Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 9 luglio 2012

[lectio quotidiana] Luca 4,1-13 <> Lc. 4,14-21 <> Lc. 4,22-30 <> Lc 4,31-37 <> Lc 4,38-39 <> Lc 4,40-44


 Lc 4,1-13
 4 1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2 per
quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6 e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10 sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
affinché essi ti custodiscano;
11 e anche:Essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.



 COMMENTO DI GIOVANNI

Avverto di grande rilievo che, a partire dalla elezione divina che lo proclama Figlio Amato, la memoria evangelica proponga subito il tema drammatico del Male. Non possiamo qui dilungarci su ciò! Accontentiamoci di ricordare che il Male è veramente un …”mistero”! Una realtà più grande dell’umano e di ogni sua potenzialità. La stessa “personificazione” nel “diavolo” non è una fantasia immaginifica, ma concorre a sottolineare la realtà di un “Nemico”, contro il quale l’uomo soccombe se non è soccorso da “Uno più forte”. Per la tradizione ebraico-cristiana, non semplicemente una “realtà” più forte, ma una Persona, la Persona stessa di Dio. Nel nostro brano Gesù si presenta e si rivela come “uomo di Dio”, umanamente esposto alla violenza e alla potenza del Male, e soccorso e salvato dalla potenza di Dio. La Parola che oggi riceviamo è dunque un’ “ikona”, un paradigma dello scontro tra il Male e la fragilità umana, visitata e salvata da Dio. Il diavolo affronta Gesù con quel “Se sei figlio di Dio…”. Gesù illumina il volto profondo di questa figliolanza, che è forte non per potenze e possessi mondani, ma per la comunione umile e totale con il Padre. Notiamo che al ver.13 ci viene detto che in queste “tre” tentazioni è contenuta “ogni tentazione”. Il Vangelo dunque le presenta come comprensive di ogni possibile incontro-scontro con il “Nemico” di Dio e dell’uomo. Il testo parallelo di Matteo 4,1-11, porta un ordine diverso delle tentazioni. Noi arrischiamo una interpretazione globale di esse. La prima tentazione sembra descrivere il rapporto che l’uomo ha con la creazione. Un rapporto che si presenta come ipotesi di una potenza infinita di dominio da parte dell’uomo sulla creazione stessa. Notiamo che il diavolo affronta la debolezza – la fame! -  dell’uomo con l’attribuzione “se tu sei Figlio di Dio”. Dunque, proprio perché sei Figlio di Dio, esprimi tutta la tua potenza verso il creato! Gesù risponde che tale potenza non può essere isolata da un’altra potenza, perchè l’uomo non vive di solo pane. Tale potenza viene evidenziata nel testo parallelo di Matteo come “Parola di Dio”. Dunque, il dominio sulla creazione deve essere illuminato e guidato dalla Parola di Dio. Altrimenti, la potenza diventa potere mondano di dominio e di possesso e quindi grande causa di violenza e di male. Possiamo forse considerare la seconda tentazione come il rapporto del Figlio di Dio, e quindi di tutti noi figli di Dio, con la storia, con le sue competizioni di potere, con le sue sfrenate seti di dominio. Luca assegna al diavolo un misterioso possesso di tali “regalità”, e quindi al legame strettissimo tra potere mondano e dominio del Male, adorazione del demone. Tutto questo sembra suggerire il potere assoluto delle grandi idolatrie del mondo, e quindi l’adorazione di Dio come la grande opposizione all’idolo. La terza tentazione sembra riguardare la relazione profonda tra il Figlio e il Padre. Questa comunione è fatta dalla pienezza dell’abbandono alla Persona e alla volontà del Padre. Al completo affidamento del Figlio al Padre. Un comunione che non cerca vie di potenza e di potere, ma che s’immerge sempre più  nella relazione d’amore. Infine, il misterioso appuntamento “al momento fissato”, per l’ultima e suprema “tentazione”: l’ora della morte, l’obbedienza al Padre nell’offerta della vita. Il volto nuovo della morte, riscattata e svelata come dono della vita. La morte come potenza ultima del Male, diventa, nella Pasqua di Gesù, suprema obbedienza al Padre come offerta della vita.
 Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

 Luca 4,14-21



14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. 16 Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19 a proclamare l’anno di grazia del Signore.
20 Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21 Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».



Commento Francesco
Oggi Gesù è nella sinagoga della città della sua infanzia, Nazaret e questo ci introduce bene anche alla domenica nella quale stiamo per entrare, pure dedicata alla stessa circostanza, nel racconto dell'evangelista Marco.
Siamo ancora nella grazia della vita nuova ricevuta nel battesimo: Gesù ieri poteva affrontare le tentazioni "pieno di Spirito Santo" (v.1), oggi egli ritorna in Galilea "con la potenza dello Spirito" ed in questa insegna nelle sinagoghe e nella sua città, Nazaret; così il dono della condizione di figli amati di Dio è sempre all'inizio di ogni opera ed esperienzadi Cristo e del cristiano.
La citazione del brano di Isaia 61, che Gesù "trova" e legge nella liturgia sinagogale del sabato, mette in particolare rilievo il rapporto tra il Messia e i poveri: si può vedere a questo proposito soprattutto il Salmo 71(72): il Messia è mandato per i poveri, per dare loro la buona notizia. Questo è ancora in continuità con quanto abbiamo sentito finora dal vangelo secondo Luca, prima di tutto dal Magnificat: "ha guardato alla povertà della sua serva... ha innalzato i poveri". A questi sono uniti i prigionieri e i ciechi e , infine, "gli oppressi", che il Messia è inviato a rimettere in libertà: non erano contemplati dalla citazione di Isaia 61, ma Luca li aggiunge, prendendoli da Isaia 58,6.
Il tutto dà l'idea di un Messia povero: ricordare le condizioni della sua nascita, la genealogia che lo lega ad un popolo di povera e semplice gente, le tentazioni, che lo assimilano alle condizioni di ogni uomo sulla terra; per questo egli può portare il lieto annuncio a dei poveri.
Gesù è venuto anche "a proclamare un anno di grazia del Signore" (v. 19): la grazia, cioè il dono di Dio, la sua misericordia per tutti, è il tratto che contraddistingue l'era nuova inaugurata da Gesù.
"Oggi si è compiuta questa Scrittura nei vostri orecchi (così, letteralmente!)": questo ci dice il miracolo che si rinnova ogni giorno all'ascolto della Parola. Il Signore ci parla sempre oggi, adesso, cogliendoci nella situazione che stiamo vivendo e nel luogo in cui ci troviamo in questo momento; così non ci abbandona mai e anche a noi, nelle svariate condizioni di povertà dona la buona notizia del suo vangelo.


 Lc 4,22-30

 22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

COMMENTO DI GIOVANNI

 Vi mando questi pensieri con una certa sospensione d’animo. Ricevetela come una delle diverse letture che si potrebbero dare di questo testo, e custodite nella preghiera e nel cuore quello che il Signore vi regalerà. Mi sembra molto forte l’affermazione del ver.22, dove si dice della meraviglia degli ebrei di Nazaret, per le “parole di grazia” che uscivano dalla bocca di Gesù. E’ innegabile che qui la percezione della gente è molto positiva! Non è dunque in discussione l’affermazione del ver.21: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. E’ piuttosto Gesù stesso a “provocare” l’animo dei suoi concittadini con “il proverbio del medico”, e con il messaggio che ne trae circa l’invito a fare a Nazaret quello che ha fatto a Cafarnao. Sarà questo a provocare la reazione negativa e violenta della gente, e quindi a confermare il suo giudizio. Tale giudizio Gesù lo esprime attraverso due citazioni della Scritture – 1Re 17 e 2Re 5 – che Egli stesso presenta e commenta come una destinazione della grazia di Dio verso condizioni e terre lontane dal Popolo di Dio. Da qui, forse, possiamo trarre una considerazione: il pericoloso istinto di chi è stato “eletto” in modi privilegiato è quello di trasformare la “grazia”, cioè il dono ricevuto dal Signore, in un possesso geloso. Con questo, il popolo eletto si espone a negare la sua missione universale! Quello che riceviamo come pura grazia di Dio lo dobbiamo considerare, custodire e comunicare come dono per tutti! I due episodi citati dal Signore enfatizzano questa “destinazione ai lontani”. La reazione violenta degli abitanti di Nazaret conferma l’analisi e il giudizio di Gesù. Questo è il grande rischio che accompagna la vita del Popolo di Dio, sia prima sia dopo la venuta nel mondo del Figlio di Dio. Siamo esposti a stravolgere il senso profondo della grazia facendocene possessori e giudici. Invece sembra che dovremmo essere lieti testimoni e grati spettatori dl un’opera che, tra l’altro, non noi, ma Dio stesso compie visitando i lontani e gli esclusi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.


 Lc 4,31-37

31Poi scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente.
32Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
33Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: 34«Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 35Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 36Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». 37E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

COMMENTO DI GIOVANNI

Le meraviglie operate a Cafarnao e rivendicate dai cittadini di Nazaret, le ritroviamo in realtà adesso! Oggi è  tutta la potenza della Parola che ci viene incontro. E’ una Parola che ha “autorità”(ver.32), confermata al ver.36 con il termine “potenza”. Le due parole sono vicine, e vogliono qualificare la Parola non solo come “rivelazione” e “comunicazione”, ma anche, e soprattutto, come potenza di compiere ciò che afferma! Questo deve essere tenuto presente anche prima dell’incontro di Gesù con l’uomo che “ha uno spirito di demonio impuro” (così, alla lettera  quello che viene reso in italiano con “era posseduto da un demonio impuro”). E’ cioè Parola che agisce come potenza liberatrice dal Male. Tale potenza, che ha una sua clamorosa visibilità nella liberazione di quell’uomo, di fatto viene quindi sperimentata da tutti quelli che lo ascoltano nella sinagoga.

E’ molto importante tenere presente l’ “interpretazione” che il Vangelo dà della condizione dell’uomo. Come si vede chiaramente, Gesù separa decisamente l’uomo dalla condizione che lo tiene prigioniero. Separa assolutamente la condizione negativa dell’uomo dal Male che lo tiene prigioniero e dal quale l’uomo deve essere liberato. Dobbiamo quindi considerare questo episodio apparentemente piccolo come decisivo nella strada del Vangelo che stiamo percorrendo! Gesù è venuto non per giudicare, ma per salvare l’uomo dal Male che lo domina! Per molti di voi questo è certamente un dato fondamentale, e del tutto acquisito. Io penso però che non dobbiamo mai stancarci di riportarlo alla nostra coscienza sia personale sia collettiva. Un vecchio come me ricorda con affetto straordinario il Beato Papa Giovanni che è venuto a ribadire con forza questo elemento fondamentale dell’esperienza cristiana! Se non stiamo molto attenti, noi continuiamo a identificare il peccatore con il suo peccato, con il suo male.

Il Male avverte tutta la potenza del Signore Gesù. L’espressione del ver.34, “Che vuoi da noi?”, non rende correttamente l’espressione che alla lettera dice “che cosa tra noi e te?”, e dunque la radicale opposizione, l’inimicizia assoluta, ma anche la potenza annientante della Parola e dell’opera di Gesù che è venuto per “rovinare” il Male, come il Male stesso sa perfettamente: “Sei venuto a rovinarci?”(ver.34). E’ di grande rilievo anche il “sapere” del Male: “Io so chi tu sei: il Santo di Dio!”(ver.34). Non voglio qui porre il problema, ma è necessario sapere che c’è una “conoscenza- scienza” che non è consona al mistero del Signore. Una “conoscenza” di Lui che non è il bene e non è per il bene. Mi chiedo talvolta se questo non ha qualche riferimento con l’albero della conoscenza del bene e del male di Genesi 3.

“Tutti furono presi da timore”(ver.36): è quel “timore di Dio”, che è consapevolezza di trovarsi davanti al Signore e a tutta la sua potenza di salvezza.

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.

 Lc 4,38-39

38Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

COMMENTO DI GIOVANNI

Il nostro cammino nella Parola evangelica ci vuole consegnare oggi la certezza che tutta l’opera di Gesù è sempre opera “pasquale”. E’ sempre un “risorgere” da schiavitù, o male, o malattia o morte, per una vita nuova. Nel nostro testo sembra che a Lui stesso si voglia far riferimento in questa direzione: dove al ver.38 si dice “uscito dalla sinagoga”, il testo greco usa il verbo tipico della risurrezione, che vuol dire anche genericamente “alzarsi”. Così, come Gesù “si alza” per uscire dalla sinagoga, la donna, al ver.39, “risorge”, “ si alza” e serve Gesù e i suoi compagni. Tutto è sempre una risurrezione per una vita nuova. In tal senso è forte l’affermazione secondo la quale Gesù “risorge” dalla sinagoga ed “entra nella casa di Simone”: è il passaggio dalla prima economia della preparazione e della profezia, al tempo nuovo della presenza del Figlio di Dio nella storia umana.

Il nuovo tempio di Dio è l’umanità stessa! Il verbo scelto da Luca per dire che “lo pregarono per lei”, è verbo proprio della preghiera! Il verbo usato per dire che la suocera di Simone “era in preda” a una grande febbre esprime una condizione prigioniera, dalla quale la donna deve essere liberata. Ma questo ci porta al testo precedente, dove l’uomo doveva essere liberato dal demone. A conferma di ciò, notiamo che il verbo reso in italiano con “comandò” alla febbre, è lo stesso che al ver.35 del testo precedente diceva che Gesù “ordinò severamente” al demonio impuro di andarsene da quell’uomo. Scusate questo mio “giocare” tra le parole, che vuol mostrare come l’azione “pasquale” del Signore abbia una sua profonda continuità pur nelle diverse situazioni e vicende.

E’ di grande spessore l’ultimo versetto del nostro brano dove, come dicevamo sopra, la donna “subito si alzò in piedi”, alla lettera “subito risorgendo”, li serviva. Il verbo “servire” esprimerà in termini sempre più forti quella “diaconia” che è ministero della carità e anche ministero liturgico. E qui, ma anche in Luca 8,3 e 10,40, viene attribuito a donne! Un’allusione al diaconato femminile? La suocera di Simone risorge dalla febbre che la teneva prigioniera ed entra nella vita nuova della sua diaconia al Signore e ai suoi discepoli.

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.


Lc 4,40-44

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. 43Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

COMMENTO DI GIOVANNI

Le precisazioni del tempo – “al calar del sole”(ver.40) e “sul far del giorno”(ver.42) – sembrano voler dire una partecipazione della creazione agli eventi della creazione nuova operata da Gesù: la sera come oscurità che Gesù illumina guarendo e liberando dal Male; il giorno nuovo come orizzonte della comunione piena, in Gesù, tra Dio e l’umanità con l’annuncio del Vangelo.

Rispetto ai testi paralleli di Matteo 8,16 e Marco 1,32, Luca precisa che Gesù cura l’infermità di ogni singola persona. Il grido dei demoni che al ver.34 diceva che Gesù è “il Santo di Dio”, qui, al ver.41, dice di Lui “Tu sei il Figlio di Dio”. Gesù impedisce queste grida, o perlomeno vi si oppone. Perché? Mi dò questa risposta: perché Gesù è il Figlio di Dio “e” il Figlio dell’Uomo. La tentazione demoniaca è quella di scollare in Gesù la sua umanità dalla sua divinità. L’uomo Gesù è Dio!

I vers.42-44 sembrano riprendere un tema che in altro modo era presente ai vers.22-27 di questo capitolo, circa la necessità che il Vangelo sia portato lontano, sino ai confini della terra, e questo non solo in senso geografico, ma come sua dilatazione verso ogni diversità, e quindi la sua non identificazione con una cultura, una lingua, una tradizione che volessero impadronirsi di Lui. E forse è riferita alla sua preghiera al Padre l’annotazione del suo recarsi “in un luogo deserto”. Ed è proprio la comunione con il Padre che spinge Gesù verso le “altre città”(ver.43) alle quali Egli è mandato.

Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.





Ci sono molti miracoli, ma sappiamo poco vederli

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