Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

giovedì 19 dicembre 2013

NOVENA DI NATALE >< QUARTO GIORNO

L’antenna ribelle




NOVENA DI NATALE
QUARTO GIORNO
Tema: Vedere.



C'era una volta, sui tetti rossi di un grande condominio, un'antenna della televisione che faceva con molta diligenza il suo dovere. Era un'antenna cen­tralizzata e doveva quindi trasmettere le immagini sui televisori di tutti gli alloggi. Erano anni che si trovava lassù e ormai cono­sceva tutti. Ogni giorno mandava nei televisori del condominio le immagini che catturava nell'aria, quel­le immagini che lei sola vedeva e sentiva. Era infatti circondata da un turbinio continuo di colori e suoni invisibili a tutti, ma non a lei. Li ordinava e li trasmetteva agli apparecchi televisivi. La sua giornata cominciava prestissimo. Il com­mendator Bepoli del secondo piano si svegliava alle sei e voleva vedere un telegiornale. Nico e Mario, i fratellini del terzo piano volevano i cartoni animati alle otto e li guardavano standosene beatamente a letto. Quanto li invidiava la buona antenna! Special­mente d'inverno, quando fischiava un vento gelido e i ghiaccioli l'appesantivano e doveva aggrapparsi con tutte le sue forze alle tegole per rimanere ben dritta e non rovinare le immagini. Poi venivano i telefilm e le telenovele che com­muovevano tanto anche lei. «Matrimonio proibito» per le sorelle Bellotti del terzo piano, «Perla Nera» per l'abbondante signora Sirano del piano terra e «Dolore, lacrime e sconquassi» per il ragioniere in pensione Russo, che guardava le telenovele, ma non voleva farlo sapere a nessuno. Poi Beautiful e Karaoke per Lilli, la figlia ven­tenne dei signori Dolcetti del quinto piano. E così via, per tutto il giorno e buona parte della notte: par­tite, film, documentari, videoclip, varietà, e perfi­no «tribune politiche» (le più pericolose, perché rischiava sempre di addormentarsi). 

La più bella trasmissione della vita 

Ogni volta che c'era un televisore acceso, l'an­tenna entrava in un appartamento e non si limitava a mandare le immagini richieste, ma approfittava de­gli occhi elettronici del televisore per dare una sbir­ciatina all'interno. Molti lasciavano il televisore ac­ceso mentre facevano altro e la nostra antenna im­parò a conoscere le persone del suo palazzo, anche oltre i gusti televisivi di ciascuno. Così si accorse che c'erano tante cose che non andavano. «E se non ci penso io», si disse «non troveranno mai un rimedio. Non se ne accorgono neppure, que­sto è il vero guaio!». Prese la sua decisione. Raccolse tutte le forze, si concentrò fino a cigolare come una banderuola arrugginita, e realizzò la più bella trasmissione del­la sua vita. Invece di prendere le immagini all'ester­no, cominciò a prenderle in un appartamento e a tra­smetterle in un altro. Con un suo progetto. 

La vecchietta del quarto piano 

Cominciò dalle sorelle Bellotti. Invece della telenovela preferita videro improvvisamente sullo schermo del loro televisore una vecchietta, che fis­sava una fotografia, con infinita tristezza. «Sarà una nuova telenovela», disse la sorella maggiore. «Ma quella è la vecchietta del quarto piano!», esclamò la minore. «E’ una diva della tv?». «Ma no, quella è proprio la sua casa. Guarda le finestre». Si misero a guardare con attenzione. La vecchiet­ta aveva gli occhi pieni di lacrime. Si asciugò gli oc­chi con un angolo del grembiule. Mangiò qualche cucchiaiata di minestrina, controvoglia, sempre guar­dando la fotografia appoggiata alla bottiglia dell'ac­qua. «Io non l'ho mai neanche salutata», disse la mag­giore delle sorelle Bellotti. «Deve essere tremendamente sola», fece eco la minore. «Perché non la invitiamo a prendere il caffè?», disse la maggiore. «E due biscotti», aggiunse la minore. «Andiamoci subito», disse la maggiore. Le due sorelle si alzarono e per la prima volta in tanti anni dimenticarono la loro telenovela. 

In quattro si litiga meglio 

Nico e Mario si stavano dedicando al loro sport preferito che consisteva nel litigare per tutto. Il te­levisore trasmetteva un documentario sugli animali, che improvvisamente si interruppe. «Guarda», disse Nico. «C'è una nuova pubbli­cità». Cominciò dalle sorelle Bellotti. Invece della te­lenovela preferita videro improvvisamente sullo sul teleschermo erano apparsi due ragazzini che giocavano nella loro stanza. «Ma... ma...», balbettò Mario. «Quelli sono i figli del portinaio!». «E quello è il gioco rotto che abbiamo buttato nella spazzatura ieri». «E quelli sono i miei giornalini vecchi». Nico e Mario rimasero in silenzio. «Giocano con quello che noi buttiamo via...», disse Nico.«Chiamiamoli a giocare con noi!», replicò Mario. «In quattro si litiga meglio che in due», conclu­se Nico. «Mamma, saremo in quattro a merenda», gri­darono insieme e uscirono. 

Un amico per il pranzo di Natale 

La graziosa Lilli si pettinava e sospirava per Fio­rello, il divo della tv che le faceva battere il cuore. Insieme a Ridge di Beautiful. Com'erano scintillan­ti loro, altro che quei brufolosi ragazzi del gruppo parrocchiale. Così noiosi. Meglio zitella che sposa­re uno di quelli. Ma ecco che la sua trasmissione preferita si in­terruppe e sui teleschermo apparve una stanzetta sem­plice ma ordinata. Con qualche cosa di familiare. Chino sul tavolo, un ragazzo con i capelli cespu­gliosi studiava su un grosso libro di giurisprudenza. Si intuiva chiaramente che cascava dal sonno, ma stringeva i pugni e leggeva e rileggeva. «Oh cielo!», fece Lilli. «Quello è il ragazzo del quinto piano, che fa il fattorino all'UPIM... Di gior­no... Mi saluta tutte le volte che lo incrocio sulle sca­le... e io non l'ho mai degnato di uno sguardo... Ma quanto sono stupida... Mamma», gridò all'improv­viso «posso invitare un amico per il pranzo di Na­tale?». In tutti gli appartamenti del condominio succe­deva la stessa cosa. Persone che vivevano nella stes­sa casa, che si incrociavano tante volte al giorno su scale, pianerottoli e ascensori, che magari vivevano nello stesso appartamento, improvvisamente «si ve­devano» per la prima volta. E in alto sul tetto, l'antenna spossata, ma felice, gongolava, preparandosi a fare di nuovo il suo do­vere e trasmettere la a puntata di «Sentieri». 

La riflessione 

C'è una malattia misteriosa che colpisce molte persone. Si chiama la «Sindrome dell'uomo invisi­bile». Ci sono delle persone che vivono con noi, man­giano con noi, stanno con noi magari tutto il gior­no, eppure «non le vediamo». Quante persone sof­frono proprio perché «non sono viste», sono come la tappezzeria dei muri o dei mobili, sono lì, ben vi­sibili, ma non ci interessano. L'antenna ribelle ci insegna a vedere l'«invisibi­le». Si vede bene solo con il cuore e con l'anima. Ma gli uomini che non sanno vedere neppure chi sta tutto il giorno sotto il loro naso, sapranno vede­re Dio nel Bambino di Betlemme? 

 Tratto da: Angelo Valente "La grotta e la stella. Novena di Natale con nove storielle per bambini ragazzi e... adulti alla ricerca di semplicità" - LDC

ARRIVARONO SOLO IN TRE

NOVENA DI NATALE   

 

TERZO GIORNO

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