L'Angelus di Papa Francesco. "I pani e i pesci non finiscono!"
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La logica mondana ci spinge verso il successo, il dominio, il denaro; la logica di Dio verso l’umiltà, il servizio e l’amore
(2 giugno 2013)
*
L'Angelus di Papa Francesco. "I pani e i pesci non finiscono! Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità"
Il segno (...)indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.
"E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono…"
Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
giovedì scorso abbiamo celebrato la festa del Corpus Domini, che in Italia e in altri Paesi è spostata a questa domenica. E’ la festa dell’Eucaristia, Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo.
Il Vangelo ci propone il racconto del miracolo dei pani (Lc 9,11-17); vorrei soffermarmi su un aspetto che sempre mi colpisce e mi fa riflettere. Siamo sulla riva del lago di Galilea, la sera si avvicina; Gesù si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame. Che fare? Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: «Congeda la folla» perché vada nei villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 13). I discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci», come dire: appena il necessario per noi.
Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli. Quello dei discepoli è l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi: Congeda la folla,(...) ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto per loro: hai predicato, hai guarito i malati… (...)
L’atteggiamento di Gesù è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, (...) ma anche dalla volontà di dare un messaggio ai discepoli. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono! (...) Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità.
I discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall’entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell’amore, della fede. La festa del Corpus Domini ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi. Chiediamo alla nostra Madre Maria di aiutarci in questa conversione, per seguire veramente, sempre di più, quel Gesù che adoriamo nell’Eucaristia. Così sia!
*
Nuovo appello di Papa Francesco in favore del popolo della Siria. Le sue preghiere e solidarietà per le persone rapite in questo Paese. Il Santo Padre incoraggia al processo di pace in corso in Colombia
Cari fratelli e sorelle,
sempre viva e sofferta è la mia preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona. Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime. (...)(Preghiamo sempre per la nostra amata Siria).
Nel mondo ci sono tante situazioni di conflitto, ma ci sono anche tanti segni di speranza. Vorrei incoraggiare i recenti passi compiuti in vari Paesi dell’America Latina verso la riconciliazione e la pace. Accompagniamoli con la nostra preghiera. (...)
Questa mattina, ho celebrato la Santa Messa con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace, che cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia. “Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace”. Chiedo una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. (...)
Il Papa invita tutti i presenti a fare una preghiera in silenzio per i caduti.
***
Saluto con affetto tutti i pellegrini presenti oggi: le famiglie, i fedeli di tante parrocchie italiane e di altri Paesi, le associazioni, i movimenti. Saluto i fedeli provenienti dal Canada e quelli di Croazia e Bosnia ed Erzegovina, come pure il gruppo del Piccolo Cottolengo di Genova, dell’Opera Don Orione. A tutti buona domenica! e buon pranz!
La logica mondana ci spinge verso il successo, il dominio, il denaro; la logica di Dio verso l’umiltà, il servizio e l’amore
(2 giugno 2013)
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L'Angelus di Papa Francesco. "I pani e i pesci non finiscono! Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità"
Il segno (...)indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.
"E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono…"
Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
giovedì scorso abbiamo celebrato la festa del Corpus Domini, che in Italia e in altri Paesi è spostata a questa domenica. E’ la festa dell’Eucaristia, Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo.
Il Vangelo ci propone il racconto del miracolo dei pani (Lc 9,11-17); vorrei soffermarmi su un aspetto che sempre mi colpisce e mi fa riflettere. Siamo sulla riva del lago di Galilea, la sera si avvicina; Gesù si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame. Che fare? Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: «Congeda la folla» perché vada nei villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 13). I discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci», come dire: appena il necessario per noi.
Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli. Quello dei discepoli è l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi: Congeda la folla,(...) ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto per loro: hai predicato, hai guarito i malati… (...)
L’atteggiamento di Gesù è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, (...) ma anche dalla volontà di dare un messaggio ai discepoli. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono! (...) Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità.
I discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall’entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell’amore, della fede. La festa del Corpus Domini ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi. Chiediamo alla nostra Madre Maria di aiutarci in questa conversione, per seguire veramente, sempre di più, quel Gesù che adoriamo nell’Eucaristia. Così sia!
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Cari fratelli e sorelle, buon giorno!
giovedì scorso abbiamo celebrato la festa del Corpus Domini, che in Italia e in altri Paesi è spostata a questa domenica. E’ la festa dell’Eucaristia, Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo.
Il Vangelo ci propone il racconto del miracolo dei pani (Lc 9,11-17); vorrei soffermarmi su un aspetto che sempre mi colpisce e mi fa riflettere. Siamo sulla riva del lago di Galilea, la sera si avvicina; Gesù si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame. Che fare? Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: «Congeda la folla» perché vada nei villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 13). I discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci», come dire: appena il necessario per noi.
Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli. Quello dei discepoli è l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi: Congeda la folla,(...) ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto per loro: hai predicato, hai guarito i malati… (...)
L’atteggiamento di Gesù è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, (...) ma anche dalla volontà di dare un messaggio ai discepoli. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta – non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione – è chiaro il riferimento all’Eucaristia –, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono… e i pani e i pesci non finiscono! (...) Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità.
I discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall’entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell’amore, della fede. La festa del Corpus Domini ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi. Chiediamo alla nostra Madre Maria di aiutarci in questa conversione, per seguire veramente, sempre di più, quel Gesù che adoriamo nell’Eucaristia. Così sia!
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Nuovo appello di Papa Francesco in favore del popolo della Siria. Le sue preghiere e solidarietà per le persone rapite in questo Paese. Il Santo Padre incoraggia al processo di pace in corso in Colombia
Cari fratelli e sorelle,
sempre viva e sofferta è la mia preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona. Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime. (...)(Preghiamo sempre per la nostra amata Siria).
Nel mondo ci sono tante situazioni di conflitto, ma ci sono anche tanti segni di speranza. Vorrei incoraggiare i recenti passi compiuti in vari Paesi dell’America Latina verso la riconciliazione e la pace. Accompagniamoli con la nostra preghiera. (...)
Questa mattina, ho celebrato la Santa Messa con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace, che cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia. “Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace”. Chiedo una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. (...)
Il Papa invita tutti i presenti a fare una preghiera in silenzio per i caduti.
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Saluto con affetto tutti i pellegrini presenti oggi: le famiglie, i fedeli di tante parrocchie italiane e di altri Paesi, le associazioni, i movimenti. Saluto i fedeli provenienti dal Canada e quelli di Croazia e Bosnia ed Erzegovina, come pure il gruppo del Piccolo Cottolengo di Genova, dell’Opera Don Orione. A tutti buona domenica! e buon pranz!
sempre viva e sofferta è la mia preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona. Nel deplorare questi fatti, desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime. (...)(Preghiamo sempre per la nostra amata Siria).
Nel mondo ci sono tante situazioni di conflitto, ma ci sono anche tanti segni di speranza. Vorrei incoraggiare i recenti passi compiuti in vari Paesi dell’America Latina verso la riconciliazione e la pace. Accompagniamoli con la nostra preghiera. (...)
Questa mattina, ho celebrato la Santa Messa con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace, che cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia. “Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace”. Chiedo una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. (...)
Il Papa invita tutti i presenti a fare una preghiera in silenzio per i caduti.
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Saluto con affetto tutti i pellegrini presenti oggi: le famiglie, i fedeli di tante parrocchie italiane e di altri Paesi, le associazioni, i movimenti. Saluto i fedeli provenienti dal Canada e quelli di Croazia e Bosnia ed Erzegovina, come pure il gruppo del Piccolo Cottolengo di Genova, dell’Opera Don Orione. A tutti buona domenica! e buon pranz!
La sintesi della fede cristiana
DOMENICA DOPO LA TRINITA'
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
Anno C - Solennità
In questo blog vedi per la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo le meditazioni del padre Raniero Cantalamessa:
28 Gen 2011
La verità teologica centrale in questa strofa (ogni strofa, abbiamo notato, ne ha una) è dunque che nell'Eucaristia è realmente presente Cristo con la sua divinità e umanità, “in corpo, sangue, anima e divinità”, secondo la ...
*
V.a.:
26 Mag 2013
Sembra pane! Non è proprio pane. Che cosa è? E' il Corpo di Gesù. Gesù viene nel nostro cuore. Ecco, pensiamo a questo, tutti: il Padre ci ha dato la vita; Gesù ci ha dato la salvezza, ci accompagna, ci guida, ci sostiene, ci insegna; e lo ... Così, in un dialogo con i comunicandi, Francesco ha ricordato che la Trinità non è una metafora intellettualistica, ma una realtà misteriosa: «tre persone in uno», «il Padre crea il mondo, Gesù ci salva, lo Spirito Santo ci ama».
*
Nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù invita i discepoli a dar da mangiare alla folla che lo ha seguito in una zona deserta. Ci sono solo cinque pani e due pesci: su di essi Gesù recita la benedizione e poi li fa distribuire:
“Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.
Su questo brano evangelico una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, Prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La solennità del Corpo e Sangue di Cristo nasce dalla pietà popolare dei secoli XIII-XIV. La prima celebrazione ebbe luogo a Liegi nel 1246 e la festa del “Corpus Domini” venne istituita per tutta la Chiesa da Papa Urbano IV nel 1264. Al “Festum Eucharistiae”, come era anche chiamata, venne unita poi una solenne processione. La Solennità, celebrata per secoli il secondo giovedì dopo Pentecoste (ed ora di domenica), è sempre stata un giorno di culto e di autentiche espressioni d’arte, di cui oggi, specie tra le giovani generazioni, non rimane quasi memoria. La Chiesa, ”nata dall’Eucaristia”, con questa festa ci porta a quell’ultima cena in cui Gesù istituisce il Sacrificio Eucaristico del Suo Corpo e del Suo Sangue, a quel banchetto pasquale in cui Cristo viene mangiato, noi veniamo saziati e ci viene dato un anticipo della vita celeste. Il Vangelo fa presente la moltiplicazione dei pani e dei pesci, compiuta da Gesù, per sfamare i 5 mila uomini che lo stavano ascoltando. Ai discepoli, preoccupati per tutta quella gente che rischia di restare abbandonata a se stessa, Gesù risponde: “Dategli voi da mangiare” e, per evitare l’anonimato della folla, ordina di farli sedere per gruppi di cinquanta. Poi prende i cinque pani e i due pesci e, con gesto e parola eucaristica, alza gli occhi al cielo, recita su di essi la benedizione e li va dando ai suoi discepoli perché li distribuiscano alla folla. Questo gesto e questa parola di benedizione costituiscono il cuore di ogni Eucaristia: il Suo Corpo è offerto in sacrificio (spezzato), il Suo Sangue versato, perché anche oggi possiamo mangiarne, esserne saziati e ne avanzi per portare a tutti gli uomini della terra, Cristo, il pane che non perisce, ma sazia la loro fame di felicità.
Radio Vaticana
*
O prezioso e meraviglioso convito!
Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
MESSALE
Antifona d'Ingresso Sal 80,17
Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia. Colletta Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio... Oppure: Dio Padre buono, che ci raduni in festosa assemblea per celebrare il sacramento pasquale del Corpo e Sangue del tuo Figlio, donaci il tuo Spirito, perché nella partecipazione al sommo bene di tutta la Chiesa, la nostra vita diventi un continuo rendimento di grazie, espressione perfetta della lode che sale a te da tutto il creato. Per il nostro Signore... LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Gn 14, 18-20 Offrì pane e vino. Dal libro della GènesiIn quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto. Salmo Responsoriale Dal Salmo 109 Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore. Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Seconda Lettura 1 Cor 11, 23-26 Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
SEQUENZA | ||
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Canto al Vangelo Gv 6,51 Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Alleluia. Vangelo Lc 9, 11b-17 Tutti mangiarono a sazietà. Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. |
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Congregazione per il Clero
Il tempo pasquale è ormai terminato con la domenica di Pentecoste, ma la Chiesa ci permette di avvertire ancora la sua atmosfera gioiosa e festante con alcune solennità che ne perpetuano non solo il ricordo, ma ci consentono di approfondire il grande mistero di Cristo che nella Pasqua di resurrezione ha avuto il suo culmine.
Tra queste solennità, primeggia quella del Corpo e Sangue del Signore, molto sentita nella pietà popolare, e che intende farci avvertire sempre più il grande mistero di amore di Dio che è stato riversato sugli uomini divenendo addirittura cibo per tutti noi.
La solennità fu istituita dal Papa Urbano IV, che la estese nel 1264 alla Chiesa universale, in seguito allo straordinario miracolo eucaristico di Bolsena.
Il prodigioso evento, in realtà, fu semplicemente di stimolo, quasi provvidenziale provocazione, che fece emergere ciò che da tempo era maturato nella coscienza del popolo cristiano, ossia l’intimo bisogno:
― di esprimere lo stupore di fronte a questo dono ineffabile di Dio: la Santissima Eucaristia;
― di soffermarsi in profonda meditazione, per gustare questo mistero che è la sintesi della fede cristiana;
― di manifestare nella forma più solenne la gioia per la realtà della presenza reale e sacrificale di Cristo;
― di proclamare la piena accoglienza di Colui che, per mezzo del Sacrificio eucaristico, ha voluto prendere stabile dimora presso di noi, ha voluto farsi cibo per alimentarci nel difficile cammino della vita e quindi saziarci di quella fame di Dio, che tutti in fondo avvertiamo.
La pietà cristiana ha avvertito la necessità di una manifestazione gioiosa e solenne di fede verso Gesù eucaristico. E dato che non si può realizzare una tale dimostrazione nel Giovedì Santo – giorno in cui fu istituita l’Eucarestia, ma anche apre al grande giorno della Passione – oggi la Chiesa nella sua universalità esplode in un inno di gioia, portando Gesù Eucaristia per le strade e rendendoGli pubblicamente quell’onore e quell’adorazione che Gli è dovuta, in quanto Egli ha donato Se stesso come stabile viatico, alimento vivo per le nostre anime.
A queste conclusioni ci portano le letture della liturgia della Parola di oggi, presentandoci il mistero eucaristico nel segno di quel pane e di quel vino che vengono offerti e trasformati per la salvezza degli uomini.
La prima lettura richiama una delle prefigurazioni più significative del mistero eucaristico. Infatti, nel racconto della Genesi, è Melchisedek, re di giustizia e di Salem (cioè di pace), che offre pane e vino ad Abramo, l’uomo delle promesse di Dio, accompagnandoli con una duplice benedizione, ad Abramo e a Dio.
Si intravede, nel racconto, il segno della realtà finale: Cristo, re di giustizia e di pace, offre Se stesso al popolo nuovo della promessa e offre giustizia e pace, i due beni primari dell’uomo, che nel Nuovo Testamento sono soprattutto doni spirituali ed escatologici, senza escludere i risvolti storici.
Nel tempo nuovo l’offerta del pane e del vino è l’Eucarestia, cioè lode e ringraziamento al Padre da parte dell’unico ed eterno Sacerdote, Gesù Cristo, il quale con l’offerta di Se stesso realizza anche l’ultima ed efficace benedizione dell’uomo.
È il segnale di quella nuova ed eterna alleanza siglata con il Padre celeste e che porta alla salvezza. Perché, cibandosi del suo Corpo, si realizza la vita eterna.
Nel racconto evangelico, san Luca intravede, nel miracolo nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, un segno del nuovo pane. Gesù compì quel miracolo per compassione della folla che lo seguiva da diversi giorni, affamata della Sua parola e dimentica persino del cibo materiale. Il Signore, quindi, offre un cibo abbondante per saziare la loro fame. Possiamo affermare che Gesù aveva già nel cuore il disegno di dar loro un pane diverso, un pane cioè che poteva ristabilire e definire una intimità più profonda di Dio con gli uomini; un pane che poteva offrire libero accesso a Dio di penetrare nel nostro corpo e amalgamare la nostra carne con la Sua carne, il nostro sangue con il Suo.
San Luca, quasi a confermare questo progetto, narra il miracolo menzionando gli stessi gesti che Gesù compirà poi durante l’ultima cena.
Infine san Paolo, nella seconda lettura, ricorda le parole di Gesù e ci invita a che questo memoriale sia ripetuto fino alla venuta del Signore, permettendo così che si possa esprimere tutta la nostra fedeltà alla volontà di Cristo:
― fedeltà che è memoria, perché rappresentazione sempre attuale del mistero di Cristo: della Sua morte e resurrezione;
― fedeltà che è comunione, perché mangiando del Suo Corpo ci poniamo in comunione con il Risorto realizzando in terra quel legame con Cristo, simile a quello che avviene tra il Padre e il Figlio;
― fedeltà che è speranza, in quanto nutrendoci con l’Eucarestia è Gesù stesso che ci assicura la vita eterna.
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Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi, offre la seguente riflessione sulle letture liturgiche per la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini).Come di consueto, il presule propone anche una lettura patristica.
LECTIO DIVINA
Convertire la vita in offerta, perché l’offerta si trasformi in vita
Festa del Corpo e Sangue di Cristo – Anno C - 2 giugno 2013
Rito romano
Gn 14, 18-20; Sal 109; 1 Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17
Rito ambrosiano
II Domenica di Pentecoste
Sir 18,1-12; Sal 135; Rm 8,18-25; Mt 6,25-33
1) L’offerta è trasformata in vita.
Mi si permetta di parlare di due Natali di Cristo. Nel primo, a Betlemme (che vuol dire Casa del Pane) Gesù nacque alla vita terrena, fu avvolto in fasce e fu messo in una mangiatoia, come per indicare che anche lui sarà mangiato. Nel secondo Natale, a Gerusalemme (che vuol dire Città di Pace), Gesù con il sacrificio della Croce nacque alla vita celeste. Il suo Corpo nudo fu “totalmente rivestito di Spirito Santo” (S. Giovanni Crisostomo, Omelia VI, PG 46, 753) e donato come pane di vita eterna per tutti. Il Cenacolo con il primo, santo convito e la Croce con il divino sacrifico sono offerti come luogo di misericordia per trovare grazia, perdono e aiuto.
Nell’anno C, le letture della Messa della Festa del Corpo e Sangue del Signore mettono in evidenza il dono, l’offerta.
Infatti, nel brano della Genesi (prima lettura) ci propone il re di pace, Melchisedek, che non fa cose strampalate o appariscenti, ma che offre semplicemente pane e vino, con una benedizione (rendimento di grazie, lode).
San
Paolo, nella seconda lettura presa dalla sua prima lettera ai Corinti, trasmette ciò che a sua volta ha ricevuto in dono. L’Evangelista San Luca nel presentare la moltiplicazione dei pani (cfr terza lettura) mette sulla bocca di Gesù le seguenti parole: “Date voi stessi da mangiare”. I discepoli risposero “non abbiamo che cinque pani...”, poi obbedendo (=dando ascolto) al Messia fanno sedere per gruppi la gente e così offrono a Gesù l’occasione di fare il miracolo della moltiplicazione dei pani. Il Vangelo di questa domenica, sembra, a prima vista, discostarsi dal tema dell'eucaristia. Esso ci rimanda, infatti, al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, episodio notissimo ma che, sembra esser lontano da quell'ultima cena di Pasqua, consumata da Gesù a Gerusalemme. In realtà, anche il racconto di Luca parla, a suo modo, di una cena, un banchetto improvvisato, in una zona deserta, per commensali abbastanza inusuali. Gli oltre cinquemila presenti, grazie al gesto di obbediente carità degli apostoli ricevettero del pane per continuare a vivere una vita che finisce. Con l’Eucaristia, il Pane di Vita, noi riceviamo in dono un alimento miracoloso per la vita eterna.
Con questo stupendo dono dell’Eucaristia, che è frutto della passione e morte di Cristo, il nostro cuore, affamato di eterno, è saziato da Gesù, che per noi si è “fatto” pane vivo e manna celeste. In effetti il frumento seminato nella terra serve per produrre pane di terra, che permette di vivere ma non impedisce di morire. Con l’essere innalzato sulla Croce, il Salvatore è seminato nel cielo, si “fa” pane di cielo, eterno, “Pane angelico fatto Pane per gli uomini”, pellegrini dell’eterno che questo Pane ritempra nelle forze di bene e nella fedeltà di Dio. Con la Comunione non siamo veramente in Dio e Dio è veramente in noi.
2) La partecipazione all’offerta eucaristica.
L’offerta di Gesù immolato si è trasformata in vita per noi. Come possiamo parteciparvi?
S. Giovanni Crisostomo fece una domanda simile e una volta durante la predica chiese: “Come potremmo fare noi dei nostri corpi un’ostia?”. E lui stesso rispose: “I vostri occhi non guardino nulla di cattivo, e avrete offerto un sacrificio; la vostra lingua non preferisca parole sconvenienti, e avrete fatto un’offerta; la vostra mano non commetta peccato, e avrete compiuto un olocausto”. All’offerta del corpo e del sangue del Signore che facciamo sull’altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal Corpo e Sangue del Signore quell’amore libero e puro che ci rende degni ministri (dalla parola latina minister = minus quam alter = inferiore = servitore) del Cristo e testimoni della sua gioia.
Nell’Eucaristia il Salvatore viene a noi non tanto per premiare la nostra virtù, quanto per comunicarci la forza di diventare santi, cioè persone guidate dal suo amore sapiente e che hanno Lui come Ospite costante nel nostro cuore. Siamo santi non se compiamo gesta straordinarie, ma se siamo uniti a Cristo, se facciamo nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, se modelliamo la nostra vita sulla sua. Più faremo la Comunione, più saremo in comunione con Dio e con i nostri fratelli e sorelle. Lasciamoci guidare da questo amore divino, in modo tale che l’ “Amen”, che diciamo quando riceviamo l’Ostia consacrata, sia non solo affermato con la bocca, ma sentito con il cuore.
Il pane eucaristico è frutto del dono di sé di Cristo, frutto della sua passione e morte, frutto del suo amore “eccessivo”. Non ci resta che adorarLo e ringraziarLo di averci ancorato all’eternità come fratelli suoi, di averci messo nelle mani del Padre come figli nel Figlio, di aver fatto “rivivere” la nostra carne nella sua carne. “La partecipazione all’Eucaristia, sacramento della Nuova Alleanza, è il vertice dell’assimilazione a Cristo, fonte di vita eterna e forza del dono totale di sé” (B. Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 21).
3) Processione e adorazione.
Se nel Giovedì Santo viene messo in evidenza lo stretto rapporto che esiste tra l’Ultima Cena e il mistero della morte di Gesù in croce. Oggi, festa del Corpus Domini, con la processione e l’adorazione comunitaria dell’Eucaristia si attira l’attenzione sul fatto che Cristo si è immolato per l’intera umanità.
Lui è il Dio con noi, l'Emmanuele, e noi siamo invitati a portarlo nel mondo: oggi con la processione, ogni giorno con la testimonianza dei passi del cuore, che ha stabilità nel suo amore.
Il suo passaggio con noi e per (par - by) noi fra le case e per le strade del nostro mondo sia per (pour – for) noi un’offerta di gioia, di vita immortale, di pace e di amore.
Il fatto di mostrare per le strade del mondo Gesù sotto il segno sacramentale del Pane consacrato diventa anche educazione a scorgerlo sotto il segno di ogni nostro fratello, sotto il segno di tutti gli avvenimenti della nostra vita. Il portare questo Vangelo eucaristico nel mondo, fa in modo che portiamo questa divina Presenza agli uomini ed alle donne di tutti tempi, portando loro la benedizione grande e divina: Gesù Cristo in persona.
E’ l’Amore che ci raduna, ci invita a camminare seguendo Cristo con i passi del cuore, ci chiama ad adorarlo. Dall'abisso del nostro essere fragile creature non possiamo che adorare. “Di fatto l'adorazione non è che il sentimento del nostro nulla, ma non un sentimento che avvilisce, non un sentimento che ci umilia: è un sentimento di umiltà, ma non di umiliazione, perché l'anima esperimenta il suo nulla nella misura che si fa presente dinanzi all'assoluta grandezza” (Divo Barsotti). Dall'adorazione nascono la familiarità e la fiducia, perché l'adorazione eucaristica è l'adorazione di Dio di amore immenso, di grazia infinita e di misericordia senza limiti.
E’ un’adorazione che fa vivere una vera e completa adesione a Cristo, quale è espressa dalle Vergini consacrate che con il dono totale di sé sono entrate entrare in rapporto di particolare intimità e di unione con Cristo, fino a fare di Lui il centro dell’esistenza, come la Madonna che fu la prima Vergine Consacrata cristiana e che fu la personificazione stessa di questa adorazione di Gesù.
C’è un profondo rapporto tra la verginità e l’adorazione: entrambe sono pervase dall’unica, appassionata brama di vedere l’Amato faccia a faccia, poterlo finalmente stringere tra le braccia, raggiungere l’unione a lungo sospirata. Come la verginità anche l’adorazione sembra che non abbia uno scopo “pratico”, ma “almeno” è un modo per manifestare che il Signore è tutto e vale la pena dare se stessi e spendere il tempo solamente per lui. Il proprio corpo e cuore consacrati a Dio nella verginità, il tempo trascorso in adorazione davanti a Gesù non toglie nulla alla nostra vita ed al nostro lavoro. Ci radica intimamente in Dio e ci avvicina profondamente gli uni gli altri, intensifica il nostro amore reciproco, rende la presenza di Cristo più viva, più reale: qualcosa o, meglio, qualcuno che veramente ci unisce.
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LETTURA PATRISTICA
San Giovanni Crisostomo,
SULL'EUCARISTIA
“Vuoi onorare il corpo di Cristo?
Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi.
Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo tra- scuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: "Questo è il mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: "Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare" e "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l'avete fatto neppure a me".
Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.
Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito, che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare, è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi.
Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero?
Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane.
Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai in bicchiere d'acqua? che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? che guadagno ne ricava egli?
Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe, o piuttosto non s'infurierebbe contro di te? e se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, e, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe for- se di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?
Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bi- sognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro.
Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere.
Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello.
Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò, mentre adorni l'ambiente per il culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre.
Questo è il tempio vivo più prezioso di quello.
San Giovanni Crisostomo
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Come Lettura (quasi) patristica da meditare propongo la Sequenza scritta da san Tommaso d’Aquino e che si legge oggi nella liturgia della Santa Messa. E’ un magnifico componimento che ci immette nei contenuti teologici dell’Eucaristia in modo chiaro e profondo. Ne presento quelli che sono, secondo me da sottolineare, più sotto propongo il testo latino integrale con la traduzione letterale.
"Questa è la festa solenne nella quale celebriamo la prima sacra cena. È il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge; e l'antico è giunto a termine. Cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l'ombra: luce, non più tenebra. Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo. Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza. È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino. Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre la natura. È un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi. Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. Chi ne mangia non lo spezza, né separa, né divide: intatto lo riceve. Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato. Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca. Vita ai buoni, morte agli empi: nella stessa comunione ben diverso è l'esito! Quando spezzi il sacramento non temere, ma ricorda: Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell'intero. È diviso solo il segno non si tocca la sostanza; nulla è diminuito della sua persona".
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Etimologia di eucaristia e brevissima storia dell’origine della festa del Corpo e del Sangue di Cristo.
- Eὖ" "èu" è un avverbio, e significa "bene", in tutte le sue accezioni, mentre "χάρις" "chàris" significa "grazia, dono".
Il verbo greco "εὐχαριστέω" "eucharistèo" significa "ringraziare", ma di fatto l'espressione "εὐχάριστια" può essere intesa sia come "ringraziamento" nei confronti di Gesù per il suo sacrificio e la salvezza del genere umano, sia come "buona carità", nel senso dell'atto vero e proprio del Cristo nel subire la morte per la salvezza del genere umano.
- La festa del Corpus Domini ha le sue origini dal miracolo di Bolsena (cittadina sul lago omonimo in provincia di Viterbo - Italia). Un sacerdote boemo, di passaggio, nel 1263, andò a celebrare la Messa nella Chiesa di Santa Cristina, tormentato dai dubbi intorno alla reale presenza del Corpo del Signore, nell'ostia consacrata. Al momento della frazione dell'ostia, sotto il suo sguardo esterrefatto, caddero dal calice gocce di sangue sul corporale e sul pavimento. Fu subito informato il Papa, Urbano IV, che risiedeva ad Orvieto, il quale fece esaminare il prodigio da illustri teologi del tempo quali S. Tommaso d'Aquino e S. Bonaventura da Bagnoregio. Accertato il miracolo, il Papa istituì la festa del Corpus Domini, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo cristiano.
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