Takamatsu, (Zenit.org) Don Antonello Iapicca
Per Israele convertirsi significa tornare: la "teshuvà" è, infatti, il ritorno a Dio. Questo significa conoscere il luogo dove oggi siamo concretamente e da cui uscire, e quello dove andare.Per questo la conversione è, essenzialmente,un cammino. Esso ha sempre inizio dalla verità....leggi tutto
Quel giorno a Nazaret... da KAIRO'S
In Italia, la Chiesa celebra questa domenica l’Immacolata Concezione: la liturgia ci propone il Vangelo in cui l’angelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà il Figlio dell’Altissimo, perché nulla è impossibile a Dio. Maria risponde:
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
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Oggi, festa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa ci presenta non solo un dogma da credere, ma l’opera che Dio ha fatto in Maria, anticipando in Lei la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte e facendola nascere senza la ferita del peccato originale. Il Vangelo, che è buona notizia per noi, ci apre davanti la speranza e la bellezza dell’opera che Dio vuole fare in noi e con noi. L’annuncio dell’angelo viene a strapparci dalla tragedia della schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo (cf Eb 2,14-15): “Rallegrati, piena di grazia il Signore è con te… concepirai un figlio e lo darai alla luce”, per la salvezza del mondo. L’annuncio oggi è rivolto anche a noi! “Come è possibile?”, chiede Maria…, “Come è possibile?”, chiederai tu, come posso salvare il mondo se non sono capace nemmeno di salvare me stesso dall’egoismo che mi costringe a vivere tutto per me stesso? L’angelo dice a Maria, ma anche a te oggi: Lo Spirito Santo lo farà, “ ti coprirà con la sua ombra”, farà di te la Madre di Cristo! E ogni cristiano è chiamato a diventare “madre di Cristo”! Maria risponde: “Ecco, sono la serva del Signore”: Dio non si impone a Maria: ha bisogno del suo “Sì”; del “Sì” della sua e della tua libertà di uomo, un “sì” senza riserve, un “sì” che si apre alla novità di Dio, che si lascia sorprendere da Dio, che non mette limiti all’opera di Dio. La parola chiave, davanti a questa proposta di Dio è una sola: “Non temere”. Fidati di Dio e vedrai compiuta anche tu la sua promessa.
don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma
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Di seguito i testi della Liturgia con i commenti
Antifona d'Ingresso Is 61,10
Esulto e gioisco nel Signore
l'anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli.
Esulto e gioisco nel Signore
l'anima mia si allieta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come una sposa adornata di gioielli.
Colletta
O Padre, che nell'Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 3,9-15.20
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.
Dal libro della Gènesi
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo,
perchè ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Seconda Lettura Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
Canto al Vangelo Cfr. Lc 1,28
Alleluia, alleluia.
Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te,
benedetta tu fra le donne.
Alleluia.
Vangelo Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
*
"Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E salverà il mondo"
Commento al Vangelo dell'8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria
Quel giorno a Nazaret non fu tutto per caso. La Vergine Maria era stata concepita senza peccato, Immacolata Concezione, perché tutto, ma proprio tutto di Lei fosse per il Signore. Da sempre, e da prima che il sempre fosse tempo. Non un secondo della sua vita separato dal Figlio che il suo seno avrebbe ospitato.
E lei, verosimilmente, non ne sapeva nulla. Era una ragazza, di lei conosciamo davvero poco, qualche apocrifo e qualche rivelazione patrimonio di alcuni santi. Ma Parola di Dio, nulla. Nulla prima di quel giorno durante il sesto mese della gravidanza di Elisabetta. Silenzio assoluto su Maria, sui suoi pensieri, desideri, ansie e speranze. Nulla.
Ad un tratto, sulle soglie d'una casa di Galilea, appare Gabriele a "una ragazza di nome Maria, promessa sposa di Giuseppe”. Un nome ed un abbozzo di futuro. All'improvviso, tra le ore d'una normalissima vita d'una normalissima ragazza di Galilea, irrompe Dio: "Tu sarai la madre del Figlio di Dio". La madre dell'atteso di tutto Israele, il Messia, il Salvatore.
“Come è possibile?”. Non è sposata Maria. V'è una promessa, un contratto certo, ma il matrimonio non é ancora concluso. E' impossibile. Ma non per Dio. Non per il suo Spirito.
Una storia senza inizio né fine si fa carne all'improvviso, senza preavvisi. Un appuntamento segnato sul taccuino di Dio, un segreto serbato nel cuore dell'Altissimo: data ed ora vergati in rosso, il giorno e l'ora di un annuncio. Una notizia e il mondo cambia e vira la storia. Dio si fa Uomo nel seno d'una donna.
Solo una Parola: "Sarai Madre. E il Figlio sarà Dio. E salverà il mondo".
Nessuna parola su quel che Maria dovrà fare, pensare, cambiare, attuare. Gabriele le annuncia quel che sarà, non quel che dovrà fare. L'incarnazione dell'annuncio incarnerà nuovi pensieri, una nuova vita, semplicemente. E Maria farà quello che sarà. Farà la Madre del suo Figlio, sino alla Croce, quando una spada le trapasserà il cuore.
E noi siamo il frutto sbocciato in quest'incontro, salvati da quell'appuntamento. La nostra vita è sgorgata dallo stesso seno. Noi tra Maria e Gesù, per Maria e Gesù. Lo stesso appuntamento, infatti, è fissato anche per noi. I nostri nomi sono, da sempre, sull'agenda di Dio. Le nostre vite sono percorse da un'attesa, anche se non ne siamo consapevoli, proprio come fu per Maria. Le nostre giornate, le settimane, i mesi, gli anni scorrono dentro una storia di gioie e di dolori. E, diversamente da Maria, di peccati.
Sì, noi non siamo immacolati. Pesano le conseguenze del peccato originale, e la carne grava le nostre esistenze d'un peso spesso insopportabile. Ma, all'improvviso e senza preavviso, ecco un annuncio. Ma come, nessuno ci ha avvisati, il mondo, la scuola, il lavoro, la cultura, nulla, silenzio assoluto. Crisi e denaro, sesso e piacere, gadget e vacanze, questo ci annuncia il mondo, per nasconderci la morte e il peccato.
E, come quel giorno a Nazaret, la Chiesa ci annuncia oggi l’impossibile capace di fare possibile l’amore nelle nostre vite senza amore autentico. Quest'oggi che porta dentro tutti i nostri oggi passati è l'inizio d'un domani nuovo. Come la Croce è il seno glorioso della Risurrezione, e la morte in Cristo non è altro che l'utero benedetto della Vita che non muore.
Cristo in noi ora, e cambia tutto. Il Vangelo ci svela l’amore nascosto nella nostra storia: tutto diviene armonico, ogni istante la nota giusta al momento giusto, nulla fuori posto, anche se fino ad un istante fa sembrava tutto in disordine.
Tutto di noi era per Lui, da sempre. E non lo sapevamo. Tutto nella vita parlava di Lui. E non avevamo occhi. Ma in un momento la sua Parola annunciata ci raggiunge come un raggio di sole, e i giorni sconnessi, le esperienze stonati, le relazioni confuse, tutto brilla di una luce nuova.
Nell'Immacolata concezione della Vergine Maria c'è anche la nostra storia. Impura eppure immacolata, i peccati già gravidi di misericordia. Nell’annuncio della Chiesa anche noi scopriamo di essere “pieni di Grazia” per accogliere l’amore di Dio. Siamo di Cristo, e questo è tutto. Pensieri, parole, azioni, tutto sgorgherà poi naturale, come accadde a Maria.
E' festa oggi. L'Immacolata Concezione ci svela il segreto d'un dogma arcano: come Lei e per Lei siamo di Gesù. Come per Maria, ogni cellula della nostra esistenza, ogni secondo è colmo di senso, orientato alla pienezza di Cristo in noi. Nulla è perduto. Nulla è annoiato. Tutto è santo, separato, eletto, sigillato per Lui.
Tutto in noi prepara il parto benedetto; quell'istante che s'affaccia sulle nostre giornate, un insulto, una malattia, un fallimento, la Croce e il sepolcro. Le nostre notti sono i gusci dove la luce di Cristo illumina le tenebre del mondo. La missione di Maria e della Chiesa è la nostra: essere madri di Cristo, immacolate perché perdonate e amate da Lui; madri pronte all’ascolto e alla fede, per accogliere Lui e annunciarlo e donarlo al mondo.
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Commento della Congregazione per il Clero
Oggi, lungo il cammino dell’Avvento, ci accompagna la presenza amorevole di Maria,la Madre del Signore. Il mistero che la fede della Chiesa ci invita a meditare nella Solennità odierna è quello della “Immacolata Concezione” di Maria. Da ciò discende, secondo verità, che il concepimento di Maria, in Anna e Gioacchino, suoi genitori, avvenne senza alcun segno del peccato originale, non ci fu traccia, cioè, in Maria della colpa dei progenitori. Questo singolare privilegio corrisponde al fatto che Dio, nel suo progetto di salvezza per l’umanità, volle preparare in Maria “una degna dimora per il suo Figlio unigenito”, che nell’umanità assunta nel grembo della Madre è in tutto simile a noi, fuorché nel peccato.
Oggi la chiesa guarda a Maria come alla “piena di grazia”, a colei che è colma dei doni di Dio, già fin dal suo concepimento. Il Popolo cristiano, volgendo lo sguardo a Maria, rimane rapito dalla sua bellezza e dalla sua santità, perché la contempla colma della santità di Dio. Questa santità, che è la stessa vita di Dio, all’origine era stata pensata come dono per la creazione intera, ma i nostri progenitori, Adamo ed Eva, tentati dal serpente menzognero, che è Satana, hanno ceduto e hanno causato la perdita di questo dono, per loro e per noi. Rimane però in noi una grande nostalgia della pienezza della vita di Dio, della sua santità, perché proprio per questa noi siamo stati pensati e creati da Dio.
Non tutto è perduto! Maria, la “piena di grazia”, Madre del Cristo, è anche la causa della nostra gioia, per quella “felice colpa che ci meritò una così grande redenzione”. In Maria si apre il cammino nel quale si svela il volto di Dio, si apre la visione stessa del volto di Dio. Nel grembo di Maria la Carne dell’Unigenito del Padre ci rende visibile il Volto di Dio. Incontrare il volto di Gesù, la sua umanità in tutto simile alla nostra, fuorché nella ribellione a Dio, che è il nostro peccato, ci apre alla gioia della sicura speranza che Dio ci ama, ci chiama, ci aspetta e desidera riempirci della sua santità per sempre.
Tre verbi potrebbero accompagnare oggi la nostra meditazione ed il nostro sguardo verso Maria:
- pensare a Maria: la sua vita semplice, come sposa di Giuseppe e come Madre di Gesù. Questo ci porta a considerare come la sua esistenza sia stata sempre sotto lo sguardo di Dio, in compagnia della sua famiglia, vivendo la vita quotidiana comune ad ogni nostra famiglia. Da tale vita, non sono escluse le fatiche e i dolori, le gioie e le speranze, le sofferenze e i lutti, il lavoro e le preoccupazioni… La famiglia di Nazareth vive e cammina nella fede, sotto lo sguardo provvidente di Dio;
- guardare a Maria: per scorgere il suo “segreto”, in quanto il suo camminare nella fede è sostenuto dallo Spirito Santo, che illumina e rivela i grandi doni di Dio in lei, fino ad essere chiamata dall’Arcangelo Gabriele a dare la sua libera disponibilità per divenire la Madre del Verbo incarnato. È chiara la vocazione di Maria, che mai è separata dalla vita del Figlio, ma sempre direttamente coinvolta con essa, fino alla Croce, alla risurrezione, al Cenacolo, ed alla gloria eterna;
- imparare da Maria, a rispondere a Dio con piena disponibilità ai suoi progetti, ad accogliere nella gioia l’Emmanuele, a prendersi cura di chi è nella necessità, come la cugina Elisabetta. Come Maria, siamo chiamati a crescere nella fede in cammino quotidiano di discepolato. Imparare da lei: donna capace di ascoltare la Parola di Dio e di viverla, mettendola in pratica nelle circostanze ordinarie della vita. Imparare da Maria, icona e Madre della Chiesa, a lasciarci abitare e sostenere dallo Spirito Santo, per vivere di fede, per aprirci alla speranza, per lasciarci incendiare dalla carità e permettere a Dio di trasformare il nostro sguardo ad immagine di quello di Maria, che sapeva leggere le circostanze quotidiane della vita con occhi contemplativi, che intravedevano presente in esse il mistero di Dio
di Maria Gloria Riva
Quando il popolo sconfisse i teologi...
di Maria Gloria Riva
Anno 1617: l'università di Granata (seguita da quelle spagnole e italiane) è la prima ad emettere il "votus sanguinis", il giuramento, cioè, di difendere l'Immacolata Concezione fino all'effusione del sangue.
Questo evento rappresenta forse, il culmine della lunga vicenda storica che accompagnò la proclamazione del dogma dell'Immacolata, da parte di Pio IX, l'8 dicembre del 1854. Una vicenda per certi aspetti affascinante perché vide "battersi" in un confronto serrato il "sensus fidei" del popolo e la riflessione prudente del Magistero. La tradizione ebbe la meglio anzi, fu essa a dare maggior garanzie di solidità a questo dogma tanto discusso da teologi e biblisti. Fra gli artisti, interpreti di questo movimento popolare, famosissimo fu il Murillo con oltre 25 tele dedicate all’Immacolata, ma accanto a lui anche Velasquez e il meno noto Zurbarán, in mostra in questi giorni a Ferrara.
Francisco Zurbarán, nato a Fuentes de Cantos, Estremadura, nel 1598, e morto nel 1664, fu artista, profondamente immedesimato nelle pratiche dell'ascetica e della mistica tanto da meritare il titolo di pittore dei frati. Una delle sue tele dell'Immacolata Concezione si trova oggi nel Museo Diocesano di Sigüenza (Siviglia).
Secondo le regole dettate dal Pacheco, la Vergine Immacolata doveva essere dipinta come una giovinetta di dodici, tredici anni, avere i capelli rossi sciolti sulle spalle, una tunica rosa con manto azzurro, la corona di dodici stelle sul capo e una falce di luna sotto i suoi piedi. Zurbarán così l'aveva dipinta attorno al 1630 in una tela conservata ora al Museo del Prado. La tela di Sigüenza presenta alcune varianti rispetto a questo canone e benché non rechi alcuna data, pare essere di quello stesso 1630 e commissionata all’artista dal capitolo della Cattedrale di Siviglia.
Nell'ampio cielo notturno la Vergine giovanissima e bianco vestita risplende sospesa a mezz'aria come una celeste apparizione. "Signore, la tua grazia è nel cielo" cantava l'antico salmista! (Sal. 36, 6) Quella grazia che è nel cielo, quella grazia che "vale più della vita" (Sal. 63, 4) è presente nella Vergine di Nazaret, salutata dall'Angelo come la "piena di grazia".
Il volto dipinto dal pittore di Fuentes nella tela di Sigüenza è quello di una bimbetta. Zurburàn più tardi, in un'altra sua Virgen niña, realizzerà il volto di Maria prendendo a modello quello della figlioletta Manuela che all'epoca aveva sette anni. Il successo di questo ritratto sarà tale da influenzare le successive opere sull'Immacolata, in particolare le versioni dello stesso Murillo.
Nella tela di Sigüenza i capelli rossi, prescritti da Pacheco, si sono fatti scuri e incorniciano un volto candido di incomparabile bellezza. Maria è la sposa del Cantico dei Cantici, nera ma bella, che si leva terribile come un vessillo spiegato, salda come torre d'avorio e leggiadra come una colomba. Fissando questa fanciulla orante, il cui sguardo pietoso accarezza il profilo della città che si stende sotto ai suoi piedi, l'osservatore si sente ricolmare di sentimenti di pace e soavità e l'animo è mosso a desiderare l'innocenza perduta.
Le virtù di Maria sono narrate dagli attributi abilmente confusi tra cielo e nubi. Maria è la Porta del cielo per ogni credente; è la stella mattutina alla quale guarda colui che si è smarrito nelle tenebre del proprio cuore; è lo specchio senza macchia dell'Amore di Dio; è la scala di Giacobbe che rende familiari uomini e angeli. Lei - del resto- degli angeli è Regina. Tra le nubi se ne scorgono a decine: l'attorniano, le gonfiano il manto di seta: sono i putti. Sono anch'essi il segno di quell'innocenza perduta che vive nel cuore dell'uomo come perenne nostalgia. Alcuni di questi putti - semi nascosti dal manto di Maria, scrutano l'orizzonte terreste.
Siviglia giace addormentata, vive nelle tenebre e non lo sa, la vita della sua gente è esposta alle procelle della storia, ma ignora quanto sia vicino il porto di salvezza. È una città precisa, ma che scolora sotto l'ispirazione dell'artista animato dalla fede: l'intero panorama è una parabola del potente patrocinio di Maria aperto ad ogni uomo, ad ogni città. È lei il porto della Salute è lei il Perpetuo soccorso ai naviganti della Storia. Avvolti nell'oscurità, si scorgono la fonte su un selciato a forma di croce, il pozzo, il cedro, il cipresso, la palma, la città murata, la torre: sono tutti simboli che descrivono le virtù di Maria, che la incastonano dentro la sapienza antica dell'unica Parola che salva.
L’opera era sicuramente una pala d’altare, poiché l’astro lunare, con la gobba rivolta verso l’alto e la luce che irraggia verso il basso, rappresentava l’ideale estensione della luce del Sacramento che proprio sotto questo dipinto il sacerdote celebrava. Tra le punte della luna, del resto, s’incunea placida una nave, è l’immagine della Chiesa che Cristo, continua a proteggere con la sua luce e per mezzo della potente intercessione di Maria, sua madre.
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