scuola della pace 5-11 agosto a Sovere
vi scrivo per ricordarvi ancora la Scuola della Pace, che inizierà la sera di domenica 5 agosto e terminerà il sabato 11. Si svolgerà a Sovere, nelle prealpi lombarde del Lago di Iseo. Il programma prevede all’inizio una riflessione proprio sulla nostra Lectio continua della Scrittura come scuola di pace. La nostra Regola scritta da Giuseppe Dossetti dice che il capitolo quotidiano della Lectio è “il vincolo di unità e di pace” della nostra vita fraterna. Chiara Frugoni porterà la nostra attenzione su Francesco d’Assisi e in particolare sulla sua partecipazione alla Crociata, armato solo dell’annuncio evangelico portato ai fratelli dell’Islam. Ascolteremo l’esperienza di amici impegnati nella ricerca scientifica, nella professione legale in difesa dei più deboli e nel mondo sindacale come ambito per costruire una cultura di pace. Il mondo scoutistico ci porterà la sua esperienza educativa e formativa alla pace e ascolteremo la vicenda e l’esperienza del confitto palestinese-israeliano e le iniziative di pace che vi sorgono come resistenza e speranza. Insomma, un programma molto vario e interessante che mi piacerebbe offrire a tutti quelli che lo desiderano.
Intanto: Pace a voi! Giovanni.
Lc 5,1-11
1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2 vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
COMMENTO DI GIOVANNI
L’inizio del cap.5 ci porta ad una novità importante del cammino di Gesù. Finora Egli si è incontrato con le folle, e continuerà a farlo. Ma inizia qui la memoria di una relazione più diretta e specifica con le persone. Un loro coinvolgimento, una chiamata, e quindi il formarsi di un gruppo. Tali persone si qualificheranno come “discepoli”, e alcuni di loro come “apostoli”. Sono gli inizi di quella comunità che verrà chiamata “chiesa”. Gesù e Simon Pietro si sono già conosciuti. Gesù è entrato nella sua casa dove si è incontrato con la suocera malata (Lc.4,38-39). Allora l’avevano pregato per lei, ora è Lui a pregare Pietro di scostarsi da terra per consentirgli di insegnare alle folle dalla barca. Tutto parte sempre dall’iniziativa del Signore.
E ancora, e ancora di più, Gesù entra nella vita e nella vicenda di Pietro, invitandolo a prendere il largo e a gettare le reti. Qui ascoltiamo una dichiarazione molto importante. Simon Pietro aderisce alla richiesta di Gesù sottolineando l’infruttuosità di una notte faticosa e senza pesci. La fede parte dalla storia concreta delle persone con l’accoglienza di una parola che chiede pienezza di abbandono contro tutta l’esperienza che di quella storia si è fatta: “…sulla tua parola getterò le reti”. Ci troviamo dunque davanti ad un episodio specifico, che ci offre peraltro il paradigma di ogni evento di fede.
Il contrasto tra il nulla precedente e la sovrabbondanza della pesca fatta gettando le reti sulla parola di Gesù, provoca la bellissima reazione di Simon Pietro: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”(ver.8). Possiamo cogliere in questa reazione di Simone il dato profondo dell’evento della fede. In questo senso è di grande illuminazione l’ascoltare un testo come Isaia 6,1-8, dove in luoghi e circostanza del tutto diversi si compie lo stesso avvenimento. La nostra condizione di poveri peccatori non si manifesta per una evidenza razionale e per un confronto con una norma, ma per l’incontro con la luce del Signore che “rivela” la povertà della nostra condizione umana. E’ la “crisi” salutare che apre la strada della salvezza e della vita nuova.
E’ quello che Gesù annuncia a Pietro con una frase misteriosa – “d’ora in poi sarai pescatore di uomini”(ver.10) – ed è l’inizio di un nuovo volto della vita, che si lascia alle spalle tutto quello che era e che si aveva prima. Non vedo nell’abbandono di ogni cosa per seguire Gesù un imperativo e una necessità etica, ma semplicemente e meravigliosamente l’esigenza che tutto sia veramente nuovo, e per questo si affermano il desiderio e la necessità di una condizione che si fa povera per essere totalmente orientata nel cammino nuovo della vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 5,12-16
12Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie.16Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.
COMMENTO DI GIOVANNI
Rispetto alla precedente traduzione italiana il nostro testo preferisce rendere alla lettera il verbo “purificare”. E’ chiaro che per noi oggi la lebbra è una malattia tra le altre, e non ha alcuna nota di carattere “spirituale”, come era per le culture antiche e per la stessa Scrittura biblica. Tuttavia mi sembra che l’esperienza della malattia sia anche esperienza di una presenza di male, di una certa “esclusione” dal consesso umano, e talvolta anche di un certo collegamento con qualche responsabilità morale. Capita che il malato si senta quindi isolato e persino escluso…! Vedo come solo il Signore può liberare da tutto questo accogliendo il malato dentro al mistero della sua Passione. In questo senso, veramente ogni “malattia” viene sanata e può assumere il volto pasquale di un sacrificio d’amore.
Avvertiamo molto forte e molto potente anche la presenza del verbo “volere”: “..se vuoi, puoi purificarmi…Lo voglio, sii purificato”(vers.12-13). C’è una forte sottolineatura della persona di Gesù e della nostra relazione con Lui. Viene messo in evidenza non tanto il suo “potere”, che è dato per certo - “ se vuoi, puoi..” – quanto la sua volontà di salvarci! Gesù vuole salvarci. E siccome lo vuole, certamente lo fa! Si tratta di accorgersene e di agire di conseguenza. Possiamo chiederci quindi per quale ragione Gesù chieda la riservatezza. Chi ha in qualche modo fatto questa esperienza, sa come si tratti di un dato molto intimo e delicato, il che rende ben comprensibile la richiesta di “non dirlo a nessuno”. O meglio, chiedendogli di mostrarsi al sacerdote e di agire secondo le disposizioni della Legge contenute nel Libro del Levitico, in realtà Gesù non tiene segreto quello che è avvenuto, ma lo colloca nel cuore della storia della salvezza, come compimento della profezia della Prima Alleanza, e come celebrazione, in Gesù, del mistero pasquale della sua risurrezione.
Le folle che “venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie”(ver.15), non trovano in Lui un mago o un potente di questo mondo, ma un “uomo nuovo”, che tutto riceve dalla sua comunione con Dio Padre. E per questo ama ritirarsi “in luoghi deserti a pregare”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
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