Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 21 aprile 2014

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno"

«PERCHE’ CERCATE TRA MORTI COLUI CHE E’ VIVO? –

 Studi biblici

santosepolcro.custodia.org

La risurrezione 







L'ANNUNCIO


Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.

Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».

Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».

Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.


(Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15)







"Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno"







Più una notizia è importante, più si fa urgente il suo annuncio. Quanto più si è coinvolti in essa, tanto più si fa impellente trasmetterla a chi ci è vicino e amiamo. Il Signore è risorto! L'ascolto di questa notizia e l'esperienza della sua veridicità nell'incontro con Gesù vivo, spinge prepotentemente le donne nella fretta di trasmetterla. La stessa fretta della Vergine Maria: anche Lei, con l'annuncio fecondo appena accolto nel grembo, si reca in fretta a sperimentarne l'autenticità, a vedere l'impossibile che si stava compiendo in sua cugina Elisabetta. Gesù risorto sul cammino delle mirofore, Elisabetta in cinta sulla soglia di casa ad accogliere la Piena di Grazia, incinta dello Spirito Santo. Così, tra l'aurora e il compimento della vicenda di Gesù Salvatore, come un arcobaleno tra la terra e il Cielo, si stende il miracolo dell'impossibile divenuto possibile. Il Vangelo è questa Buona Notizia: è vero che "nulla è impossibile a Dio". Non vi è nulla che possa qualcosa di fronte al potere di Dio: non la morte di un grembo sterile, non la verginità serrata sulla fecondità biologica, non una pietra adagiata dinanzi ad un sepolcro: "Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo, aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro: Cristo è veramente risorto e vive nei secoli!" (S. Andrea di Creta). Grida la gioia! La "gioia grande" delle donne incontra la Gioia infinita, Colui che, vincendo la tristezza e il dolore, è divenuto Egli stesso gioia pura, sottratta alla contaminazione della fine, alla corruzione del sepolcro. Gesù viene incontro alle donne, ed è un cortocircuito esplosivo: "Rallegratevi!" - le parole di Gesù alle donne secondo l'originale greco - lo stesso invito rivolto dall'Arcangelo Gabriele alla Vergine Maria investe ora loro, le prime testimoni della risurrezione. E lo stesso stupore e timore dinanzi a quelle parole e a quell'evento inaspettato. Non conosceva uomo Maria, e ha generato l'Uomo. Nessuno a ribaltare la pietra del sepolcro, e una vittoria che rovescia ogni lapide e fa di ogni sepolcro la porta spalancata sulla vita che non muore. Di fronte a tutto questo non poteva essere che la gioia l'unica risposta delle donne, esattamente come è stata quella di Maria. Gioia che non si può contenere e che si fa, naturalmente, fretta e corsa per annunciare il prodigio che cambia, definitivamente, il corso della storia e dell'esistenza di ogni uomo: la morte è vinta! Così anche per ciascuno di noi, immerso nell'incertezza di fronte alle tante pietre che sigillano i sepolcri delle situazioni dove respiriamo odore di morte. La pietra che grava sul cuore è stata rovesciata, dall'ombra della morte che schiaccia nella sofferenza è risorto Cristo! La Chiesa ce lo ha annunciato nella notte delle notti; le letture proclamate, come angeli, hanno illuminato la nostra storia indicandoci i luoghi di morte del nostro passato e presente trasformati in santi sepolcri, vuoti come quello di Gesù a Gerusalemme; e un senso di leggerezza dentro, perché quanto ci stava schiacciando aveva smesso di angustiarci;nella solennità della liturgia pasquale, nello splendore dei suoi segni, abbiamo visto stupiti, deposti le bende e il sudario con i quali avevamo avvolto pietosamente la nostra vita, le fragili supposizioni e interpretazioni dei fatti, la rassegnazione, la rabbia ormai senza forza per i troppi tentativi di rianimare situazioni irreversibilmente compromesse; e, nutriti nel sacramento di quella carne e di quel sangue liberati dalla morte, siamo ritornati di corsa alla nostra vita, "con gioia e timore grandi", ad annunciare il miracolo avvenuto in noi. Gioia e timore costituiscono il fondo della missione della Chiesa. Lo stupore deve sedimentare, scendere, passare ad essere consapevolezza e certezza; per questo lo stupore necessita un cammino, anzi, si può dire che proprio questo è il timore, il balbettare dei passi alla ricerca delle orme che sigillino nel cuore quanto visto e udito; il timore è la necessità di un appoggio, dei fratelli ai quali annunciare e dai quali ascoltare; la Chiesa, nella quale camminare per incontrare ogni giorno il Signore. Gesù, infatti, appare sulla via della missione a indicare la Galilea, il più in là dell'evangelizzazione. Non ci si può fermare, pena la putrefazione. La Galilea delle genti, i lontani, coloro che non conoscono lo stupore e la gioia, che non hanno visto Cristo vivo. La nostra personale Galilea di ogni giorno, alla quale siamo inviati ad andare per vedere il suo volto. Anche se in apparenza nulla è cambiato, nulla è più come prima! Possiamo "cingere i suoi piedi", come la peccatrice perdonata, e possiamo "adorarlo": ciò significa concretamente chenella Galilea dove appare Cristo si schiudono per noi le porte del Tempo Pasquale, immagine e primizia della Vita celeste. Dove, sui sentieri di ogni giorno, appare Cristo risorto, è già Regno dei Cieli, e noi vi siamo accolti come suoi cittadini. Oggi il Signore appare a casa e al lavoro, a scuola e nel condominio: per questo possiamo perdonare ciò che è stato sino ad oggi imperdonabile; possiamo servire e umiliarci davanti a coloro di cui ci siamo sentiti superiori; possiamo caricarci dei peccati di chi abbiamo sempre giudicato; possiamo aprirci alla vita, essere sinceri, obbedire; possiamo adorare Cristo in Spirito e Verità perché, finalmente, possiamo amare. Ma contemporaneamente inizia anche la persecuzione. Essa segna l'alba della risurrezione, è orientata a spingere la Chiesa ogni giorno di più tra le braccia del suo Signore risorto, ad attingere, istante dopo istante, la fede e la certezza dell'evento udito, visto e sperimentato. Essa deve essere provata nel crogiuolo della tentazione e della persecuzione, perché non si corrompa, e la missione non divenga mestiere. Soprattutto, perché la gioia della risurrezione non evapori come rugiada dl mattino. Per questo il Signore, entrando nella sua passione, aveva rincuorato i suoi apostoli dicendo loro di non temere di fronte alle persecuzioni che avrebbero sofferto nel mondo; quando la ragione sarà attaccata dai sofismi di satana, per indurre al dubbio. Ogni persecuzione e tentazione, infatti, prende avvio dalla goffa menzogna inventata dai sommi sacerdoti e dagli anziani. Le guardie "annunciano" ai sommi sacerdoti "quanto era accaduto": che cosa descrivono? Dopo che Gesù è stato deposto nella tomba, i sommi sacerdoti "andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia". Questo è il fatto precedente la mattina di Pasqua. Racconta poi Matteo che, all'alba di Pasqua, mentre le donne si stavano recando al sepolcro, "vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". E qui descrive quanto è occorso alle guardie: "Per lo spavento che ebbero "di lui" le guardie tremarono tramortite". Dunque le guardie hanno visto l'angelo scendere dal cielo, lo hanno visto rotolare la pietra assicurata dai capi del popolo e sedervi sopra. Hanno tremato tramortite, forse non sono riuscite a cogliere le parole dell'angelo alle donne, ma hanno di certo visto l'evento eccezionale che fugava ogni possibilità di furto del corpo di Gesù da parte dei discepoli. E questo hanno annunciato ai sommi sacerdoti! Un annuncio dunque è giunto anche a loro, ma avevano il cuore indurito, come quello del faraone. E un cuore indurito può solo partorire la menzogna già architettata. Non avevano creduto alle parole di Gesù circa la sua identità, lo avevano creduto un impostore quando annunciava la sua risurrezione. Così, di fronte all'evidenza del fatto annunciato loro dalle guardie, la loro unica preoccupazione è quella di far tacere sul nascere la verità. Il dubbio non li sfiora neppure, anzi; credono alle guardie, credono che un angelo abbia rotolato la pietra, ma, schiavi della propria carne e del progetto demoniaco che li aveva afferrati, decidono di seguirlo sino in fondo, dando corpo alla menzogna che avevano già insinuato a Pilato. E, per realizzare il piano, corrompono con denaro le guardie, strangolando la verità nella cupidigia. Non solo, si impegnano e si fanno carico di persuadere il governatore che le cose erano andate proprio come essi avevano inventato, facendosi missionari della menzogna. Accanto alla Verità infatti appare sempre la menzogna. Perché la testimonianza sia credibile e perché ogni uomo possa essere davvero libero nell'accoglierla o nel rifiutarla, è necessaria la menzogna, come accadde nel paradiso ai progenitori. Per questo, contemporaneamente alla corsa delle donne e degli apostoli sulle strade della missione, corre anche la menzogna, che spesso si fa persecuzione sanguinaria. Accanto all'annuncio del vangelo corre un altro annuncio, persuasivo, subdolo, falso. Per questo, al fatto della risurrezione che si compie ogni giorno nella Chiesa e nei suoi figli, nelle famiglie, nei posti di lavoro, ovunque arrivino e vivano i cristiani, si oppone sempre la menzogna architettata dal demonio. Il fatto non esiste, anche se è lì, autentico, visibile. E' un'impostura dei discepoli, è il tentativo della Chiesa di fare adepti, di conquistare denaro e potere, è l'oppio dei popoli... E' l'attacco del demonio al cuore degli apostoli, ancor prima che a quello del mondo. Ma essi hanno la certezza incrollabile che Cristo è risorto! Ha mangiato e bevuto con loro, lo hanno visto, cammina con loro ogni giorno! La differenza è tutta in questa esperienza: gli apostoli l'hanno sigillata nel cuore e la rinnovano ogni giorno; i nemici di Cristo no, anche davanti ai segni e ai fatti non possono che opporre la propria carne malata e cieca d'orgoglio. Non possono credere, anche se la menzogna mostra tutti i suoi limiti: come è possibile credere a delle guardie che, esercitate e formate proprio per vegliare e custodire, dormano tutte insieme nello stesso momento.... Negli inganni del demonio, in quelli grandi che si traducono in grandi persecuzioni, come in quelle che soffriamo ogni giorno, negli attacchi del demonio vi è sempre una falla, una crepa che svela la menzogna. Come credere a delle guardie che si addormentano? Eppure la diceria ha preso piede, a infingere la verità della risurrezione. Così come il mondo crede facilmente alle menzogne del demonio che alla verità di Cristo. Per questo occorre essere astuti come serpenti e semplici come colombe, e, come la Vergine Maria, correre ogni giorno da Elisabetta, ovvero alla nostra vita, per certificare l'autenticità della resurrezione di Cristo, il suo amore e il suo perdono, nei fatti della nostra storia. E per esultare di gioia come Lei, in un magnificat che sembra proprio la colonna sonora della Risurrezione. Maria, infatti, esclama tra l'altro: "Ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori". Il greco originale ha "dianoia cardias", che è qualcosa di diverso dai semplici pensieri: sono piuttosto i propositi, le trame del cuore, gli stessi che albergavano nel cuore dei giudei avversari di Gesù, e da Lui smascherati. La sua risurrezione ha disperso e frantumato le trame di menzogna che vogliono vanificare l'annuncio del Vangelo. Uniti a Lui, sperimentando il suo potere nella nostra vita, possiamo vedere anche noi dileguarsi le tentazioni per correre sulle strade della missione che ci è affidata, annunciare a tutti la gioia della Pasqua.








APPROFONDIMENTI


αποφθεγμα Apoftegma


Chi ha rotolato con le sue mani la pietra dal sepolcro?
Chi ha fatto seccare il fico? Chi ha risanato la mano inaridita?
Chi ha saziato un giorno la folla nel deserto?
Chi se non il Cristo che fa risorgere i morti?
Chi ha dato la luce ai ciechi, purificato i lebbrosi, drizzato gli storpi
e camminato a piedi asciutti sul mare come su terra ferma?
Non forse il Cristo Dio che risuscita i morti?
Chi ha risuscitato dalla tomba un morto di quattro giorni, e il figlio della vedova?
Chi, come Dio, ha drizzato il paralitico costretto a letto?
Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo,
aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro:
Cristo è veramente risorto e vive nei secoli!

S. Andrea di Creta, Canone orientale dei vespri della domenica delle mirofore

Prima lettura At 2,14.22-33  

Dagli Atti degli Apostoli
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli ínferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli ínferi, né la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
Parola di Dio
Comprendiamo da questa figura come siano incompatibili stati d’animo quali la timidezza, la paura, il senso di inutilità e di insufficienza, con una vita vissuta nella pienezza dello Spirito, che infatti non è Spirito di timidezza ma di forza. ...>>>
>>>Il testo odierno della prima lettura presenta la figura di Pietro immediatamente dopo l’effusione dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, e descrive al contempo quali debbano essere le caratteristiche fondamentali della maturità della comunità cristiana. La figura di Pietro è infatti l’immagine del cristiano che ha raggiunto la pienezza dello Spirito: “Pietro, levatosi in piedi, parlò a voce alta” (v. 14). A differenza del passato, e specialmente durante gli eventi della Passione, quando lo stesso Pietro aveva cercato di nascondersi e aveva sperimentato la paura e il rinnegamento del Maestro, ora, dinanzi a un’assemblea radunata, è capace di esprimersi con la chiarezza e con la fermezza tipiche dell’uomo corroborato dallo Spirito. Comprendiamo da questa figura come siano incompatibili stati d’animo quali la timidezza, la paura, il senso di inutilità e di insufficienza, con una vita vissuta nella pienezza dello Spirito, che infatti non è Spirito di timidezza ma di forza. La paura è il fenomeno interiore che indica il grado di immaturità cristiana. Il cristiano maturo sa di avere dinanzi a sé la verità di Cristo, di cui essere testimone, e di tutto il resto non si cura; perfino della propria stessa vita il cristiano maturo si cura poco, essendo uno che ha rinunciato a se stesso. L’Apostolo Paolo, prima di partire da Efeso, conoscendo per via di cognizione profetica che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, si rivolge agli anziani di Efeso dicendo: “Io non reputo la mia vita meritevole di nulla” (At 20,24). Il totale decentramento della propria personalità è la tappa più fondamentale della maturazione cristiana. Un eccessivo riferimento a se stessi e un’eccessiva preoccupazione per la propria vita sono segni inequivocabili che la maturità della fede è ancora lontana.
Don Vincenzo Cuffaro

Nessun commento:

Posta un commento