L'ANNUNCIO
Una storia d'amore: Dio con il suo popolo, senza stancarsi, con rinnovata misericordia, con pazienza. In Cristo scorre questo sangue divino ed è una cosa sola con il sangue umanissimo dei suoi fratelli. Scorrere a ritroso il cammino del seme di Gesù è scoprire l'intensità e la profondità del suo amore. Da sempre con i suoi, di generazione in generazione, di momento in momento, sempre. Lo stesso termine usato da Matteo per definire la genealogia - ghénesis - lo incontriamo nel primo capitolo della Lettera di Giacomo: "(Chi non mette in pratica la parola) somiglia ad un uomo che osserva il proprio volto - alla lettera la forma del suo essere, in uno specchio -" (1 Gc. 1,23). Ecco, la storia del Popolo è tutta in questa Parola: chiamato a guardare Dio, ad abbandonarsi alla sua promessa colma d'amore fedele, ha costantemente disatteso l'ascolto e l'obbedienza e si è trovato a contemplare il proprio volto, la forma del suo essere corrotto, inconsistente, vuoto. E' il fallimento d'ogni presunzione religiosa, l'elezione dimenticata nell'orgoglio. Quante ore passate a contemplarci allo specchio, costretti a sbattere contro la nostra insipienza e stoltezza, e quel senso d'inappagamento, di non risolto, di effimero che sbiadisce ogni istante, ogni relazione, ogni gesto. E' il trionfo della carne assoggettata alla menzogna. Ma è proprio qui che Dio ha deciso di piantare la sua tenda. In questa fila di nomi, le nostre storie, l'intreccio di caratteri, peccati, complessi, disfatte e vane glorie, qui giunge l'amore appassionato di Dio, in questo prossimo Natale, in questo giorno che ci è consegnato. Qui dove siamo, come siamo: «Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Gesù è spaventosa. Pochi uomini hanno avuto forse tanti antenati criminali, e così criminali. Particolarmente così carnalmente criminali. È in parte ciò che dà al mistero dell’Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondità, un arretramento spaventoso. Tutto il suo impeto, tutto il suo carico di umanità. Di carnale. Quantomeno per una parte, e per una gran parte» (C. Peguy). C'è Abramo nella nostra storia, la promessa che ci ha dato vita; c'è Davide, l'elezione ed il peccato perdonato mille volte, la promessa con le sembianze della misericordia; c'è l'esilio, quello di ogni giorno scivolato senza amore. E ci sono quei volti che ci dicono la fedeltà di Dio: Isacco, l'impossibile che Dio ha tante volte realizzato nella nostra vita; Giacobbe, l'astuzia piegata dalla Croce di ogni giorno; Rut, la straniera e pagana bagnata dalla Grazia come i nostri pensieri e i criteri spesso mondani riacciuffati dalla misericordia infinita; Salomone, il trionfo della follia divina, le tante nostre opere morte, frutto di compromessi e peccati, rigenerate dal perdono che trasforma il male in bene; e i mille altri volti, sino a Giuseppe, sino a Maria, la Chiesa nostra Madre che ci ha adottati conoscendo il profondo del nostro cuore, e che ci ha allevato con tenerezza sino ad oggi. Attraverso Maria, la Chiesa, entriamo a far parte di una famiglia santa, dove non siamo "più stranieri né ospiti, ma siamo diventati concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ef. 2,18). Dio ha compiuto la sua promessa: nella mangiatoia di Betlemme appare l'amore capace di salvare ogni fratello di Gesù perduto nella storia. Tu ed io, i nostri figli, colleghi, amici, nemici; oggi, il culmine di una generazione d'amore, proprio qui, nella nostra terra, bagnata dal sangue dei nostri fratelli, tutti coloro dei quali non ci siamo presi cura e che, stretti nell'invidia, abbiamo assassinato nel nostro cuore. Oggi, nell'amore fatto carne, brilla tutta la nostra storia, ogni angolo è purificato, ogni luogo, ogni istante, ogni volto riverbera di una luce mai vista, lo splendore della misericordia che riscatta e santifica la carne votata al peccato e alla morte. Oggi Gesù è generato in noi dallo Spirito Santo, perché impariamo, da Abramo e Maria, l'inizio ed il compimento della nostra storia, ad ascoltare e a obbedire alla Buona Notizia.
17 Dicembre
Crocifisso del Tesoro del Duomo di Monreale
L’immagine è inchiodata all’albero di Jesse.
La pianta nasce dal fianco del re di Giuda
e i suoi rami presentano gli altri re progenitori di Gesù.
In cima la figura della Vergine.
Se questo uomo nuovo,
fatto «a somiglianza della carne del peccato»,
non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli,
che è consostanziale con il Padre,
non si fosse degnato di essere consostanziale
anche con la Madre e se egli,
che è il solo libero dal peccato,
non avesse unito a sé la nostra natura umana,
tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta
prigioniera sotto il giogo del diavolo.
Noi non avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui,
se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura.
San Leone Magno
Mt 1, 1-17
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Il commento
Una storia d'amore: Dio con il suo popolo, senza stancarsi, con rinnovata misericordia, con pazienza. In Cristo scorre questo sangue divino ed è una cosa sola con il sangue umanissimo dei suoi fratelli. Scorrere a ritroso il cammino del seme di Gesù è scoprire l'intensità e la profondità del suo amore. Da sempre con i suoi, di generazione in generazione, di momento in momento, sempre. Abramo, l'inizio incastonato in una promessa. Davide, la promessa che si svela come misericordia. L'esilio, la deportazione, la promessa che riverbera fedeltà sin dentro l'abisso del fallimento. E volti, persone, peccati, eroismi, la terra da cui è tratto il popolo, e lo Spirito Santo insufflato nei progenitori a condurre, misteriosamente, la storia.
Lo stesso termine usato da Matteo per definire la genealogia - ghénesis - lo incontriamo nel primo capitolo della Lettera di Giacomo: "(Chi non mette in pratica la parola) somiglia ad un uomo che osserva il proprio volto, alla lettera la forma del suo essere, in uno specchio" (1 Gc. 1,23). Ecco, la storia del Popolo è tutta in questa Parola. Chiamato a guardare Dio, ad abbandonarsi alla sua promessa colma d'amore fedele, ha costantemente disatteso l'ascolto e l'obbedienza e si è trovato a contemplare il proprio volto, la forma del suo essere corrotto, inconsistente, vuoto. E' il fallimento d'ogni presunzione religiosa, l'elezione dimenticata nell'orgoglio.
E non è questa la nostra medesima situazione? Quante ore passate a contemplarci allo specchio, costretti a sbattere contro la nostra insipienza e stoltezza, e quel senso d'inappagamento, di non risolto, di effimero che sbiadisce ogni istante, ogni relazione, ogni gesto. E' il trionfo della carne assoggettata alla menzogna. Ma è proprio qui che Dio ha deciso di piantare la sua tenda. In questa carne votata alla morte, la nostra carne sorta da una promessa e condannata al nulla. Qui giunge l'amore appassionato di Dio, in questo prossimo Natale, in questo giorno che ci è consegnato. Qui dove siamo, come siamo.
Dio è buono, Dio è misericordioso, Dio è innamorato di ciascuno di noi. Scriveva il poeta francese Charles Péguy: «Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Gesù è spaventosa. Pochi uomini hanno avuto forse tanti antenati criminali, e così criminali. Particolarmente così carnalmente criminali. È in parte ciò che dà al mistero dell’Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondità, un arretramento spaventoso. Tutto il suo impeto, tutto il suo carico di umanità. Di carnale. Quantomeno per una parte, e per una gran parte». C'è Abramo nella nostra storia, la promessa che ci ha dato vita; c'è Davide, l'elezione ed il peccato perdonato mille volte; c'è l'esilio, quello di ogni giorno scivolato senza amore. E ci sono quei volti che ci dicono la fedeltà di Dio: Isacco, l'impossibile che Dio ha tante volte realizzato nella nostra vita; Giacobbe, l'astuzia piegata dalla Croce di ogni giorno; Rut, la straniera e pagana bagnata dalla Grazia come i nostri pensieri e i criteri spesso mondani riacciuffati dalla misericordia infinita; Salomone, il trionfo della follia divina, le tante nostre opere morte, frutto di compromessi e peccati, rigenerate dal perdono che trasforma il male in bene; e i mille altri volti, sino a Giuseppe, sino a Maria, la Chiesa nostra Madre che ci ha adottati conoscendo il profondo del nostro cuore, e che ci ha allevato con tenerezza sino ad oggi.
Attraverso Maria, la Chiesa, entriamo a far parte di una famiglia santa, dove non siamo "più stranieri né ospiti, ma siamo diventati concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù" (Ef. 2,18-20). Siamo familiari dei santi, dei graziati. Familiari di Caino, redento nel compimento di una promessa che sconvolge ogni giustizia. Gli studi recenti infatti fanno risalire le origini familiari di Gesù sino a Caino, il primo assassino della storia, colui che darà carne al peccato dei suoi genitori. La superbia ereditata si traduce in gelosia e muove la mano all'omicidio. Eppure su questo peccato, il primo visibile ad occhio nudo, la materializzazione di quell'origine peccaminosa che ha sfregiato l'innocenza di Adamo ed Eva, sul cammino votato alla morte il Signore ha posto un segno, un Tau, immagine della Croce. Il "segno di Caino", l'amore di Dio infiltratosi sin dentro l'angoscia e la paura della morte, quella che aveva assediato e stroncato Caino. "Allora il Signore dopo il diluvio, da tutti i discendenti di Noè, operò con sapienza e con pazienza secondo le due irresistibili leggi della redenzione... Tra tutti i popoli della terra (Gen 10) scelse Sem e la sua posterità (Gen 10, 21-31). Dalla posterità di Sem scelse la famiglia di Tare, padre di Abramo (Gen 11, 27-32). Dai figli di Tare scelse Abramo (Gen 12, 1-3), e la sua discendenza, Isacco e Giacobbe. Dai dodici figli di Giacobbe scelse la tribù di Giuda (Gen 49, 8-12). Dalla tribù di Giuda scelse la semitribù dei Cainiti (o Qainiti, o Qeniti, o Qenizziti) con Kaleb, la cui terra sta nella ‘parte montagnosa’, con capitale Hebron e comprendeva la Betlemme di Kaleb (Gios 14, 6-15); Da questa semitribù (o dan) scelse la famiglia di Ishaj (lesse), e dagli otto figli di Ishaj scelse David (1Sam 16,1-12), sul quale pose il suo Spirito divino onnipotente e messianico (1 Sam 16, 13). Da David finalmente e irreversibilmente discese nella carne (Mt 1, 1; Rm 1, 3) attraverso la sola Maria Semprevergine, senza concorso di uomo (Mt 1, 16), il Figlio di Dio, Figlio di Abramo, Gesù Cristo, il Redentore" (Tommaso Federici, 24 giugno, 23 settembre, 25 dicembre: date storiche). Dio ha compiuto la sua promessa, il segno posto sulla fronte di Caino s'è fatto carne e carne crocifissa. A Betlemme, nel cuore della terra dei discendenti di Caino, nella mangiatoia di Betlemme appare l'amore capace di salvare ogni Caino della storia.
Sino ad oggi, il culmine di una generazione d'amore, proprio nella nostra terra, bagnata dal sangue dei nostri fratelli, tutti coloro dei quali non ci siamo presi cura e che, stretti nell'invidia, abbiamo assassinato nel nostro cuore. Oggi, nell'amore fatto carne brilla tutta la nostra storia, ogni angolo è purificato, ogni luogo, ogni istante, ogni volto riverbera di una luce mai vista, lo splendore della misericordia che riscatta e santifica la carne votata al peccato e alla morte.. Oggi, Gesù generato in noi dallo Spirito Santo, perchè impariamo, da Abramo e Maria, l'inizio ed il compimento della nostra storia, ad ascoltare la Parola, la Buona Notizia e ad obbedire per distogliere lo sguardo dalla nostra debolezza e fissarlo sul volto misericordioso di Colui che può darci vita, e vita eterna.
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