Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

venerdì 27 luglio 2012

Vangelo del Giorno di Venerdì, XVI^ settimana del Tempo Ordinario

 Ll  LA PAROLA DI OGGI    su >>  albatramonto
Voi dunque ascoltate
la parabola
del seminatore.
Mt. 13,18




Testo del Vangelo di oggi
(Mt 13,18-23):
 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Dal blog evangeli.net
Commento: P. Josep LAPLANA OSB Monje de Montserrat (Montserrat, Barcelona, Spagna)

«Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore»Oggi, contempliamo Dio come un contadino buono e magnanimo, che semina a mani piene. Non è stata avaro nella redenzione dell'uomo, ma ha speso tutto nel suo Figlio Gesù Cristo, che come grano sepolto (morte e sepoltura) è diventato vita e risurrezione nostra grazie alla sua santa Risurrezione.
Dio è un contadino paziente. I tempi appartengono al Padre, perché solo Egli conosce il giorno e l'ora (cf. Mc 13,32), del raccolto e la trebbiatura. Dio aspetta. E anche noi dobbiamo aspettare sincronizzando l'orologio della nostra speranza col piano salvifico di Dio. Dice Giacomo: «Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge» (Gc 5,7). Dio aspetta la coltivazione e la fa crescere con la sua grazia. Noi non possiamo nemmeno addormentarci, ma dobbiamo collaborare con la grazia di Dio prestando la nostra collaborazione, senza presentare ostacoli all’azione trasformante di Dio.
La coltivazione di Dio che nasce e cresce qui sulla terra è reso visibile nei suoi effetti, possiamo vederli in veri e propri miracoli ed esempi clamorosi di santità di vita. Sono in molti quelli che, dopo aver ascoltato tutte le parole e i rumori di questo mondo, hanno fame e sete della Parola di Dio, vera, li dove è viva e incarnata. Ci sono migliaia di persone che vivono la sua appartenenza a Gesù Cristo e alla Chiesa con lo stesso entusiasmo che all'inizio del Vangelo, perché la parola di Dio "trova la terra dove germinare e portare frutto" (S. Agostino), quindi dobbiamo alzare la nostra morale e affrontare il futuro con occhi di fede.
Il successo della coltura non è nelle nostre strategie umane o di marketing, ma nell'opera salvifica di Dio "ricco di misericordia" e nell'efficacia dello Spirito Santo che può trasformare la nostra vita in modo che siamo capaci di dare gustosi frutti di amore e di gioia contagiosa.
L

La parabola è rivolta a chi ascolta la Parola e accetta di riconoscere e

costruire con essa una relazione vitale del tipo “seme-terreno”. Come

ogni relazione ha tempi e modi particolari per esprimersi e crescere,

anche il rapporto della Parola con la nostra esistenza deve tener conto

di reazioni positive o negative, come anche di un cammino con momenti

di slancio e stanchezza, di accoglienza e resistenza. È bello che

Dio getti semi e non trapianti alberi. La nostra tentazione è quella di

piantare alberi per cambiare i connotati

delle persone; noi seguiamo

le regole dell’efficienza, ma Dio

non agisce così! Pertanto all’inizio

di tutto c’è l’ascolto. Come ascoltare?

Vi è chi ascolta come una strada

accoglierebbe un seme. Questi

non comprende, non fa spazio alla

novità dell’altro, della Parola, per

la propria vita. I sassi sono la seconda

immagine di un ascolto insufficiente;

assomigliano a chi non

approfondisce la relazione con la Parola che esige fedeltà, dovendo interpellare

la vita di ogni giorno, con le sue sfide e le sue fatiche. I rovi

sono paragonabili a chi non è libero e vive nel mondo trasportato dalle

preoccupazioni e dall’appannaggio dei suoi falsi valori. La conclusione

sembra questa: se manca il coraggio di ascoltare la Parola, il seme non

innesca una relazione vitale con il terreno. Questa fruttifica in coloro

che «ascoltano e comprendono». La nostra salvezza non sta comunque

in noi, ma nel seminatore che semina perfino nel cemento: non è distratto,

ci prova sempre!

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