La nuova evangelizzazione alla quale siamo chiamati nasce dalla prima, quella che Gesù descrive nella parabola del Vangelo di oggi: "Il Vangelo è il sempre nuovo annuncio della salvezza operata da Cristo per rendere l’umanità partecipe del mistero di Dio e della sua vita di amore e aprirla ad un futuro di speranza affidabile e forte" (Benedetto XVI). Ma l'annuncio del Vangelo non è mai fine a se stesso: attraverso la predicazione Dio "chiama molti" per "eleggerne pochi". A prima vista sembra una contraddizione, annunciare il Vangelo perché tutti si salvino e poi ridurre il numero degli "eletti". Per comprendere il Vangelo di oggi occorre inquadrarlo nel suo contesto battesimale. Gli "eletti" non sono coloro che fanno parte di un'élite di iniziati, separati dalla massa dei "chiamati". Nella Chiesa primitiva, alla quale dobbiamo rifarci, gli "eletti" erano coloro i quali avevano percorso tutto il catecumenato in preparazione al battesimo e, avendo mostrato i segni della fede adulta, potevano accedere al fonte di rigenerazione.
Attraverso l'annuncio del Vangelo e la testimonianza, "molti" pagani erano "chiamati" ad entrare nella Chiesa. Bussavano alle sue porte e chiedevano la fede che schiudeva loro il fonte battesimale che gli avrebbe dato la vita eterna. Si tratta della formula conservata ancora oggi nei riti preparatori al sacramento del battesimo. Una volta accolti, i catecumeni erano iniziati alla fede attraverso un serio cammino di conversione che prevedeva tappe e scrutini molto rigorosi; attraverso di questi la Chiesa madre che li gestava nella fede, verificava il progresso e li poteva guidare e correggere. Durante questo tempo la Grazia operava nei catecumeni un tale cambio di mentalità che, in molti casi, li portava ad offrire la propria vita al martirio, seppure non ancora battezzati.
L' "elezione" non è uno scatto di anzianità o un certificato buonista che Dio dovrebbe elargire a tutti, tanto poi alla fine tutti si salvano... Piuttosto il contrario, se l'immagine dell'eletto è Davide, un adultero e sanguinario che ha però conosciuto l'amore di Dio. Essere battezzati non era un giochetto, tanto meno l'adesione intellettuale a una filosofia nuova, originale e intrigante. Era consegnarsi completamente all'Amore che si era consegnato senza riserve. Si trattava di qualcosa di estremamente serio, decisivo per la vita di tutti gli uomini. L' "elezione" era in relazione alla missione della Chiesa: gli "eletti" scendevano nelle arene a combattere con le fiere, non andavano a un talk-show o a un consiglio pastorale a discettare senza sporcarsi... Non tutti quelli che fanno un corso per piloti aerei prendono poi la licenza; se la si desse a tutti, immagina quanti incidenti.... e chi più prenderebbe l'aereo! Allo stesso modo se la testimonianza degli "eletti" diviene scandalosa, con adulteri, furti, ubriachezze, vendette e così via, nessuno più crederebbe alla Chiesa, né si avvicinerebbe ad essa. Ed è quello che, ovunque accadono scandali, puntualmente avviene. Per questo la condizione per accedere al battesimo era che nel catecumeno fossero visibili i segni di una fede adulta che compie la virtù senza sforzo. Il cristianesimo infatti è un'opera della Grazia: è Cristo risorto e vivo nel cristiano. Il cristianesimo sazia il corpo e lo spirito nell'offerta di se stessi, e non cerca di saziarsi offrendo gli altri alla propria concupiscenza.
All'origine di tutto vi era il mandato del Signore di recarsi sino agli estremi confini della terra ad annunciare il Vangelo e a battezzare ogni creatura, nella consapevolezza che senza conoscere Gesù Cristo qualunque esistenza è mutilata dell'essenziale. Il "Regno dei Cieli" è lo zelo di Dio che si è fatto carne nel Figlio. Il termine ebraico che traduciamo con "zelo" può significare anche "gelosia" e "ira". Il Regno di Dio è dunque "simile" al Padre che, pieno di "gelosia" per il Figlio, prepara per Lui il banchetto di nozze al quale desidera ardentemente che sia presente la Sposa. E' geloso e non vuole che nessuno manchi all'appello delle "nozze", immagine della vita celeste che si inizia a sperimentare nella Chiesa. Questo stesso zelo vibrava negli apostoli e li spingeva a percorrere ogni centimetro per annunciare il Vangelo opportunamente e inopportunamente. Avevano a cuore la salvezza di ogni uomo, perché il loro cuore era dilatato all'infinito nell'infinito amore di Cristo. Dove la Buona Notizia era accolta, nascevano piccole comunità - la Sposa di cristo - che crescevano e vivevano nel mondo come sale, luce e lievito. In esse si davano l'amore e l'unità che il Signore aveva indicato come i segni attraverso i quali il mondo avrebbe creduto. Senza di questi la Chiesa non avrebbe potuto compiere la sua missione; anche l'annuncio del Vangelo sarebbe rimasto inefficace: esso, infatti, non è qualcosa di magico, ma, per radicarsi nel cuore, ha bisogno della testimonianza dello Spirito Santo, che si rivela nel prodigio dell'amore oltre la morte che anima i cristiani.
Comprendiamo allora la serietà e la severità che caratterizzava il catecumenato della Chiesa primitiva. Erano in gioco da un lato la vita dei catecumeni, e dall'altro la missione irrinunciabile della Chiesa. Non si poteva rischiare di gettare persone tiepide e acerbe nel fuoco delle persecuzioni: sarebbero morte di spavento o avrebbero abiurato e tradito. E questo avrebbe inficiato la credibilità della Chiesa, che sarebbe apparsa nemica della Croce che annunciava. Non si trattava solo delle persecuzioni violente dell'Impero Romano, ma anche della vita quotidiana, nei luoghi dove i pagani aspettavano dai cristiani una testimonianza autentica, la prova che Cristo era risorto ed era vivo. L'amore al nemico, la santità del matrimonio e il perdono tra coniugi, la misericordiosa e gratuita cura dei deboli e dei rifiutati, la dignità della donna e dei bambini, in ogni circostanza della vita la Chiesa faceva risplendere per il mondo la "Verità" inconfutabile dell'amore di Dio.
La Chiesa sperimentava ogni giorno le delizie del "banchetto di nozze" di Gesù, unita a Lui in un casto amplesso; per questo, naturalmente e senza alcuna pianificazione, ne trasmetteva al di fuori la gioia e la bellezza: "Abbiamo ricevuto il dono della fede non per tenerla nascosta, ma per diffonderla, perché possa illuminare il cammino di tanti fratelli e sorelle. Noi tutti ne siamo semplici, ma importanti strumenti" (Papa Francesco). Negli occhi, nelle parole e nei gesti dei cristiani traspariva quello che essi avevano visto, ascoltato e sperimentato nella comunione della Chiesa, l'immagine e la somiglianza del Padre ricevuta dal Figlio; i sacramenti e la Parola predicata li plasmavano e convertivano ogni giorno nella nuova natura dell'uomo nuovo che il battesimo aveva sigillato: erano Alter Christus per il mondo! "Fin dagli inizi questa novità fu – anche dal punto di vista sociale – un ciclone imprevisto. Rodney Stark, nel volume “The Rise of Christianity” dimostra che uno dei fattori decisivi della diffusione del cristianesimo nei primi anni fu quell’inedito prendersi cura di poveri, senzatetto, vecchi, malati, abbandonati, vedove, orfani. Da sempre costoro avevano dovuto affrontare da soli la crudeltà del mondo e le prove dell’esistenza, ma “quando irruppe il cristianesimo la sua superiore capacità di affrontare questi problemi cronici diventò presto evidente e giocò un grande ruolo nel suo definitivo trionfo” (A. Socci).
Lo zelo del Padre ha fatto tutto per la Sposa del Figlio: "Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto". Le immagini evocano quelle della Parabola del Figlio prodigo: il banchetto di nozze preparato per il Figlio è la "casa paterna" di ogni figlio disperso, lontano, incredulo, pagano. E' l'eucarestia che compie e perfeziona tutto il percorso battesimale attraverso il quale il catecumeno "torna a casa sua", alla dignità e alla pienezza per la quale è stato creato. Per questo il Re, pieno di compassione per ogni uomo da Lui creato in Cristo e per Cristo, invia i suoi "servi" a cercare gli "invitati" perché si convertano e tornino a Lui. E' questa l'essenza dell'evangelizzazione: lo zelo per il Vangelo è lo zelo del Padre per la salvezza di ogni uomo.
E accade quello che ogni apostolo sperimenta: gli operai della prima ora, le pecore perdute di Israele, i cristiani che fanno parte di Paesi di antica evangelizzazione, "non vollero venire". Sono i "chiamati" attraverso la primogenitura ricevuta in famiglia, ad esempio; chissà, nostro figlio, o un cugino, un collega, un amico. E proprio loro "non si curano dell'invito". L'appartenenza legale al Popolo di Israele o alla Chiesa sembra sufficiente, e ora hanno cose più urgenti e importanti da fare. La religione è rimasta qualcosa di superficiale, non ha inciso nel profondo cambiando la mentalità. Pur "chiamati" a far parte del Regno e gustare le primizie del Cielo, sono restati mondani nel cuore, obbedendo al principe di questo mondo. Così "andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari". Erano "indegni" del Regno, perché non hanno voluto lavare le vesti nel sangue dell'Agnello, l'unico "degno" di prendere il Libro della Vita e aprirne i sigilli per scrivervi i nomi degli "eletti". Non erano "degni" perché avevano perso la dignità che viene dall'amore di Cristo.
Mentre alcuni "poi", e sembra inspiegabile, "presero i servi del Re, li insultarono e li uccisero"; come è possibile questa reazione di fronte a un invito a partecipare al banchetto di nozze? Si può spiegare solo immaginando quanto schiavi della superbia e di se stessi erano questi invitati, al punto di non accettare e dover cancellare dall'orizzonte chi, annunciando loro una Buona Notizia, contestava la loro vita. Se ti invito a un banchetto ti metto comunque nella posizione di dover guardare alla tua vita, di pesarla e confrontarla con quello che ti propongo; se la vuoi difendere per non entrare in crisi, dovrai mettere a tacere chi te la contesta. In questa luce si possono leggere le persecuzioni che ha sofferto la Chiesa, tanto più crudeli e cruente quanto più viscerali e ideologiche. Il potere non può sopportare la libertà dei cristiani, nell'Impero Romano come nel Giappone del XVII secolo, nel Messico di inizio '900 come nella Cina e nella Russia comuniste.
Quando la Chiesa "esce" e annuncia il Vangelo invitando al Banchetto di nozze di Gesù, sta dicendo a tutti che sono parte di Lui, come una sposa lo è dello sposo; e che l'unica felicità è potersi unire a Lui e vivere con Lui e di Lui. Per questo è urgente abbandonare gli amanti che non possono dare la gioia; essi, in realtà, sono estranei che non c'entrano nulla con la sposa di Cristo. Chi flirta e si concede al lavoro non sarà mai felice, anche se ha successo; chi si unisce al denaro sarà sempre sterile; chi si inginocchia agli affetti, fossero anche i più santi, facendone un idolo, diventerà come loro, muti e sordi, senza vita. L'annuncio del Vangelo svela la Verità antropologica di ogni uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, e smaschera i tentativi mondani di imitazione del Re Creatore e dei suoi sudditi. Per tutti vi è un solo "banchetto" di felicità, quello di Gesù! Per accogliere l'invito è però necessaria l'umiltà di chi è "ora" ai "crocicchi delle strade", i mendicanti "buoni o cattivi", non importa; per ascoltare il Vangelo occorre l'umiltà di chi non ha più nulla, che vive "ora" senza forse sperare nulla; essi sono incapaci di fare paragoni, perché quello che gli si annuncia è di certo meglio di quello che non hanno! Ma attenzione, ai "crocicchi" stiamo tutti noi, perché anche chi crede di avere, in realtà è un nullatenente.
Per questo la Chiesa si reca senza posa ai "crocicchi" ad annunciare il Vangelo, alle "Periferie" dell'esistenza e sulle "strade", a raccogliere tutti quelli che "trovano", senza esigere nulla e senza moralismi. La missione della Chiesa infatti è quella di portare le persone al banchetto di nozze del Signore e "riempire la sala". Nella Chiesa poi inizia il catecumenato attraverso il quale i Pastori e i catechisti decidono se legare o sciogliere in terra e in Cielo, discernendo i segni celesti incarnati nella vita terrena dei catecumeni. Può accadere che qualcuno, pur essendo stato "chiamato", si sia chiuso alla Grazia, nascondendo nel cuore l'idolatria. Può succedere a noi, anche oggi, di scoprirci "senza abito nuziale". Come il "tale" scoperto dal Re, anche noi abbiamo lasciato in un cassetto la veste del battesimo che abbiamo ricevuto; la superbia, infatti, impedisce di lasciarsi rivestire di misericordia. Chi difende il proprio uomo vecchio non può rivestirsi di Cristo.
S. Agostino interpreta così: "Dovete capire, fratelli miei, che compito dei servi era solo quello d'invitare e condurre i buoni e i cattivi; riflettete che fu il capo famiglia che andò a vedere, che lo trovò, lo separò, lo cacciò fuori... Quale era l'abito nuziale che egli non aveva? Non i sacramenti, comuni ai cattivi e ai buoni. È forse il battesimo? Senza il battesimo nessuno per verità arriva a Dio; ma non tutti quelli che hanno il battesimo arrivano a Dio.... tale abito lo vedo nei buoni ma anche nei cattivi. Forse è l'altare o ciò che si riceve dall'altare. Noi vediamo che molti mangiano, ma essi mangiano e bevono la propria condanna. Che cos'è dunque? È forse far digiuno? Fanno digiuno anche i cattivi. È forse frequentare la chiesa? Ma la frequentano anche i cattivi. Infine è forse fare miracoli? Ma questi li fanno non solo i buoni e i cattivi, ma talora i buoni non li fanno. Qual è dunque l'abito di nozze? Il fine del precetto - dice l'Apostolo - è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Questo è l'abito di nozze... la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera". Come scriveva San Paolo, senza l'amore di Cristo tutto è vano.
Anche oggi il Re viene al suo banchetto; viene nella sua Chiesa, nella vita dei suoi figli, sino alla nostra famiglia, alla scuola, all'ufficio. E' viva in noi la carità di Cristo, il segno che qualifichi la fede adulta? Indossiamo la veste bianca che, perdonandoci ogni peccato, ci colma dell'amore di Cristo? Perdoniamo, scusiamo, abbiamo pazienza e misericordia? Ebbene, se il Re ci scopre senza carità, non temiamo! Nonostante tutto siamo ancora suoi "amici".... Non ci infiliamo nel buio dell'orgoglio come Giuda, ma lasciamoci smascherare e "ammutoliamo" come Giobbe. Ci siamo introdotti nel banchetto ingannando e mentendo, con il cuore aggrappato all'Egitto. Accettiamolo senza scusarci e lasciamoci crocifiggere con Cristo, perché siano "legati mani e piedi" del nostro uomo vecchio, e così sia "gettato" nella "notte" della morte; se sarà ucciso oggi, la morte seconda non ci recherà danno. E accostiamoci in fretta al trono della sua Grazia per rivestircene: "Indossate l'abito delle nozze; rivolgo quest'esortazione a voi che non l'avete ancora. Voi siete già dentro la Chiesa, vi siete già accostati al convito, ma non avete ancora l'abito da indossare in onore dello sposo, poiché andate ancora in cerca dei vostri interessi, non di quelli di Cristo. L'abito di nozze infatti s'indossa in onore dei coniugi, cioè dello sposo e della sposa. Voi conoscete lo sposo: è Cristo; conoscete la sposa: è la Chiesa. Recate onore allo sposo e alla sposa. Se onorerete come si deve gli sposi, voi ne sarete figli. Fate quindi progressi a questo riguardo. Amate il Signore e con questo sentimento imparate ad amarvi tra voi; in tal modo quando vi amerete tra voi amando il Signore, amerete sicuramente il prossimo come voi stessi. A una persona di tal genere posso dunque affidare il prossimo. Amate il prossimo come voi stessi" (S. Agostino).
Nessun commento:
Posta un commento