Imparare a pregare per imparare ad amare.
J. Philippe - Imparare a pregare per imparare ad amare
Vedi anche:
Jacques Philippe: "La via della fiducia e dell'amore"
- Jacques Philippe, religioso, presbitero, teologo e scrittore francese della Communauté des Béatitudes.>>>http://www.frjacquesphilippe.com/
- (*) spiega in questo libro in cosa consiste la «via della fiducia e dell'amore» scoperta da Teresa che non solo l'ha ... >>> Kairos
- J. Philippe - Imparare a pregare ...>>> www.scribd.com/doc/
- J. Philippe –Pagg. 128 – ISBN 978-88-6366-139-2 - € 7,50.Questo libro, del noto autore francese di successi internazionali come La pace del cuore (EDB), Alla scuola dello Spirito Santo (EDB), La libertà interiore. La forza della fede, della speranza e dell'amore (San Paolo), è il frutto di una profonda maturità spirituale e ci guida con semplicità sul cammino dell'intimità con Dio conducendoci all'essenziale: ritrovare il gusto della preghiera personale e i mezzi concreti con cui praticarla.
- LA PACE DEL CUORE
- - il meraviglioso libro integrale di Padre Jacques Philippe -
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La forza della preghiera...
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La preghiera
Come ha scritto Joseph Ratzinger (Il Cammino Pasquale, ed. Ancora) il modo migliore per conoscere Gesù è pregare. San Tommaso d’Aquino, considerato il maggior teologo della Chiesa Cattolica, metteva la testa nel tabernacolo: solo dopo scriveva. Santa Caterina da Siena stava ore in contemplazione nella sua cella e, pur essendo illetterata, cambiò la storia dell’Italia e del mondo. La preghiera è identificazione: Gesù scambia il suo cuore con il cuore di Caterina. "Se sarete ciò che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero", lei diceva. Karol Wojtyla pregava anche di notte. La preghiera era l’asse portante della vita di Gesù stesso. Comincia la vita pubblica con 40 giorni di orazione nel deserto e prega fin sulla croce. La cultura occidentale aggredisce lo stile di vita dei cristiani con leggi (divorzio, aborto, omofobia, ecc.) e comportamenti inaccettabili. Ma se i cristiani pregano diventano fonti luminose d’amore e libertà. Se io non prego, a nulla mi serve l’attivismo proprio di una cultura che privilegia il fare. “Senza di me non potete fare nulla” e nulla non vuol dire “qualcosa”, vuol dire “niente”. Non mi devo agitare né spaventare. Devo dedicare tempo alla preghiera fino a trasformare la mia attività (studio, lavoro, relazioni) in preghiera cioè in esercizio di amore e di servizio, come hanno fatto Gesù e i suoi santi. Gli oppositori portano tristezza e oppressione: i cristiani portano luce e calore. Se prego metterò fuoco in Italia e nel mondo.
In questo blog vedi anche, tra i molti altri, il testo bellissimo:
J. Philippe - Imparare a pregare per imparare ad ...
kairosterzomillennio.blogspot.com
25/apr/2014 - 05/gen/2013 - Padre Jacques Philippe (*) spiega in questo libro in cosa consiste la «via della fiducia e dell'amore» scoperta da Teresa che ...Hai visitato questa pagina 2 volte. Ultima visita: 06/05/14
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Anche il credente che abbia poca dimestichezza con la preghiera, come il sottoscritto, ha in più occasioni la consapevolezza di cosa significhi nella vita di ogni giorno ritagliarsi qualche momento in cui ci si astrae dalla routine quotidiana, e, messi da parte il dormire, il mangiare, il lavorare, il begare… si cerca un contatto con Dio: cioè un attimo di pace, di serenità spirituale, nel quale le passioni si acquietano, i pensieri si elevano, lo sguardo, solitamente contratto e raggomitolato, si estende. Pregare significa accedere all’Origine e al Fine del nostro Essere, contemplare il mistero dell’Incarnazione di Dio, e così mettere a fuoco ciò che è importante e ciò che non lo è. Sei iroso? Nella preghiera trovi la calma e la quiete, una comprensione superiore dei fatti, grazie alla quale l’ira di prima appare inutile e cattiva. Sei in preda allo sconforto? La preghiera rinforza l’anima prostrata, come un bagno freddo che ritempra il corpo e lo rende tonico e forte. Sei in preda alla superbia? La preghiera ti rimette al tuo posto: sei creatura, non Dio, ma creatura amata, il cui unico bisogno non è la fama, l’onore, il potere, ma il Creatore, che è infinitamente di più di tutte le cose create e di tutte le aspirazioni mondane. Soprattutto la preghiera costante permette alla vita dell’uomo di non essere in balia delle onde, delle circostanze, delle situazioni contingenti e sempre cangianti. L’uomo di preghiera, per quanto possibile umanamente, sta, dum volvitur orbis, mentre tutto gira, cambia, muta.A differenza del pagano, che pregava per ottenere qualcosa, il cristiano anzitutto dovrebbe ringraziare Dio di ciò che ha e lodarlo per i suoi doni; poi, certo, la preghiera è anche richiesta, persino di beni terreni, di aiuti concreti; ma soprattutto richiesta, spesso difficile, di saper vivere ciò che tocca vivere; di sapere affrontare, ciò che non si vorrebbe affrontare; di saper essere, ciò che si fatica ad essere; di saper portare ciò che non si vorrebbe portare… Per questo la preghiera cristiana non è fuga, come vorrebbero alcuni, ma, al contrario, coinvolgimento pieno, alla luce dell’Incarnazione.Madre Teresa di Calcutta, esempio a noi cronologicamente vicino di questa forza della preghiera, era una donnina piccola e curva, in mezzo alle continue tempeste del mondo. Perché le sue suore, con lei, le affrontassero con la forza sufficiente, aveva messo come regola anche un’ora di adorazione davanti al Santissimo ogni sera. Insegnando così alle sue suore che è nella vita contemplativa che si trova la forza per affrontare cristianamente la vita attiva. Ad un visitatore che le chiedeva: “Non le pare troppo lungo questo tempo dedicato alla preghiera?”. No, rispose, perché “senza questo amore personale a Cristo, la nostra vita sarebbe impossibile”.
Ebbene, madre Teresa riassumeva così il suo pensiero: “Il frutto del silenzio è la preghiera / Il frutto della preghiera è la fede / Il frutto della fede è l’amore / Il frutto dell’amore è il servizio / Il frutto del servizio è la pace”. Dal silenzio, condizione prima della preghiera, ad una pace nutrita di fiducia, di amore, di servizio agli altri.Un premio Nobel per la medicina come Alexis Carrel, nella prima metà del Novecento scrisse un libretto di poche pagine, intitolato “La preghiera”, nato anzitutto dall’osservazione dei malati che andavano a Lourdes, o di quelli che tornavano da quella cittadina francese, anche senza aver ottenuto alcuna guarigione fisica. Osservando quelle persone deboli e prostrate nel corpo, ma forti nello spirito, che non rimanevano schiacciate dalle contingenze, ma si elevavano al di sopra di esse, Carrel comprese che la forza della preghiera sta nel suo corrispondere ad un bisogno dell’animo umano: come il corpo ha bisogno di ossigeno e di cibo, così l’anima (e di conseguenza anche il corpo, che è ad essa unito) ha bisogno della preghiera.Scriveva Carrel: “Anche quando è di scarso valore e consiste, soprattutto, nella recitazione macchinale di formule, la preghiera esercita un effetto sul comportamento. Essa fortifica, insieme, il senso del sacro e il senso morale. I luoghi dove si prega si distinguono per una certa persistenza del sentimento del dovere e della responsabilità, per minori gelosie e iniquità, per qualche bontà verso il prossimo. Sembra dimostrato che, a parità di sviluppo intellettuale, il carattere e il valore morale sono più elevati negli individui che pregano, anche poco, piuttosto che in coloro che non pregano mai. Quando la preghiera è abituale e veramente fervente, la sua influenza diventa evidentissima. La si può paragonare a quella di una ghiandola a secrezione interna, come, ad esempio, la tiroide e la ghiandola surrenale. Tale influenza consiste in una specie di trasformazione mentale ed organica, questo mutamento avviene progressivamente. Si direbbe che nella profondità della coscienza si accenda una fiamma. L’uomo si vede tale quale è. Scopre il suo egoismo, la sua cupidigia, i suoi errori di giudizio, il suo orgoglio…”.
F. Agnoli
da: Il Foglio, 8/5/2014
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