L'ANNUNCIO
Il Signore fa nuove tutte le cose, è sceso dal Cielo per cercare e riscattare ogni uomo, e vi è asceso "conducendo prigionieri", perché "anche i ribelli abitino presso il Signore"; un anticipo della Gerusalemme celeste che attira il passato, lo trasfigura e lo rende un presente compiuto nel suo amore, dischiuso su un futuro che non avrà fine. La Madre di Gesù e i suoi fratelli, stando fuori, mandano a chiamare Gesù. Ma tra loro vi è come un diaframma, "la folla seduta attorno a Lui". «Attorno» e «seduta», e Gesù al centro: il Maestro e i suoi discepoli. Essi ascoltano e per questo obbediscono e fanno la volontà di Dio, divenendo così madre e fratelli di Gesù. Egli guarda quella folla che lo cinge come le mura della Gerusalemme di lassù, e ne attesta la familiarità nuova, il legame che supera carne e sangue, l'intimità che viene dal Cielo. I discepoli sono attorno a Lui come una corona che cinge il diadema, stretti a quello splendore che ha rapito i loro cuori e le loro anime. A quanti lo hanno accolto, «ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv. 1, 12 ss). Essi hanno intuito che in quell'Uomo e nelle sue parole Dio stesso era con loro; Gesù tergeva nella misericordia le loro lacrime, le cose di prima, quelle che sino ad allora li avevano fatto soffrire, che sembravano pesare come un macigno, erano passate, trasfigurate nella profezia d'amore che traspariva dalle sue parole. Niente lutto, né affanno, né lamento, perché quel Maestro aveva donato loro la speranza. Per questo, come cuccioli in attesa di cibo, hanno puntato orecchie e cuore per ascoltarlo, e ora erano lì, seduti attorno a Lui: in loro appare la Chiesa, Ecclesia, assemblea convocata per ascoltare, accogliere e obbedire. Gesù «li fissa girando tutto intorno lo sguardo» e ne svela l'identità nuova e sorprendente: per il fatto di essere lì attorno a Lui e ascoltare la sua Parola costituiscono il nuovo Israele convocato intorno al nuovo Sinai. Sono madre e fratelli di Gesù, generati in Dio e fecondi della sua stessa natura, dello stesso amore. La fede viene infatti dall'ascolto: è come per la terra assetata, arida e sterile, bagnata dall'acqua che feconda perché porti frutto. Ascoltare è aprirsi alla vita, per dare la vita. Gesù non chiede nulla, non esige, non detta regole. Gesù ama e annuncia il suo amore. Gesù attira a sé per donare la nuova natura incorruttibile. «Fare la volontà di Dio» significa allora essere attorno a Gesù ascoltando la sua parola, cibandosi del suo amore fatto carne in Lui. Nel Vangelo non appare null'altro, inutile fantasticare e immaginare. Quegli uomini fissati dallo sguardo di Gesù ascoltano e per questo fanno: accolgono come Maria la Parola capace di generare in Lei Colui che è il Principio e il compimento della volontà del Padre. La Chiesa non è programmare e fare, la Chiesa è amore, perché chi ascolta davvero accoglie, si dona, abbandona pesi e zavorre carnali, si lasca trasformare dalla novità dell'annuncio; chi ascolta ama e per questo compie la volontà di Dio. Come Gesù che nel Getsemani ha ascoltato e accolto e così si è consegnato a una volontà diversa da quella della sua carne. La via crucis, la morte, il sepolcro e la risurrezione sono stati il frutto benedetto di quell'ascolto drammatico fattosi obbedienza; da essa e in essa è sorta la Chiesa, il corpo del Signore risorto, la Gerusalemme di lassù, che oggi accoglie noi, la madre e maestra che ci annuncia la Parola di Dio. Nessun tempio costruito dagli sforzi umani. Nessun tentativo di richiamare il Signore perché esca «fuori» dalla volontà del Padre e si pieghi alla nostra carne. Certo, siamo chiamati ogni giorno al combattimento contro chi, continuamente, ci chiama a tornare alla carne, perché "fuori" c'è il passato nel quale abbiamo vissuto. C'è la madre della carne, non quella autentica dello Spirito. Sì, ogni istante la carne che ci ha generato per la morte "ci cerca" per indurci a pensieri, criteri e vita mondana. Ma ormai siamo creature nuove e potremo salvare questa generazione solo restando "dentro", nell'intimità con Gesù, senza compromessi con il mondo. Proprio per ascoltare Lui e non la carne potremo scendere alla carne di chi ci è accanto per attirarli nella volontà di amore di Dio. E' Lui che ci chiama, laddove ci troviamo, «fuori» dalla sua cerchia, schiavi dei nostri idoli, accampando diritti di parentela secondo la carne solo perché preghiamo o siamo andati a scuola dai preti, «chiamando» Gesù ed esigendo che lasci di essere Dio per assecondare i nostri capricci. Ancora una volta oggi è Gesù stesso che ci attira e accoglie nella sua famiglia, e ci chiama a percorrere il cammino che anche Maria ha dovuto fare: passare dalla conoscenza secondo la carne a quella nuova dello Spirito. Conoscere Cristo seguendo la lampada dell'Agnello che illumina le orme sui sentieri della storia. Stringerci a Lui nell'ascolto della sua Parola, cibandoci del suo amore, per vivere pienamente ogni istante come «madri e fratelli» di Gesù, segni autentici del suo amore per ogni uomo.
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