Santa Maria,

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...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 25 agosto 2014

Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!

Martedì della XXI settimana del Tempo Ordinario

Tributo a Cesare
Chagall. L'esodo




L'ANNUNCIO
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.
Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.
Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
 (Dal Vangelo secondo Matteo 23,23-26)

Chagall. Giosuè ferma il sole 


Le parole di Gesù rivolte ai farisei e agli scribi, dure e senza sconti, sono l'eco di quelle che, nella Chiesa primitiva, durante il catecumenato, venivano indirizzate ai catecumeni, soprattutto a quelli che provenivano dalla circoncisione, per illuminarli e incoraggiarli. 
E oggi sono dirette a ciascuno di noi, che forse abbiamo dimenticato l'annuncio primitivo come gli "stolti galati": "chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?" (Gal. 3,1-5).
Sino ad ora, Dio non ha forse operato meraviglie impossibili alle nostre forze? Guarda bene, e fai memoria dei fatti nei quali hai sperimentato l'intervento di Dio che ti ha sottratto alla morte. Ripensa ai sepolcri nei quali eri precipitato. E rispondi: ce l'avresti fatta da solo? Saresti potuto uscire dal carcere "pagando la decima della menta, dell'anèto e del cumìno"? Impossibile vero? Eri rinchiuso lì proprio per scontare la giusta condanna per aver "trasgredito le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà"...
Eppure oggi, stoltamente, pensi che puoi riscattare con lo sforzo la tua vita, pulirla e rimetterla in ordine; che puoi essere cristiano pagando cinque euro, mentre la multa che ti sei meritato è di cento milioni. Assurdo no? Eppure il demonio ci inganna tutti così, erodendo la memoria dell’amore di Dio, che è il fondamento del cristianesimo. Come aveva fatto con gli “scribi e i farisei ipocriti”, immagine di quanti, nella Chiesa, hanno incominciato con lo Spirito e stanno finendo con la carne.
Forse Israele è stato scelto perché era un popolo straordinario, speciale, naturalmente disposto a compiere le opere della Legge? Forse tu sei stato scelto per le stesse ragioni, perché sei migliore di tuo cugino? No, ma “il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto" (Dt 7,7ss). 
Per questo aggiunge anche per noi: "Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele… Ricordati di quello che il Signore tuo Dio fece al faraone e a tutti gli Egiziani; ricordati delle grandi prove che hai viste con gli occhi, dei segni, dei prodigi, della mano potente e del braccio teso, con cui il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire”.
Proprio per fare in ogni circostanza memoria dell’elezione e dell’amore di Dio, per ricordare e vivere nella Grazia della libertà, era stato comandato di pagare la “decima” dei principali frutti della terra.
Quella terra, infatti, era il segno dell’appartenenza a Dio del Popolo e di ciascuno dei suoi figli. Era il memoriale della gratuità del suo amore: bastava guardarla e sfiorarla per ricordare quella d’Egitto, impregnata di sangue e sudore, amara di schiavitù e infelicità, e sciogliersi nella lode.
"Pagare la decima" era dunque un memoriale, una profezia della liturgia cristiana, della stessa eucarestia: il corpo e sangue di Cristo sono la vera “decima”, il “rendimento di grazie” che offre la comunità dei riscattati dal peccato e dalla morte. 
La Chiesa è il nuovo Israele liberato dall'Egitto del peccato, per celebrare un culto nuovo, in spirito e verità; per incarnare nella storia la lode che il demonio ha sottratto dal cuore degli uomini. Per questo, nella Chiesa, un catecumeno conosceva l’amore gratuito di Dio, sperimentava nella vita il kerygma di Cristo risorto, contemplando il suo potere che lo liberava dalla prigione dei peccati pagando per lui fino all’ultimo spicciolo.
Non diventava cristiano senza la certezza che di suo non poteva pagare neanche un centesimo: per questo entrava nelle acque del battesimo dove abbandonava l'uomo vecchio dell'orgoglio per riemergere nella terra promessa a respirare la gratitudine; l'eucarestia a cui partecipava era il sigillo di una vita nuova che in ogni parola e gesto avrebbe espresso la lode e la gratitudine a Dio.
Un cristiano, a qualunque generazione appartenga, vive ormai nella terra promessa, dove, libero dalla schiavitù del peccato, può amare il fratello. L’amore abbraccia ogni aspetto della sua vita, anche i dettagli più insignificanti. Gesù non ha detto di "omettere" nulla, ma di viverlo tutto nel respiro della carità.
L’agape, infatti, l'amore celeste effuso nei cuori per mezzo dello Spirito Santo ricevuto nella Confermazione, realizza in un cristiano la “giustizia”, ovvero il “diritto” di ogni uomo di essere rispettato, la “misericordia”, ovvero il cuore che accoglie senza giudizio ogni fratello, e la “fedeltà”, ovvero la “hesed” di Dio che genera in lui l’abbandono fiducioso, la sottomissione alla sua volontà, l’amicizia e la tenerezza.
Tutto questo è opera della Grazia che, nella Chiesa, per mezzo della predicazione, della celebrazione della Parola di Dio e dei sacramenti, penetra a poco a poco all’”interno” dell’uomo, lo “purifica” perché anche l’”esterno”, ovvero i suoi atti, siano “netti”.
Ma il pericolo è di camminare nella Chiesa con un cuore doppio e perverso: permettere cioè alla Grazia di “pulire” solo “l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre all'interno” il cuore resta “pieno di rapina e d'intemperanza”.
Per questo, oggi, il Signore viene a fare un “tagliando” al nostro cammino: allora, vediamo: sei ancora “intemperante”, incapace cioè di entrare nell’umiliazione e nella sofferenza che l’amore autentico presuppone? Sei ancora schiavo della tua carne e dei suoi capricci che vuole tutto e tutti per sé. Vivi ancora su Facebook, all'esterno per non occuparti dell'interno? Vivi per apparire quello che non sei e così “rapinare” affetto, stima, onore e vanagloria per saziare il tuo uomo vecchio?
Tutti abbiamo “ingoiato cammelli” mentre “filtravamo moscerini”. Per gli ebrei il “cammello” era un animale immondo vietato da mangiare; per questo Gesù dice, metaforicamente, che “gli scribi e i farisei ipocriti” si fissano sulle prescrizioni minori lasciando che il cuore si nutra di pensieri immondi e carnali, cioè provenienti dal demonio.
Non succede anche a te, a casa, con tua moglie e i tuoi figli? O in parrocchia e nella tua comunità? Tutti ci siamo fissati nevroticamente e fobicamente sui difetti degli altri senza curarci del nostro cuore malato e perverso. Anzi, proprio perché siamo “ciechi” a causa della “trave” che è nel nostro occhio, ci fissiamo sulla “pagliuzza” che è su quello del fratello. 
Quante liti per delle stupidaggini… Ma non lo sono, perché il problema vero è nel cuore! Se il mio cuore è malato, allora anche l’occhio è torbido e guarda tutto male; è l’occhio di chi si crede come dio e, come il fariseo salito al tempio a pregare, idolatra le proprie presunte opere buone, e giudica, disprezza e si separa dal fratello, “trascurando” così “la giustizia, la misericordia e la fedeltà”.
Il cuore malato acceca gli occhi che non possono più vedere l'amore di Dio. e chi non lo vede sbaglierà le sue scelte, darà importanza assoluta a ciò che, slegato dall'insieme, non ne ha. Farà delle relazioni una coltivazione di nevrosi, e soffocherà gli altri nella gelosia. Esigerà e non sarà mai soddisfatto. Decime, decime, decime da riscuotere ovunque e con chiunque, tasse a cui chiedere vita, prestigio, senso e identità.  
Se così fosse, coraggio, convertiti! Accetta di essere un “fariseo cieco”, e lascia che Dio, attraverso la cura materna della Chiesa, “pulisca l’interno del bicchiere”. Che Cristo giunga nelle profondità del tuo cuore, perdoni ogni peccato estirpandolo insieme alla malizia velenosa deposta dal demonio, e vi semini la sua vita più forte della morte, il suo amore sino alla fine.
"Pulire l'interno", infatti, non è altro che camminare nella Chiesa! Da soli non ce la faremmo mai. Solo la luce e la fede della Chiesa ci aiuterà, anche oggi a discernere e ad accogliere il Signore che viene e "ci attira nel deserto" di un problema, di un fallimento, di una sofferenza; per loro mezzo vuole "farci sua sposa per sempre, nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore". Sì, ci chiama oggi per "fidanzarci con Lui nella fedeltà" perché possiamo "conoscerlo" intimamente e donarci a Lui senza riserve.
Se ciò non accade, se dietro a Mosè non passiamo il Mar Rosso, se con Giosuè, non attraversiamo il Giordano, non distruggiamo Gerico, non sconfiggiamo i nemici ed entriamo nella Terra Promessa, se cioè non camminiamo dietro a pastori e catechisti per sperimentare il potere di Cristo risorto, tutto è vano. L’agire, infatti, è sempre conseguenza dell’essere. 
Per questo il cristianesimo non è un moralismo, ma una Buona Notizia fatta carne e voce in un pugno di poveri uomini trasformati dalla Grazia. E’ il frutto della Pasqua di Cristo che ha spalancato per i cristiani la Terra Promessa dove scorrono il latte e il miele dell’amore e della comunione.
Essi li vivono nella Chiesa, anticipo del regno di Dio; qui i cristiani “mangiano a sazietà e benedicono il Signore Dio a causa del paese fertile che dato loro”.
E imparano a non dimenticare i “portenti” dell’amore di Dio, camminando alla luce della parola di Dio e sotto la guida di pastori e catechisti, perché “il cuore non si inorgoglisca, pensando che la forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze” (cfr. Dt 8). 

Nella Chiesa il Signore guarisce il cuore e apre gli occhi per camminare dietro di Lui, come un discepolo; e, passando per la porta stretta della Croce, entrare nella Vita che non muore, oggi e per sempre. 


Passaggio del Mar Rosso
Mistero Pasquale


Dio non si è fatto carne e sangue per mettere delle toppe alla vita delle persone. Gesù non è salito sulla Croce per aggiustare qualcosa che non andava. Gesù è morto ed è risorto per fare nuove tutte le cose, perché l'uomo aveva il cuore marcio. Gli scribi e i farisei sono immagine di quanti non credono e non accettano che l'uomo abbia bisogno di essere rinnovato dall' "interno", "pieno di rapina e di intemperanza". Essi credono che l'uomo possa, con le sue forze, vivere una vita purificata; che buone regole capaci di ordinare ogni aspetto della vita garantiscano pace e sicurezza. 
Sono i pelagiani di ogni epoca, orgogliosi e superbi, così subdoli da camuffarsi con abiti eleganti, religiosamente e politicamente corretti. Pagano le tasse, sino all'ultimo centesimo, e ne sono orgogliosi. Non hanno macchie sul vestito e non alzano la voce; dialogano con tutti accogliendo con tollerante democrazia i diritti delle minoranze mentre non tollerano discriminazioni e fondamentalismi. Non fumano, non bevono e non parcheggiano in seconda fila. Niente americanate di film e ancor meno sceneggiati televisivi; solo cinema d'essai, avanguardie letterarie, e biennali da divorare con gli occhi. 
Il calcio mai e poi mai, piuttosto jogging e yoga, e, visto che ci siamo, un po' di meditazione zen. Fanno ginnastica e tendono a mangiare vegetariano, probabilmente vegano. Non tollerano bevande gasate, merendine e porcherie simili. Odiano la macchina e amano la bicicletta. Comprano tutto rigorosamente biologico ed equo-solidale, meglio se "chilometro zero". 
Insomma, "filtrano il moscerino, pagano la decima della menta, dell'anèto e del cumìno", e così sono certi di ripulire il mondo della sporcizia che macchia e infesta la vita, altrimenti retta e proba, della cosiddetta "società civile". E qui dentro ci siamo tutti: in famiglia e al lavoro, a scuola e con gli amici, è tutto un fiorire di regole e codicilli da rispettare, criteri assoluti a cui inchinarsi, totem familiari e culturali da adorare senza se e senza ma. Tutto per scappare il più veloce possibile dalla verità. 
Tutto perché, come Adamo ed Eva, abbiamo creduto alla menzogna che, disobbedendo, saremmo divenuti come Dio, capaci di conoscere il bene e il male e di stabilirne caratteristiche e confini. E siamo precipitati nelle fauci del male, nudi e senza discernimento, con tanto odio e rancore verso il prossimo, al quale imputiamo continuamente la colpa di ogni sventura. 
Guardiamoci intorno, e vedremo che è proprio così. Nella società come in famiglia, a scuola come al lavoro, si pretende orgogliosamente di stabilire cosa sia buono e giusto, e dettare poi leggi di conseguenza. Ma sono solo frutto della carne ferita e del cuore malato, "pieno di rapina e indulgenza verso se stessi", secondo il testo originale. 
Ci accaniamo a voler far rispettare le regole che inventiamo, pretendendo per esse valore assoluto. Ma da dove nascono? Come le abbiamo concepite? Vengono da Dio o dal nostro cuore ipocrita e falso? Nascondono la nostra fragilità e l'incapacità di amare o sono pensate nel seno della misericordia, per aiutare e accompagnare il prossimo a Cristo?
Qualsiasi legge che non sia intrisa di "giustizia, misericordia e fedeltà" è un frutto bacato prodotto da un cuore malato. Non si arriva a dare legittimità a un abominio come le nozze gay con annessa adozioni di figli a la carte, se il cuore di chi ha pensato e legiferato non è profondamente ingannato e malato. Se, come Adamo ed Eva, non ha perduto il Paradiso, l'intimità con Dio piena di umile obbedienza. 
E' solo in essa che mente e cuore sanno discernere il bene e il male; discernere e non decidere che cosa sia bene e cosa sia male. Lontani dal Cielo, fuori dal Regno di Dio, esiste solo un principe menzognero e assassino; ogni pensiero e gesto, ogni legge e ogni forma culturale, portano la ferita inconfondibile delle sue unghie. Tutto è avvelenato. E siccome l'uomo è impotente di fronte al male, si infila nell'ipocrisia del vestito pulito indossato su un corpo immondo. 
Siccome i conati malvagi sono irresistibili, allora, ipocritamente  cioè falsamente e ideologicamente contro la verità e la natura delle cose - si legifera per dare legittimità all'ineluttabile: il divorzio, l'aborto, l'eutanasia e la liberalizzazione delle droghe nascono da qui, come anche le nozze tra omosessuali e l'adozione dei figli da parte delle coppie gay. Non sappiamo come debellare il male e allora, ingannati dal demonio, crediamo di esorcizzarlo legittimandone le conseguenze, nell'illusione di tenerlo sotto controllo.
Così si spiega il cortocircuito denunciato da Gesù: "filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!". La società, con ciascuno di noi incluso, filtriamo con regole e codicilli l'insignificante per trangugiare il fondamentale: inaspriamo le leggi sul femminicidio e allarghiamo le maglie della legalizzazione dell'aborto. Ma sappiamo che il vero femminicidio è proprio quest'ultimo, che sfregia la donna nella sua natura più profonda, creata a immagine di Dio. 
E così succede a casa, quando ci impuntiamo su cose secondarie e lasciamo correre su quelle essenziali: non permettiamo a nostro figlio di bere Coca Cola e lasciamo che spalmi indiscriminatamente il suo tempo sui tasti e il video di uno smartphone. Siamo ipocriti perché non crediamo che il nostro cuore sia umanamente inguaribile, come quello di nostro marito, dei nostri figli, del vicino di casa, del capoufficio e del Presidente del Consiglio... Per questo diveniamo farisei e scribi ipocriti, giustizialisti e moralisti a senso unico, e mai quello che vada a "pulire l'interno"....
Siamo schiavi delle apparenze perché il contenuto ci dà la nausea! Improfumiamo corpo e vestiti senza però entrare nella doccia... Spalmiamo un po' di pomata sulla ferita ma non andiamo dal medico capace di individuarne la causa e operare di conseguenza. Siamo lontani da Dio, abbiamo dimenticato il suo amore, l'unico capace di cambiare un cuore marcio in un cuore sano. 
Per questo Dio si è incarnato, per questo il Signore ha dato la sua vita, per questo esiste la Chiesa: per fare di tutti noi creature nuove, altro che manichini esposti in vetrina! Dio ci ama, e ama chi ci è accanto; non ci giudica, sa che il nostro cuore è falso, che "rubiamo" affetti e persone per saziare la nostra carne concupiscente; sa che siamo ipocriti, e non quello che appare all'esterno; Gesù ci ama e ci dice la verità, anche oggi.
Accogliamo allora la sua misericordia, per essere trasformati dal di dentro. Accogliamo Gesù oggi, che ci dona "giustizia, misericordia e fedeltà", le caratteristiche del suo stesso cuore, quelle con cui ci ha amati senza condizioni. Accogliamolo oggi perché solo un cuore rinnovato e risuscitato, perdonato e sanato, saprà dare a tutto il suo giusto peso. 
Un cuore che ama è un cuore equilibrato, che non tralascia il particolare perché si fonda sull'essenziale. Un cuore "pulito" apre gli occhi, e fa risplendere "netto" anche l'esterno. Chi vive in Cristo non "omette" nulla e "pratica" ogni parola della Legge, perché tutto nasce dal cuore dove è vivo Lui; senza legalismi, ogni parola e gesto per gli altri e non per se stessi, con amore e per amore. 
Sapremo allora e non sfuggiremo le ragioni della sofferenza e della ribellione di chi ci è accanto, per offrire loro l'unica medicina capace di guarire: l'amore infinito di Cristo che, scendendo nel cuore, dove s'annida la radice velenosa, può sradicarla e seminarvi la sua vita. 




APPROFONDIMENTI




 αποφθεγμα Apoftegma



Finché l'anima non è interamente sua, 
sgombrata di tutto, egli non agisce in essa. 
Del resto, non so come potrebbe farlo, 
colui che ama tanto l'ordine perfetto. 
Se riempiamo il palazzo con gente volgare e ogni sorta di ninnoli, 
come il sovrano, con la sua corte, potrebbe trovarvi posto? 
È già molto che si degni di fermarsi qualche momento 
in mezzo a tanto ingombro.

Santa Teresa d'Avila


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