Omelia del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella Celebrazione Eucaristica per la Festa di Santa Caterina da Siena, Patrona della città di Siena, Compatrona di Italia e d’Europa (Basilica di San Domenico)
Testo dell'omelia che il Cardinale Sandri ha pronunciato nella Basilica Cateriniana di San Domenico a Siena, domenica 4 maggio alle ore 11, presiedendo la Solennità della Patrona della città e Compatrona di Italia e di Europa. Nel pomeriggio di oggi, in Piazza del Campo, il cardinali Sandri presiederà la Benedizione all'Italia e all'Europa, alla presenza del Rappresentante del Governo Italiano, il Sotto-Segretario del Ministero per lo Sviluppo Economico, Dottor Antonello Giacomelli.
Eccellenza Reverendissima, Caro Arcivescovo Antonio,
Reverendissimo Padre Priore di questa comunità domenicana,Reverendi Sacerdoti, Religiosi e Religiose,Sorelle e fratelli nel Signore!“Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”(Lc 24). La domanda dei discepoli di Emmaus si impone alle nostre coscienze in questa terza domenica di Pasqua, e lo fa oggi, a Siena, in questa Basilica, attraverso la particolare testimonianza di Santa Caterina.L’averLa come patrona ci impedisce di restringere gli orizzonti ai soli confini di questa città, ma ci conduce a Roma, all’Italia, all’Europa, che la onorano e invocano la sua intercessione: permettetemi che la supplica per la pace e la riconciliazione si levi in modo particolare per i confini orientali del continente, in Ucraina, nel delicato passaggio storico che sta attraversando.1. Lasciamoci anzitutto rapire dalla contemplazione dell’agire di Dio: ci aiutano le parole di Pietro, nella prima lettura, che all’azione degli uomini che crocifiggono e uccidono, contrappone i verbi che descrivono l’evento della Resurrezione. “Ora Dio lo ha resuscitato, liberandolo dai dolori della morte….innalzato alla destra Dio, dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso..”(cfr. At 2). Nella sofferenza, persecuzione e dolore, Gesù dona la vita e perciò “non è possibile che la morte lo tenesse in suo potere”. A chi si allontana da Gerusalemme ricordando i giorni della Passione senza scorgervi il trionfo del Signore, Egli stesso viene incontro e si fa pellegrino, benché “i loro occhi fossero incapaci di riconoscerLo” (cfr. Lc 24): stando con Lui, ascoltandoLo e nello spezzare del pane, possiamo aprirci al dono della fede, facendo sì che la “nostra speranza sia rivolta a Dio” (1Pt1, 21). E’ possibile a tutti, ed è invito rivolto a ciascuno: quello che doveva essere il sigillo definitivo della morte, coperto dalla pietra, è divenuto l’accesso alla vita dei Risorti. Entriamo anche noi con Pietro e Giovanni nell’uscio del sepolcro, e con tutti i santi della storia: vediamo e crediamo!2. Evangelizzare è proclamare questo annuncio, con la forza contagiosa della gioia: non accada che la celebrazione della santità di Caterina ci lasci spettatori indifferenti di una storia lontana nel tempo, che certo ammiriamo, ma non ne siamo coinvolti. Dio è operatore di prodigi, Dio è misericordia, anche per i cuori più induriti e per chi pensa di non poter o voler più risalire dagli abissi del peccato e della miseria. Caterina oggi ci indica il Suo Gesù, il nostro Gesù, e ci chiede di lasciar afferrare la nostra mano, perché Egli ci salvi, proprio come è ben raffigurato dalla icone orientali dell’Anastasis, la Resurrezione, dove il Cristo che è sceso trionfante a spezzare le porte dell’Ade, tiene stretti i polsi di Adamo, nostro progenitore, per condurlo fuori. La grande donna che celebriamo non si è tirata indietro, ha detto il suo sì ed ha lasciato fare a Dio, pur nella serie ininterrotta di prove che ebbe a subire dai familiari, dalle consorelle consacrate, nella lotta contro il diavolo e nelle molteplici sofferenze fisiche. Potremmo rileggere la sua esperienza con la parole di uno dei massimi teologi dell’Oriente ortodosso, Nicola Cabasilas, citate da San Giovanni Paolo II nella sua Lettera Apostolica Orientale Lumen: “Innestati in Cristo gli uomini diventano dei e figli di Dio, ... la polvere e innalzata ad un tale grado di gloria da essere ormai uguale in onore e deità alla natura divina” (OL 6 cit. Nicola Cabasilas, La vita in Cristo, I: PG 150,505).Certo, Caterina ha avuto il dono singolare dell’esperienza mistica, ma all’azione di Dio deve sempre corrispondere la libertà dell’uomo e Lei è qui a dirci, con le parole del Salmista, che “il nostro cuore ha sete di Dio, del Dio vivente”! Non lasciamo che il nostro cuore si inaridisca, ascoltiamo l’invito di Papa Francesco, “Il dolce Cristo in terra” – come lo chiamerebbe la Santa: “La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera.. Evangelizzatori con Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano. Dal punto di vista dell’evangelizzazione, non servono né le proposte mistiche senza un forte impegno sociale e missionario, né i discorsi e le prassi sociali e pastorali senza una spiritualità che trasformi il cuore […]. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne… La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più”(cfr. EG 262 e 264).3. La vita stessa di Caterina è esempio luminoso di quanto appena ascoltato:: le sue giornate erano divise fra la chiesa di san Domenico, l’ospedale della Scala e il lebbrosario di san Lazzaro, dove si prodigava a curare amorevolmente gli infermi anche più ripugnanti. Non aveva disgusto a chinarsi sulle piaghe purulente degli ammalati – giungendo persino a baciarle – mentre percepiva bene a distanza il cattivo odore che si sprigiona dai sepolcri imbiancati, che vivono immersi nel loro egoismo, autosufficienza e peccato. Chi sono i poveri di oggi su cui chiediamo che si posi lo sguardo della Santa? Forse coloro che pensano di poter fare a meno della carità di Dio, mentre si lasciano irretire da altri idoli? Da un denaro che si moltiplica per alcuni e manca per altri, da un’economia che gioca in borsa e fa mancare il capitale per far riprendere il lavoro delle famiglie? Certo, anche per loro, perché per tutti deve essere possibile cambiare rotta e convertirsi. Ma quanti altri poveri sono nelle nostre città, o altri vengono ridotti quasi in schiavitù nel loro fuggire attraverso il deserto, partendo dall’Eritrea o dal Sud Sudan! Vengono imbarcati su navi sognando il Continente – di cui pure Caterina è patrona – trovando invece il naufragio e la morte, perché l’Europa non guarda, o almeno non sceglie di farlo con la necessaria azione comune di tutti i Paesi che la compongono, uniti nell’affrontare questa piaga?4. Il suo Epistolario è una ricca fonte di ispirazione e una guida per la vita cristiana: il De Sanctis lo ha definito “codice d’amore della cristianità”. Nel Dialogo della Divina Provvidenza Ella utilizza spesso l’immagine di Cristo, vero Dio e vero uomo, come il ponte che nel suo sangue sparso sulla Croce ha congiunto la terra e il cielo. “Io – dice Dio - volendo rimediare a tanti vostri mali, v’ho dato il ponte del mio Figliuolo, acciò che passando el fiume non annegaste. El quale fiume è il mare tempestoso di questa tenebrosa vita”(cap. XXI). Anche in questa dimensione giunge a noi una domanda per la vita: la Santa Patrona, unita a Cristo che ha riconciliato l’umanità con Dio, è stata instancabile costruttrice di ponti: a livello personale e familiare – offrendo il bene a chi non accettava la sua scelta e spesso la umiliava - all’interno dell’amata città, nel ricomporre le liti tra fazioni nell’Italia di quel tempo – penso alla missione a Pisa per conto di Firenze - e nella Chiesa, con il dramma della cattività avignonese e dello scisma d’Occidente. Siamo noi attori di unità e di pace, di dialogo e di riconciliazione? La vostra città è nota in tutto il mondo tra l’altro per le contrade che si sfidano per conquistare il Pallio. Una bella tradizione secolare, che ha il suo culmine nelle competizioni nella Piazza del Campo ove questa sera ci riuniremo per la Benedizione all’Italia e all’Europa. Vogliamo sin d’ora chiedere la grazia che da quel luogo simbolico della città, diveniamo sempre più capaci di competizioni di carità e benevolenza, come dice San Paolo “gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,10). Valga nel clima politico italiano ed internazionale, troppo spesso avvelenato da continue competizioni personali, valga per i Paesi ed aree geografiche martoriati dalla guerra e dalla violenza – penso alla Siria, alla Repubblica Centrafricana, all’Iraq – si diffonda per la Terra Santa, ove accompagnerò Papa Francesco a fine maggio, perché siano abbattuti i muri e si costruiscano ponti di pace. Vegli e interceda per noi la Vergine Maria, cui guardiamo con particolare affetto in questo mese a Lei dedicato.5. Caterina, vergine senese, donna minuta e forte, un anno prima della tua morte, già inferma, ti facesti pellegrina a Roma, recandoti ogni mattina a pregare presso il Sepolcro dell’Apostolo Pietro, veglia sul suo Successore, il Papa Francesco, e fa che tutti coloro che oggi imitano quei tuoi passi nella Città Eterna, confermati nella fede, ritornino alle loro famiglie e nei loro Paesi come instancabili seminatori di speranza, per la Chiesa e per il mondo. Amen.
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