Un profeta per gli ultimi del mondo
Esattamente 20 anni fa, il 20 aprile 1993, moriva Antonio Bello, quel «don Tonino» che da vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e presidente di Pax Christi compì numerosi gesti a favore dei poveri e della pace rimasti nella memoria di molti per la loro profezia. Cinque anni fa si apriva la causa di beatificazione: postulatore è Agostino Superbo, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo.
Lei l’ha conosciuto bene, che ricordo conserva di don Tonino?
Durante l’episcopato di don Tonino Bello ero rettore del Seminario regionale di Molfetta. Sono molti i ricordi che conservo di quegli anni, ma quello più significativo è il rapporto profondo che aveva con noi educatori e con i seminaristi, ai quali ho sempre dato la piena libertà di frequentare casa sua, unico posto dove potevano andare senza chiedere il permesso ai superiori. Ero certo, infatti, che in lui avrebbero avuto un esempio forte di fedeltà a Cristo e di amore per il Vangelo. E lui li accoglieva sempre con cordialità, offrendo una testimonianza luminosa ai giovani, ai preti e ai seminaristi che si sono formati in quel tempo.
Di lui si conoscono i numerosi gesti forti, ma dove risiede il nucleo spirituale della sua eredità?
Sta nei gesti nascosti, in quelli meno conosciuti ai più, in particolare la sua vicinanza totale all’Eucaristia. Don Tonino è stato certamente un uomo di azione, ma è stato anche un contemplativo. Di tutto ciò che ha scritto ogni pagina è nata davanti a Gesù eucaristico: anche di notte aveva nella cappella privata una specie di scrittoio mobile e lì ha scritto tutto ciò che ha pronunciato o pubblicato da vescovo. Vorrei quindi che questo anniversario fosse l’occasione per ricordarlo come un uomo eucaristico, un uomo conformato all’Eucaristia, un uomo illuminato e fortificato dall’Eucaristia. Era infatti convinto che l’Eucaristia può cambiare le persone e il mondo. Questa era la vera sorgente del suo pensiero e del suo agire. Da qui nascevano le opere pastorali che si prendevano cura delle persone a tutti i livelli, anche oltre i confini della sua diocesi: seguiva da vicino, ad esempio, i sacerdoti fidei donum in terra di missione o gli emigrati di Molfetta all’estero. E anche l’impegno nella promozione della pace o a favore dei poveri erano radicati nella sua spiritualità eucaristica. Si prendeva cura di tutti perché era convinto che ognuno porta in sé il segno della gloria di Dio. Ci diceva sempre: «Non dimenticate Cristo e i poveri».
Come continua oggi concretamente la sua opera?
Continua, ad esempio, anche grazie alle numerose realtà che gli vengono dedicate e che si ispirano al suo stile in Puglia e non solo, come la nuova casa per i senza dimora che sorgerà a Salerno per volontà dei Cappuccini.
Pare che questa scelta preferenziale dei poveri tracci una linea di collegamento tra don Tonino e papa Francesco, che ne pensa?
È vero, c’è un’affinità di stile. Solo per citare una mia esperienza personale: quando alla Messa del Crisma Bergoglio ha esortato i preti a essere «pastori con l’odore delle pecore», mi è tornata alla mente l’esortazione che don Tonino mi fece quando venni nominato vescovo: «Don Agostino ti auguro di essere un vescovo che profuma di popolo». Una continuità che si ritrova anche nel tema della «tenerezza», che spesso appare negli scritti e nei discorsi di don Bello.
Don Tonino era vicino in particolare ai giovani: che cosa possono trovare oggi le nuove generazioni in lui?
Un maestro di fede e di vita autentica, di un’esistenza vissuta in modo affascinante fino in fondo come un dono. Ai giovani diceva: non mordete la vita, assaporatela. Ha testimoniato, insomma, la vita buona del Vangelo.
Quando fu l’ultima volta che vi siete visti?
Due settimane prima della morte; sul letto della malattia mi disse di sapere che stava «completando in sé quello che manca alla Passione di Cristo».
A che punto è la causa di beatificazione?
C’è stata una lunga cernita dei numerosi testimoni che si sono presentati. Alla fine sono state sentite 58 persone e proprio in questi mesi la fase diocesana si sta avviando verso la conclusione, probabilmente per l’autunno. (M. Liut)
Avvenire
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Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Papa Francesco ordina dieci sacerdoti
Voluta e istituita da Paolo VI nel 1964, la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni celebra quest’anno il suo cinquantenario. A rendere ancora più significativa la circostanza è la messa che il Pontefice presiede in questa occasione nella mattina di domenica 21 aprile, quarta di Pasqua. Nella basilica Vaticana il vescovo di Roma ordina dieci sacerdoti provenienti da tre seminari della diocesi. Si tratta dei primi preti ordinati da Jorge Mario Bergoglio da quando è stato eletto Papa.
Il tema della giornata di quest’anno, «Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede», si inserisce nel contesto dell’Anno della fede e del cinquantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II. Fu proprio nel periodo dello svolgimento dell’assise ecumenica, infatti, che Paolo VI volle istituire un appuntamento annuale «per invocare dal Signore gli operai necessari alla sua messe», come spiegò nel radiomessaggio rivolto ai fedeli alle 20 di sabato 11 aprile 1964, vigilia della celebrazione della giornata. «Il problema del numero sufficiente dei sacerdoti — avvertì in quella occasione il Pontefice — tocca da vicino tutti i fedeli: non solo perché ne dipende l’avvenire religioso della società cristiana, ma anche perché questo problema è il preciso e inesorabile indice della vitalità di fede e di amore delle singole comunità parrocchiali e diocesane, e testimonianza della sanità morale delle famiglie cristiane. Ove numerose sbocciano le vocazioni allo stato ecclesiastico e religioso, là si vive generosamente secondo il Vangelo».
È proprio questo testo di Papa Montini ad aprire l’antologia Messaggi pontifici per le vocazioni (Editrice Rogate, Roma, 2013, pagine 456, euro 15) curata dal rogazionista Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, e giunta ora alla quarta edizione aggiornata. Nel volume sono raccolti i cinquanta messaggi pontifici per le giornate vocazionali: i quindici di Paolo VI tra il 1964 e il 1978, i ventisette di Giovanni Paolo II tra il 1979 e il 2005, e gli otto di Benedetto XVI, compreso quello firmato il 6 ottobre dello scorso anno per la celebrazione della giornata del 2013. Uno strumento «offerto a quanti hanno a cuore la pastorale vocazione» — scrive l’autore della presentazione — con l’auspicio che «contribuisca a ravvivare sempre più nella comunità cristiana l’impegno a preparare, a favorire e ad accompagnare una nuova primavera vocazionale».
La pubblicazione conserva l’introduzione scritta nel 2003 per la terza edizione dall’arcivescovo gesuita Giuseppe Pittau, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Aggiungendovi un’ulteriore introduzione di don Nico Dal Molin, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della Conferenza episcopale italiana. In appendice sono pubblicati tre testi dedicati alle vocazioni in segno di “omaggio” a sant’Annibale Maria di Francia, apostolo del rogate, e a Papa Montini. Del primo vengono riproposte le Preghiere per ottenere i buoni evangelici Operai alla Santa Chiesa composte nel 1880. Del secondo sono riprodotti per la prima volta i manoscritti del discorso preparato per l’udienza generale del 5 maggio 1965 e dell’omelia pronunciata nella basilica Vaticana durante la messa del 20 aprile 1975, domenica del buon Pastore dell’Anno santo.
L'Osservatore Romano, 21 aprile 2013.
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Messaggio per la L Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni
www.vatican.va/.../hf_ben-xvi_mes_20121... - Translate this pageShareOct 6, 2012 – Tema: Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede. Cari fratelli e sorelle! Nella 50ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, ...
* promemoria
scrutazio
Mt. 5,27-32
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