Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

martedì 10 giugno 2014

se il sale perdesse il sapore....

Martedì della X settimana del Tempo Ordinario

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, nè si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perchè faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perchè vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. 
 (Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16)
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Siamo fatti per essere visti, guardati. Sembra strano ma è così. Se il Signore chiama, si diventa spettacolo per il mondo e per gli angeli. Sì, la nostra vita è come dentro la scena di un “grande fratello”, e tutti, ma proprio tutti, sono lì a guardare. Come duemila anni, il mondo, questo sperduto mondo del Terzo Millennio cerca martiri. Ha fame di testimoni, sono la sua unica speranza. Per questo il loro sangue scorre ininterrottamente da due millenni. La Chiesa “è” solo se “è martire”, testimone e annunciatrice dell’amore di Dio, dell’infinita sua misericordia. La nostra vita non può essere altro che un martirio, ogni ora, ogni istante. Neanche un mal di denti, un sorriso, un’arrabbiatura può restare nascosta. Tutto in onda. Tutto in diretta. Non stop. Sino al giorno in cui il Padre non staccherà la spina per farci suoi in eterno. Ma che bella la nostra vita, è meraviglioso perderla per amore, perché il mondo creda. Ogni istante è prezioso, un fotogramma dell’amore di Dio donato al mondo intero. Tutto è santo, tutto di noi è suo, perché lui divenga tutto per tutti. Per questo il Signore oggi ci mette in guardia dall'unico vero pericolo che corriamo: quello di perdere il sapore. Il solo fatto di essere al mondo è un segno. Non dobbiamo preoccuparci di fare chissà quali cose. E così anche i missionari, non si tratta di cose straordinarie. E' una questione di sale, di essere sale che sala. Il sale è la capacità di soffrire, il segno dell'Alleanza. Il sale mostra una fede adulta, che non fugge davanti alla croce, che ha pazienza nelle sofferenze, che ne intuisce il senso, che vede, trasfigurata nella morte, la risurrezione e la vita. Essere sale e luce non è allora altro che essere crocifissi con Cristo, laddove siamo. L'alternativa è lo scandalo dei piccoli, diventare inciampo a chi ancora non crede, ai deboli, a chi muove i primi passi sul cammino della fede. Le parole di Gesù sono una sintesi di ecclesiologia, di morale, di liturgia, di storia. E, prima di tutto, una sintesi di cristologia: ci indicano infatti la luce e il sale del mondo, Lui, Cristo. E' Lui che si è sciolto nella morte di ogni uomo, anche nella nostra, che ne è divenuto partecipe, senza ribellarsi, per fare di ogni acqua ribollente di morte, il seno benedetto dove è gestata la vita. E' Lui che, innalzato sul Golgota, ha attirato ogni uomo nella sua luce di misericordia. E' a Lui che dobbiamo guardare allora, ogni istante. E' a Lui che dobbiamo stringerci, sino a lasciarci trasformare nel sale che Lui è stato. Sino a che sia Lui a vivere in noi. La storia di ogni giorno provvede a limare, potare, tagliare quanto in noi sia di ostacolo a Lui. Per questo, proprio nelle debolezze, nelle difficoltà, nei fallimenti si adempie in noi la missione per la quale siamo nati. Proprio quando siamo nulla esplode in noi la potenza di Dio. Non disprezziamo allora nulla delle nostre sofferenze, delle angoscie, dei fallimenti. E' in quei momenti che siamo sale, e luce e lievito. Lo siamo perchè siamo quello che siamo. Nessun moralismo, nessun impegno, nessuno sforzo, solo un'instancabile abbandono all'amore di Dio. Camminando nella Chiesa per crescere e nutrire la fede. E che sia Lui ad operare in noi e accendere, tra le nostre ferite, la luce per il mondo. E' questa la nostra vita, come la vita della Chiesa. Ogni istante, anche il più nascosto, è così un'opera buona, bella di Dio in noi, perchè gli uomini, guardandoci, possano rendere gloria a Dio; perchè le bestemmie contro il Nome di Dio pronunciate da tutti di fronte alla morte, siano trasformate in benedizione. Forse la maggior parte delle persone che ci guarderanno resteranno con un abbozzo di speranza nel cuore, un seme di Grazia che darà frutto a suo tempo. Non entreranno nella Chiesa, continueranno quasi come prima. Quasi. Quell'incontro con Cristo incarnato nella Chiesa, in una comunità adulta i cui membri si amano di un amore celeste ma visibile, cambia la vita, ad un livello molto profondo. Anche se apparentemente non cambia nulla. L'incontro con un malato in una corsia di ospedale, sereno, anche con un cancro terminale; l'incontro con una mamma che, senza dir parola, fa la spesa con tre, quattro, sette bambini; l'incontro con un collega che fa sempre il lavoro che nessuno vuol fare; l'incontro con un volto radioso, splendente dell'amore di Dio, rompe, misteriosamente, la barriera posta a difesa delle proprie convinzioni. L'incontro con la Chiesa e con i cristiani, è come un santo tarlo che si conficca nel cuore. E' una luce che si insinua nei recessi più remoti dell'anima, è il sale sparso su una vita che perduto il senso. E vedere scricchiolare le proprie certezze è già rendere gloria a Dio, a un Altro che forse potrebbe esistere, che potrebbe colmare il vuoto, e dare sapore a un'esistenza sciapa. Luce e sale del mondo, non vi è missione più grande. E Dio ha eletto noi per portarla a compimento. Anche oggi. Anche ora.


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