Santa Maria,

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venerdì 27 giugno 2014

Domani comincia il Ramadan


Omelie islamiche

Domani comincia il 

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 il mese sacro di preghiera,
 digiuno, carità e perdono


I musulmani commemorano il momento in cui Allah rivela a Maometto i primi versetti del Corano. E' soprattutto un periodo per compiere buone azioni evitando tutto ciò che dispiace ad Allah. Ogni persona che ha superato l'età della pubertà ed è mentalmente e fisicamente sana è obbligata a digiunare. Ma nel mondo consumistico di oggi il mese del digiuno e il suo approssimarsi sono accompagnati dalla accumulazione di scorte. 

Beirut (AsiaNews) - Al tramonti di domani, all'apparire della prima falce della Luna nuova, o rukyah, per gran parte del mondo musulmano inizierà il Ramadan, il mese sacro nel quale si digiuna, si prega, si compiono opere di carità, si perdona. Il giorno di inizio non è lo stesso in tutto il mondo, proprio in quanto è legato a quando si vede la Luna crescente del primo giorno del nono mese del calendario islamico. Terminerà con la Luna nuova del 27 luglio. Il mese sacro di quest'anno sarà anche il più duro da 30 anni, con un periodo medio di astinenza da cibo e acqua di quasi 16 ore.
Con il Ramadan i musulmani commemorano il momento in cui Allah rivela a Maometto i primi versetti del Corano, inviando sulla terra l'arcangelo Gabriele. Ogni persona che ha superato l'età della pubertà ed è mentalmente e fisicamente sana è obbligata a digiunare. Però chi cucina può assaggiare i cibi per sentire se sono salati o speziati al punto giusto.
La tradizione vuole che il digiuno quotidiano cominci nel momento in cui si riesce a distinguere un filo bianco da un filo nero. Nei villaggi e nelle città esso è annunciato dal muezzin che chiama tutti alla preghiera dell' Al Fajr (preghiera del mattino). Il digiuno termina al tramonto con l'Al - Magrib (preghiera del tramonto) che da' il via all'iftar la cena da condividere insieme a tutta la famiglia. Di fatto la vita delle persone cambia: di giorno vie e negozi, oltre ai ristoranti, sono quasi vuoti, ma al tramonto si riempiono.
Ma nel mondo consumistico di oggi il mese del digiuno e il suo approssimarsi sono accompagnati dalla accumulazione di scorte. Sul Kuwait Times uno studioso islamico lamenta che il mese di digiuno, carità e solidarietà con i poveri "purtroppo è diventato un pretesto per un consumo eccessivo". "Quasi tutti i supermercati e le cooperative hanno lanciato promozioni per  il Ramadan" ed "è uno spettacolo comune vedere acquirenti spingere carrelli che gemono sotto il peso di prodotti alimentari che non potranno mai essere consumati".
A confermare le sue parole, in Arabia Saudita una catena di supermercati, la Lulu Hypermarkets, ha lanciato una mega-promozione che ha in palio anche cinque automobili, oltre a televisori, tablet e telefoni cellulari. E nei giorni scorsi è apparsa la notizia che I residenti di Jeddah stanno facendo scorta di datteri, in previsione degli aumenti di prezzi che accompagnano il mese sacro.
Ma per la grande maggioranza dei musulmani, il digiuno è uno degli aspetti cruciali del Ramadan ed è uno dei cinque pilastri (doveri) dell'islam. La sua istituzione risale al secondo anno dall'"egira" (622 d.C.). Il periodo corrisponde alla fuga di Maometto dalla Mecca all'oasi di Yathrib poi rinominata Medina (Madinat al Nabi, città del profeta), per sfuggire dall'ostilità delle tribù che vedevano nel leader e nei suoi seguaci un minaccia per i loro interessi. Egli istituì il digiuno per far crescere i propri adepti nello spirito e nella morale, ricordando in questo modo coloro che non hanno nulla da mangiare. Per questa ragione durante il Ramadan, oltre al digiuno e alla preghiera la gente compie atti di carità verso i poveri e i malati.
Sono esentati dal digiunare: le persone con problemi psicologici, i bambini sotto l'età della pubertà, gli anziani, i malati, i viaggiatori e le donne incinte, che allattano, o appena entrate nel ciclo mestruale. Come esercizio, molti genitori fanno osservare ai bambini un digiuno veloce (mezza giornata).
Nella logica del perdono si pone invece l'iniziativa degli Emirati di liberare 147 carcerati, imprigionati per vari reati.
Ma il mese sacro è soprattutto un periodo per compiere buone azioni evitando tutto ciò che dispiace ad Allah. E' il momento per purificare l'anima e chiedere perdono a coloro che si sono offesi. In questi giorni, infatti le porte dello Jannah (il Paradiso) sono aperte e quelle dello Jahannum (il fuoco infernale) sono chiuse. E' anche momento per ringraziare Allah per tutte le benedizioni che ci ha dato e per fare la carità a coloro che non sono così fortunati.
Anche per questo, durante questo mese, sono molti i musulmani che si recano a la Mecca per la Umrah, il pellegrinaggio. Quest'anno, nella Grance moschea della Mecca sono al termine i lavori per l'ampliamento della  "mataf" l'area intorno alla "Casa di Dio" che potrà accogliere 130mila pellegrini l'ora, invece dei 50mila attuali. Ed è stato quasi completato un sistema per il quale alla Grande Moschea della Mecca  ogni utente di smartphone può scaricare il Corano in 72 diverse lingue.
Il Ramadan, infine, ha anche effetto sui social media. Uno studio ha mostrato come durante questo mese l'uso di Facebook e Twitter aumenti di un terzo. Molti dei messaggi hanno contenuto spirituale.

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Ospiti musulmani che prendono la parola al posto dell'omelia

Gesù è solo un profeta o in Lui si sono adempiute tutte le profezie?
Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un lettore negli USA.

Nella messa celebrata la scorsa domenica di Pentecoste, al posto dell'omelia due esponenti della moschea locale sono stati invitati ad “unirsi a noi nella preghiera, alla luce dell'esempio dato dal nostro Santo Padre”. Il primo leader musulmano ha condiviso le sue idee su Dio, su come siamo tutti alla ricerca della pace e come essa possa essere trovata solo in Dio. Ha spiegato che i seguaci dell’Islam credono nello stesso Dio dei cristiani e che anche i musulmani credono che “Gesù era un profeta, come il grande Maometto". Il secondo esponente musulmano ha proseguito leggendo alcuni brani del Corano in inglese e poi ha cantato questi stessi brani in arabo. Ha letto anche alcuni versetti su Maria. Alla fine della loro "preghiere per la pace", la donna che li ha introdotti ha affermato testualmente che “i nostri fratelli musulmani stavano per lasciare la Liturgia della Parola, mentre ci prepariamo a recitare il Credo, il quale ci isola ulteriormente da loro". Non mi turba che musulmani vengano invitati come osservatori alla nostra Messa, ma mi chiedo: non è un grave errore permettere a loro di parlare al posto dell’omelia, leggere il Corano e affermare varie volte che anche loro "credono che Gesù era un grande profeta"? Personalmente mi sono sentito imprigionato in casa propria e mi sono vergognato di non aver avuto il coraggio dei primi martiri di testimoniare: “Gesù non era SOLO un profeta, ma il Figlio di DIO". Inoltre sono rimasto sbigottito quando ho sentito definire il nostro Credo un elemento di “isolamento”. Per me è la verità della quale non dobbiamo vergognarci, neppure quando abbiamo visitatori di un'altra fede. Esagero? -- H.C., Orlando, Florida (USA)

Ecco la risposta formulata da padre McNamara:
Papa Francesco ha fatto tantissimo per promuovere la reciproca comprensione e accettazione tra persone di fedi diverse. Allo stesso tempo, il Pontefice, come i suoi predecessori, ha fatto di tutto per evitare ogni sincretismo religioso e personalmente io non mi ricordo casi in cui preghiere non cristiane siano state introdotte in un atto liturgico cristiano, tanto meno in una Messa.
Pertanto, prima di tutto penso che voler richiamarsi all’esempio di papa Francesco per questo atto sia semplicemente fuori luogo.
In secondo luogo, non penso che i leader musulmani coinvolti in questo episodio abbiano mai pensato di invitare un ministro cristiano alla preghiera del venerdì per dire ai fratelli di fede musulmana che i cristiani credono che Gesù sia il Figlio di Dio e la rivelazione definitiva di Dio all'umanità. Dico questo non per criticare i musulmani per la mancanza di reciprocità, ma voglio semplicemente segnalare che questo sarebbe perfettamente coerente da un punto di vista musulmano, poiché consentire ad un cristiano di affermare questo, sarebbe come negare il principio centrale dell'Islam stesso.
Credo che dovrebbe essere altrettanto ovvio per un ministro cattolico che non possa esserci posto per una spiegazione di una religione non cristiana nel contesto di una celebrazione cristiana.
Ci sono certamente momenti e luoghi in cui si può spiegare una religione non cristiana con reciproco beneficio ma mai all’interno di un atto liturgico cristiano. Ogni liturgia cristiana è infatti una proclamazione di fede e spiegare al suo interno un'altra religione significa negare il motivo stesso per cui si partecipa all’atto di culto. In questo senso noi non siamo "isolati" dai musulmani soltanto dal Credo, ma già dal momento in cui facciamo il segno della croce e proclamiamo la Trinità all'inizio stesso della Messa.
Per dirla chiaramente, anche se può e deve esserci il rispetto reciproco e la pace tra di loro, dal punto di vista delle credenze religiose, l'islam e il cristianesimo sono religioni incompatibili. Ci sono infatti alcuni valori condivisi ed elementi comuni di pratica religiosa, ma allo stesso tempo entrambe le religioni proclamano concetti dottrinali assoluti che si escludono a vicenda. Cioè possiamo essere d'accordo nell’essere in disaccordo in modo amichevole, ma dobbiamo accettare che non ci può essere un terreno comune per quanto riguarda i contenuti dottrinali centrali. Solo allora si potrà avere un dialogo fecondo.
In questo senso possiamo ora affrontare le affermazioni fatte dai leader musulmani durante la Messa. Nella misura in cui entrambe le fedi credono che ci sia un solo Dio, allora è certo che adoriamo lo stesso Dio. Da un punto di vista più speculativo, tuttavia, alcuni studiosi sostengono che i concetti sottostanti riguarda la natura e gli attributi della divinità non sono sempre compatibili in entrambe le religioni.
Allo stesso modo, l'affermazione che i musulmani considerano Gesù un grande profeta come Maometto è sostanzialmente priva di significato per i cristiani.
Per capire, faccio un altro esempio. Un cristiano potrebbe dire ad un ebreo che i cristiani considerano Isaia un grande profeta, il che sarebbe una dichiarazione veritiera. Tuttavia, questo non significa che un ebreo possa accettare l’esegesi cristiana secondo la quale alcuni testi di Isaia profetizzano la vita e la morte di Gesù. Se lo facesse, negherebbe la propria fede ebraica.
Per i cristiani, Cristo è il Figlio di Dio e la rivelazione definitiva di Dio all'umanità. Un cristiano non può accettare che Maometto sia un profeta in senso cristiano, dal momento che tutte le profezie si sono adempiute in Cristo. Né può il cristianesimo dare alcun credito al Corano come Rivelazione divina, perché non ci può essere Rivelazione pubblica dopo gli apostoli. Affermare diversamente equivale negare la dottrina centrale della nostra fede.
Infine, anche se può sembrare un argomento legalistico, l'omelia non può essere omessa nelle domeniche e nelle feste di precetto. Inoltre, solo un ministro ordinato può tenere l’omelia, la quale deve incentrarsi strettamente sul mistero salvifico della fede.
Infatti, l'istruzione Redemptionis Sacramentum, emessa il 25 marzo 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dice nei n° 64-67:
“[64.] L’omelia, che si tiene nel corso della celebrazione della santa Messa ed è parte della stessa Liturgia, «di solito è tenuta dallo stesso Sacerdote celebrante o da lui affidata a un Sacerdote concelebrante, o talvolta, secondo l’opportunità, anche al Diacono, mai però a un laico. In casi particolari e per un giusto motivo l’omelia può essere tenuta anche da un Vescovo o da un Presbitero che partecipa alla celebrazione anche se non può concelebrare».
“[65.] Va ricordato che, in base a quanto prescritto dal canone 767, § 1, si ritiene abrogata ogni precedente norma che abbia consentito a fedeli non ordinati di tenere l’omelia durante la celebrazione eucaristica. Tale prassi è, di fatto, riprovata e non può, pertanto, essere accordata in virtù di alcuna consuetudine.
“[66.] Il divieto di ammissione dei laici alla predicazione durante la celebrazione della Messa vale anche per i seminaristi, per gli studenti di discipline teologiche, per quanti abbiano ricevuto l’incarico di «assistenti pastorali», e per qualsiasi altro genere, gruppo, comunità o associazione di laici.
“[67.] Soprattutto, si deve prestare piena attenzione affinché l’omelia si incentri strettamente sul mistero della salvezza, esponendo nel corso dell’anno liturgico sulla base delle letture bibliche e dei testi liturgici i misteri della fede e le regole della vita cristiana e offrendo un commento ai testi dell’Ordinario o del Proprio della Messa o di qualche altro rito della Chiesa. Va da sé che tutte le interpretazioni della sacra Scrittura debbano essere ricondotte a Cristo come supremo cardine dell’economia della salvezza, ma ciò avvenga tenendo anche conto dello specifico contesto della celebrazione liturgica. Nel tenere l’omelia si abbia cura di irradiare la luce di Cristo sugli eventi della vita. Ciò però avvenga in modo da non svuotare il senso autentico e genuino della parola di Dio, trattando, per esempio, solo di politica o di argomenti profani o attingendo come da fonte a nozioni provenienti da movimenti pseudo-religiosi diffusi nella nostra epoca.”
 [Traduzione dall'inglese a cura di Paul De Maeyer]

Ramadan nel mondo: Egitto


Un proverbio egiziano dice: 'Se non avete visto il Ramadan celebrato in Egitto, allora non avete visto le celebrazioni!’  e questo per sottolineare quanto siano speciali le tradizioni che accompagnano il mese sacro in questo paese.Pochi giorni prima l'inizio del Ramadan, e fino alla fine del mese, le strade si riempiono di persone indaffarate per i preparativi. Dolci, biscotti e torte, come konafah, basbousah, e katayef si preparano ovunque. Il qamar eldin (succo di albicocca) lo si trova su ogni tavola assieme al medamis (fave), allo zabadi (yogurt) e ai deliziosi e colorati vasetti di torshi baladi (sottaceti fatti in casa). In alcune parti del paese, soprattutto nelle grandi città come Il Cairo, la solidarietà sociale è espressa sotto forma di "banchetti di carità". Ricchi uomini d'affari pagano il loro zakat (elemosina annuale) acquistando cibo per i poveri che non possono permettersi i mezzi per rompere il digiuno. Quasi in ogni angolo di strada si trovano tavoli e sedie, dove viene distribuito il cibo gratuito per chi è nel bisogno. Prima dell'alba, per tutto il mese, il Musaharti (Al-Mesarahaty) inizia il suo lavoro. Il Musaharati è colui che sveglia la gente per avvertirla che è l’ora del Sahour (pasto pre-alba). Camminando per le strade batte su un piccolo tamburo, a volte cantando e gridando. In alcuni piccoli villaggi egli può anche stare di fronte a ogni casa e chiamare ogni abitante con il loro nome, per svegliarli. Una delle sue canzoni tradizionali è "Suhur, suhur / Es ha ya Nayem / Wahed el Dayem / Ramadan Kareem / Es ha ya Nayem, wahed el Razzaq", "Svegliatevi voi che dormite, pregate per l'eternità, felice Ramadan , Dio è Colui che vi manda il vostro sostentamento ". Il Mesarahaty non prende alcun compenso per questo lavoro notturno, ma è consuetudine alla fine del Ramadan dare del denaro o un regalo per i suoi sforzi. Lo sparo di un cannone , noto anche come 'Haja Fatemah', segna l'alba e il tramonto e segnala quindi il tempo per iniziare e terminare il digiuno. Si racconta che, quando il sultano mamelucco Al-Zaher Seif Al-Din Zenki Khashqodom ricevette in regalo un cannone da un conoscente tedesco, i suoi soldati lo testarono sparando un colpo al tramonto. Essendo nel mese di Ramadan  lo sparo coincise con il momento della rottura del digiuno e gli abitanti del Cairo pensarono che il Sultano li stesse avvertendo per l’ iftar. I dignitari di corte, rendendosi conto che una tale usanza avrebbe potuto aumentare la popolarità del Sultano, gli suggerirono  di continuare la pratica.Si racconta anche che fu la moglie del sultano, Haja Fatemah, a ricevere i tedeschi venuti a consegnare il dono,  dato che il Sultano non era in casa, ed è  per questo che il cannone porta il suo nome.Per tutto il mese, ogni moschea, edificio, strada e vicolo si illuminano decorati con le fanous (lanterne). Dopo 30 giorni di digiuno, i musulmani egiziani festeggiano l’ Eid al-Fitr in grande stile. E’ ancora un colpo di cannone sparato al crepuscolo a dare il via a tre giorni di festa in cui le persone indossano vestiti nuovi, visitano parenti e amici e si preparano grandi feste. Gite sul fiume Nilo con le feluca(barche a vela)  sono una caratteristica speciale di queste celebrazioni nei pressi del Cairo.

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