Santa Maria,

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martedì 10 febbraio 2015

La PAROLA di Papa Francesco nella Messa del mattino di Casa S . Marta 10/02/15


Per incontrare Dio bisogna rischiare e mettersi in cammino, perché un cristiano “quieto” non potrà “mai conoscere” il volto del Padre. È la riflessione che Papa Francesco ha sviluppato durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Francesco: Dio si cerca, i cristiani “seduti” non lo vedono



Per incontrare Dio bisogna rischiare e mettersi in cammino, perché un cristiano “quieto” non potrà “mai conoscere” il volto del Padre. È la riflessione che Papa Francesco ha sviluppato durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa S. Marta. 
Se un cristiano vuole conoscere la sua identità, non può starsene comodo in poltrona a sfogliare un libro perché al mondo “non c’è un catalogo” con dentro “l’immagine di Dio”. E nemmeno può disegnarsi un Dio di comodo obbedendo a regole che con Dio non hanno niente a che fare.
Gli inquieti vedranno Dio
La lettura della Genesi che parla della creazione dell’uomo “a immagine di Dio” suggerisce a Papa Francesco una meditazione sulla strada giusta e le molte sbagliate che si aprono davanti a un cristiano che voglia conoscere la sua origine. L’immagine di Dio, afferma Francesco, la trovo “certamente non sul computer, non nelle enciclopedie”. Per trovarla, e quindi capire “la mia identità, si può fare solo in un modo, “soltanto mettendosi in cammino”. Altrimenti, dice, “mai potremo conoscere il volto di Dio”:
“Chi non si mette in cammino, mai conoscerà l’immagine di Dio, mai troverà il volto di Dio. I cristiani seduti, i cristiani quieti non conosceranno il volto di Dio: non lo conoscono. Dicono: ‘Dio è così, così…’, ma non lo conoscono. I quieti. Per camminare è necessaria quella inquietudine che lo stesso Dio ha messo nel nostro cuore e che ti porta avanti a cercarlo”.
La “caricatura” di Dio
Certo, considera Francesco, “mettersi in cammino è lasciare che Dio o la vita ci metta alla prova, mettersi in cammino è rischiare”. E così hanno fatto, sfidando pericoli e sentendosi abbattere dalla fatica e dalla sfiducia, anche giganti come il profeta Elia, o Geremia, o Giobbe. Ma c’è anche un altro modo di stare fermi e dunque falsare la ricerca di Dio, che Francesco rileva nell’episodio del Vangelo in cui scribi e farisei rimproverano Gesù perché i suoi discepoli mangiano senza aver assolto alle abluzioni rituali:
“Nel Vangelo, Gesù incontra gente che ha paura di mettersi in cammino e che si "adatta con una caricatura di Dio. E’ una falsa carta d’identità. Questi non-inquieti hanno fatto tacere l’inquietudine del cuore, dipingono Dio con comandamenti e si dimenticano di Dio: ‘Voi, trascurando il comandamento di Dio, osservate la tradizione degli uomini’, e così si allontanano da Dio, non camminano verso Dio e quando hanno un’insicurezza, inventano o fanno un altro comandamento”.
La grazia di stare in cammino
Chi si comporta in questo modo, conclude Papa Francesco, compie un “cammino fra virgolette”, un “cammino che non cammina, un cammino quieto”:
“Oggi la liturgia ci fa riflettere su questi due testi: due carte d’identità. Quella che tutti noi abbiamo, perché il Signore ci ha fatto così, e quella che ci dice: ‘Mettiti in cammino e tu avrai conoscenza della tua identità, perché tu sei immagine di Dio, sei fatto a somiglianza di Dio. Mettiti in cammino e cerca Dio’. E l’altra: ‘No, stai tranquillo: compi tutti questi comandamenti e questo è Dio. Questo è il volto di Dio’. Che il Signore ci dia a tutti la grazia del coraggio di metterci sempre in cammino, per cercare il volto del Signore, quel volto che un giorno vedremo ma che qui, sulla Terra, dobbiamo cercare”.

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