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In cammino verso le periferie
Il Papa visiterà la Casa dove è nato don Bosco a Valdocco, Torino, e la Basilica di Maria Ausiliatrice
(Luis Badilla) Un servizio di Aci Prensa riporta dichiarazioni del Rettore maggiore dei Salesiani, P. Ángel Fernández, il quale assicura che Papa Francesco scriverà un apposito documento, forse una Lettera, in occasione del bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco, fondatore della Congregazione Salesiana. E' noto che il prossimo 16 agosto 2015 si celebrerà il bicentenario della nascita del santo torinese, conosciuto e amato nel mondo, da un continente all'altro.
La preparazione di questo bicentenario, che sarà ricordato in 132 Paesi, è cominciata proprio in questi giorni e la lettera del Papa su Don Bosco è stata preannunciata ai Salesiani dalla stessa Santa Sede. P. Ángel Fernández, inoltre, ha detto che nel corso della visita a Torino del Santo Padre in occasione dell'Ostensione della Sacra Sindone (19 aprile al 24 giugno 2015), Papa Francesco farà due visite molto significative: prima si recherà a Valdocco, alla casa dove è nato san Giovanni Bosco e poi alla Basilica Maria Ausiliatrice di Torino. I 67 giorni dell'ostensione si concluderanno il 24 giugno 2015: festa di san Giovanni Battista patrono di Torino e onomastico di don Bosco.
Il carisma salesiano è un «regalo» di Dio a tutta la Chiesa in favore dei giovani e per questo il bicentenario della nascita di don Bosco si presenta anche come un’occasione di «autentico rinnovamento spirituale e pastorale» a vantaggio dell’intera comunità cristiana. È quanto ha sottolineato il rettore maggiore, don Ángel Fernández Artime, aprendo ufficialmente sabato 16 agosto a Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti, le celebrazioni del bicentenario che termineranno il 16 agosto 2015. «199 anni fa, un giorno come oggi, veniva al mondo un bambino, Giovanni Melchiorre Bosco, proprio in queste stesse colline, figlio di umili contadini.
Oggi noi, volendo dar inizio al bicentenario di questo storico evento, rendiamo grazie a Dio per il suo mirabile intervento nella storia, e ancor più in concreto in questa storia, incominciata sulle colline dei Becchi», ha esordito il decimo successore di don Bosco, che ha poi ricordato come sin dal primo articolo delle costituzioni della congregazione salesiana si afferma come «la Società di San Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio». Infatti, «il carisma salesiano è un regalo che Dio, attraverso don Bosco, ha fatto alla Chiesa e al mondo». Un carisma che «si è formato nel tempo», fin da quando il piccolo Giovanni «stava seduto sulle ginocchia di mamma Margherita», poi «con l’amicizia di buoni maestri di vita e, in particolar modo, nella vita quotidiana in mezzo ai giovani».
E oggi, ha sottolineato il rettore maggiore, «questo bicentenario vuole essere per tutti noi, e in particolar modo per il mondo salesiano, non solo un momento di festa, ma una preziosa occasione che ci è offerta per guardare al passato con gratitudine, al presente con speranza, e per sognare il futuro di missione evangelizzatrice ed educativa della nostra famiglia salesiana con forza e novità evangelica, con coraggio e sguardo profetico, lasciandoci guidare dallo Spirito che sempre ci sarà accanto nella ricerca di Dio».
In questo senso, le celebrazioni offriranno realmente, ha aggiunto, «un’opportunità di vero rinnovamento spirituale e pastorale per la nostra famiglia, un’occasione per rendere più vivo il carisma e rendere più attuale don Bosco. Crediamo che sarà un’opportunità per vivere con rinnovata convinzione e forza la missione che ci è stata affidata, sempre per il bene dei bambini e delle bambine, degli adolescenti e dei giovani di tutto il mondo, in special modo quelli che ne hanno più bisogno, i più poveri e i più fragili».
Il bicentenario sarà dunque un tempo in cui l’intera famiglia salesiana continuerà il suo «cammino verso le periferie fisiche e umane della società e dei giovani». Un tempo, ancora, nel quale «contribuire umilmente con ciò che fa parte della nostra essenza carismatica: il nostro impegno per leggere le realtà sociali, specialmente quelle giovanili che oggi ci toccano; il nostro impegno, con intenzioni chiare, a favore dei giovani emarginati o che sono a rischio di esserlo; la nostra fede e piena fiducia in loro, in ogni ragazzo e ragazza, nelle loro possibilità e capacità; la nostra certezza della bontà dei loro cuori, qualunque sia stato il loro passato, facendo conoscere l’opportunità che hanno di essere proprietari e protagonisti dei loro sogni, stando loro accanto se ce lo permettono, per poterne sviluppare al massimo i talenti, la loro vocazione pienamente umana e cristiana».
Con queste convinzioni, e con il ricordo di tanti uomini e donne che hanno partecipato con grande passione a questo progetto, «ci sentiamo più animati non solo ad ammirare don Bosco, non solo a percepire l’attualità di questa grandissima figura, ma anche a sentire con grande forza l’irrinunciabile impegno a imitare colui che, da queste colline, arrivò fino alla periferia di Valdocco, e anche alla periferia rurale di Mornese, per ampliare con sé e con altre persone quel desiderio di ricerca del bene dei giovani e perché ognuno di quei ragazzi e ragazze potesse essere felice ora e per l’eternità».
L'Osservatore Romano
Omaggio a Maria |
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