Acqua generosa
La strana epidemia si abbatté, sulla città, all'improvviso!
Coloro, che ne erano colpiti, diventavano, prima, avidi: poi, prepotenti, e "arraffatori", perfino ladri...
E tremendamente sospettosi, gli uni, degli altri!
Si sentiva solo più parlare di soldi, cambi, tassi di interesse, e azioni, che andavano su, o giù...
Solo un eremita, dalla lunga barba bianca, conosceva il rimedio!
«Conosco la malattia, che ha colpito il vostro villaggio!
È dovuta a un "virus" terribile, perché, chi è colpito, diventa sempre più insensibile: il suo cuore si indurisce, fino a diventare di pietra e, al posto del cervello, si forma un "pallottoliere"...
C'è un solo rimedio: l'acqua della "Montagna Che Canta"!
Dovete trovare un giovane forte, e coraggioso, completamente disinteressato...
Deve affrontare questo impegno, solo per amore della gente!
Perché, l'acqua della generosità, funziona solo, se è veramente voluta, aspettata, accolta...
È logico, no? La medicina farà effetto, solo se ci sarà qualcuno, ad aspettarla!».
Ma, appena gli aspiranti eroi venivano a sapere, che non ci avrebbero guadagnato niente, si ritiravano!
Tutti, meno uno... Si chiamava, Giosuè!, promise la gente :
«Noi, ti aspetteremo! Metteremo una luce, sulla finestra, tutte le notti, così saprai, che ti aspettiamo!»
Giosuè baciò la mamma, e il papà, e abbracciò Mariarosa, la sua fidanzata, che gli sussurrò:
«Anch'io, ti aspetterò!».
Salutò tutti, e partì...
Dopo dieci giorni di marcia, le montagne continuavano ad apparire lontane, come profili di giganti dormienti!
Ma, Giosuè, non si fermava. Pensava agli abitanti della città che, certamente, si ricordavano di lui, e lo aspettavano, ai suoi genitori, e a Mariarosa e, ogni mattina, anche se i piedi gli dolevano, ricominciava la marcia!
Passarono, altri dieci giorni: poi, dieci mesi!
Nella città, le prime notti erano state un vero spettacolo...
Sui davanzali, di quasi tutte le finestre, brillava una luce!
Era il segno, della speranza: aspettavano l'acqua, della generosità, portata da Giosuè...
Ma, con il passare del tempo, molte lampade si spensero!
Alcuni se ne dimenticarono, semplicemente, altri, colpiti dalla malattia, si affrettarono a spegnerle, per risparmiare...
La maggioranza dei cittadini, dopo qualche mese, scuoteva la testa, dicendo:
«Non ce l'ha fatta... Non tornerà, più!».
Ogni notte, c'era qualche luce in meno, alle finestre. Il ritorno, di Giosuè, fu molto più rapido, dell'andata!
Portava, sulle spalle, una "botticella", della preziosa acqua...
Una notte, senza luna, e senza stelle, Giosuè arrivò sulla collina, da cui si vedeva la città! Guardò giù, ansimando, perché aveva fatto, di corsa, gli ultimi metri. Quello, che vide, gli riempì gli occhi di lacrime, e il cuore di amarezza! La città era completamente avvolta, dal buio. Non c'erano luci, sui davanzali, delle finestre!
Nessuno, lo aveva aspettato! E pensò :
«È stato tutto, inutile... Se nessuno mi ha aspettato, l'acqua non farà effetto. Tutta la mia fatica, è stata inutile!».
Si avviò, mestamente... Aveva voglia, di buttar via quell'acqua, che gli era tanto costata! Stava per farlo, quando qualcosa lo fermò... C'era una luce, laggiù! Un lumino, piccolo, tremante, lottava con la notte, in mezzo ai muri neri, delle case, Giosuè rise, di felicità, e partì, di corsa! Bussò...
Si affacciò un volto dolce, e conosciuto!
«Io ti ho sempre aspettato!» disse Mariarosa, semplicemente.
«Quando il Figlio dell'uomo tornerà, sulla terra, troverà ancora la fede?
« II Signore, dicendo: "Passi da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà sia fatta", dichiara che non è possibile all'uomo salvarsi senza l'amara medicina della morte; senza bere il calice dell'umiliazione e del patimento.
«Gesù Cristo fu come un medico pietoso, il quale, sebbene sano, appressò per primo le labbra alla medicina amara, affinchè, sul suo esempio, gli infermi non avessero difficoltà di trangugiarla. Non diciamo, dunque: non ho voglia, non ho forza di bere il calice dei patimenti che Dio mi manda; poiché il nostro Salvatore divino fu il primo a berlo sino alla feccia.»
«Gesù Cristo fu come un medico pietoso, il quale, sebbene sano, appressò per primo le labbra alla medicina amara, affinchè, sul suo esempio, gli infermi non avessero difficoltà di trangugiarla. Non diciamo, dunque: non ho voglia, non ho forza di bere il calice dei patimenti che Dio mi manda; poiché il nostro Salvatore divino fu il primo a berlo sino alla feccia.»
- Sant'Agostino -
«La preghiera di Gesù nel Getsemani non è una preghiera contraddittoria, dissonante, ma uniforme, armoniosa, coerente. È una preghiera unica, semplice, assoluta, quale conviene ad un Redentore divino, il quale, mentre in sé rappresenta tutti gli uomini peccatori, rammenta che li rappresenta tutti per salvarli, per santificarli per unirli per sempre a Dio »
- San Beda -
"Non possiamo considerare la Quaresima come un periodo qualsiasi, una ripetizione ciclica dell'anno liturgico.
È un momento unico; è un aiuto divino che bisogna accogliere.
Gesù passa accanto a noi e attende da noi — oggi, ora — un rinnovamento profondo."
È un momento unico; è un aiuto divino che bisogna accogliere.
Gesù passa accanto a noi e attende da noi — oggi, ora — un rinnovamento profondo."
Protesi alla gioia pasquale,
sulle orme di Cristo Signore
seguiamo l’austero cammino
della santa Quaresima.
La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero;
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia.
Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua ed il cuore;
fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.
Forti nella fede vigiliamo
contro le insidie del nemico:
ai servi fedeli è promessa
la corona di gloria.
Sia lode al Padre onnipotente,
al Figlio Gesù redentore,
allo Spirito Santo Amore
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata a tutti. :-)
fonte d'acqua generosa: leggoerifletto
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