Carismi da Segni dri tempi
DISCORSO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI MOVIMENTI ECCLESIALI E ALLE NUOVE COMUNITÀ
30 maggio 1998
«Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo» (At 2, 2-3).
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Con queste parole gli Atti degli Apostoli ci introducono nel cuore dell’evento della Pentecoste; ci presentano i discepoli che, riuniti con Maria nel Cenacolo, ricevono il dono dello Spirito. Si realizza così la promessa di Gesù ed inizia il tempo della Chiesa. Da quel momento il vento dello Spirito porterà i discepoli di Cristo sino agli estremi confini della terra. Li porterà fino al martirio per l’intrepida testimonianza del Vangelo.
Quel che accadde a Gerusalemme duemila anni or sono, è come se questa sera si rinnovasse in questa Piazza, centro del mondo cristiano. Come allora gli Apostoli, anche noi ci troviamo raccolti in un grande cenacolo di Pentecoste, anelando all’effusione dello Spirito. Qui noi vogliamo professare con tutta la Chiesa che «uno solo è lo Spirito…, uno solo il Signore, uno solo è Dio che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6). Questo è il clima che intendiamo rivivere, implorando i doni dello Spirito Santo per ciascuno di noi e per l’intero popolo dei battezzati.
2. Saluto e ringrazio il Cardinale James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, per le parole che ha voluto rivolgermi, anche a nome vostro, all’inizio di questo Incontro. Con lui saluto i Signori Cardinali e i Vescovi presenti. Rivolgo un pensiero di particolare gratitudine a Chiara Lubich, Kiko Arguello, Jean Vanier, Mons. Luigi Giussani per le loro commoventi testimonianze. Insieme a loro, saluto i fondatori e i responsabili delle nuove comunità e dei movimenti qui rappresentati. Mi è caro, infine, rivolgermi a ciascuno di voi, Fratelli e Sorelle appartenenti ai singoli movimenti ecclesiali. Voi avete accolto con prontezza ed entusiasmo l’invito che vi ho rivolto nella Pentecoste del 1996 e vi siete preparati accuratamente, sotto la guida del Pontificio Consiglio per i Laici, per questo straordinario incontro, che ci proietta verso il Grande Giubileo del Duemila.
Quello di oggi è davvero un evento inedito: per la prima volta i movimenti e le nuove comunità ecclesiali si ritrovano, tutti insieme, con il Papa. E’ la grande “testimonianza comune” da me auspicata per l’anno che, nel cammino della Chiesa verso il Grande Giubileo, è dedicato allo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è qui con noi! E’ Lui l’anima di questo mirabile avvenimento di comunione ecclesiale. Davvero. «Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 117, 24).
3. A Gerusalemme, quasi duemila anni fa, il giorno di Pentecoste, davanti ad una folla, stupita ed irridente, a motivo del cambiamento inspiegabile notato negli Apostoli, Pietro proclama con coraggio: «Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi…, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato» (At 2, 22-24). Nelle parole di Pietro si manifesta l’autocoscienza della Chiesa, fondata sulla certezza che Gesù Cristo è vivo, opera nel presente e cambia la vita.
Lo Spirito Santo, già operante nella creazione del mondo e nell’Antica Alleanza, si rivela nell’Incarnazione e nella Pasqua del Figlio di Dio, e quasi “esplode” nella Pentecoste per prolungare nel tempo e nello spazio la missione di Cristo Signore. Lo Spirito costituisce così la Chiesa come flusso di vita nuova, che scorre entro la storia degli uomini.
4. Alla Chiesa che, secondo i Padri, è il luogo «dove fiorisce lo Spirito» (CCC 749), il Consolatore ha donato di recente con il Concilio Ecumenico Vaticano II una rinnovata Pentecoste, suscitando un dinamismo nuovo ed imprevisto.
Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti. Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente le persone e la storia. Questa è stata l’esperienza indimenticabile del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come costitutiva di se stessa la dimensione carismatica: «Lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma “distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui” (1 Cor 12, 11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali… utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa» (Lumen gentium, 12).
L’aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. E’ da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità.
5. Oggi la Chiesa gioisce nel constatare il rinnovato avverarsi delle parole del profeta Gioele, che poc’anzi abbiamo ascoltato: «Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona… » (At 2, 17). Voi qui presenti siete la prova tangibile di questa “effusione” dello Spirito. Ogni movimento differisce dall’altro, ma tutti sono uniti nella stessa comunione e per la stessa missione. Alcuni carismi suscitati dallo Spirito irrompono come vento impetuoso, che afferra e trascina le persone verso nuovi cammini di impegno missionario al servizio radicale del Vangelo, proclamando senza pausa le verità della fede, accogliendo come dono il flusso vivo della tradizione e suscitando in ciascuno l’ardente desiderio della santità.
Oggi, a tutti voi riuniti qui in Piazza San Pietro e a tutti i cristiani, voglio gridare: Apritevi con docilità ai doni dello Spirito! Accogliete con gratitudine e obbedienza i carismi che lo Spirito non cessa di elargire! Non dimenticate che ogni carisma è dato per il bene comune, cioè a beneficio di tutta la Chiesa!
6. Per loro natura, i carismi sono comunicativi e fanno nascere quell’«affinità spirituale tra le persone» (cfrChistifideles laici, 24) e quell’amicizia in Cristo che dà origine ai “movimenti”. Il passaggio dal carisma originario al movimento avviene per la misteriosa attrattiva esercitata dal Fondatore su quanti si lasciano coinvolgere nella sua esperienza spirituale. In tal modo i movimenti riconosciuti ufficialmente dall’autorità ecclesiastica si propongono come forme di auto-realizzazione e riflessi dell’unica Chiesa.
La loro nascita e diffusione ha recato nella vita della Chiesa una novità inattesa, e talora persino dirompente. Ciò non ha mancato di suscitare interrogativi, disagi e tensioni; talora ha comportato presunzioni ed intemperanze da un lato, e non pochi pregiudizi e riserve dall’altro. E’ stato un periodo di prova per la loro fedeltà, un’occasione importante per verificare la genuinità dei loro carismi.
Oggi dinanzi a voi si apre una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. Ciò non vuol dire che tutti i problemi siano stati risolti. E’, piuttosto, una sfida. Una via da percorrere. La Chiesa si aspetta da voi frutti “maturi” di comunione e di impegno.
7. Nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffocata e spenta. Si avverte, quindi, con urgenza la necessità di un annuncio forte e di una solida ed approfondita formazione cristiana. Quale bisogno vi è oggi di personalità cristiane mature, consapevoli della propria identità battesimale, della propria vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo! Quale bisogno di comunità cristiane vive! Ed ecco, allora, i movimenti e le nuove comunità ecclesiali: essi sono la risposta, suscitata dallo Spirito Santo, a questa drammatica sfida di fine millennio.Voi siete questa risposta provvidenziale.
I veri carismi non possono che tendere all’incontro con Cristo nei Sacramenti. Le realtà ecclesiali cui aderite vi hanno aiutato a riscoprire la vocazione battesimale, a valorizzare i doni dello Spirito ricevuti nella Cresima, ad affidarvi alla misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione ed a riconoscere nell’Eucaristia la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana. Come pure, grazie a tale forte esperienza ecclesiale, sono nate splendide famiglie cristiane aperte alla vita, vere “chiese domestiche”, sono sbocciate molte vocazioni al sacerdozio ministeriale ed alla vita religiosa, nonché nuove forme di vita laicale ispirate ai consigli evangelici. Nei movimenti e nelle nuove comunità avete appreso che la fede non è discorso astratto, né vago sentimento religioso, ma vita nuova in Cristo suscitata dallo Spirito Santo.
8. Come custodire e garantire l’autenticità del carisma? E’ fondamentale, al riguardo, che ogni movimento si sottoponga al discernimento dell’Autorità ecclesiastica competente. Per questo nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa. Con chiare parole il Concilio scrive: “Il giudizio sulla loro (dei carismi) genuinità e sul loro esercizio ordinato appartiene a quelli che presiedono nella Chiesa, ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr 1 Ts 5,12; 19-21)” (Lumen gentium, 12). Questa è la necessaria garanzia che la strada che percorrete è quella giusta!
Nella confusione che regna nel mondo d’oggi è così facile sbagliare, cedere alle illusioni. Nella formazione cristiana curata dai movimenti non manchi mai l’elemento di questa fiduciosa obbedienza ai Vescovi, successori degli Apostoli, in comunione con il Successore di Pietro! Conoscete i criteri di ecclesialità delle aggregazioni laicali, presenti nell’Esortazione apostolica Chistifideles laici (cfr n. 30). Vi chiedo di aderirvi sempre con generosità e umiltà inserendo le vostre esperienze nelle Chiese locali e nelle parrocchie, e sempre rimanendo in comunione con i Pastori ed attenti alle loro indicazioni.
9. Gesù ha detto: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12, 49), mentre la Chiesa si prepara a varcare la soglia del terzo millennio, accogliamo l’invito del Signore, perché il suo fuoco divampi nel nostro cuore ed in quello dei fratelli.
Oggi, da questo cenacolo di Piazza San Pietro, s’innalza una grande preghiera: Vieni Spirito Santo, vieni e rinnova la faccia della terra! Vieni con i tuoi sette doni! Vieni Spirito di vita, Spirito di verità, Spirito di comunione e di amore! La Chiesa e il mondo hanno bisogno di Te. Vieni Spirito Santo e rendi sempre più fecondi i carismi che hai elargito. Dona nuova forza e slancio missionario a questi tuoi figli e figlie qui radunati. Dilata il loro cuore, ravviva il loro impegno cristiano nel mondo. Rendili coraggiosi messaggeri del Vangelo, testimoni di Gesù Cristo risorto, Redentore e Salvatore dell’uomo. Rafforza il loro amore e la loro fedeltà alla Chiesa.
A Maria, prima discepola di Cristo, Sposa dello Spirito Santo e Madre della Chiesa, che ha accompagnato gli Apostoli nella prima Pentecoste, rivolgiamo il nostro sguardo perché ci aiuti ad imparare dal suo Fiat la docilità alla voce dello Spirito.
Oggi, da questa Piazza, Cristo ripete a ciascuno di voi: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15). Egli conta su ciascuno di voi, la Chiesa conta su di voi. “Ecco – assicura il Signore – io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Sono con voi. Amen!
Nella Chiesa primitiva, quando il mondo era pagano, chi voleva farsi cristiano doveva iniziare un «catecumenato», che era un itinerario di formazione per prepararsi al Battesimo. Oggi il processo di secolarizzazione ha portato tanta gente ad abbandonare la fede e la Chiesa: per questo è necessario un itinerario di formazione al cristianesimo.
Il Cammino Neocatecumenale non è un movimento o un’associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l’ha abbandonata.
Iniziato negli anni ’60 in uno dei sobborghi più poveri di Madrid da Kiko Argúello e da Carmen Hernandez, venne promosso dall’allora Arcivescovo di Madrid, Casimiro Morcillo, che constatò in quel primo gruppo una vera riscoperta della Parola di Dio ed un’attuazione pratica del rinnovamento liturgico promosso proprio in quegli anni dal Concilio.
Vista la positiva esperienza nelle parrocchie di Madrid e di Roma, nel 1974 la Congregazione per il Culto Divino indicò il nome di Cammino Neocatecumenale per questa esperienza.
Si tratta di un cammino di conversione attraverso il quale si possono riscoprire le ricchezze del Battesimo.
Il Cammino si è diffuso in più di 900 Diocesi di 105 Nazioni, con oltre 20 mila comunità in 6.000 parrocchie.
Nel 1987 è stato aperto a Roma il Seminario missionario internazionale «Redemptoris Mater» che ospita giovani che hanno maturato la loro vocazione in una comunità neocatecumenale e che si rendono disponibili ad andare in tutto il mondo. Successivamente molti Vescovi hanno seguito l’esperienza di Roma e oggi nel mondo vi sono più di 70 seminari diocesani missionari «Redemptoris Mater» dove si stanno formando più di mille seminaristi.
Di recente, in risposta all’appello del Papa Giovanni Paolo II per la nuova evangelizzazione, molte famiglie che hanno percorso il Cammino si sono offerte per aiutare la missione della Chiesa andando a vivere nelle zone più secolarizzate e scristianizzate del mondo, preparando la nascita di nuove parrocchie missionarie.
Il Cammino Neocatecumenale si conferma nei nuovi Statuti come un modello di catecumenato post-battesimale da impartire sotto la direzione dei Vescovi diocesani o, come lo aveva definito Giovanni Paolo II in parole trascritte nell’art. 1° del testo statutario, come un ”itinerario di formazione cattolica”: un programma di formazione alla vita cristiana della persona, di base principalmente catechetica e liturgica, impartito in comunità e condotto secondo ritmi e metodi specifici.
“Quanta gioia e quanta speranza ci date con la vostra presenza e con la vostra attività… Vivere e promuovere questo risveglio è quanto voi chiamate una forma di “dopo il Battesimo” che potrà rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di approfondimento che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di preparazione al Battesimo” (Paolo VI alle Comunità Neocatecumenali, Udienza Generale, 8 maggio 1974, in Notitiae 96-96, 1974, 230).
Eventi e novità
2 Comunione e Liberazione
Comunione e Liberazione è un movimento ecclesiale il cui scopo è l’educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea.
È nato in Italia nel 1954 quando don Luigi Giussani diede vita, a partire dal Liceo classico «Berchet» di Milano, a un’iniziativa di presenza cristiana chiamata Gioventù Studentesca (GS). La sigla attuale, Comunione e Liberazione (CL), compare per la prima volta nel 1969. Essa sintetizza la convinzione che l’avvenimento cristiano, vissuto nella comunione, è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo. Attualmente Comunione e Liberazione è presente in circa settanta Paesi in tutti i continenti.
Non è prevista alcuna forma di tesseramento, ma solo la libera partecipazione delle persone. Strumento fondamentale di formazione degli aderenti al movimento è la catechesi settimanale denominata «Scuola di comunità».
Rivista ufficiale del movimento è il mensile internazionale «Tracce – Litterae Communionis».
La storia
Le tappe fondamentali di un cammino
Dal 1954 a oggi…
È nato in Italia nel 1954 quando don Luigi Giussani diede vita, a partire dal Liceo classico «Berchet» di Milano, a un’iniziativa di presenza cristiana chiamata Gioventù Studentesca (GS). La sigla attuale, Comunione e Liberazione (CL), compare per la prima volta nel 1969. Essa sintetizza la convinzione che l’avvenimento cristiano, vissuto nella comunione, è il fondamento dell’autentica liberazione dell’uomo. Attualmente Comunione e Liberazione è presente in circa settanta Paesi in tutti i continenti.
Non è prevista alcuna forma di tesseramento, ma solo la libera partecipazione delle persone. Strumento fondamentale di formazione degli aderenti al movimento è la catechesi settimanale denominata «Scuola di comunità».
Rivista ufficiale del movimento è il mensile internazionale «Tracce – Litterae Communionis».
La storia
Le tappe fondamentali di un cammino
Dal 1954 a oggi…
Immagini
Alcuni momenti della vita del Movimento
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Alcuni momenti della vita del Movimento
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Elenco
DOCUMENTI
Luigi GiussaniLettera di don Giussani a Giovanni Paolo II, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione. 26 gennaio 2004
Lettera di don Giussani a Giovanni Paolo II nel venticinquesimo di Pontificato. Panorama, 30 ottobre 2003
Lettera di don Giussani alla Fraternità a seguito dell’annuale pellegrinaggio a Loreto. 22 giugno 2003
Lettera di don Giussani nel ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. 22 febbraio 2002
Testimonianza di don Giussani nell’ambito del Seminario organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici dal titolo «Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sollecitudine pastorale dei Vescovi». 18 giugno 1999
«Nella semplicità del mio cuore ti ho dato tutto».
Testimonianza di don Giussani durante l’incontro di Giovanni Paolo II con i movimenti ecclesiali. 30 maggio 1998
Riconoscere Cristo
Meditazione di don Giussani agli Esercizi spirituali del CLU. Dicembre del 1994
Come nasce un movimento.
Conversazione di don Giussani con responsabili di CL. Agosto 1989
DOCUMENTI
Luigi GiussaniLettera di don Giussani a Giovanni Paolo II, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione. 26 gennaio 2004
Lettera di don Giussani a Giovanni Paolo II nel venticinquesimo di Pontificato. Panorama, 30 ottobre 2003
Lettera di don Giussani alla Fraternità a seguito dell’annuale pellegrinaggio a Loreto. 22 giugno 2003
Lettera di don Giussani nel ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. 22 febbraio 2002
Testimonianza di don Giussani nell’ambito del Seminario organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici dal titolo «Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sollecitudine pastorale dei Vescovi». 18 giugno 1999
«Nella semplicità del mio cuore ti ho dato tutto».
Testimonianza di don Giussani durante l’incontro di Giovanni Paolo II con i movimenti ecclesiali. 30 maggio 1998
Riconoscere Cristo
Meditazione di don Giussani agli Esercizi spirituali del CLU. Dicembre del 1994
Come nasce un movimento.
Conversazione di don Giussani con responsabili di CL. Agosto 1989
Giovanni Paolo II
Difensore della ragione, ha proposto la “compagnia” di Cristo. Lettera autografa di Giovanni Paolo II letta all’inizio del funerale di don Giussani, nel Duomo di Milano, da monsignor Stanislaw Rylko (presidente del Pontificio Consiglio per i Laici). 22 febbraio 2005
Lettera di Giovanni Paolo II a don Giussani, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione. 22 febbraio 2004
Lettera di Giovanni Paolo II a don Giussani, in occasione del ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. 11 febbraio 2002
Andate in tutto il mondo. Per il trentennale della nascita di CL. Roma, 29 settembre 1984
Rinnovate continuamente la scoperta del Carisma. Ai sacerdoti partecipanti a un corso di Esercizi Spirituali promosso da CL. Castel Gandolfo, 12 settembre 1985
Costruite la civiltà della verità e dell’amore. Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini, 29 agosto 1982
Difensore della ragione, ha proposto la “compagnia” di Cristo. Lettera autografa di Giovanni Paolo II letta all’inizio del funerale di don Giussani, nel Duomo di Milano, da monsignor Stanislaw Rylko (presidente del Pontificio Consiglio per i Laici). 22 febbraio 2005
Lettera di Giovanni Paolo II a don Giussani, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione. 22 febbraio 2004
Lettera di Giovanni Paolo II a don Giussani, in occasione del ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione. 11 febbraio 2002
Andate in tutto il mondo. Per il trentennale della nascita di CL. Roma, 29 settembre 1984
Rinnovate continuamente la scoperta del Carisma. Ai sacerdoti partecipanti a un corso di Esercizi Spirituali promosso da CL. Castel Gandolfo, 12 settembre 1985
Costruite la civiltà della verità e dell’amore. Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini, 29 agosto 1982
Benedetto XVI
Discorso di Benedetto XVI. Udienza con CL, 24 marzo 2007
Lettera a Julián Carrón nel primo anniversario della morte di don Giussani. 2 febbraio 2006 (pubblicata anche il 23 febbraio 2006 su L’Osservatore Romano)
Messaggio di Benedetto XVI in occasione degli Esercizi Spirituali della Fraternità di CL. 27 aprile 2005
Innamorato di Cristo Omelia del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, presente al funerale di don Giussani a nome di Giovanni Paolo II. Duomo di Milano, 24 febbraio 2005
Discorso di Benedetto XVI. Udienza con CL, 24 marzo 2007
Lettera a Julián Carrón nel primo anniversario della morte di don Giussani. 2 febbraio 2006 (pubblicata anche il 23 febbraio 2006 su L’Osservatore Romano)
Messaggio di Benedetto XVI in occasione degli Esercizi Spirituali della Fraternità di CL. 27 aprile 2005
Innamorato di Cristo Omelia del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, presente al funerale di don Giussani a nome di Giovanni Paolo II. Duomo di Milano, 24 febbraio 2005
La Comunità di Sant’Egidio
La Comunità di Sant’Egidio è nata a Roma nel 1968, per iniziativa di un giovane, allora meno che ventenne, Andrea Riccardi. Iniziò riunendo un gruppo di liceali, come era lui stesso, per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo. La prima comunità cristiana degli Atti degli Apostoli e Francesco d’Assisi sono stati i primi punti di riferimento.
Il piccolo gruppo iniziò subito ad andare nella periferia romana, tra le baracche che in quegli anni cingevano Roma e dove vivevano molti poveri, e cominciò un doposcuola pomeridiano (la “Scuola popolare”, oggi “Scuole della pace” in tante parti del mondo) per i bambini.
Da allora la comunità è molto cresciuta, e oggi è diffusa in più di 70 paesi di 4 continenti. Anche il numero dei membri della comunità è in crescita costante. Oggi sono circa 50.000, ma è assai difficile calcolare il numero di quanti in modo diverso sono raggiunti dalle diverse attività di servizio della comunità, come pure di quanti collaborano in maniera stabile e significativa proprio al servizio ai più poveri e alle altre attività svolte da Sant’Egidio senza farne parte in senso stretto.
La preghiera
La prima “opera” della Comunità di Sant’Egidio è la preghiera. Proprio dall’incontro con le Scritture, messe al centro della vita, è nata una proposta personale e comune nuova per quei giovani del ’68 alla ricerca di una vita più autentica: è l’antico invito a diventare suoi discepoli, che Gesù fa ad ogni generazione. E’ l’invito a convertirsi, smettendo di vivere solo per se stessi, e a iniziare, con libertà, ad essere strumenti di un amore più grande per tutti, uomini e donne, e soprattutto i più poveri. Ascoltare e vivere la Parola di Dio come la cosa più importante della propria vita vuol dire accettare di seguire non tanto se stessi, ma piuttosto Gesù. L’immagine più autentica è quella della comunità in preghiera, quando è riunita per ascoltare la Parola di Dio. E’ come la famiglia dei discepoli raccolta attorno a Gesù. Concordia e assiduità nella preghiera (At. 2,42) sono la via semplice, offerta e richiesta a tutti i membri della comunità. La preghiera è un cammino in cui si diventa familiari con le parole di Gesù e la sua preghiera, con quella delle generazioni che ci hanno preceduto, come nei Salmi, mentre si portano al Signore le necessità proprie e dei poveri, i bisogni del mondo intero.
E’ per questo motivo che le comunità, a Roma e in altre parti d’Italia, d’Europa o del mondo, si riuniscono il più frequentemente possibile per pregare assieme. In molte città ogni sera c’è una preghiera comunitaria aperta a tutti. A ogni membro della comunità è chiesto anche di trovare uno spazio significativo nella propria vita per la preghiera personale e per la lettura delle Scritture, cominciando dai Vangeli.
Comunicare il Vangelo
La seconda “opera” della comunità, il suo secondo fondamento, è la comunicazione dei Vangelo. E’ il Vangelo stesso, infatti, la buona notizia da condividere con gli altri, il tesoro prezioso, la lanterna che non può essere nascosta. Il Vangelo non è un patrimonio esclusivo, ma è una responsabilità in più per i membri della comunità, chiamati a comunicarlo. Nell’esperienza di Sant’Egidio essere discepoli e vivere e comunicare la Parola di Gesù sono sinonimi. Si tratta di un’esperienza di gioia e di festa, come nel Vangelo di Luca, quando i settantadue discepoli tornarono felici dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc. 10, 17). E’ l’esperienza di ogni discepolo e di ognuno nella Comunità di Sant’Egidio, che ha portato, in questi anni, a vivere una “fraternità missionaria” in molte parti del mondo.
Comunità senza frontiere e senza muri
L’amicizia tra persone di culture e nazioni differenti è il modo quotidiano in cui si esprime questa fraternità internazionale che è al tempo stesso apertura al mondo e appartenenza ad un’unica famiglia, quella dei discepoli.
In un mondo che, alla fine del secondo millennio, esalta i confini e le differenze, nazionali e culturali, fino a farne motivo antico e nuovo di conflitto, le comunità di Sant’Egidio testimoniano l’esistenza di un destino comune non solo dei cristiani, ma di tutti.
Ci sono comunità più giovani e comunità più anziane, alcune sono più numerose e radicate di altre, come pure alcune sono più conosciute di altre nell’ambiente in cui vivono, ma tutte si sforzano di essere e davvero rappresentano un’unica famiglia attorno a Gesù.
Quella di Roma è la più anziana. Come prima comunità, svolge in questo senso un servizio alla comunione e alle comunità più nuove, senza altri limiti e confini che “quelli della carità”, come indicato a Sant’Egidio da papa Giovanni Paolo II per il 25° anniversario della comunità, nel 1993. Questa unità si esprime in una comunione e solidarietà concreta tra i fratelli e le sorelle, che si sono rivelate come la migliore forma di organizzazione della vita e dell’attività della comunità stessa.
Amicizia con i poveri
Terza “opera” caratteristica di Sant’Egidio, autentico fondamento e impegno quotidiano fin dagli inizi è il servizio ai più poveri, vissuto nella forma dell’amicizia. I primi studenti che nel ’68 presero a riunirsi attorno alla Parola di Dio, sentirono come il Vangelo non poteva essere vissuto lontano dai poveri: i poveri per amici e il Vangelo buona notizia per i poveri. Nacque così il primo dei servizi della comunità, quando ancora non aveva preso il nome di Sant’Egidio: la scuola popolare, che si chiamava così perché non era solo un doposcuola per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, come il “Cinodromo”, lungo il Tevere, nella zona sud di Roma. Da allora le scuole popolari si sono moltiplicate, a Roma e in tutte le città in cui è presente la comunità, con un’attenzione particolare ai bambini più svantaggiati e in condizione più difficile.
Secondo quanto si legge nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, questa amicizia si è allargata ad altri poveri: handicappati, fisici e mentali, persone senza fissa dimora, stranieri immigrati, malati terminali; e a diverse situazioni: carceri, istituti per anziani, campi nomadi, campi per rifugiati. Lungo questi anni si è sviluppata una sensibilità verso ogni forma di povertà, vecchia e nuova o emergente, come anche verso povertà non tradizionali, come quella rappresentata in molti Paesi europei da anziani soli anche quando benestanti.
Sant’Egidio si identifica con i suoi fratelli più piccoli in tutti i poveri, senza esclusione, che per questo sono a pieno titolo i familiari della comunità. Dovunque c’è una comunità di Sant’Egidio, da Roma a San Salvador, dal Camerun al Belgio, all’Ucraina o all’Indonesia, c’è sempre amicizia e familiarità con i poveri. Nessuna comunità, neppure la più giovane è cosi piccola o debole da non poter aiutare altri poveri. E’ l’obolo della vedova che ha un grande valore davanti al Signore (Mc. 12, 41).
Il servizio alla pace e all’umanizzazione del mondo
L’amicizia con i poveri ha condotto Sant’Egidio a comprendere meglio come la guerra sia la madre di tutte le povertà. E’ così che amare i poveri, in molte situazioni, è diventato lavorare per la pace, per proteggerla dove è minacciata, per aiutare a ricostituirla, facilitando il dialogo, là dove è andato perduto. I mezzi di questo servizio alla pace e alla riconciliazione sono quelli poveri della preghiera, della parola, della condivisione di situazioni di difficoltà, l’incontro e il dialogo.
Anche dove non si può lavorare per la pace, la Comunità cerca di realizzare la solidarietà e l’aiuto umanitario alle popolazioni civili che più soffrono a causa della guerra.
Sono questi, forse, gli aspetti più conosciuti di Sant’Egidio, quelli di cui anche i mass media a volte parlano senza metterne sempre in luce, come capita, la continuità con l’aiuto ai più poveri presente nella comunità fin dai suoi inizi e la radice evangelica.
Alcuni membri della comunità sono stati facilitatori o mediatori veri e propri in conflitti fratricidi durati più di dieci anni, come in Mozambico, o più di trenta, come in Guatemala. L’Africa più povera attraversata dalla guerra, come anche i Balcani, ma non solo, sono nella memoria e al centro delle preoccupazioni e dell’impegno di Sant’Egidio. Anche attraverso esperienze di questo tipo è cresciuta la fiducia di Sant’Egidio nella “forza debole” della preghiera e nel potere di cambiamento della non violenza e della persuasione. Sono aspetti della vita dello stesso Signore Gesù, da lui vissuti fino alla fine.
In questa direzione la Comunità si pone costantemente al servizio del dialogo ecumenico e interreligioso. Dal 1987 in poi Sant’Egidio è impegnata a livello internazionale e di base per continuare in meeting, incontri e nella preghiera, il cosiddetto “spirito di Assisi”.
E’ nel solco di questa urgenza evangelica che si colloca la recente battaglia per una moratoria mondiale di tutte le esecuzioni capitali dall’anno 2000, che la comunità ha intrapreso a livello internazionale assieme ad altre organizzazioni. E’ un passaggio importante, che vede uno sforzo di particolare intensità di Sant’Egidio e di tutti i suoi membri in ogni parte dei mondo in cui sono presenti, per l’affermazione del valore della vita senza eccezioni, a tutti i livelli.
Hanno la medesima radice evangelica, mentre si esprimono come proposta a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, indipendentemente dal credo religioso, anche altre iniziative umanitarie, come quella contro le mine anti uomo, ovvero il concreto aiuto ai profughi e alle vittime di guerre e carestie, come in Sud Sudan, Burundi, Albania e Kosovo, o le recenti azioni a sostegno delle popolazioni colpite in Centro America dall’uragano Mitch, o per la liberazione di schiavi, dove questa pratica inumana è ancora utilizzata.
Comunità di Sant’EgidioPiazza Sant’Egidio, 3a
00153 Roma – Italy
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I focolarini e le focolarine
Storia
Gli “ultimi confini della Terra”, niente di meno.
Trento, 1944, festa di Cristo Re. Chiara e le sue prime compagne riunite attorno all’altare al termine della Messa, si ritrovano, senza quasi conoscere la portata della loro richiesta a domandare a Dio di dare attuazione, anche attraverso di loro, ad una frase ascoltata nel corso della liturgia:
«Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della Terra» (Sal 2,8).
«Tu sai come si possa realizzare l’unità – dicono – . Eccoci qui. Se vuoi, usa di noi».Per un ideale vasto quanto l’unità, quella chiesta da Gesù al Padre “che tutti siano uno” (Gv 17, 21), l’orizzonte non poteva che essere il mondo e, guardando col senno di poi, si comprende come sin dai primi balbettii del Movimento nascente l’anelito del cuore guardasse lontano.
«Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della Terra» (Sal 2,8).
«Tu sai come si possa realizzare l’unità – dicono – . Eccoci qui. Se vuoi, usa di noi».Per un ideale vasto quanto l’unità, quella chiesta da Gesù al Padre “che tutti siano uno” (Gv 17, 21), l’orizzonte non poteva che essere il mondo e, guardando col senno di poi, si comprende come sin dai primi balbettii del Movimento nascente l’anelito del cuore guardasse lontano.
Nessuno, a quell’epoca, avrebbe potuto immaginare che quegli «ultimi confini della Terra» sarebbero stati raggiunti e con una certa rapidità. Non una programmazione a tavolino, ma un seguire la strada che “Qualcuno” andava tracciando. «Il Movimento si sviluppa secondo un preciso disegno di Dio da noi sempre ignorato ma che si svela di tempo in tempo», racconterà Chiara Lubich, ripercorrendone la storia al XIX Congresso eucaristico nazionale di Pescara, nel 1977. E in quell’occasione sottolineava come «la penna non sa quello che dovrà scrivere. Il pennello non sa quello che dovrà dipingere. Lo scalpello non sa ciò che dovrà scolpire. Così, quando Dio prende in mano una sua creatura, per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona non sa quello che dovrà fare. È uno strumento. Quando tutto iniziò a Trento io non avevo un programma, non sapevo nulla. L’idea dell’Opera era in Dio, il progetto in Cielo. Così all’inizio, così durante i 34 anni di sviluppo del Movimento dei Focolari». Così, aggiungiamo noi, negli anni successivi, fino ad oggi.
Evidentemente quel primo nucleo di ragazze era destinato a non rimanere chiuso all’interno del piccolo capoluogo trentino, dove dopo appena qualche mese erano già 500 le persone di tutte le età e condizioni sociali che condividevano l’ideale dell’unità. Esso ben presto travalicò i confini regionali. Finita la guerra, infatti, le prime focolarine si trasferirono in alcune città d’Italia per esigenze di studio e di lavoro. Né mancarono inviti da parte di persone desiderose di conoscere e far conoscere a tanti la loro esperienza.
Prima tappa Roma, dove Chiara stessa si recò nel 1948 e poi via via Firenze, Milano, Siracusa…
Nel 1956 cominciò la diffusione in Europa, nel 1958 in America Latina, nel 1961 nell’America del Nord. Il 1963 fu la volta dell’Africa, il 1966 dell’Asia, il 1967 dell’Australia.
Oggi il Movimento dei Focolari (Opera di Maria) è presente in 182 Paesi, conta circa due milioni di aderenti e simpatizzanti in prevalenza cattolici, ma non solo. Ne fanno parte a vario titolo migliaia di cristiani di 350 Chiese e comunità ecclesiali; molti seguaci di varie religioni, tra cui ebrei, musulmani, buddisti, induisti, sikh… e persone di convinzioni non religiose.
Il nucleo centrale del Movimento è costituito da oltre 140 mila animatori delle diverse diramazioni.
Questa, ad oggi, la storia in breve di un popolo nato dal Vangelo.
«L’avevamo chiesto con fede quella volta – scriveva Chiara nel 2000 –. Il Movimento è arrivato veramente fino agli ultimi confini. E in questo “nuovo popolo” sono rappresentati i popoli di tutta la terra».
Progetto
«Con le più rosee previsioni il 7 dicembre ’43 non avrei potuto pensare quello che oggi vedo», confidava Chiara Lubich ai suoi ricordando i primi trent’anni del suo sì a Dio, data che viene considerata l’inizio del Movimento dei focolari. Sposava Dio e questo era tutto per lei.
Così come non pensava di fondare un movimento, né un’associazione, Chiara non immaginava certo di dar vita ad un progetto che dalla città si sarebbe aperto alle nazioni per avviarsi verso un mondo unito.
Eppure lei stessa racconta: «Mi trovavo in un punto alto della città e, contemplando il suo panorama, ho avvertito in cuore un forte desiderio: vedere Trento tutta accesa d’amore, dell’amore vero, di quello che lega fratello a fratello, quello che il carisma dell’unità avrebbe potuto realizzare. E quest’idea dava pienezza al mio cuore».
È in una città, Trento, che l’ideale dell’unità ha preso forma, ed è nelle città, nei quartieri, nei villaggi, che le comunità del Movimento si trovano ad operare. Non di meno, tra l’altro, avvertiva in cuore Chiara allorché scriveva: «Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse le brevi gioie».
Un progetto globale, la fraternità universale, che passa attraverso la dimensione locale. Non a caso negli anni sono nate, dietro la spinta della fondatrice, delle vere e proprie “operazioni urbane” a cominciare proprio da Trento ardente, Roma amor, Praga d’oro, Fontem regale. E lo stesso è successo a Londra, Washington, Genova dove in momenti differenti Chiara ha indicato quasi una “vocazione” tipica di quella città, un modo diverso e specifico per gli appartenenti al Movimento di declinare la chiamata all’unità.
«Se in una città s’appiccasse il fuoco in svariati punti – scriveva – anche un focherello modesto, ma che resistesse a tutti gli urti, in poco tempo la città rimarrebbe incendiata». Un fuoco soprannaturale, «trionfo di Dio» in anime «unite fra loro» che «sono una potenza divina nel mondo». Una possibilità alla portata di tutti: «In ogni città queste anime possono sorgere nelle famiglie: babbo e mamma, figlio e padre, nuora e suocera; possono trovarsi nelle parrocchie, nelle associazioni, nelle società umane, nelle scuole, negli uffici, dovunque. Non è necessario che siano già sante, perché Gesù l’avrebbe detto». Ma, “una città non basta” scriverà più avanti: «Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli. Accordati con Lui e mira più lontano: alla tua patria, alla patria di tutti, al mondo. Ed ogni tuo respiro sia per questo, per questo ogni tuo gesto; per questo il tuo riposo e il tuo cammino».
Nella Mariapoli del 1959, presenti partecipanti dei cinque continenti, Chiara così si espresse: «Se un giorno i popoli sapranno posporre loro stessi, l’idea che hanno della loro patria, i loro regni, e offrirli come incenso al Signore, re di un regno che non è di questo mondo, guida della storia, (…) quel giorno sarà l’inizio di un’era nuova».
Per l’avvento di questa nuova ora dell’umanità in cammino verso la fraternità Chiara Lubich e il suo Movimento continuano ad operare. Significativo un “sogno” confidato da Chiara stessa ai suoi in occasione di un viaggio a Fontem nel maggio del 2000. I presenti ricordano la commozione, come è avvenuto in rari momenti, della fondatrice dei Focolari, nell’esprimerlo: «E quale il mio ultimo desiderio ora e per ora? Vorrei che l’Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in attesa di apparire davanti a Gesù abbandonato–risorto, possa ripetergli, facendo sue le parole che sempre mi commuovono del teologo belga Jacques Leclercq: «…il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te… Verrò verso di Te, mio Dio (…) e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia». «Padre, che tutti siano uno!».
Un Popolo
Alla domanda su come fosse articolato il Movimento posta da una giornalista a Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari ci teneva a fare una precisazione: «Prima di parlare della struttura del Movimento – spiegava –, delle sue diramazioni, ecc., vorrei dire che noi tutti lo vediamo anzitutto come un’unica entità, una sola cosa, una realtà che realizza prima in se stessa il messaggio che poi deve portare nel mondo: l’unità. Noi ci sentiamo veramente noi stessi quando ci si vede così. Perché noi siamo una cosa sola. Giovanni Paolo II ci vede in questo modo, quando dice (anche considerando il numero delle persone): “Voi siete un popolo”. Ecco, proprio così è il Movimento: un popolo o una porzione di Chiesa. Le differenze vengono dopo. Esse consistono in vocazioni diverse l’una dall’altra, in compiti differenti per arrivare allo stesso fine».
Se è difficile quantificare il numero delle persone toccate dall’ideale dell’unità, anche attraverso i mezzi di comunicazione, è anche vero che negli anni, attorno ai membri più direttamente coinvolti, sono andati sviluppandosi dei movimenti con ampia diffusione. Così li spiegava Chiara Lubich: “Poiché ogni persona, ogni categoria nel Movimento, ha una spinta a diffondere, con la vita, la vita, ecco che si è formato, direi spontaneamente, attorno ai membri più impegnati, un più vasto alone di persone particolarmente attratte dalla loro testimonianza». È così che attorno ai focolarini sposati è nato il Movimento Famiglie Nuove; attorno ai volontari e alle volontarie si è sviluppato Umanità Nuova; attorno ai gen sono sorti i Giovani per un mondo unito e i Ragazzi per l’unità. Daisacerdoti diocesani membri dei Focolari è nato un più ampio Movimento sacerdotale; attorno alla vita delle parrocchie e delle diocesi è fiorito il Movimento parrocchiale e ilMovimento diocesano animato da sacerdoti, seminaristi, religiosi e laici delle diverse diramazioni dei Focolari, mentre i religiosi animati dall’ideale dell’unità hanno suscitato ilMovimento dei religiosi e delle religiose, anche nel settore giovanile con i gen-re.
“Parte essenziale della nostra Opera – scriveva Chiara nel 1979 – sono gli aderenti”. Essi – circa due milioni di persone – pur non chiamati ad una vocazione particolare, cercano di realizzare l’ideale dell’unità nel loro ambiente. Condividono lo spirito e i fini del Movimento e partecipano alle sue attività. Infine i simpatizzanti stimano e amano anche solo qualche aspetto del Movimento, sostenendolo con preghiere e aiuti di ogni genere.
Questo popolo diffuso in tutto il mondo ha varcato i confini della Chiesa cattolica, e vede al suo interno cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali, seguaci di altre religioni, e persone di convinzioni non religiose. Ciascuno aderisce al Movimento, condividendone il fine e lo spirito, nella fedeltà alla propria Chiesa, fede, e coscienza.
Efficace il paragone usato da Chiara Lubich per spiegare la variegata composizione di questo popolo. Rifacendosi all’immagine presente in tante chiese medioevali della Madonna che con il suo mantello «avvolge e protegge castelli e chiese, artigiani e monaci, vescovi e madri di famiglia, ricchi e poveri; insomma la città di tutti con i suoi abitanti», e presentando tale immagine come un modo di rappresentare la maternità universale di Maria, Chiara aggiungeva: «Ebbene, qui c’è qualcosa di simile. Invece di un grande affresco, il Movimento è un pò una copia vivente di quell’immagine, di quella realtà. A somiglianza di Maria, questa sua Opera è come un mantello che raccoglie brani di Chiesa e di umanità, perché ha ricevuto da Dio il dono di farli famiglia. È un dono, un carisma che, appunto, fa assomigliare l’Opera a Maria, nella sua funzione materna e unificante».
Scelte e impegno
Un popolo con una storia, un progetto, un’organizzazione, una composizione. E un cuore che, allo stesso modo che nell’organismo umano, costituisce l’organo centrale dell’intero corpo.
Al cuore del Movimento dei focolari sono quelli che l’hanno fatto nascere, i focolarini e le focolarine, definiti in più occasioni dalla stessa fondatrice «custodi della fiamma dell’amore di Dio e del prossimo». Essi vivono in piccole comunità maschili o femminili, i focolari, appunto, hanno lasciato «padre, madre, figli e campi» per seguire Dio e mettersi completamente a disposizione del Movimento in tutto il mondo.
Dei focolari fanno parte, per quanto possono, ma a pari dignità, anche persone sposate, chiamate ad una totale donazione a Dio pur conservando tutti gli impegni e i doveri del proprio stato.
In un Movimento la cui natura è laica, non potevano mancare vocazioni che esprimessero questa caratteristica. E se laici sono pure i focolarini, persone consacrate che lavorano e vivono anch’essi immersi nel mondo, i volontari e le volontarie sono uomini e donne che hanno fatta propria la chiamata alla santità e si impegnano ad animare e rinnovare evangelicamente il tessuto sociale con la loro testimonianza nel mondo familiare, professionale, politico.
Parte attiva del Movimento dei focolari sono i gen,giovani, ragazzi e bambini a cui Chiara Lubich non ha mai esitato a presentare l’ideale dell’unità nella sua interezza, chiedendo e suscitando una risposta totalitaria.
Presenti sin dagli inizi a Trento, religiosi e religiose dei più diversi ordini, da quelli contemplativi a quelli di vita attiva, dai più antichi ai più recenti carismi, hanno accolta e fatta propria la spiritualità dell’unità ricevendone nuova comprensione del proprio fondatore e diventando strumento di unità e, spesso di rinnovamento, all’interno delle rispettive comunità di appartenenza.
Anche sacerdoti, diaconi e seminaristi diocesani hanno fatta propria la spiritualità che anima il Movimento dei focolari e ne sono diventati promotori nelle più diverse modalità. Uomini al servizio di tutti – li ha definiti Chiara Lubich – indicando l’episodio evangelico della lavanda dei piedi come modello del loro ministero.
E dal 1977 vescovi toccati dalla spiritualità di comunione hanno intrapreso un cammino spirituale quale contributo per realizzare la «collegialità effettiva ed affettiva» con il papa, fra loro e con gli altri vescovi, auspicata dal Concilio Vaticano II e sollecitata dai pontefici.
Organizzazione
«La mutua e continua carità che rende possibile l’unità e porta la presenza di Gesù nella collettività, è per le persone che fanno parte dell’Opera di Maria la base della loro vita in ogni suo aspetto: è la norma delle norme, la premessa di ogni altra regola»
Chiara Lubich
Questa premessa appare sulla prima pagina degli Statuti e dei Regolamenti che delineano la vita del Movimento nel suo insieme e nelle sue diverse diramazioni. Nella “mutua e continua carità” vissuta ed alimentata, dunque, il senso e lo stile del governo del Movimento dei focolari. Il Movimento, diffuso in tutto il mondo, ha un’articolazione sul territorio organizzata in “zone”. L’Assemblea generale si riunisce ogni sei anni per l’elezione della Presidente, del Copresidente e dei consiglieri del Centro dell’Opera. A questo organo, tra i suoi compiti, spetta anche di deliberare sulle modifiche degli Statuti generali, sulla modifica dei Regolamenti delle diramazioni e sull’approvazione di altri Regolamenti che si rendessero necessari.
Il Centro dell’Opera comprende la Presidente, il Copresidente i consiglieri eletti dall’Assemblea generale. Esso ha la responsabilità di assicurare ed incrementare l’unità in tutta l’Opera, indirizzandola alla realizzazione dei suoi fini e curandone il coordinamento fra le sue parti.
La presidente. Come è fissato negli Statuti, a presiedere il Movimento sarà sempre una donna. Questo per sottolineare il suo profilo mariano e la sua connotazione prevalentemente laicale e così “conservare il disegno che Dio ha avuto su di esso per averne affidato l’inizio e lo sviluppo a una donna.” Come si legge negli Statuti, “la sua sarà soprattutto una presidenza della carità, perché dovrà essere la prima ad amare e cioè a servire i propri fratelli, ricordando le parole di Gesù: “ … chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10.44). L’attuale presidente èMaria Voce, eletta dall’Assemblea generale nel luglio 2008.
Copresidente. Gli Statuti stabiliscono che il Copresidente deve essere scelto tra i sacerdoti membri della sezione dei focolarini. Rientra tra i suoi compiti di “garantire che la vita interna e le attività dell’Opera di Maria siano conformi alla fede, alla morale e alla disciplina della Chiesa.” Inoltre segue con particolare attenzione le diramazioni dei sacerdoti e diaconi diocesani, dei giovani che si preparano al sacerdozio e quella dei membri maschili di istituti di vita consacrata. L’attuale Copresidente è Giancarlo Faletti, eletto dall’Assemblea generale nel luglio 2008.
Consiglio generale. Fanno parte del Consiglio generale i membri del Centro dell’Opera ai quali si aggiungono i responsabili centrali delle segreterie per gli scopi specifici; i responsabili centrali delle diramazioni e dei movimenti a largo raggio. Ha funzioni consultive e deliberative regolate dagli Statuti generali, ma il suo compito principale è rivolto al mantenimento e all’incremento dello spirito di unità in tutte e fra tutte le componenti del Movimento.
Territorio. Il Movimento sparso nel mondo ha una sua configurazione geografica che ne permette uno sviluppo adatto alle caratteristiche e alle possibilità di ogni singolo territorio. Attualmente è presente in 182 paesi articolati in 90 “zone”, intese come luoghi (in alcuni casi regioni in altri intere, o più, nazioni) nelle quali è organizzato il Movimento nel suo complesso. Per ogni “zona” la Presidente nomina come suoi Delegati una focolarina ed un focolarino che hanno la responsabilità per la vita e le attività di quel dato territorio con un consiglio di zona. Ogni zona è composta da diversi centri o focolari (femminili e maschili) i quali con i loro consigli locali promuovono la diffusione sul posto di tutti gli aspetti e di tutte le opere esistenti nel Movimento. Collegata a loro e sparsa in tutto il territorio, esiste poi una rete di comunità locali composte da persone di ogni età che operano, nei vari ambiti della società, per testimoniare in loco l’unità ed i valori del Vangelo.
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La Storia
1991 inizia l’avventura di Chiara nel mondo della strada…
Ho sempre cercato, come penso faccia ogni persona, qualcosa capace di dare un senso profondo alla mia esistenza. Mi dicevo: ho una vita sola, voglio spenderla per qualcosa di grande! Cercavo la pace, la libertà, la sorgente capace di dissetare il mio cuore sempre inquieto, cercavo la gioia ed una frase del Vangelo mi ha raggiunto come una folgorazione:…
Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio Amore… Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato, nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,9-12).
E’ stata per me una incredibile scoperta, una rivelazione, una vera folgorazione e davvero sperimentavo che più ce la mettevo tutta per amare con l’amore che Gesù ci insegna più il mio cuore era traboccante di gioia; una gioia che resisteva anche alle prove più terribili della vita.
A 21 anni ho avuto una terribile malattia che mi causava dolori atroci in tutto il corpo che nessun antidolorifico riusciva a calmare. Anche gli occhi eranostati duramente colpiti, avevo già perso otto decimi di vista e, trattandosi di una malattia cronica incurabile con interessamento della retina, i medici mi avevano detto che nel tempo sarei certamente diventata cieca. E’ stata una prova dolorosissima durata un lungo periodo, ma anche in una situazione così drammatica ho sperimentato la pienezza della gioia che Cristo ci dona tanto da sentire il prepotente desiderio di vivere il resto dei miei giorni per portare, testimoniare questa gioia proprio ai più disperati, andare di notte alla Stazione Termini e nelle zone più ‘calde’ della città ad incontrare giovani nella devianza con problemi di droga, alcool, aids, prostituzione, carcere, emarginazione. Mi rendevo conto che per una ragazza giovane era particolarmente pericoloso andare di notte in strada e le mie condizioni fisiche non me lo avrebbero permesso. Così ho fatto una semplice preghiera:
Signore, se questo desiderio così folle di andare di notte in strada sei tu a mettermelo nel cuore, mettimi tu nelle condizioni di poterlo realizzare! A te niente è impossibile! Io desidero solo la tua volontà!.
La risposta è stata immediata e al di là di ogni mia immaginazione. La mattina dopo, quando sono andata in ospedale per le iniezioni dentro gli occhi che dovevo fare di frequente, mi arriva l’incredibile notizia dal primario (chiamato appunto per accertare quanto di inspiegabile mi era successo):
Chiara noi siamo senza parole, sei completamente guarita! Per chi non crede è un mistero, per chi crede è una grazia straordinaria: la tua malattia è completamente ed inspiegabilmente sparita!
Io, la spiegazione ce l’avevo, eccome! Era la risposta del Signore alla mia semplice preghiera della sera prima… e lui aveva risposto come solo Dio può fare.
La mia cartella clinica era stata studiata dai più grandi luminari di Europa e anche degli Stati Uniti: tutti erano stati concordi nell’affermare che non c’era alcuna possibilità di guarigione. Senza dubbio sarei diventata cieca, era solo questione di tempo! Di fatto dalla sera alla mattina ero passata da meno otto decimi di vista ad una vista superiore alla norma: più undici decimi. Davvero incredibile!
Ho così iniziato a recarmi di notte in stradaspinta da un semplice desiderio: condividere la gioia dell’incontro con Cristo Risorto proprio con quei fratelli che erano più disperati.
Non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dall’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro l’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalità… ma quanta incredibile sete di amore, di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli inferi della strada.
Ho provato con un certo timore e tremore ad entrare in punta di piedi nelle storie delle persone che abitavano le zone più ‘calde’ della città e subito sono rimasta impressionata dalla sete di ascolto, di verità, di pace, di amore di … Dio, proprio in mezzo a quell’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminali’, alcuni con fedine penali davvero impressionanti, non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità ma con il cuore impietrito dalle troppe violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto catturati dalle reti della criminalità organizzata che non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte… ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmarlo con lo sballo, la trasgressione, le sostanze stupefacenti.
Molti di loro, sorpresi dalla presenza di una ragazza di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e spesso di disperazione, mi dicevano:
Ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso? Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? Ma chi te lo fa fare?…
Con tanta semplicità condividevo anch’io qualcosa della mia storia e di come l’incontro con Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e di incredibile apertura:
Se la gioia che vediamo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un po’ di ‘sto Gesù!
ed iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata:
Portaci via da questo inferno della strada. Vogliamo conoscere anche noi questo Gesù che ha cambiato la tua vita!
Ben presto mi sono resa conto che, anche se ero a Roma, nel cuore della cristianità, non riuscivo a trovare un luogo dove portare questi nostri fratelli che avevano un bisogno disperato di essere accolti e di incontrare Gesù. C’erano tantissime mense, ostelli per la notte, comunità psico-terapeutiche o lavorative, ma non riuscivo a trovarne neanche una che accogliesse immediatamente i ragazzi che incontravo in strada e desse loro la possibilità di un accompagnamento umano e spirituale, basato sul vangelo, nell’impegnativo cammino di ricostruzione interiore e di guarigione del cuore.
Ebbi ben presto la certezza che il vero problema dei tantissimi ragazzi che incontravo in strada di notte non era tanto la tossicodipendenza, l’alcolismo, la povertà, la devianza, la prostituzione, l’AIDS, la violenza, la criminalità, ecc.; anche tutto questo certamente… il terribile male che accomunava il popolo dell’ inferno della strada era per lo più la morte dell’anima.
La Scrittura afferma con chiarezza che il salario del peccato è la morte (Rm 6,23) ed io toccavo con mano, ogni notte passata in strada con i miei nuoviamici, la drammaticità di questa verità. Incontravo persone che nel pieno della loro giovinezza erano morti dentroperché avevano cercato di trovare risposte al bisogno di libertà, di gioia, di realizzazione presente nel loro cuore inseguendo le proposte seducenti del mondo. Avevano incontrato falsi profetiche li avevano sedotti con i loro assurdi paradisi artificiali (che d’improvviso si trasformano in gelidi inferni), ma non avevano mai incontrato nessuno che avesse loro testimoniato che Cristo è la Verità, la Vita, che Colui che ci ha creato si è fatto uomo per indicarci la Via per la pienezza della gioia (Gv.15,11) e della pace (Gv.14,27).
Tanti dei primi incontri hanno ferito e marchiato a fuoco in profondità il mio cuore.
L’incontro con Vyria, venduta dal fratello al crudele giro della prostituzione, rinchiusa in celle frigorifere, stuprata più volte e terrorizzata con sfregi e bruciature di sigarette perchè non scappasse.
L’incontro con Maria che a soli 17 anni era stata costretta a bere più volte sangue di animali, a partecipare a messe nere e riti orgiastici con violenze abominevoli su bambini.
L’incontro con Mauro, un bellissimo ragazzo moro alto circa due metri ma ridotto ad uno scheletro perché consumato dalla droga e dall’AIDS, che mi ha detto: Sai, sono venti anni che vivo in strada e sei la prima persona che si ferma a chiedermi come sto senza un secondo fine.
L’incontro con Claudia, un’altra ragazzina di 16 anni che, per avere aiutato una amica a scappare dal giro della prostituzione, ha visto questa sua stessa amica essere riempita di tagli ed essere poi data in pasto ai maiali.
Più mi recavo in strada di notte e più si scolpiva con forza nel mio cuore una certezza: solo l’incontro con Colui che è venuto a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare ai prigionieri la liberazione (Lc. 4,18), a donarci la gioia della Resurrezione, avrebbe potuto ridonare la vita a questi fratelli nella morte.
Mi è venuta cosi l’idea di una comunità di accoglienza dove proporre come regola di vita il Vangelo. Naturalmente avevo mille timori, mi rendevo ben conto che per una ragazza di ventisette anni, senza né risorse economiche né professionali (sono laureata in Scienze Politiche), pensare di trovare una casa per andare a vivere con ragazzi di strada considerati da tutti molto pericolosi era un po’ da matti. Ma sapevo che a Dio tutto è possibile (Mc. 9,23).
Nel marzo del ’94, nel più completo abbandono alla Provvidenza, è nata la prima Comunità Nuovi Orizzonti dove ho iniziato a vivere con i miei nuovi fratelli incontrati in strada e ho proposto loro di provare a vivere il vangelo. Davvero in questi anni ho visto migliaia di giovani provenienti da esperienze estreme, ricostruire se stessi alla luce dell’amore di Cristo e passare dalla morte alla vita.
La risposta di questi ragazzi alla proposta di provare a vivere il vangelo alla lettera è stata davvero sorprendente ed entusiasmante. Da quella prima casetta, (con materassi sparsi per terra dappertutto per accogliere un numero sempre crescente di giovani che bussavano alla porta della comunità) si sono moltiplicati, in Italia e all’estero i Centri.
Gli stessi ragazzi accolti hanno subito sentito l’urgenza di impegnarsi in una pastorale di strada che veda come protagonisti non tanto dei bravi predicatori, ma dei testimoni che sappiano annunciare con forza ciò che l’incontro con Cristo Risorto ha operato nella loro vita.
Alcuni (412, molti provenienti dalla strada) hanno voluto consacrarsi (con promesse di povertà castità, obbedienza e gioia) nel desiderio di far della loro vita un grazie d’amore all’amore di Dio e testimoniare che Cristo è venuto per donarci la pienezza della sua gioia (Gv.17,13).
Mi sembra di poter affermare che, se da una parte questa esperienza ci ha dato la possibilità di contemplare i miracoli della grazia, dall’altra ci siamo resi conto che l’SOS giovani è molto più allarmante di quanto rivelano le statistiche ufficiali.
Circa l’80% degli adolescenti che abbiamo incontrato manifestano almeno uno dei sintomi preoccupanti che caratterizzano il mondo giovanile e della strada in senso lato: abuso di alcool, uso e abuso di sostanze stupefacenti (soprattutto canne, cocaina e ecstasy), disagio e devianze a vari livelli, abuso nel campo della sessualità, anoressia e bulimia, forme depressive e disturbi di personalità, frequentazione di sette di vario tipo, profonde ferite nell’affettività, seri problemi familiari… e verifichiamo una quasi totale assenza di interventi.
E’ davvero urgente che ci mettiamo in ascolto del silenzioso e terribile grido del popolo della notte che ogni giorno si leva verso il cielo. Sono troppi i nostri fratelli disperati che continuano a morire ogni giorno nei deserti delle nostre città. Ciascuno di noi può fare ben poco ma insieme a Colui che è l’Amore possiamo inventarcene di tutti i colori per colorare di cielo gli inferni del mondo. Una cosa è certa: l’Amore fa miracoli!
PROGETTI
Centri di Accoglienza, Formazione, Orientamento = 174
Equipe di servizio = 152
Prevenzione e Sensibilizzazione
Sono circa due milioni le persone che si raggiungono annualmentenei luoghi di aggregazione giovanile: scuole, strade, piazze, spiagge, attraverso spettacoli, animazione, convegni, tavole rotonde, meetings. Quattro o cinque volte l’anno si organizzano le missioni di strada: in ognuna di esse si incontrano in media 35.000 persone.
Comunicazione e Mass Media
Si fa sempre più frequente e intensa la collaborazione con i mezzi di comunicazione di massa:è nato il primo format televisivo interamente scritto e realizzato da Nuovi Orizzonti, Vita che Rinasce, in onda ogni settimana su Telepace, mentre la partecipazione a varie trasmissioni televisive è sempre più intensa (circa 1200 trasmissioni televisive, di cui 402 tra Rai e Mediaset, e circa 1400 radiofoniche). La rivista trimestrale Orizzonti News (sfogliabile on line) ha una tiratura di15.000 copie. Un centro audio-visivo coordina le diverse attività di produzione, service e nel campo dei new-media (il sito nuovioriz- zonti.org, il social network e piattaforma multi-blog cavalieridellaluce.net con 33 blog, il sito cittadellacielo.com, il sito orizzontidiluce.com). La pagina pubblica di Chiara Amirante in Facebook di che quotidianamente condivide riflessioni sul Vangelo del giorno.
Si fa sempre più frequente e intensa la collaborazione con i mezzi di comunicazione di massa:è nato il primo format televisivo interamente scritto e realizzato da Nuovi Orizzonti, Vita che Rinasce, in onda ogni settimana su Telepace, mentre la partecipazione a varie trasmissioni televisive è sempre più intensa (circa 1200 trasmissioni televisive, di cui 402 tra Rai e Mediaset, e circa 1400 radiofoniche). La rivista trimestrale Orizzonti News (sfogliabile on line) ha una tiratura di15.000 copie. Un centro audio-visivo coordina le diverse attività di produzione, service e nel campo dei new-media (il sito nuovioriz- zonti.org, il social network e piattaforma multi-blog cavalieridellaluce.net con 33 blog, il sito cittadellacielo.com, il sito orizzontidiluce.com). La pagina pubblica di Chiara Amirante in Facebook di che quotidianamente condivide riflessioni sul Vangelo del giorno.
Spettacolo e Animazione
Numerosissimi eventi di animazione nelle scuole, nelle piazze, concerti di prevenzione e sensibilizzazione, creazione di una folta rete di artisti, musicisti, collaboratori impegnati a promuovere l’evangelizzazione attraverso talenti artistici. Si organizzano work shop di formazione al teatro, animazione, dizione, canto e musica. Continua è la produzione di cd musicali grazie ad uno studio di registrazione attivo nel cuore di Roma.. Sono stati realizzati inoltre CD musicali e Audiolibri .
Numerosissimi eventi di animazione nelle scuole, nelle piazze, concerti di prevenzione e sensibilizzazione, creazione di una folta rete di artisti, musicisti, collaboratori impegnati a promuovere l’evangelizzazione attraverso talenti artistici. Si organizzano work shop di formazione al teatro, animazione, dizione, canto e musica. Continua è la produzione di cd musicali grazie ad uno studio di registrazione attivo nel cuore di Roma.. Sono stati realizzati inoltre CD musicali e Audiolibri .
Incontri, convegni, pacchetti formativi rivolti soprat- tutto ai giovani che si preparano al volontariato, agli operatori sociali, agli adolescenti e agli adulti. Sono già stati pubblicati un numero considerevole di libri. È stata fondata la casa editrice dell’Associazione, Orizzonti di Luce, che vuole essere un’interlocutrice attiva nel lanciare messaggi positivi al mondo di oggi. E’ stata inoltre realizzata la rivista «Orizzonti News».
Servizi sociali e Cooperazione internazionale
Sviluppo della cultura della solidarietà; attività di segretariato sociale, promozione del volontariato nei luoghi di maggior marginalità sociale (carceri, ospedali, luoghi di povertà e degrado). Pianificazione e realizzazione di progetti in Italia e in paesi in via di sviluppo.
Sviluppo della cultura della solidarietà; attività di segretariato sociale, promozione del volontariato nei luoghi di maggior marginalità sociale (carceri, ospedali, luoghi di povertà e degrado). Pianificazione e realizzazione di progetti in Italia e in paesi in via di sviluppo.
Economia e Lavoro
Promozione e valorizzazione della dimensione formativa del lavoro; pianificazione di attività lavorative che liberino risorse e creatività personali; gestione di centri di reinserimento lavorativo e cooperative sociali.
Promozione e valorizzazione della dimensione formativa del lavoro; pianificazione di attività lavorative che liberino risorse e creatività personali; gestione di centri di reinserimento lavorativo e cooperative sociali.
Espressioni artistiche
Espressione e valorizzazione dell’arte attraverso creazioni artistiche quali pitture, icone, sculture, artigianato, design.
Espressione e valorizzazione dell’arte attraverso creazioni artistiche quali pitture, icone, sculture, artigianato, design.
Spiritualità
A tutti i membri dell’associazione viene proposto un percorso spirituale radicato nel vangelo; attualmente i gruppi di preghiera che sostengono le iniziative dell’Opera sono circa 600.
A tutti i membri dell’associazione viene proposto un percorso spirituale radicato nel vangelo; attualmente i gruppi di preghiera che sostengono le iniziative dell’Opera sono circa 600.
Cittadelle Cielo nel mondo
Progetto Cittadella Cielo: sono 5 le Cittadelle di accoglienza e formazione in via di realizzazione nel mondo: 2 in Brasile, 1 in Bosnia-Erzegovina e 2 in Italia..
Progetto Cittadella Cielo: sono 5 le Cittadelle di accoglienza e formazione in via di realizzazione nel mondo: 2 in Brasile, 1 in Bosnia-Erzegovina e 2 in Italia..
La Comunità Nuovi Orizzonti può contare sulla disponibilità di più di 30.000 persone e su migliaia di simpatizzanti in Italia e all’ estero. I Cavalieri della Luce impegnati nella rivoluzione dell’amore sono più di 250.000.
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IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO (NUOVO SITO)
IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO (NUOVO SITO)
COS’E’ IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO
Nella sua essenza il RnS è una corrente di grazia che, dove è giunta ed è stata accolta, ha rinnovato qualsiasi realtà. Negli ambienti più diversi e senza distinzione di persone, essa ha suscitato e continua a suscitare un rinnovamento spirituale che trasforma radicalmente i cuori e la vita, orientandola decisamente verso Dio e, di conseguenza, verso l’uomo.
In coloro che hanno fatto questa esperienza è possibile notare una netta distinzione tra il prima e il dopo, sia che si tratti di persone già credenti e impegnate, sia che si tratti di non praticanti o non credenti.
Il punto discriminante è costituito dall’effusione dello Spirito, una grazia che comunica un’esperienza di Dio molto forte, capace di coinvolgere tutto l’essere (intelligenza, emozioni, sentimenti …), rendendo coscienti della chiamata alla santità intesa come l’essere uniti a Dio nel vincolo della carità.
Di qui la scelta decisa a camminare su questa via, in una conversione continua, verso la maturità umana e cristiana.
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opusdei |
Giuseppe Corigliano, quarantennale portavoce ufficiale dell'Opus.
TEMPI Pippo Corigliano racconta il segreto per essere felici
Leggi di Più: Corigliano: Quando Dio è contento. Il segreto della felicità | Tempi.it
L’Opus Dei è una Istituzione della Chiesa cattolica, fondata da san Josemaría Escrivá.
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L’Opus Dei è una Istituzione della Chiesa cattolica, fondata da san Josemaría Escrivá.
L’Opus Dei, fondata nel 1928, è una Prelatura personale della Chiesa Cattolica. La sua missione consiste nel diffondere il messaggio che il lavoro e le circostanze ordinarie sono occasione di incontro con Dio e di servizio nei confronti degli altri, per il miglioramento della società. L’Opus Dei collabora con le chiese locali, offrendo mezzi di formazione cristiana (lezioni, ritiri, assistenza sacerdotale), rivolti a persone che desiderano rinnovare la propria vita spirituale e il proprio apostolato.
LO SPIRITO
L’Opus Dei aiuta a trovare Cristo nel lavoro, nella vita familiare e in tutte le attività quotidiane.
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L’OPUS DEI NELLA CHIESA CATTOLICA
La formazione spirituale che l’Opus Dei offre è complementare al lavoro svolto dalle chiese locali.
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ATTIVITÀ
Direzione spirituale, ritiri, lezioni dottrinali e di catechismo: ecco alcune attività che l’Opus Dei organizza.
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PERSONE DELL’OPUS DEI
Degli 85.000 membri dell’Opus Dei, il 98% è costituito da laici, uomini e donne, per la maggior parte sposati. Il restante 2% è costituito da sacerdoti.
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INCORPORAZIONE ALL’OPUS DEI
Essere dell’Opus Dei comporta l’impegno a ricevere formazione cristiana e a prendere parte alla missione apostolica della Chiesa.
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PRELATURA PERSONALE
Dal punto di vista giuridico, l’Opus Dei è una Prelatura personale della Chiesa cattolica.
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ORGANIZZAZIONE DELLA PRELATURA
L’Opus Dei, la cui sede centrale è a Roma, è governata da un Prelato, attualmente mons. Javier Echevarría, in base al diritto canonico e agli statuti propri della Prelatura.
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SOCIETÀ SACERDOTALE DELLA SANTA CROCE
I sacerdoti diocesani possono incorporarsi alla Società Sacerdotale della Santa Croce, intrinsecamente unita alla Prelatura dell’Opus Dei.
I sacerdoti diocesani possono incorporarsi alla Società Sacerdotale della Santa Croce, intrinsecamente unita alla Prelatura dell’Opus Dei.
COOPERATORI
Pur senza far parte dell’Opus Dei, si può cooperare in diversi modi con le attività apostoliche che svolge la Prelatura.
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STORIA
L’Opus Dei è stato fondato nel 1928 in Spagna. È presente in 68 Paesi.
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BIBLIOGRAFIA
Bibliografia essenziale sull’Opus Dei. Altre informazioni nella sezione “Documenti”.
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