http://lectioquotidiana.blogspot.it/
http://www.famigliedellavisitazione.it/wp/lectio-3/archivi-nt/vangelo-di-luca
Lc 5,17-26
17 Un giorno stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. 18 Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. 19 Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. 20 Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». 21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». 22 Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? 23 Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? 24 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». 25 Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. 26 Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
COMMENTO DI GIOVANNI
La volontà e la potenza di Gesù nella remissione dei peccati continua a dilatarsi in questo cap.5 nel quale abbiamo già incontrato Pietro e la sua barca, e il lebbroso. La prima nota importante del nostro testo è la parte che hanno gli uomini che portano su un letto l’uomo paralizzato. Il Signore “vede la loro fede”(ver.20). Non si dice della fede del paralitico. E’ come se avesse valore e potenza la fede di chi lo vuole portare davanti a Gesù.
Il secondo elemento di grande rilievo è la Parola di Gesù: “Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati”(ver.20). Sembra evidente che quell’uomo era stato portato davanti a Lui per ottenere la sua guarigione fisica. La Parola del Signore sembra voler connettere la malattia del corpo con la condizione morale dell’uomo, e quindi sanarlo nel cuore del suo problema. Si potrebbe pensare alla malattia fisica come ad un segno dell’infermità morale. Questo è molto importante, perché ci aiuta a comprendere quale sia la grazia principale da domandare nelle nostre infermità! Infatti la potenza della misericordia divina trasforma l’infermità fisica, la trascende e la ricrea come comunione alla passione di Gesù. Sono consapevole che questa è una mia deduzione, di per sé non affermata nel testo, ma la penso legittima, in quanto l’episodio avrebbe potuto fermarsi qui, senza arrivare al miracolo della guarigione fisica, che sopraggiunge come risposta all’obiezione dei farisei e dei maestri della legge, che ci sono stati segnalati già dal ver.17.
La grave accusa rivolta a Gesù, accusa di bestemmia perchè pretende di fare quello che solo Dio può fare, e cioè il perdono dei peccati, diventa occasione e fonte del suo annuncio che “il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati”(ver.24), potere che è appunto solo di Dio! Questo potere ora è esercitato dal “Figlio dell’Uomo”, cioè da Gesù, il Figlio di Dio. Nel testo parallelo di Matteo 9,1-8, le folle danno gloria a Dio che ha dato “un tale potere agli uomini”. Il potere del Figlio dell’Uomo è comunicato a tutti gli uomini!
La guarigione fisica sembra essere dunque collegata e relativa alla salvezza dell’intera persona. Come dicevo, la guarigione del paralitico diventa il “segno” della sua salvezza. Sia lui, che “andò a casa sua glorificando Dio, sia tutti gli altri (anche i farisei e i maestri della legge??), hanno colto la sostanza del miracolo che commentano dicendo “Oggi abbiamo visto cose prodigiose”(ver.26).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 5,27-32
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
COMMENTO DI GIOVANNI
La vicenda del pubblicano Levi si inserisce armoniosamente in questo cap.5, che si è aperto con la chiamata di Pietro il peccatore, e con l’incontro di Gesù con il lebbroso e con il paralitico portato dai barellieri. Siamo dentro al grande canto della misericordia divina e della sua potenza di creare per ogni situazione e condizione la vita nuova. Anche qui l’iniziativa è di Gesù: “…uscì e vide..e gli disse: Seguimi”(ver.27). Anche qui non condivido l’affermazione delle note delle nostre bibbie, che dicono che quel “lasciare tutto” è “condizione” per seguire il Signore. Io penso piuttosto che chi ha trovato la perla o il tesoro nel campo, è contento di vendere tutto per avere quello che ha finalmente trovato.
E’ molto simpatica anche la “contraddizione” tra l’aver Levi lasciato tutto e il “grande banchetto nella sua casa” di cui dice il ver.29. Mi piace pensare che Levi abbia buttato tutto nel fare della sua vita un grande banchetto di peccatori intorno a Gesù. Un banchetto che ovviamente suscita la mormorazione dei farisei e dei loro scribi. Siamo in certo modo nell’orizzonte della ”lontananza” che Pietro chiedeva tra lui e Gesù a motivo del suo essere un peccatore, mentre Gesù, al contrario, è salito sulla sua barca e lo chiama a farsi pescatore di uomini. Anche qui, Gesù dovrebbe tenere la distanza da quel banchetto di peccatori. Ed è interessante che l’obiezione sia rivolta “ai suoi discepoli” (cioè a noi!): “Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. E’ curiosa, e quasi divertente, l’interpretazione che una nota delle bibbie suggerisce dicendo che si tratta di peccatori “pentiti”. Il che però non è nel testo.
La risposta del Signore è duplice, ai vers.31-32. La prima riguarda noi peccatori. La seconda spiega il senso profondo della sua venuta e della sua presenza tra noi peccatori. E’ importante che pubblicani e peccatori vengano da lui “interpretati” come “malati”: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati”(ver.31). E’ proprio da questa interpretazione che si coglie come Egli tenda ad allontanare dal peccatore la categoria della “colpa”, cogliendo il peccato come una “malattia” che aggredisce e invade le persone. E Lui, che ha purificato il lebbroso e ha fatto camminare il paralitico, è lo stesso che è salito sulla barca del peccatore Pietro e ora è a tavola nella casa del pubblicano Levi: tutti abbiamo bisogno di Lui! E Lui per questo è venuto! La seconda affermazione di Gesù si risposta dalla condizione del malato a quella del peccatore, per dire: “Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano”(Ver.32). La conversione è “il fine” e non la condizione della sua chiamata rivolta a tutti noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Lc 5,33-39
Lc 5,33-39
33Allora
gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno
preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e
bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
36Diceva
loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo
per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al
vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E
nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo
spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
COMMENTO DI GIOVANNI
Come
volesse dedurne un “titolo” conclusivo per l’intero cap.5, oggi la
Parola ci propone due considerazioni di grandissimo rilievo, che sono
importanti in se stesse e che sono guide preziose per l’interpretazione
dei tempi e degli eventi. Anche – e soprattutto! – oggi!
Giovanni
e i suoi discepoli rappresentano il tempo lungo della preparazione e
della profezia di Israele. E, in Israele, in certo modo l’attesa di
tutta la creazione e di tutta la storia del mondo. I digiuni e le
preghiere dei discepoli di Giovanni esprimono l’attesa, e quindi anche
la povertà e la tensione verso il futuro. Verso qualcosa o qualcuno che
deve venire e avvenire. Tale è il significato e il valore di tutta
l’economia della Prima Alleanza. Pur nella loro diversità rispetto alle
pratiche farisaiche, preghiere e digiuni dei discepoli di Giovanni
appartengono alla passata economia. Ma qui gli interlocutori che pongono
la domanda colgono la diversità tra il comportamento dei discepoli di
Giovanni e dei farisei e il comportamento dei discepoli di Gesù, come
un’obiezione, e quindi una “critica” per un comportamento meno rigoroso e
impegnato.
Gesù
risponde dando un’interpretazione globale della situazione che si è
generata con la sua venuta e la sua presenza: è una festa nuziale! E’ la
festa per la presenza del Figlio di Dio, del Messia atteso da Israele, e
attraverso Israele, da tutte le genti. Gesù è lo Sposo che è venuto a
cercare la Sposa, cioè il Popolo di Dio, e ormai l’intera umanità. Tutto
quello che abbiamo ascoltato e celebrato dal primo versetto del Vangelo
fino a questo capitolo viene spiegato e illuminato con questa immagine
nuziale. Non si può digiunare! Gli “invitati alle nozze” sono, alla
lettera, i “figli delle nozze” (ancor più “alla lettera”, “i figli della
sala nuziale”). Quindi, quello che ormai li qualifica nel modo più alto
e più profondo: tutti nasciamo da questo incontro tra Dio e l’umanità
nella Persona di Gesù! Digiuneranno quando “lo sposo sarà loro
tolto”(ver.35). Ma io dico: per poco, perché in Lui la vita sarà più
forte della morte. E quindi sarà una festa per sempre.
Tutto
questo – e quindi tutto quello che stiamo ascoltando e celebrando nella
nostra vita e nella nostra preghiera – è un “nuovo”, è “il nuovo”!
Questo “nuovo” non ci sarebbe senza il lungo cammino che Dio stesso ha
compiuto nella storia di Israele. Adesso però è necessario e
irrinunciabile prendere atto e accogliere in pienezza il “nuovo” di
Gesù. I vers.36-39 sono presentati da Luca come una “parabola”. Vecchio e
nuovo sono inconciliabili, e la cosa vale sia per il vestito che per il
vino. Non si può, ricevuto il Vangelo, tornare alla Legge! Certo,
sappiamo, in noi stessi, che c’è una difficoltà che il solo Luca
esplicitamente cita, ed è il ver.39. Chi è abituato al sapore del vino
vecchio, lo trova più gradevole di quello del vino nuovo. Tutto il cap.5
ha voluto mostrarci e farci assaggiare la bontà del vino nuovo. Io
capisco che in infiniti modi ritorno sempre al vino vecchio. Ma oggi
desidero dirvi che il vino nuovo di Gesù mi ha incantato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nessun commento:
Posta un commento