Il cibo sacro - Vito Mancuso
Io penso che vi sia qualcosa di sacro anche già solo nel mangiare in sé, a prescindere che lo si faccia da soli o insieme ad altri.
La gran parte degli esseri umani non se ne cura e assume cibo senza avere la consapevolezza di nutrire la propria vita mediante la vita altrui, sia essa animale o vegetale.
La vita si nutre di vita, ed essendo l’ambito del sacro direttamente connesso a quello della vita, si comprende come l’atto del nutrirsi e il cibo quale nutrimento abbiano già in sé una valenza sacrale. Bisognerebbe prenderne coscienza e pensare che a ogni boccone entra in noi una parte del cosmo: noi viviamo grazie al cosmo. La natura è la nostra madre in ogni giornata della nostra esistenza, non solo perché anni fa ci ha fatto nascere, ma anche, e direi soprattutto, per il fatto che ci mantiene all’esistenza.
Prendere coscienza di questo legame con la natura-madre non può, a mio avviso, non generare un sentimento di sacra riverenza verso di essa.
Quando poi l’atto del mangiare assume una valenza comunitaria, e la famiglia si riunisce, e si mangiano cibi particolari, legati alla tradizione e ai ricordi, e il servizio di tavola è quello bello delle grandi occasioni, allora la celebrazione della vita e dell’essere legati gli uni agli altri può assumere una valenza davvero straordinaria.
Il pranzare e il cenare insieme possono raggiungere in alcuni casi una dimensione celebrativa che ha non poche analogie con quella della messa – la quale, non a caso, prende origine da un mangiare insieme, quello di Gesù con i discepoli nell’ultima cena.
- Vito Mancuso -
Il vero digiuno è finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre
- papa Benedetto XVI -
E quando addentate una mela,
ditele nel vostro cuore:
I tuoi semi vivranno nel mio corpo
E i tuoi germogli futuri
sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.
- Kahlil Gibran -
Perdo pezzi
e tu li raccogli
>>no.
Perdo pezzi di voce e di occhi,
di memoria e di cuore.
Dietro
alle spalle tu ti chini
e raccogli.
- don Angelo Casati -
leggoerifletto: Il cibo sacro - Vito Mancuso
FONTE: leggoerifletto
>>> Il digiuno che piace al Signore
Digiuna dal giudicare gli altri:
scopri Cristo che vive nel fratello.
Digiuna dall’amarezza del risentimento:
riempiti di generosità nel perdono.
riempiti di attenzione per gli altri.
riempiti della Parola di verità.
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna dalle paure:
riempi la tua vita della presenza di Dio.
Digiuna dal pessimismo:
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dall’essere pretenzioso:
riempiti di gratitudine per il molto che hai.
Digiuna dalle reazioni emotive:
riempiti di pazienza, tolleranza e autocontrollo.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
Digiuna dal lamentarti:
riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
Digiuna dall’ansia per le tue cure:
riempiti del gusto dell’essenziale.
Digiuna dal catastrofismo:
riempiti dello sguardo di Dio salvatore.
Digiuna dalle tue voglie smodate:
riempiti del gusto della volontà di Dio.
Digiuna dal pensiero di essere un arrivato:
riempiti del senso del tuo limite e del provvisorio.
Digiuna da tutto ciò che ti allontana da Gesù:
riempiti di tutto ciò che a lui ti avvicina.
Digiuna dall’amarezza del risentimento:
riempiti di generosità nel perdono.
Digiuna dal dire parole che feriscono:
riempiti di frasi che risanano ed edificano.
Digiuna dal dare importanza a te stesso: riempiti di frasi che risanano ed edificano.
riempiti di attenzione per gli altri.
Digiuna dal pensare alle cose grandi:
riempiti di attenzione per quelle piccole.
Digiuna dalle parole vuote e inutili: riempiti di attenzione per quelle piccole.
riempiti della Parola di verità.
Digiuna dalla tristezza:
riempi il tuo volto di gioia.
Digiuna dallo scoraggiamento: riempi il tuo volto di gioia.
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna dalle paure:
riempi la tua vita della presenza di Dio.
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dall’essere pretenzioso:
riempiti di gratitudine per il molto che hai.
riempiti di pazienza, tolleranza e autocontrollo.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
riempiti del gusto dell’essenziale.
Digiuna dal catastrofismo:
riempiti dello sguardo di Dio salvatore.
riempiti del gusto della volontà di Dio.
Digiuna dal pensiero di essere un arrivato:
riempiti del senso del tuo limite e del provvisorio.
riempiti di tutto ciò che a lui ti avvicina.
>>> Dai Fioretti di San Francesco, Capitolo VII
Come san Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia,dove digiunò 40 dì e 40 notti, e non mangiò più che un mezzo pane.Il verace servo di Cristo san Francesco, perocchè in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo; siccome ci dimostra nel venerabile collegio dei dodici compagni, e nel mirabile misterio delle sagrate istimate, e nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual’egli fea in questo modo.
Essendo una volta san Francesco, il dì del carnasciale, allato al lago di Perugia in casa d’un suo divoto, col quale era la notte albergato, fu inspirato da Dio, ch’egli andasse a fare quella Quaresima in un’ isola del lago; di che san Francesco pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e san Francesco non portò seco se non due panelli.
Ed essendo giunto nell’isola, e l’amico partendosi per tornare a casa, san Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il giovedì santo: e così si partì colui.
E san Francesco rimase solo: e non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arboscelli aveano acconcio a modo d’uno covacciolo, ovvero d’una capannetta; ed in questo luogo si puose in orazione a contemplare le cose celestiali. E ivi stelle tutta la quaresima, senza mangiare e senza bere altro che la metade d’uno di quelli panelli, secondo che trovò il suo divoto il giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intiero, e l’altro mezzo.
Si crede che san Francesco non mangiasse per riverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti, senza pigliare nessuno cibo materiale; e così con quel mezzo pane cacciò da sè il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti ; e poi in quello luogo dove san Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande riverenza e divozione in quello luogo dove san Francesco fece la detta quaresima.
FONTE: leggoerifletto
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