Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

sabato 15 giugno 2013

Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.

‘Ma il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’




L’ipocrisia è proprio il linguaggio della corruzione. 
E quando Gesù parla ai suoi discepoli, dice: 
‘Ma il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’. 
L’ipocrisia non è un linguaggio di verità, 
perché la verità mai va da sola. Mai! 
Va sempre con l’amore! Non c’è verità senza amore. 
L’amore è la prima verità. Se non c’è amore, non c’è verità. 
Questi vogliono una verità schiava dei propri interessi. 
C’è un amore, possiamo dire: ma è l’amore di se stessi, l’amore a se stessi. 
Quell’idolatria narcisista che li porta a tradire gli altri, li porta agli abusi di fiducia.



Papa Francesco, Omelia in Santa Marta, 4 giugno 2013





Dal Vangelo secondo Matteo 5,33-37.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. 


Il commento


Abbiamo una certezza: l'amore di Dio. E' questo il "giuramento" che tiene tutta la nostra vita. La semplicità di chi si sente amato traspare dal suo linguaggio. L'ordine di una vita fondata nell'amore infinito di Dio splende in un parlare sobrio, secondo le ammonizioni dei libri sapienziali. " sì, sì; no, no;" senza compromessi. Questi sono sempre dal maligno, il di più che appesantisce e smarrisce le nostre vite. Il cercare sempre di rimettere a posto i cocci, di piegare la storia e le persone con la forza delle parole e dei propri ragionamenti. Non così il Figlio di Dio. In Lui dice San Paolo, vi è stato il sì senza tentennamenti alla volontà del Padre. Da questo sì, che è certezza granitica, scaturiscono i sì dei suoi fratelli, di chi vive dello stesso Spirito. Il sì alla storia che Dio prepara ogni giorno, il no a chi e a quanto vorrebbe opporvisi, parole di fuoco e semplicità come quelle di San Francesco: "Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l'intimo del cuore e ricolmava d'ammirazione le menti; non sfoggiava l'eleganza della retorica, ma aveva il profumo e l'afflato della rivelazione divina (Leg. Mag. XII, 7). Il sì di parole che rifuggono ipocrisia e adulazione per annunciare sempre e ovunque la Verità dell'amore di Dio che risplende nel Vangelo. Il no a parole che banalizzino le cose sante, la persona e la vita di Cristo, nel fiume di ironia e superficialità che esonda ovunque: "Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni nostra affermazione" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2153) Questo significa parlare con amore e rispetto di ogni persona e con ogni persona, nella consapevolezza di avere davanti Cristo, che significa Dio. Accostarsi a chiunque come ci si avvicina al Tabernacolo, con timore, tremore e venerazione. In ciascuno è all'opera Cristo, dell'altro è molto più quello che non sappiamo e non intuiamo di quello che vediamo e crediamo di capire. Il sì all'amore vero e adulto, e il no all'adulazione offerta a buon mercato per un po' d'affetto e considerazione in saldo: "la mitezza che Gesù vuole da noi non ha niente, non ha niente di questa adulazione, con questo modo zuccherato di andare avanti. Niente! La mitezza è semplice; è come quella di un bambino. E un bambino non è ipocrita, perché non è corrotto. Quando Gesù ci dice: ‘Il vostro parlare sia ‘Sì, sì! No, no!’ con anima di bambini, dice il contrario del parlare di questi" (Papa Francesco, Omelia in Santa Marta, 4 giugno 2013).

Abbandoniamoci allora anche oggi alla fedeltà di Dio, disinneschiamo tutte le armi con le quali vorremmo giurare e spergiurare a noi stessi e al mondo la bontà delle nostre scelte, delle nostre parole, dei nostri progetti. Lasciamo che sia Gesù Buon Pastore a condurre la nostra vita, portati dalle sue spalle dove possiamo riposare nel suo sì a ciascuno, così come è. E reclinare il capo su di Lui e guardare ogni cosa dalla sua stessa prospettiva, dalla Croce dove la sua obbedienza fa di ogni nostro no orgoglioso un sì autentico a Lui.

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