Calvario
Costruire su Cristo e con Cristo
significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso.
Vuol dire costruire con Qualcuno, che dall'alto della croce stende le sue braccia,
per ripetere per tutta l'eternità:
"Io do la mia vita per te, uomo, perché ti amo".
Vuol dire costruire con saggezza.
Essere saggio significa sapere che la solidità della casa
dipende dalla scelta del fondamento.
Non abbiate paura di essere saggi,
cioè non abbiate paura di costruire sulla roccia!
Benedetto XVI
Mt 7, 21-29
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perchè era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» .
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.
Il commento
Passaporto valido per il Paradiso è quello che dimostra, al presente, la nazionalità del possessore: non bastano i dati anagrafici, l'importante è che non sia scaduto e che abbia il timbro che ne attesti la validità, mentre la fotografia non può essere quella di troppi anni fa: Il battesimo ricevuto, le Grazie che hanno accompagnato la vita, i luoghi della storia devono avere il sigillo del "compimento della Volontà del Padre che è nei cieli", l'unica prova certa della cittadinanza celeste: "Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" (Ef. 2,10). "In quel giorno", quello del Giudizio, i cittadini del Cielo busseranno alla "dogana" del Paradiso e potranno esibire il "documento" valido per entrarvi, quelli che non l'avranno resteranno fuori. Non si tratta, prima di tutto, di un attestato di buona condotta: "Non siamo noi che dobbiamo produrre il grande frutto; il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare, precede il nostro agire e, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo" (Benedetto XVI, Incontro con i seminaristi di Roma, 12 febbraio 2011). Per "entrare" nella Gerusalemme celeste occorre aver vissuto nella Gerusalemme terrestre, essere stati immersi nel sangue di Cristo colato sulla "Roccia" del Calvario. Entrerà in Cielo chi, sulla terra, avrà vissuto ai piedi della Croce, "rimanendo nell'amore" di Cristo che bagna e lava, istante dopo istante, ogni colpa; chi avrà "fondato" la sua vita sulla Roccia del perdono, restando umilmente aggrappati alla speranza e alla fede nella Carità infinita che sgorga dal cuore di Cristo, nella storia concreta di ogni giorno, trasformata nella sommità del Golgota, dove il Signore distrugge il “documento scritto della nostra colpa; lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce” (Col 2, 14).
E' dunque l'amore di Dio rivelato in Cristo ed effuso nei cuori per mezzo dello Spirito Santo che plasma il cittadino celeste nella carne corruttibile, rivelandone l'identità attraverso "opere di Vita eterna", impossibili all'uomo ma possibili a Dio operante in lui, soprattutto l'amore al nemico, l'offerta di se stessi sull'altare della storia: "La persona umana non è padrona assoluta di se stessa. Essa è creata da Dio. Il suo essere è un dono: ciò che essa è e il suo esserci stesso sono dono di Dio. “Siamo, infatti, opera sua, creati in Cristo Gesù”. Ricevendosi continuamente dalle mani creatrici di Dio l’uomo è responsabile davanti a lui di ciò che compie. Quando l’atto compiuto liberamente è conforme all’essere della persona, è buono" (Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 20 luglio 1983). Le opere di vita eterna che ci faranno "riconoscere" dal Signore sono le opere libere e conformi alla nuova natura ricevuta dall'intimità con Lui. Ogni giorno è anticipato per noi "quel giorno"; anche oggi è preparato per noi il giudizio: esso è la misericordia che Dio ci offre attraverso le "opere buone" che siamo chiamati ad accogliere perché si compiano in noi: "quel giorno" è quando si avvicina la moglie stanca e nervosa, il figlio che ha smarrito la bussola, il collega insopportabile, o quando in banca ci rifiutano un prestito. Il giorno di oggi ci è dato per rinnovare il nostro passaporto per il Cielo, anche perché non sappiamo se oggi saremo chiamati e dovremo lasciare la terra: "La fede della Chiesa, fondata sulla divina Rivelazione, ci insegna che ciascuno di noi sarà giudicato secondo le sue opere. Si noti: è la nostra persona che sarà giudicata in base alle sue opere. Da ciò si comprende che nelle nostre opere è la persona che si esprime, si realizza e, per così dire, si plasma. Ciascuno è responsabile non solo delle sue azioni libere, ma mediante tali azioni, diviene responsabile di se stesso" (Giovanni Paolo II, ibid).
Le parole non contano. E neppure i miracoli. Neanche l’essere prete, o suora, o missionario. Potrei dare tutto ai poveri, o consegnare il mio corpo al fuoco, se non è per amore, tutto è puro fumo, vanità senza peso specifico, apparenza ipocrita di una vita costruita sulla sabbia, polvere finissima, morbida e rilassante, ma senza forza. Le nostre belle parole, i nostri eroici atti d’altruismo, le nostre liturgie, le preghiere, tutto può essere compiuto per apparire, per ricevere in cambio un po’ di affetto e di stima, nel vano tentativo di costruire noi stessi, di issare la nostra vita come una torre di Babele che ci dia un nome, un'identità, meriti e medaglie con cui passare ad incassare, da Dio e dagli uomini. Ma ogni pensiero, parola e gesto che non sia mosso dall'amore è solo concupiscenza e orgoglio, segno di una vita mondana e contraria alla natura divina deposta in essa, con la carne a guidarne le scelte. Un passaporto scaduto e senza valore che il Signore non lo può riconoscere. Non vi è sigillato il suo amore, perché questo è incorruttibile e non scade mai: "il male morale segna una rottura, una profonda divisione fra la persona che agisce e le sue azioni. L’ordine inscritto nel suo essere, quell’ordine che è il suo bene proprio, non è più rispettato nelle e dalle azioni. La persona umana non è più nella sua verità... La vera e più profonda alienazione dell’uomo consiste nell’azione moralmente cattiva: in questa, la persona non perde ciò che ha, ma perde ciò che è, perde, cioè, se stessa" (Giovanni Paolo II, ibid.).
L'amore di Dio è la Parola incarnata e compiuta nella trama dell’esistenza, la "roccia" che "fonda la casa" di un figlio di Dio, che "risana ed eleva l’intelligenza e la volontà della persona, così che la libertà di questa è resa capace, dalla grazia, di agire con rettitudine.
La persona umana è così pienamente salvata nella sua vita terrena. Nell’azione retta la persona umana realizza la verità del suo essere" (Giovanni Paolo II, ibid). Ogni giorno, dunque, siamo di fronte a un bivio: o Cristo che ci salva e ci fa figli dello stesso suo Padre, o noi e le nostre illusioni figlie dell'inganno del demonio; non si può costruire la vita su altri fondamenti. La fotografia che ci farà riconoscere sarà dunque proprio quella di Gesù vivo in noi al punto che chi ci guarda e ci incontra potrà riconoscere nelle nostre opere le sue sembianze. Per questo urge convertirsi, accogliere Cristo oggi, e dare a Lui tutta la libertà perché trasformi la nostra vita nella sua, il nostro operare in quello di un cittadino celeste. Ascoltare la sua voce e non indurire il cuore, provvedere all’olio dello Spirito Santo quali vergini sagge e prudenti. Implorare il dono del soffio di Dio perché alimenti le nostre vite di Vita divina, che modelli, giorno dopo giorno, con lo scalpello della Croce, la sua natura in noi, tagliando quello che non vi appartiene ed è destinato a corrompersi. Abbiamo bisogno che in ogni istante il pensiero di Cristo alberghi nelle nostre menti, e il suo cuore batta nei nostri cuori. Con Lui e afferrati al suo amore, nel Getsemani che ci attende in ufficio, a casa, sulla metropolitana, tra "i venti" delle tentazioni che si "abbattono", nella lotta con "la pioggia" dei nostri desideri; con Lui riceviamo la fede per resistere quando "i fiumi" delle avversità, delle malattie, delle relazioni, del lavoro, dei figli, del marito, della moglie dei soldi "straripano" su di noi.
"Costruire su Cristo vuol dire infine fondare sulla sua volontà tutti i propri desideri, le attese, i sogni, le ambizioni e tutti i propri progetti. Significa dire a se stessi, alla propria famiglia, ai propri amici e al mondo intero e soprattutto a Cristo: "Signore, nella vita non voglio fare nulla contro di Te, perché Tu sai che cosa è il meglio per me. Solo Tu hai parole di vita eterna". Amici miei, non abbiate paura di puntare su Cristo! Abbiate nostalgia di Cristo, come fondamento della vita! Accendete in voi il desiderio di costruire la vostra vita con Lui e per Lui! Perché non può perdere colui che punta tutto sull'amore crocifisso del Verbo incarnato". (Benedetto XVI). Con Cristo vittoriosi sulla carne, sul mondo, sul demonio. Uniti a Lui, indissolubilmente. Come San Francesco, stretti alla sua Croce, le stigmate del suo amore a segnare le nostre ore, ai piedi di Lui, la Roccia su cui deporre ogni centimetro della nostra esistenza. Nulla anteporre al Suo amore. E’ questa la "saggezza", è questa la porta del Cielo.
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