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Surrexit Dominus de sepulchro qui pro nobis pependit in ligno.
Christus Resurrexit sicut dixit. Alleluia!
Christos Anesti! Alithos Anesti!
Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15.
Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
IL COMMENTO
Quanto più importante è una notizia tanto più si fa urgente il suo annuncio. Quanto più si è coinvolti nella notizia, tanto più si fa impellente trasmetterla a chi ci è vicino, a quanti amiamo. Il Signore è risorto! L'ascolto di questa notizia e l'esperienza della sua veridicità e attendibilità nell'incontro con Gesù vivo, spinge prepotentemente le donne nella fretta di trasmettere lo stesso annuncio. La stessa fretta della Vergine Maria: anche Lei, con l'annuncio fecondo appena accolto nel grembo, si reca in fretta a sperimentarne l'autenticità, a vedere l'impossibile che si stava compiendo in sua cugina Elisabetta. Gesù risorto sul cammino delle mirofore, Elisabetta in cinta sulla soglia di casa ad accogliere la Piena di Grazia, incinta dello Spirito Santo. Così, tra l'aurora e il compimento della vicenda di Gesù Salvatore, come un arcobaleno tra la terra e il Cielo, si stende il miracolo dell'impossibile divenuto possibile. Il Vangelo è questa Buona Notizia: è vero che "nulla è impossibile a Dio". Non vi è nulla che possa qualcosa di fronte al potere di Dio: non la morte di un grembo sterile, non la verginità serrata sulla fecondità biologica, non una pietra adagiata dinanzi ad un sepolcro. "Chi ha rotolato con le sue mani la pietra dal sepolcro? Chi ha fatto seccare il fico? Chi ha risanato la mano inaridita? Chi ha saziato un giorno la folla nel deserto? Chi se non il Cristo che fa risorgere i morti? Chi ha dato la luce ai ciechi, purificato i lebbrosi, drizzato gli storpi e camminato a piedi asciutti sul mare come su terra ferma? Non forse il Cristo Dio che risuscita i morti? Chi ha risuscitato dalla tomba un morto di quattro giorni, e il figlio della vedova? Chi, come Dio, ha drizzato il paralitico costretto a letto? Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo, aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro: Cristo è veramente risorto e vive nei secoli" (S. Andrea di Creta, Canone orientale dei vespri della domenica delle mirofore).
Grida la gioia! Gesù incontra le donne che, con timore e gioia grande, correvano a portare l'annuncio ai discepoli. La "gioia grande" delle donne incontra la Gioia infinita, Colui che, vincendo la tristezza e il dolore distruggendone la morte da cui hanno origine, è divenuto Egli stesso gioia pura, sottratta alla contaminazione della fine, alla corruzione del sepolcro. Gesù viene incontro alle donne, ed è un cortocircuito esplosivo: "Rallegratevi!" - le parole di Gesù alle donne secondo l'originale greco - lo stesso invito rivolto dall'Arcangelo Gabriele alla Vergine Maria investe ora loro, le prime testimoni della risurrezione. E lo stesso stupore e timore dinanzi a quelle parole e a quell'evento inaspettato, a quel Cielo piombato d'improvviso sulla terra, a quella Vita apparsa nel seno vergine di Maria e nella carne crocifissa di Gesù. Lo stesso impatto con l'impossibile che s'era fatto possibile. Non conosceva uomo Maria, e ha generato l'Uomo. Nessuno a ribaltare la pietra del sepolcro, e una vittoria che rovescia ogni lapide e fa di ogni sepolcro la porta spalancata sulla vita che non muore. Di fronte a tutto questo non poteva essere che la gioia l'unica risposta delle donne, esattamente come è stata quella di Maria. Gioia che non si può contenere e che si fa, naturalmente, fretta e corsa per annunciare il prodigio che cambia, definitivamente, il corso della storia e dell'esistenza di ogni uomo: la morte è vinta!
Così anche per ciascuno di noi, immerso nell'incertezza di fronte alle tante pietre che sigillano i sepolcri delle situazioni dove respiriamo odore di morte, corruzione nelle relazioni, i fallimenti che sembrano decretare la fine delle speranze. La pietra che grava sul cuore è stata rovesciata, dall'ombra della morte che schiaccia nella sofferenza è risorto Cristo! La Chiesa ce lo ha annunciato nella notte delle notti; le letture proclamate, come angeli, hanno illuminato la nostra storia indicandoci i luoghi di morte del nostro passata e presente trasformati in santi sepolcri, vuoti come quello di Gesù a Gerusalemme; nella solennità della liturgia pasquale, nello splendore dei suoi segni, abbiamo visto stupiti, deposti le bende e il sudario con i quali avevamo avvolto pietosamente la nostra vita, le fragili supposizioni e interpretazioni dei fatti, la rassegnazione, la rabbia ormai senza forza per i troppi tentativi di rianimare situazioni irreversibilmente compromesse; abbiamo visto la tomba vuota, un senso di leggerezza dentro, che quanto ci stava schiacciando, aveva smesso di angustiarci; e, nutriti nel sacramento di quella carne e di quel sangue liberati dalla morte, siamo ritornati di corsa alla nostra vita, con gioia e timore grandi, ad annunciare il miracolo avvenuto in noi, lo stesso che aveva raggiunto Maria a Nazaret e alle donne dinanzi al sepolcro di Gesù.
Ed eccoci oggi, sul cammino uguale a quello di ogni giorno, la casa, la famiglia, e poi il lavoro, gli amici, la nostra storia. Eccoci pronti ad incontrare Gesù in persona, su questo concreto cammino che descrive ogni nostro giorno, come Maria incontro alla sua cugina sterile, come le donne di corsa verso i discepoli. Eccoci esattamente dove siamo, così come siamo, per incontrare il Signore risorto, per sperimentare l'autenticità dell'annuncio che ci ha colmati di gioia. Elisabetta è davvero incinta, il Signore è davvero risorto, la nostra vita, anche se in apparenza nulla è cambiato, non è più come prima! Ci viene incontro il Signore e ci fissa con uno sguardo che sa di Cielo, e libera in noi la gioia. Sì, è tutto vero, non è un sogno, un'illusione, un'altra speranza prodotta dalla nostra disperazione. E' risorto, è qui vivo sul nostro cammino, nella storia di oggi, da oggi luogo dove accogliere e sperimentare la sua vittoria. Possiamo "cingere i suoi piedi", come la peccatrice perdonata, e possiamo "adorarlo": possiamo perdonare ciò che è stato sino ad oggi imperdonabile; possiamo servire e umiliarci davanti a coloro di cui ci siamo sentiti superiori. Possiamo caricarci dei peccati di chi abbiamo sempre giudicato; possiamo aprirci alla vita, essere sinceri, obbedire; possiamo adorare Cristo in Spirito e Verità perchè, finalmente, possiamo amare. Sì, perchè adorare è amare, e solo può adorare davvero il Signore chi lo ha visto risorto, chi ha sperimentato il suo potere sulla morte e il peccato, chi è stato perdonato, liberato dalla schiavitù della paura della morte, risuscitato dallo stesso sepolcro che ha rinchiuso Gesù.
La gioia e il timore costituiscono sempre il fondo della missione della Chiesa. La gioia infatti, è sempre unita indissolubilmente al timore. Esso non è la paura che atterrisce e rende schiavi, è piuttosto lo stupore per l'enormità di quello che le donne hanno visto e ascoltato. Lo stupore deve sedimentare, scendere, passare ad essere consapevolezza e certezza; per questo lo stupore necessita un cammino, anzi, si può dire che proprio questo è il timore, il balbettare dei passi alla ricerca delle orme che sigillino nel cuore quanto visto e udito; il timore è la necessità di un appoggio, dei fratelli cui annunciare e con cui procedere nel cammino. E nel cammino della missione l'apparizione del Signore stesso, come un sigillo, un memoriale. E' la storia della Chiesa, da quell'alba a Gerusalemme sino ai nostri giorni; è la nostra storia, quotidiana. La Chiesa, e noi in essa, è coinvolta in un'urgenza insopprimibile di annunciare al mondo la gioia che ha smarrito, In questa fretta, in questa corsa sino agli estremi confini della terra, appare sempre il Signore risorto: appare perchè, proprio nello zelo missionario, la Chiesa sperimenti anzi tutto in se stessa l'autenticità dell'annuncio, nell'adorazione fatta amore che diviene testimonianza certa di apostoli altrettanto certi. Appare Gesù sulla via della missione, a indicare la Galilea, il più in là dell'evangelizzazione. Non ci si può fermare, pena la putrefazione. La Galilea delle genti, i lontani, coloro che non conoscono lo stupore e la gioia, che non hanno visto Cristo vivo. La nostra personale Galilea di ogni giorno, alla quale siamo inviati ad andare per vedere il suo volto. La Galilea, il luogo dove il Signore oggi, come ogni giorno, ci dà appuntamento.
Ma contemporaneamente, proprio sulla soglia della missione, inizia anche la persecuzione. Essa segna l'alba della risurrezione, è orientata a spingere la Chiesa ogni giorno di più tra le braccia del suo Signore risorto, ad attingere, quasi istante dopo istante, la forza, la fede e la certezza dell'evento udito, visto e sperimentato. Accanto ad esso si fa sempre presente la tentazione, il dubbio, l'attacco gonfio d'ira di satana, precipitato sulla terra a far guerra a coloro che possiedono la testimonianza di Gesù. Essa infatti deve essere costantemente provata nel crogiuolo della tentazione, della persecuzione, perchè non si corrompa, non si adagi nella routine, perchè la missione non divenga mestiere. Soprattutto, anche se può sembrare paradossale, perchè la gioia della risurrezione non evapori come rugiada dl mattino. Per questo il Signore, entrando nella sua passione, aveva rincuorato i suoi apostoli dicendo loro di non temere di fronte alle persecuzioni che avrebbero sofferto nel mondo. Di non aver paura quando la ragione sarà attaccata dai sofismi di satana, per indurre al dubbio, a seguire dottrine false e subdole, duemila anni fa come oggi; di non indietreggiare di fronte al relativismo, alle menzogne dell'avversario, che si nascondono nel pensiero e nella cultura dominanti come nei pensieri che tentano di insinuarsi in ciascuno di noi. "io ho vinto il mondo" dice il Signore a ciascuno di noi, anche oggi, e chi si nasconde in Lui, chi resta unito a Lui non teme alcuna menzogna, nessuna tentazione.
Ogni persecuzione e tentazione prende infatti avvio dalla menzogna, goffa, inventata dai sommi sacerdoti e dagli anziani. Le guardie "annunciano" ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. E che cosa era accaduto? Che cosa avevano visto le guardie? Dopo che Gesù è stato deposto nella tomba, i sommi sacerdoti e i farisei avevano detto a Pilato: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima! ». Ma Pilato gli rispose: « Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete ». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia". Questo è il fatto precedente la mattina di Pasqua. Sigilli e guardia, a prova di furto. Racconta poi Matteo che, all'alba di Pasqua, mentre le donne si stavano recando al sepolcro, "vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". E qui Matteo descrive quanto è occorso alle guardie: "Per lo spavento che ebbero "di lui" le guardie tremarono tramortite". Dunque le guardie hanno visto l'angelo scendere dal cielo, lo hanno visto rotolare la pietra assicurata dai capi del popolo e sedervi sopra. Hanno tremato tramortite, forse non sono riuscite a cogliere le parole dell'angelo alle donne, ma hanno di certo visto l'evento eccezionale che fugava ogni possibilità di furto del corpo di Gesù da parte dei discepoli. E questo hanno annunciato ai sommi sacerdoti! Un annuncio dunque è giunto anche a loro, ma avevano il cuore indurito, come quello del faraone. E un cuore indurito può solo partorire la menzogna già architettata. Non avevano creduto alle parole di Gesù circa la sua identità, lo avevano creduto un impostore quando annunciava la sua risurrezione, ed era menzogna. Ed essa, come sempre, ha bisogno di altra menzogna per legittimarsi come verità. Così, pur di fronte all'evidenza del fatto annunciato loro dalle guardie, la loro unica preoccupazione è quella di far tacere sul nascere la verità. Il dubbio non li sfiora neppure, anzi, credono alle guardie, credono che un angelo abbia rotolato la pietra, ma, schiavi della propria carne e del progetto demoniaco che li aveva afferrati, decidono di seguirlo sino in fondo, dando corpo alla menzogna che avevano già insinuato a Pilato. E, per realizzare il piano, corrompono con denaro le guardie, strangolando la verità nella cupidigia. Non solo, si impegnano e si fanno carico di persuadere il governatore che le cose erano andate proprio come essi avevano inventato, facendosi missionari della menzogna.
Accanto alla Verità infatti appare sempre la menzogna. Non a caso Gesù è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, come la Chiesa è stata costituita perchè sia fedele annunciatrice e testimone della Verità. Perchè la testimonianza sia credibile e perchè ogni uomo possa essere davvero libero nell'accoglierla o nel rifiutarla, è necessaria la menzogna. Esattamente come accadde nel paradiso ai progenitori. Per questo, contemporaneamente alla corsa delle donne e degli apostoli sulle strade della missione, corre anche la menzogna, che spesso si fa persecuzione sanguinaria. Corre accanto all'annuncio del vangelo un altro annuncio, persuasivo, subdolo, falso. Per questo, al fatto della risurrezione che si compie ogni giorno nella Chiesa e nei suoi figli, nelle famiglie, nei posti di lavoro, ovunque arrivino e vivano i cristiani, si oppone sempre la menzogna architettata dal demonio. Il fatto non esiste, anche se è lì, autentico, visibile. E' un'impostura dei discepoli, è il tentativo della Chiesa di fare adepti, di conquistare denaro e potere, è l'oppio dei popoli...
E' l'attacco del demonio al cuore degli apostoli, ancor prima che a quello del mondo. Ma essi hanno la certezza incrollabile che Cristo è risorto! Ha mangiato e bevuto con loro, lo hanno visto, cammina con loro ogni giorno! E' Lui ad operare nella missione, come nella nostra vita di ogni giorno. La differenza è tutta in questa esperienza: gli apostoli l'hanno sigillata nel cuore e la rinnovano ogni giorno; i nemici di Cristo no, anche davanti ai segni e ai fatti non possono che opporre la propria carne malata e cieca d'orgoglio. Non possono credere, anche se la menzogna mostra tutti i suoi limiti: Come è possibile credere a delle guardie che, esercitate e formate proprio per vegliare e custodire, dormano tutte insieme nello stesso momento.... Negli inganni del demonio, in quelli grandi che si traducono in grandi persecuzioni, come in quelle che soffriamo ogni giorno, ma non per questo meno violente, negli attacchi del demonio vi è sempre una falla, una crepa che svela la menzogna. Come credere a delle guardie che si addormentano? Eppure la diceria ha preso piede, a infingere la verità della risurrezione. Così come il mondo crede facilmente alle menzogne del demonio che alla verità di cristo. Ne facciamo esperienza ogni giorno.
Per questo occorre essere astuti come serpenti e semplici come colombe, e indossare la corazza della fede per resistere ai dardi infuocati del demonio. Come la Vergine Maria correre ogni giorno da Elisabetta, alla nostra vita e scoprire l'autenticità della resurrezione di Cristo, il suo amore e il suo perdono, nei fatti della nostra storia. Per esultare di gioia come Lei, in un magnificat che sembra proprio la colonna sonora della Risurrezione: Maria infatti esclama tra l'altro: "Ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori". Il greco originale ha "dianoia cardias", che è qualcosa di diverso dai semplici pensieri: sono piuttosto i propositi, le trame del cuore, gli stessi che albergavano nel cuore dei giudei avversari di Gesù, e da Lui smascherati. La sua risurrezione ha disperso, frantumato le trame di menzogna che vogliono vanificare l'annuncio del Vangelo. Uniti a Lui, sperimentando il suo potere nella nostra vita, possiamo vedere anche noi dileguarsi le tentazioni per correre sulle strade della missione che ci è affidata, annunciare a tutti la gioia della Pasqua.
San Gregorio Magno
(circa 540-604), papa, dottore della Chiesa Omelie sui vangeli, 26, 2-6
« Andate a dire ai suoi discepoli : 'È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea ; là lo vedrete' » (Mt 28,7)
Apposta è detto : « Vi precede in Galilea ; là lo vedrete, come vi ha detto ». Galilea significa « fine della schiavitù ». Il Redentore era già passato dalla passione alla risurrezione, dalla morte alla vita, dal castigo alla gloria, dalla corruzione all'incorruttibilità. Ma se i discepoli, dopo la risurrezione, lo vedono prima in Galilea, è perché, dopo, noi contemplassimo nella gioia, la gloria della sua risurrezione soltanto dopo aver lasciato i nostri vizi per i vertici della virtù. C'è da fare uno spostamento : se l'annuncio è fatto al sepolcro, Cristo si mostra altrove... Ci sono due vite ; ne conoscevamo una, ma non l'altra. C'era una vita mortale e una vita immortale, una corruttibile e l'altra incorruttibile, una di morte e l'altra di risurrezione. Allora venne il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2, 5), che prese su di sè la prima vita e ci rivelò l'altra, che perse la prima morendo, e ci rivelò l'altra risuscitando. Se avesse promesso, a noi che conoscevamo la vita mortale, una risurrezione della carne senza darcene una prova tangibile, chi avrebbe potuto prestare fede alle sue promesse ?
Surrexit Dominus de sepulchro qui pro nobis pependit in ligno.
Christus Resurrexit sicut dixit. Alleluia!
Christos Anesti! Alithos Anesti!
Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15.
Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:
«Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.
E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
IL COMMENTO
Quanto più importante è una notizia tanto più si fa urgente il suo annuncio. Quanto più si è coinvolti nella notizia, tanto più si fa impellente trasmetterla a chi partecipa dello stesso legame. L'annuncio della Chiesa, la sua missione fondamentale, è dettata dalla fretta delle donne, un'urgenza ricolma di gioia e timore grandi. La gioia è sempre unita indissolubilmente al timore. Esso non è la paura che atterrisce e rende schiavi, è piuttosto lo stupore per l'enormità di quello le donne hanno visto e ascoltato, Uno stupore deve sedimentare, scendere, passare ad essere consapevolezza e certezza; lo stupore necessita un cammino, e questo è proprio il timore, il balbettare dei passi alla ricerca delle orme che sigillino nel cuore quanto visto e udito; il timore è necessità di un appoggio, dei fratelli cui annunciare e con cui procedere nel cammino. Il timore unito alla gioia, che infonde forza e vigore, che apre a desideri sempre più grandi. La gioia che non si può paragonare a nessuna gioia umana, e per madre della libertà, condizione indispensabile per ogni missione: sperimentare la gioia che nessuno può togliere, la gioia di Cristo risorto, soprannaturale e quindi senza fine.
E nel cammino della missione l'apparizione del Signore stesso, un sigillo, un memoriale. E' la storia della Chiesa, da quell'alba a Gerusalemme sino ai nostri giorni; è la nostra storia, quotidiana. La Chiesa, e noi in essa, è coinvolta in un'urgenza insopprimibile nella quale sempre appare il Signore risorto, ad indicare la Galilea, il più in là dell'evangelizzazione. Non ci si può fermare, pena la putrefazione. La Galilea delle genti, i lontani, coloro che non conoscono lo stupore e la gioia, che non hanno visto Cristo vivo. La nostra personale Galilea di ogni giorno, alla quale siamo inviati ad andare per vedere il suo volto. La Galilea, il luogo dove il Signore oggi, come ogni giorno, ci dà appuntamento, le nostre contraddizioni, così simili a quelle del mondo. La Galilea dove sperimentare, nella morte autentica, la resurrezione autentica.
E la persecuzione, goffa, questa si inverosimile come di guardie che si addormentano. Negli inganni del demonio, in quelli grandi che si traducono in grandi e sanguinarie persecuzioni, come in quelle che soffriamo ogni giorno, ma non per questo meno violente, negli attacchi del demonio vi è sempre una falla, una crepa che svela la menzogna. Come credere a delle guardie che si addormentano? Eppure la diceria ha preso piede, a infingere la verità della risurrezione. Così occorre essere astuti come serpenti e cercare, con il discernimento dello Spirito Santo, dove si nasconda la menzogna, e combattere così la menzogna che vuole rubarci la gioia della Pasqua.
San Gregorio Magno
(circa 540-604), papa, dottore della Chiesa Omelie sui vangeli, 26, 2-6
« Andate a dire ai suoi discepoli : 'È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea ; là lo vedrete' » (Mt 28,7)Apposta è detto : « Vi precede in Galilea ; là lo vedrete, come vi ha detto ». Galilea significa « fine della schiavitù ». Il Redentore era già passato dalla passione alla risurrezione, dalla morte alla vita, dal castigo alla gloria, dalla corruzione all'incorruttibilità. Ma se i discepoli, dopo la risurrezione, lo vedono prima in Galilea, è perché, dopo, noi contemplassimo nella gioia, la gloria della sua risurrezione soltanto dopo aver lasciato i nostri vizi per i vertici della virtù. C'è da fare uno spostamento : se l'annuncio è fatto al sepolcro, Cristo si mostra altrove... Ci sono due vite ; ne conosciavamo una, ma non l'altra. C'era una vita mortale e una vita immortale, una corruttibile e l'altra incorruttibile, una di morte e l'altra di risurrezione. Allora venne il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2, 5), che prese su di sè la prima vita e ci rivelò l'altra, che perse la prima morendo, e ci rivelò l'altra risuscitando. Se avesse promesso, a noi che conosciavamo la vita mortale, una risurrezione della carne senza darcene una prova tangibile, chi avrebbe potuto prestare fede alle sue promesse ?
CITTA’ DEL VATICANO – I fedeli lo acclamano quando si affaccia dalla finestra dellostudio del suo appartamento nel Palazzo apostolico, quello che usa solo per occasioni ufficiali, perché abita ancora alla residenza Santa Marta. E in piazza si ride di gioia per il“buongiorno” speciale dato da Papa Francesco prima dell’Angelus. Così come il suo “Buona Pasqua e buon pranzo!”.
Ma ormai tutti lo sanno, è lo stile Bergoglio, che tutti amano e apprezzano, credenti e non. Lo stesso stile che gli permette di essere efficace, arrivando al cuore delle persone.Parole semplici quelle di Papa Francesco, ma di una forza straordinaria. E così“Senza la Grazia non possiamo nulla”, dice Papa Francesco.