Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 20 ottobre 2013

“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».



Uno sguardo alla storia per discernere



Rembrandt, Parabola dell'uomo ricco e stolto

Considera, uomo, colui che ti ha colmato dei suoi doni. 
Rifletti un po' su te stesso: 
Chi sei? Cosa ti è stato affidato? 
Da chi hai ricevuto questo incarico? Perché sei stato scelto? 
Sei il servo del Dio buono; 
hai la responsabilità dei tuoi compagni di servizio... 
«Che farò?» La risposta è semplice: 
«Sazierò gli affamati, inviterò i poveri... 
Voi tutti che mancate di pane, 
venite ad attingere i doni accordati da Dio 
che sgorgano come da una fontana».


San Basilio Magno



Dal Vangelo secondo Luca,12,13-21.



In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». 
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».


Il commento


"O uomo!" Così Gesù risponde al "tale" e a ciascuno di noi, insoddisfatti e sempre in cerca di giustizia. "O uomo!" perché in lui e in noi il Signore intercetta Adamo. Ricco "presso Dio" nel Paradiso, di fronte al "raccolto abbondante" ricevuto in "eredità", si è fermato a "dialogare con sé stesso" ed è rimasto intrappolato nella menzogna del demonio; ogni pensiero, infatti, o è una preghiera che chiede a Dio la luce e la Grazia, o è un acconsentire imprudente alla menzogna del demonio. Come accade a noi quando, di fronte alla storia, ci rintaniamo nella nostra ragione facendo spazio alle adulazioni del nemico che ci convincono d'essere dio. E allora, a testa bassa ad "accumulare tesori per noi stessi", moglie, marito, amici, denaro; "non sappiamo che fare" dei doni di Dio, non "abbiamo dove metterli" tanto il cuore è indurito, e così, nella paura di perderli, li serriamo nei "granai" del nostro egoismo, sempre "più grandi" per saziare il vuoto di un dio senza paradiso; i giorni spesi a progettare e mettere in agenda "per molti anni" riposo e godimento, e nessun giorno riservato alla morte. Sino a quello in cui un "fratello", un altro Adamo ingannato come noi, non ci ruba "l'eredità", il nostro tempo, l'onore, la carriera, i diritti; sino a che la "notte" degli eventi oscuri e dolorosi non viene a "chiederci la vita" rivelando la "stoltezza" di chi fa "dipendere la vita dai beni" destinati a corrompersi.

Ogni conflitto nasce sempre da questo inganno. Lo sanno i genitori? Forse no, perché credono alle balle degli psicologi, anni e anni di studio per dirti sempre la stessa cosa, che il secondo figlio ha problemi con il primo, e poi l'invidia e la gelosia. Tutte cose già rivelate nel III capitolo del Libro della Genesi, peccato originale. Esiste, ed è il morbo maligno, e la cupidigia, o concupiscenza, ne è la figlia primogenita. Se la vita, la giornata di oggi, il matrimonio e la spesa, la cena, i compiti dei figli, le bollette e gli straordinari, e il saggio a scuola, e la riunione di condominio. Se la vita dipende dai beni la frittata è fatta. Tutto si convertirà in una competizione, una gara all'ultimo sangue per accaparrarsi l'ossigeno per vivere di beni. E i fallimenti non si contano, risvegli bruschi che, come una secchiata d'acqua fredda in faccia, ci destano sulla stoltezza che ci ha ingoiato. Proprio quelli con cui abbiamo lottato ci chiedono la vita: se l'abbiamo fatta dipendere dai beni, non avremo nulla da dare; se essa dipende dallo Spirito che ci ha tratti dalla polvere e dal fango, potremo donare noi stessi.... O cupidigia o libertà, o carne o Spirito, o egoismo o amore, non si scappa. Quando, troppo spesso, prevale in noi l'uomo della terra, ci facciamo maestri del Maestro, insegnandogli come e cosa giudicare per giustificare la nostra cupidigia. E Gesù, che è Dio, giudica anche oggi, ma con la croce. I progetti fondati sull'egoismo sono spine conficcate nella testa, preoccupazioni, angosce e notti insonni. Le ricchezze accumulate con avidità sono chiodi che ci impedisco la libertà di donarci ed essere felici. Desideriamo davvero vivere cosi? Il Signore ha preso su di sé questa nostra croce, si è lasciato uccidere dalla nostra cupidigia ed è risorto per donarci l'autentica "eredità", la "parte buona e migliore" che nessuno potrà rubarci. Ecco "che fare": rimanere "presso" il Signore come Maria per arricchirci con Lui. Nel matrimonio, aprendoci alla vita che Dio vuole donarci "tenendoci lontani" da settimane bianche e schermi ultrapiatti che le famiglie numerose non possono permettersi. Nello studio, spendendo le ore nel sacrificio che ci fa adulti e "ricchi" di maturità e responsabilità. Donare ovunque e a tutti "il raccolto abbondante" dell'amore che colma gratuitamente la "campagna" della nostra vita: spenderci nell'annuncio del Vangelo dimenticando noi stessi, e consegnarci a Cristo, così come siamo, con le nostre rivalità, i complessi e tutto quello che ci conferma la nostra debolezza. Oggi, ora, noi e la nostra famiglia, i figli, tutti lanciati in una nuova dimensione, quella del dono nel quale siamo rinati. E così arricchire il Cielo di "fratelli" che cercano in noi l'Eredità perduta. 



QUI IL COMMENTO APPROFONDITO


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