Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 18 agosto 2013

Intervista a P. Sylvester Heereman, L.C. -Fonte: "El Pensador"








P. Sylvester Heereman, L.C. 





Fonte: "El Pensador" No. 4 luglio-settembre 2013





La rivista “El Pensador”, numero 4, ha pubblicato una intervista a P. Sylvester Heereman, L.C. che abbiamo tradotto dall’originale in lingua spagnola.





Direttore de “El Pensador” - Ricorderà sempre il giorno di Pentecoste di quest’anno come uno dei più emozionanti della sua vita. Quel giorno, di buon mattino, ha ricevuto, un avviso dal Vaticano che le annunciava che, nel pomeriggio, avrebbe potuto salutare il Santo Padre, insieme ai direttori di altri movimenti.





«Sono stato molto contento, quel giorno, però mi chiedevo che cosa avrei detto al Santo Padre quando lo avrei visto» confessa con una luce negli occhi. Quel che non poteva immaginare è che, con le ultime parole, quando lo avrebbe ringraziato a nome del Movimento per il calore amorevole della Madre Chiesa nei momenti duri, gli si sarebbe spezzata la voce per l’emozione contenuta. Francesco gli ha preso con forza il braccio e gli ha detto: “Avanti! Non mollare!”.





Padre Sylvester ha un sorriso facile e uno sguardo profondo. Però, forse la caratteristica più spiccata della sua personalità è la determinazione, un tratto che contrasta con la sua sorprendente giovane età. Da buon tedesco (è originario della Renania), ha in testa idee perfettamente strutturate e gerarchizzate. Il che non è poco, dato le circostanze che gli è toccato vivere come responsabile principale del Regnum Christi e dei Legionari di Cristo da quando, a causa di un cancro, P. Álvaro Corcuera ha lasciato le sue funzioni. Parla rivestito di una autorità morale 






P. Sylvester con Jorge Lopez, durante il convegno "La Primavera della Chiesa". 





che si fa più autentica nella misura in cui scaturisce dall’umiltà di chi si sente servitore, di chi compie il proprio dovere donandosi agli altri. La auctoritas (paolina, direbbe Holzner) che non emana dal ruolo, ma dalla carità.





Da qui a pochi mesi, durante la prima metà dell’anno prossimo, il Movimento che dirige affronterà un momento storico decisivo all’interno del meticoloso processo di “riscoperta del carisma e purificazione” cui è stato paternamente invitato da Benedetto XVI e le cui linee di lavoro recentemente sono state confermate dal nuovo Papa. Nei primi mesi del nuovo anno, quindi, si terranno il Capitolo Generale della Legione e le Assemblee delRegnum Christi, con la missione principale di rivedere le costituzioni e i regolamenti che reggono questa grande famiglia spirituale. Il Movimento si sta laboriosamente preparando da anni, per questo, con il coinvolgimento diretto di tutti i suoi membri e sotto la dotta guida del cardinale De Paolis. Con P. Sylvester abbiamo parlato soprattutto di questo.





Benedetto XVI ha chiesto al Movimento Regnum Christi, ai Legionari, ai consacrati e alle consacrate e ai laici che fanno parte di questa grande famiglia spirituale, che iniziassero un processo teso a riscoprire il carisma ricevuto. Alcuni, dall’esterno, hanno confuso i termini e pensano che riscoprire significhi rifare. Riscoprire è tornare a scoprire, tornare alle radici. Qual è la radice del Regnum Christi?





P. Sylvester: Evidentemente la radice è Gesù Cristo e il messaggio di Gesù Cristo, visto come Colui che annuncia, predica e instaura il Regno di Dio. Per questo ci chiamiamo Regnum Christi! Quando gli evangelisti sintetizzano il messaggio di Cristo appare una volta e poi un’altra volta il Regno di Dio. Quest’idea a volte, oggi, è difficile da comprendere, perché è molto forte. Effettivamente questo aspetto di Dio che è 






P. Sylvester Heereman, L.C. saluta Papa Francesco. 





Signore, è la base della nostra fede, quello che cerchiamo di vivere. Crediamo che Dio sia Amore e crediamo anche che il suo amore sia onnipotente, che abbia l’ultima parola e regni al di sopra di tutto ciò che non è amore.





Lei parla del mistero del Regno di Dio, però, in che senso “Regno di Dio?”





P. Sylvester: Il Regno di Dio si manifesta sulla croce, nella sconfitta di Cristo che, allo stesso tempo è la vittoria dell’Amore sul Male, sulla morte, sul peccato. Ed è proprio per questa vittoria di Dio che non siamo fatti schiavi ma, al contrario, siamo liberati. Porta l’uomo all’identità di “figlio di Dio”, lo porta alla libertà e lo porta a vivere l’Amore.





Questa idea, quindi, che c’è una realtà che Gesù Cristo incarnato ha instaurato, che c’è già però che al tempo stesso ancora non c’è, che è iniziata ma che deve arrivare alla pienezza e che vive nei cuori e attraverso i cuori nelle relazioni 






P. Sylvester Heereman, L.C. 





e tramite le relazioni dovrebbe trasformare la società, questo aspetto del messaggio e della vita di Cristo possiamo dire che è la radice o il cuore del carisma del Regnum Christi. A partire, sia ben chiaro, da un Dio-Amore. Perché il Regno di Dio non è oppressione, non è un regno che si impone, ma che nonostante questo ha questa chiamata a “regnare”.





Abbiamo parlato delle radici. Però, d’altra parte, abbiamo un Movimento che ha vissuto una dolorosa esperienza con il suo fondatore storico. Questo processo di “riscoprire” il carisma permette di pensare a una sorta di cofondazione di tutti i membri del Regnum Christi? Voglio dire: non siamo davanti a un situazione singolare del Movimento in relazione al resto dei movimenti ecclesiali che nutrono la Chiesa? 





P. Sylvester: Se la domanda si riferisce alla relazione che c’è tra la ricezione del carisma e il fondatore storico credo che sarebbe precipitoso dare adesso una risposta definitiva. Senza dubbio, la ricezione del carisma è un grande regalo. Ed è anche innegabile che il fondatore sia stato strumentale in questo. Abbiamo davanti, quindi, un grande compito che durerà per decenni, in cui lo Spirito Santo deve insegnarci a discernere quale sia il messaggio che c’è proprio in questa relazione. Abbiamo ricevuto un carisma proprio per mezzo di questo padre, che al tempo stesso è stato un padre peccatore, un sacerdote che ci ha, per certi versi tradito, e che, però, non possiamo negare che sia il padre, no? È questa la questione. Dopo aver compreso questo bisogna poi viverlo con serenità, senza falsi misticismi, però con obbiettività e al tempo stesso con attenzione a quello che potrebbe essere il messaggio di Dio, è un lavoro che abbiamo appena cominciato. D’altra parte non siamo nemmeno gli unici che sono in questa situazione: recentemente abbiamo avuto notizie di vari movimenti che vivono situazioni analoghe, il che rafforza la mia intuizione che ci debba essere qualcosa al di là di questo. [il corsivo indica l’enfasi del tono di voce, ndr].





Qual è il messaggio di Dio che s’intravede?





P. Sylvester: il fatto di avere un carisma trasmesso per mezzo di un fondatore non santo, almeno non canonizzabile e con atti oggettivamente riprovevoli, ha il messaggio della forza di Dio. Nonostante gli strumenti, c’è un messaggio implicito della Misericordia di Dio che ci chiede di perdonare anche il fondatore storico e di saper convivere con il peccatore. Non volerlo semplicemente cancellare. Anche un messaggio di misericordia e compassione per coloro che hanno sofferto per accompagnarli in un cammino i guarigione e riconciliazione. E anche un messaggio: che cosa significa in un mondo, come quello di 






P. Sylvester con Gloria Rodriguez 





oggi, la relazione con una padre degenerato. Quanti bambini vivono oggi la stessa situazione! E un altro aspetto, che qualcuno mi ha suggerito, è che prendendo coscienza della debolezza del padre si fa più sensibile, risalta la maternità della Chiesa. Questo lo stiamo vivendo in prima persona: la Chiesa Madre che accoglie, discerne, sostiene… e che risolleva il figlio.





Possiamo passare dal carisma alla missione, se le sembra opportuno. A quale missione si sentono chiamati i membri del Regnum Christi?





P. Sylvester: si tratta precisamente di prolungare quell’impulso di Dio che inizia con la Creazione, che si fa molto concreto nell’Incarnazione, che viene in qualche modo a reclamare ciò che è di Dio, che entra nel mondo (è il Vangelo di oggi, il figlio che va nella vigna)[l’intervista è del 3 giugno 2013, ndr], per redimere e per reclamare questo mondo che non è più Regno di Dio, perché ciò che regna è, spesso, il male, la paura, la schiavitù, la morte…





Quindi, la missione del Regnum Christi è farsi carico di questo, volerlo vivere, ciascuno nella vita che gli è toccata, aiutare gli altri membri e coloro che sono a contatto con noi, a scoprire la realtà bellissima che Dio è più forte di qualunque cosa e che, in qualunque situazione e circostanza, si tratta di scoprire che la forza di Dio si rivela tante volte nella Croce. Questo a livello della spiritualità.





Però, più concretamente, a livello della missione apostolica, direi che è formare apostoli che vivano questa esperienza – come Cristo formava apostoli che portassero avanti il suo messaggio e condividessero la sua missione – anche per trasformare la società.





Sono come due poli.





P. Sylvester: Effettivamente. C’è il primo, quello della persona, che deve accogliere con libertà e con amore, che deve anche essere sostenuta dalla Chiesa, dall’ascolto della Parola, dai sacramenti, dal Movimento, dalla famiglia… però, queste persone sono anche chiamate a portare questo messaggio nel mondo. Nel mondo in senso giovanneo, cioè a tutti coloro che sono chiamati a essere figli di Dio. Il Regnum Christi sente molto suo, molto forte questo desiderio di non rimanere nelle sacrestie. Di fare apostolato, perché il mondo, tutte le anime, le persone hanno diritto di essere raggiunte e di rendersi conto di ciò che Dio ha fatto per loro. Da qui sono nate le nostre università, le nostre scuole, il nostro lavoro su tanti fronti… e anche il desiderio di lavorare in modo sistematico, con serietà, con una metodologia che ci permette di lavorare seriamente in questo mondo, 






P. Sylvester Heereman LC, saluta i membri del Regnum Christi, in Germania. 





accettando le regole di questo mondo nella misura in cui sono compatibili con il Vangelo , perché siamo coscienti che il Regno di Dio è nei cuori però da lì, dai cuori, deve trasformare il mondo degli uomini.





Il Regnum Christi definisce se stesso come un “Movimento militante di apostolato”. A che cosa vi riferite con il termine “militante”?





P. Sylvester: Questo mi riporta alla mente le parole che Papa Paolo VI ha rivolto ai Legionari nel 1974, in cui diceva che non sono persone passive, che stanno a guardare come vanno le cose, ma che vogliono imprimere nelle cose una forza, e dare al cristianesimo un’espressione che gli è propria: la militanza. E li invitava a combattere e difendere la fede,a conquistare e chiamare altri fratelli alla fede e alla comunione con il Signore. Questa espressione può avere immediatamente un’eco negativa per orecchie tedesche, però io l’ho sempre percepito come quel desiderio di accogliere e corrispondere all’invito di Cristo che mi propone di condividere il suo stesso stile di vita e la sua missione ed estendere così il suo Regno. Per me la militanza è donazione della propria vita per amore; è la risposta del cuore di Cristo al contrasto tanto forte tra la realtà del Regno di Dio-Amore e tante realtà e situazioni in cui non regna Lui ma il Male, la paura, la morte. Queste forze schiavizzanti che Gesù Cristo ha vinto con la sua morte e la sua risurrezione.





Un’altra caratteristica tradizionale dell’apostolato del Movimento è trasformare i cristiani in leader e i leader in cristiani. È una conseguenza che deriva dall’ansia per il Regno di Dio e da una metodologia diciamo “efficiente”, però, non si rischia di confondere questo con elitarismo? Dove sta la differenza?





P. Sylvester: Senza dubbio esiste sempre il pericolo di ridurre la leadership a un concetto meramente sociologico o economico. Però non è così. Può essere leader qualunque persona che eserciti una certa influenza sugli altri e secondo questa concezione, una madre di famiglia, un operaio, un docente universitario, tutti possono entrare in 






P. Sylvester Heereman durante le riunioni dei membri di primo e secondo grado del Regnum Christi, a Roma. 





questa categoria. Del resto, se vediamo la storia della salvezza, vediamo che il Signore procede sempre nello stesso modo: sceglie Mosé, che era un rifugiato balbuziente e lo trasforma in guida del suo popolo; Davide,che era l’ultimo dei figli di Iesse e pastore di pecore, per farlo re; Maria, una giovane di un popolo insignificante; Pietro, un pescatore della Galilea… lui sceglie uomini e donne e offre loro occasioni e la grazia per poter invitare altri alla sequela di Cristo.





Infine, e facendo uno sforzo di visione a lungo raggio, lei crede che il Regnum Christi uscirà fortificato da tutto questo processo che vive da quasi un anno?





P. Sylvester: Questo è certo. Se Dio ha permesso questa crisi, questa croce, è per renderci più forti. Speriamo di renda più forti prima di tutto nello spirito. Più forti nell’amore, nell’umiltà. Più forti nello stare radicati in Dio. Più forti nella comunione con gli altri membri della Chiesa. E a partire da questo mantenere e fortificare anche l’aspetto militante e l’entusiasmo a livello apostolico. Direi che forse una delle tentazioni che abbiamo avuto, come famiglia, è stata sottolineare tanto l’aspetto militante, apostolico, attivo che a volte ci ha condotti a trascurare lo spirito, la priorità della grazia. Speriamo quindi che questo equilibrio divino, diciamo, che è un mistero tra la grazia e l’azione dell’uomo ci porti a una più piena fiducia nell’azione di Dio e al tempo stesso, a fare tutto quello che è nelle nostre mani.
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