Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 14 maggio 2014

San Mattia Apostolo

14 Maggio. San Mattia Apostolo


Non è vero che non potremo mai essere felici. Non è vero che ci sarà sempre e solo da soffrire. Siamo nati per una gioia piena, qui ed ora. Eppure qualcosa in noi protesta dinanzi a questa affermazione. La realtà delle nostre esistenze ci fa ripiombare nel pessimismo, in quella sottile accidia che invelenisce le nostre ore, come quelle di questa società, dove non c'è spazio per la gioia. Siamo tutti in servizio permanente dell’ira; sempre di corvée alle pentole dell’indignazione. Il piacere a tutti i costi è l'unica forma di gioia consentita, condita da quel sarcasmo ironico e dissacrante che irride tutto e tutti. Ma di "gioia piena" nessuna traccia. Dov'è la gioia nel tuo matrimonio? E nel tuo lavoro, nello studio, nell'amicizia, nel ministero, nell'essere madre, padre, figlio? Dov'è la gioia nella tua malattia, nella precarietà, nella persecuzione? Se non c'è, significa che non ami, perché la gioia piena è l'abito più bello dell'amore, il suo frutto più squisito, l'anello nuziale che lega lo Sposo alla sposa. Non c'è amore autentico senza gioia piena. E se non ami è perché non hai ancora conosciuto l'amore di Cristo. Solo chi ha sperimentato nella sua vita l' "amore più grande" di Cristo che "ha dato la sua vita per i propri amici", è "ricolmo di gioia, anche se ora deve essere, per un po’ di tempo, afflitto da varie prove" (1 Pt. 1,6). Non può essere gioioso chi non si sente "amico" di Cristo! Chi si sente suo estraneo, infatti, sentirà estranei anche tutti quelli che gli sono vicini, e vivrà come estranea la storia che Dio ha preparato per lui. Non si donerà a nessuno, non entrerà negli eventi con amore. Continuerà ad essere un "servo che non sa quello che fa il suo padrone” e vivrà tutto come un obbligo, a volte con più trasporto e voglia, più spesso con disinteresse e superficialità. Ma oggi Gesù viene a spandere su ciascuno di noi lo stesso "olio di letizia" con il quale è stato "unto" Lui, "a preferenza dei suoi eguali". Viene a "sceglierci ancora", gratuitamente, come accadde chiaramente all'apostolo Mattia, a consacrarci nonostante noi "non abbiamo scelto Lui". Viene a farci "cristiani", a riversare in noi il suo Spirito, l'olio della gioia, l'amore con il quale "il Padre ama Lui". In esso siamo stati creati, e non c'è altra gioia piena che sperimentare questo amore e spanderlo a nostra volta, perché "questa è la nostra missione", secondo il significato originale del termine "comandamento": "che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati". Come ci ha amati? "Come il Padre ha amato Lui", ovvero donandosi completamente, offrendoci la sua vita, consegnandoci tutto se stesso, la sua vita, il suo cuore, il suo pensiero, le sue attitudini, i suoi sentimenti, le sue parole, i suoi segreti: "tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". Ci ha amati aprendoci il suo cuore, perché potessimo conoscere la Verità, e in essa vedere la storia, discernere la volontà d'amore del Padre, e il suo giudizio di misericordia su ogni uomo. Per questo ci chiama a "rimanere nel suo amore", dove ogni evento, ogni istante della nostra vita, ogni relazione risplende nell'amore di Dio; dove siamo unti della stessa sua unzione, ovvero "costituiti perché andiamo" nel mondo, da chi ci è vicino, “amici” di Gesù e nostri, "e portiamo frutto e il nostro frutto rimanga”. Lo stesso "frutto" dell'olivo, l'olio profumato che "scendeva sulla barba di Aronne" - immagine di Cristo - sino al lembo della sua veste" - immagine della comunità dei suoi "amici", unita al suo capo dalla fragranza, dalla bellezza e dalla gioia della comunione e dell'amore fraterno. I frutti che "rimarranno" nella loro vita: l'amore e la gioia che nascono sui rami della Croce, perché solo da lì si entra nella Vita eterna e si è davvero fecondi. E, dalla Croce, intercedere per ogni uomo, in qualunque situazione si trovi, nella certezza che "tutto quello che chiederemo crocifissi con Lui, ovvero nel suo nome, il Padre lo concederà", perché non potrà negarlo agli "amici" di suo Figlio.  


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Il Vangelo di oggi e il commento 2008


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Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17. 
Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Il Commento
La figura di San Mattia ci aiuta ad avvicinarci ad un mistero grande che coinvolge la nostra vita e che troppo spesso dimentichiamo. Il mistero della nostra elezione. Della sua totale gratuità. Il Vangelo che la Chiesa proclama oggi è, in questo senso, un grandissimo regalo. Potremmo chiederci come Gesù ci ha amato? Quel come non è messo lì soltanto per spingerci ad imitare il suo amore. No, è lì per dirci che vi è stato e vi è oggi un modo particolare, unico ed irripetibile con il quale il Signore ci ama. Non ama tutti allo stesso modo. Certo l'intensità, se così si può dire, è la stessa, ma la forma è diversa e adeguata a ciascuno di noi. Al nostro carattere, alle nostre debolezze, alle nostre storie. E' quindi di fondamentale importanza comprendere come Gesù ci abbia amato. In quali circostanze, in quali peccati abbia mostrato la sua misericordia. Attraverso quali persone, quali eventi della nostra vita Egli si sia fatto presente con il suo amore. E'stato così per Mattia, un evento assolutamente imprevedibile. E capace di cambiare radicalmente la vita. Solo se si comprenderemo come Gesù ci ama potremo rimanere nel suo amore. Diversamente, restando cioè l'amore di Dio qualcosa di impersonale, una dottrina, una filosofia, un ideale slegato dai reali accadimenti della nostra vita, tenderemo sempre a scapparne, a cercare qualcosa che si adatti proprio a ciascuno di noi. Da qui la schiavitù della carne, concretissima realtà che, nei primi momenti sembra consolare perchè tangibile dai nostri sensi. Ma noi non siamo solo sensi, siamo spirito, e mente, e corpo. Una unità che può trovare vita e solidità solo nell'amore di Dio, l'unico che ci accoglie esattamente come siamo. E che ci fa suoi amici, confidenti, figli, fratelli, e molto di più. Il suo amore che in Cristo ci fa una cosa soloa con Lui. Rimanere in questo amore diviene allora un'esigenza vitale. Anche se infuriano le tentazioni di scappare la vita sperimentata con Lui è così splendida, così autentica, così precisa e adatta a ciascuno di noi nella sua diversità che non possiamo farne a meno. E' questa la gioia del Signore che ci viene donata, la gioia piena del Figlio amato senza riserve. Amato come figlio, ceme un figlio unico e irripetibile. Conoscere questo amore è tutto, è scoprire l'elezione, la gratuità di ogni istante della nostra vita. Conoscere l'amore personalissimo con il quale siamo amati è l'unica via per dare il frutto pensato per noi, l'amore stesso con il quale siamo amati. Amare cioè ciascuno con la pazienza, con la dedizione, con la libertà con cui Cristo ci ha amato. E' questo il frutto capace di salvare. L'unico.





APPROFONDIMENTI

Tertulliano (155? - 220?), teologo
Prescrizione contro gli eretici, 20-22 ; CCL I, 201s
San Mattia, apostolo, uno dei dodici pilastri della Chiesa (Ap 21,14)
Gesù Cristo, il Signore nostro, durante il Suo soggiorno sulla terra, manifestò chi egli fosse, ciò che era stato, quale fosse la volontà del Padre Suo di cui egli era servitore, quale comandamento prescriveva all’uomo. Tutto questo lo diceva apertamente alla folla oppure ai suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sè: non si allontanarono mai dal fianco del Maestro: li aveva scelti, perchè fossero maestri delle genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, mentre stava per ritornare al Padre suo dopo la resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19).
E gli Apostoli sùbito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, messaggeri] al posto di Giuda, che era stato cacciato, titarono a sorte Mattia come loro dodicesimo compagno, secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David. Hanno ricevuto la forza dello Spirito Santo secondo la promessa per compiere miracoli e parlare lingue nuove. Hanno reso testimonianza alla fede in Gesù Cristo dapprima in Giudea dove fondarono delle Chiese. Poi sono partiti per il mondo intero e hanno annunciato alle nazioni lo stesso insegnamento della fede.

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