebbe conosciuto Gesù Cristo. In Ucraina una ragazza che faceva da babysitter a una famiglia della missio è rimasta impressionata dalla sua testimonianza e ha detto: «Io voglio essere come voi», chiedendo di iniziare un itinerario d’iniziazione cristiana per essere battezzata.
Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, ha parlato della necessità di un profondo cambiamento di rotta per la Chiesa: «Non possiamo più rimanere tranquilli, in attesa passiva, dentro le nostre chiese. È necessario passare da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria».
L’Asia presenta un campo immenso di azione, dove miliardi di persone ancora attendono di ascoltare l’annuncio della buona novella evangelica. Ma anche le zone dove la Chiesa è presente da tempo — e dove in media ormai solo il dieci per cento dei battezzati sono praticanti — hanno bisogno di riscoprire, secondo le parole di Papa Francesco, «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto».
Negli ultimi decenni, secondo il Pontefice, «si è prodotta una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico. È innegabile che molti si sentono delusi e cessano di identificarsi con la tradizione cattolica, che aumentano i genitori che non battezzano i figli e non insegnano loro a pregare». Da qui il suo invito: «Usciamo, usciamo a offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze».
L’invito incalzante di Papa Francesco è la risposta provvidenziale ai nostri tempi e l’invio delle missiones ad gentes di sabato prossimo vuole andare in questa direzione.
Il Cammino neocatecumenale attualmente è presente in 1.479 diocesi di 124 Paesi nei cinque continenti con oltre 20.432 comunità in 6.272 parrocchie; 901 famiglie, inviate dal Santo Padre, sono in missione per la nuova evangelizzazione in 93 Paesi. In questo ambito oltre 300 famiglie sono state inviate per formare 98 missiones ad gentes. E 2.300 seminaristi si stanno preparando a divenire presbiteri. Dal 1989 sono stati ordinati oltre 1.880 presbiteri formati nei seminari Redemptoris Mater.
L'Osservatore Romano