Santa Maria,

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martedì 27 agosto 2013

Sacra Bibbia ...


CHE COS’È LA SACRA BIBBIA E COME GIUNGE FINO A NOI?

Ieri si è concluso a Torino il grande "incontro" dei Testimoni di Geova (v. post precedente *). Ho pensato a tal proposito che un pò di cultura biblica sarebbe importante non tanto per i "Testimoni" (per i quali ci vorrebbe davvero un miracolo) quanto soprattutto per tantissimi battezzati che conoscono poco o nulla delle Sacre Scritture. Buona lettura!

Che cos'è la Bibbia e come si usa?

Col nome di Bibbia (“biblia”) che in greco significa libri, col nome di Scrittura, o Scritture furono designati fin dai primi secoli cristiani il complesso di libri che, scritti dagli uomini sotto l’ispirazione divina, hanno Dio per autore: la Bibbia è quindi il libro di Dio, la lettera dell’Onnipotente.
I libri che uniti insieme formano la Bibbia, cioè il libro per eccellenza, sono 73, dei quali 46 appartengono all’Antico Testamento, 27 al Nuovo Testamento; sebbene siano tanti di numero e scritti in circa 15 secoli, con diversità di argomenti di stile e di lingua, formano un solo libro che ha Dio per unico autore e Gesù Cristo per unico oggetto, formano il Libro divino, il più bel libro che, essendo base della religione e della morale, dovrebbe essere il codice della società, il cibo quotidiano d’ogni anima che desidera giungere a Dio.
Sant’Agostino disse: «Tutte le Scritture sono state scritte per questo: perché l’uomo capisse quanto Dio lo ama e, capendolo, s’infiammasse d’amore verso di lui» [De catechizandis rubidus 1,8].
La Bibbia, sebbene formi un solo libro per l’unico autore (Dio), per l’unico oggetto (Cristo), dopoTertulliano è divisa in due grandi sezioni, dette Antico Nuovo Testamento.
L’Antico Testamento, che comprende i libri scritti avanti Cristo, espone la storia, le condizioni, le leggi dell’alleanza stretta da Dio col popolo eletto per mezzo dei Patriarchi e di Mosè, e annunzia e prepara la venuta del Redentore (per maggiori nozioni sul significato di alleanza consiglio di leggere “STIRPE DI ABRAMO: UN ALTRO CATTOLICESIMO NEL POST-CONCILIO?“).
Il Nuovo Testamento, che comprende i libri scritti dopo la venuta di Cristo, espone la storia, le condizioni, le leggi dell’alleanza eterna da Gesù Cristo sancita con gli uomini per mezzo del Suo sangue, e narra la vita, morte e resurrezione del Redentore e ne bandisce la dottrina. Cristo, centro e oggetto di tutta la Bibbia, sta “in mezzo” ai due Testamenti.
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canone
Siccome canone vuol dire regola, si chiama canone la collezione o catalogo dei libri che contengono la regola della verità ispirata da Dio ad ammaestramento degli uomini.
Il canone dell’Antico Testamento, cominciato da Mosè, crebbe di secolo in secolo per l’aggiunta di libri accolti come ispirati. Già prima dell’esilio c’era la collezione di molti libri ritenuti pubblicamente come sacri e ispirati, come parola di Dio scritta. Dopo l’esilio, Esdra raccolse con scrupolosa cura i libri ispirati e ne determinò il canone, detto Esdrino o palestinese.
Ma con Esdra non cessarono i libri ispirati, né tutti i libri ispirati furono raccolti e catalogati da Esdra. Questi altri libri furono compresi nel canone ellenistico alessandrino, che aggiunse al canone palestinese: Tobia, Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico, Baruc, i due libri dei Maccabei, i sette ultimi capitoli di Ester, la preghiera d’Azaria, il Cantico dei tre “giovanetti” nella fornace, la storia di Susanna, di Belo, del Dragone in Daniele.
Questi libri particolari del canone alessandrino si dicono deuterocanonici (ricevuti nel Canone – dopo) e sono scritti in greco, mentre quelli riconosciuti dal canone palestinese si chiamano protocanonici (ricevuti nel Canone – prima) e sono scritti in ebraico o in caldaico. Tanto i libri protocanonici quanto quellideuterocanonici sono egualmente ispirati e godono la medesima autorità.
Il canone alessandrino per noi è importantissimo: sembra che sia il canone ammesso da tutti gli Ebrei, anche in Palestina, ai tempi di Cristo; certo fu quello accettato dagli Apostoli, dai quali l’ebbe la Chiesache ritiene ispirati i libri protocanonici come i deuterocanonici.
Il canone del Nuovo Testamento cominciò a formarsi durante la predicazione apostolica. Gli Apostoli, ispirati dallo Spirito Santo, data l’occasione, scrissero riguardo alla vita e alla dottrina di Cristo per ricordare la loro predicazione, reprimere errori, indirizzandosi per lo più a “chiese particolari” (delle varie località).
Questi scritti apostolici furono scrupolosamente raccolti dai primi cristiani. Già nel primo secolo vi sono molte collezioni: ogni chiesa ebbe poi il suo canone o catalogo dei libri sacri. È vero, nessuna chiesa ha il catalogo completo del Concilio di Trento, agli ispirati sono misti libri non ispirati (apocrifi) tenuti come ispirati, però tutti quelli che sono nel Canone del Concilio di Trento hanno il loro posto in qualchecatalogo.
I libri che non sono accettati da qualche chiesa son detti deuterocanonici e sono: la lettera agli Ebrei, la lettera di S. Giacomo, la seconda di S. Pietro, la seconda e la terza di S. Giovanni, la lettera di S. Giuda e l’Apocalisse. Così pure la pericope del Vangelo di S. Marco XVI, 9-20, di S. Luca XXII, 43-44, di S. Giovanni VII, 53; VIII, 11. Sembra anche S. Matteo XV, 2-3; S. Giovanni V, 4; prima lettera di S. Giovanni. V, 7.
Queste apparenti lacune nel canone del N. Testamento si possono spiegare con la lontananza delle chiese da quella che aveva ricevuto il libro da un Apostolo e col tempo che ci voleva per aver tutte le prove assicuranti la divina ispirazione riguardo ai libri.
Nel quinto secolo tutte le chiese cristiane hanno il canone del Vecchio e del Nuovo Testamento simile a quello del Concilio di Trento.
Il Concilio di Trento nella sessione IV dà il canone o catalogo dei libri che la chiesa ha in consegna come ispirati; sono cioè: libri storici, didattici, legislativi, profetici, prima del Vecchio poi del Nuovo Testamento. Elencati i libri ispirati, il Concilio di Trento scomunica tutti quelli che non accettano come sacri e canonici questi libri con tutte le loro parti. Questi sono i libri ispirati.
I libri che furono stimati da taluni come ispirati, ma non lo sono, prendono il nome di Apocrifi (nascosti, non riconosciuti dall’autorità). Gli Apocrifi del Vecchio Testamento sono: terzo e quarto libro di Esdra, Preghiera di Manasse, i 18 salmi di Salomone, il terzo e quarto libro dei Maccabei. Così pure sono rammentate le Apocalissi di Mosé e di Elia, di Geremia, le Ascensioni di Mosè, d’Isaia, il libro di Enoc e molti altri. GliApocrifi del Nuovo Testamento sono: molti Vangeli detti dell’infanzia, e quelli degli ultimi giorni del Salvatore, molti Atti di vari Apostoli, molte lettere apocrife di Apostoli e le Apocalissi di S. Pietro, di S. Paolo.
Per maggiori informazioni sugli apocrifi studiare la sintesi
 “GESÙ CRISTO IN ALCUNE FONTI STORICHE PAGANE ED EBRAICHE”.
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evangelisti
La Chiesa ha accolti nel canone i libri della Sacra Bibbia per una qualità che li distingue da tutti gli altri libri: l’ispirazione. Lo dichiara nel Concilio Vaticano (sessione III, cap. 2, can. 4), nel quale, dopo aver detto che i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, interi con tutte le loro parti devono essere accettati come sacri e canonici, aggiunge:
«La chiesa li ha come sacri e canonici non perché, composti per sola industria umana poi sono stati approvati dalla sua autorità, e nemmeno perché contengono senza errore la rivelazione, ma perché, essendo stati scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore, e come tali sono affidati alla Chiesa».
In che consista l’ispirazione lo dice l’immortale Leone XIII nell’Enciclica Providentissimus Deus in cui, dopo avere citato il Concilio Vaticano, aggiunge:
«Infatti (i sacri scrittori, Dio) con soprannaturale virtù li eccitò e mosse, li assisté nello scrivere in modo che essi rettamente concepissero coll’intelligenza, e volessero fedelmente scrivere e con mezzi adatti e con infallibile verità esprimessero tutte e sole quelle cose da lui comandate, altrimenti egli non sarebbe Fautore di tutta quanta la Scrittura».
E’ dunque l’ispirazione un influsso soprannaturale per cui Dio eccita e muove gli agiografi a scrivere e li assiste in modo, nello scrivere, che essi rettamente concepiscano, vogliano scrivere con fedeltà, esprimano con infallibile verità tutto e solo quello che Dio ha comandatoL’ispirazione esige triplice azione divina:
1. Illuminazione dell’intelletto, per conoscere senza errore il vero, (con la rivelazione, se si tratta di verità sconosciute, con l’esatto ricordo, se si tratta di verità conosciute);
2. Mozione della volontà, perché voglia scrivere fedelmente;
3. Continua assistenza e direzione per rivestire di forme adatte tutte e sole le verità volute da Dio ed esprimerle con infallibile verità, in modo da rendere tutto e solo il pensiero voluto da Dio.
Così Dio è autore delle Sacre Scritture per mezzo di uno strumento umano; sono di Dio l’argomento, lecose, le idee; son dell’uomo l’ordine delle idee, il genere letterario, lo stile, la lingua.
L’ispirazione s’estende a tutta la Sacra Scrittura, anche alle cose dette incidentalmente; ma non si estende alle citazioni esplicite, (in cui l’autore sacro dice di riportare pensieri, parole, scritti di altri), alle citazioni implicite provate come tali (in cui, salvo il senso e il giudizio della Chiesa, sia con solidi argomenti dimostrato che l’autore sacro cita detti o documenti altrui senza approvarli né farli suoi), non si estende alle parole (cioè Dio, eccetto casi particolari, non suggerisce le singole parole, e la medesima idea può essere espressa in più e diverse parole)
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inerranza
L’immunità dall’errore è una conseguenza dell’ispirazione, per cui Dio è autore della Bibbia e, come l’ispirazione, si estende a tutte le parti della Bibbia stessa.
Quindi tutto ciò che essa narra è necessariamente vero (inerranza), essendo parola di Dio; ha però unaverità relativa al genere letterario usato dal sacro scrittore, che può essere ispirato a manifestare il pensiero di Dio in qualunque forma letteraria, storia propriamente detta, storia amplificata, parabola, poesia ecc. Siccome ogni genere letterario ha la sua verità, è necessario sapere in che genere letterario sia espresso il pensiero di Dio, ma ciò non si può decidere che con solidi argomenti uniti al senso e al giudizio dellaChiesa, che a riguardo già si è santamente espressa nei secoli passati mediante il Magistero. Oltre laverità relativa al genere letterario la Bibbia ha verità relative al comune parlare, al linguaggio popolare, alle idee dei paesi e dei tempi, che scientificamente possono esser “false”, e questo solo perché la Bibbia, non essendo un trattato di scienza, non usa il linguaggio tecnico o scientifico, ma quello comune popolare dei tempi (che Dio, per ottenere il fine propostosi, non ha creduto bene di rettificare).
Riguardo ai generi letterari la Bibbia li prende come erano allora: così la storia non era, come oggi, un’indagine completa e critica, ma una scelta di fatti vari e indirizzati ad uno scopo voluto dall’autore.
Senza la Chiesa è impossibile riuscire a “decifrare” l’ispirazione e quindi a comprendere rettamente laScrittura, tanto che Sant’Agostino scrisse ai manichei: “Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l’autorità della Chiesa cattolica” [Cf. Contra ep. man. 5, 6; cf. Contra Faustum 28, 2]; ai donatisti ricorda “l’universalità” e “l’antichità” della “Tradizione apostolica” [Cf. De bapt. 4, 24, 31]; ai pelagiani dice chiaramente che “deve ritenersi per vero ciò che la Tradizione ha tramandato” anche se “non lo si riesce a spiegare” [Cf. Contra Iul. 6, 5, 11] poiché i Padri “hanno insegnato alla Chiesa ciò che hanno imparato nella Chiesa” [Cf. Opus imp. c. Iul. 1, 117; cf. Contra Iul. 2, 10, 34], visto che fuori dalla Chiesa non si imparano le cose sante.
Per maggiori informazioni su Scrittura, Chiesa di Cristo e Tradizione è possibile approfondire leggendo gli “APPUNTI DI DOTTRINA: TRADIZIONE O MODERNITÀ? QUESTO È IL PROBLEMA”.
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APPROFONDIMENTO SULL’INERRANZA
Nel 1978  a Chicago fu organizzato un congresso dalle “false chiese” per definire il significato stesso diinerranza; a presiedere la conferenza furono degli esponenti della “chiesa” evangelica, fra cui il noto J.M. Boice ed anche Jay H. Grimstead. Essi stilarono un famosissimo documento, la cosiddetta “Dichiarazione di Chicago”, che ancora oggi è base dell’apostolato di numerosissime “chiese” protestanti. Tanto per citare la irriverenza e cattiveria di questo documento, basta leggere l’Articolo 1 dello stesso che, testualmente, dice:
Noi affermiamo che le Sacre Scritture debbano essere ricevute come autorevole Parola di Dio. Noi neghiamo che le Scritture derivino la loro autorità dalla Chiesa, dalla tradizione, o da qualsiasi altra fonte umana”.
Si potrebbe dire che questi signori, arrivavano “freschi freschi” 1548 anni dopo la morte di Sant’Agostino(Ippona, 28 agosto 430) e si appropriavano dell’interpretazione di  un Testo che non era mai stato il loro, accusando addirittura il santo Vescovo di Ippona di essere praticamente un bugiardo [cit. ... Noi neghiamo che le Scritture derivino la loro autorità dalla Chiesa, dalla tradizione ...]. Si dimenticavano anche della storia della stessa Bibbia, quindi  dei 72 saggi di Alessandria d’Egitto (Septuaginta – fra IV e II secolo a.C.), di papa Damaso I (nel 382 commissionò la prima Vulgata a Sofronio Eusebio Girolamo), ovvero di San Girolamo (traduzione latina IV secolo d.C., 15 anni di lavoro), di papa Sisto V (1585-1590) che commissionò la Biblia Sacra Vulgatae Editionis Sixti Quinti Pontificis Maximi iussu recognita atque edita, di papa Clemente VIII (1592-1605) che fece pubblicare 3 edizioni della Vulgata Sito-Clementina, di mons. Martini (1778, traduzione ufficiale in italiano della Bibbia Vulgata Sisto-Clementina), ecc … Verrebbe da pensare che quando gli altri fanno il lavoro duro, per secoli e secoli, e muoiono anche martiri per difendere la Fede, si fa poi prestissimo a “rubare” ed offendere in epoca pancristiana ed irenista. (Per maggiori approfondimenti leggasi “IL FALSO ECUMENISMO”). Un minimo di carità non guasterebbe!
Il Padre Passionista Enrico Zoffoli, che fu miniera di dottrina e di ortodossia cattolica, parla dell’inerranzain questi termini:
La S. Scrittura, essendo ispirata da Dio, quanto al testo originale e alle sue traduzioni fedeli, è esente da errori per ciò che riguarda Dio, l’uomo e i rapporti tra Dio e l’uomo restaurati per la mediazione redentrice del Cristo [P. E. Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Sinospis, 1992, v. Inerranza]. Quanto al resto – vicende storiche, fenomeni naturali – la Bibbia non si pronunzia; e, nel caso, il valore delle sue affermazioni è quello relativo alle possibilità dei singoli agiografi, inseriti in una certa fase della storia della civiltà umana”   [Cfr. Clemente VI, Super quibusdam, 29 settembre 1351; Leone XIII, Providentissimus Deus, 18 novembre 1893; San Pio X, Pascendi, 8 settembre 1907; Benedetto XV, Spiritus Paraclitus, 15 settembre 1920].
Cosa è importante sapere quando si parla di inerranza:
1) Il senso spirituale deve fondarsi sulla verità della narrazione storica [Cfr. San Tommaso, Summa Theologiae, q. 91, a. 1, 4um; q. 68, a. 3, c.];
2) Non è lecito pensare che nella Sacra Scrittura ci siano degli errori, equivarrebbe a dare del bugiardo a Dio [Op cit., I-II, q. 103, a. 4, 2um; II-II, q. 110, a. 3];
3) Essa è criterio di fede [Op. cit., II-II, q. 1, a. 1, arg. 1];
4) Tradisce la Sacra Scrittura chi la commenta facendo dire allo Spirito Santo ciò che non ha detto [Op. cit., II-II, q. 11, a. 2, 2um];
5) Dall’uso della Sacra Scrittura risulta evidente che sono attribuite a Dio le passioni dell’anima umana per una certa analogia [San Tommaso, Summa contra Gentiles, IV, c. 23];
6) La Sacra Scrittura suole attribuire a Dio certi effetti che Egli stesso produce nell’uomo e nel Creato [Ibid.];
7) Se anche per un nonnulla si viene ad infirmare l’autorità della Sacra Scrittura, non ci potrà essere niente di sicuro nella nostra fede [Op. cit., c. 29].
E’ possibile, fra gli altri passi salienti della Scrittura, risalire al Dogma stesso leggendo Giovanni 10:
I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani”. [Gv 10,31-39]
Gesù, nel testo greco, dice: “καὶ οὐ δύναται λυθῆναι ἡ γραφή”, che significa proprio “e la Scrittura non può essere annullata”.
San Giustino: “[...] sono del tutto convinto che le Scritture non si contraddicano tra loro”  [San Giustino Martire, Dialogo con Trifone, c. 65];
Sant’Agostino: “[...] nullum eorum auctorem seribendo aliquid errasse firmissimo credam” ossia “sono certo che nessun autore delle Scritture (poiché ispirato da Dio) non ha mai errato” [Sant’Agostino, Ep. 82, Pl 33, 277];
San Tommaso: “Hoc tamen tenendum est, quod quidquid in sacra Scriptura continetur, verum est; alias qui contra hoc sentiret, esset haereticus” ovvero “Ciò tuttavia va ritenuto: che tutto ciò che è contenuto nella Sacra Scrittura è vero; d’altra parte chi opinasse contro ciò, sarebbe eretico” [San Tommaso, Quaestiones de quodlibet, XII, q. 17];
Papa Leone XIII: “Infatti tutti i libri e nella loro integrità, che la Chiesa riceve come sacri e canonici, con tutte le loro parti, furono scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ed è perciò tanto impossibile che la divina ispirazione possa contenere alcun errore, che essa, per sua natura, non solo esclude anche il minimo errore, ma lo esclude e rigetta così necessariamente, come necessariamente Dio, somma Verità, non può essere nel modo più assoluto autore di alcun errore” [Leone XIII,Providentissimus Deus, 18 novembre 1893];
Pio XII: “Ritorniamo ora alle teorie nuove, di cui abbiamo parlato prima: da alcuni vengono proposte o istillate nella mente diverse opinioni che sminuiscono l’autorità divina della Sacra Scrittura. Con audacia alcuni pervertono il senso delle parole del Concilio Vaticano con cui si definisce che Dio è l’Autore della Sacra Scrittura, e rinnovano la sentenza, già più volte condannata, secondo cui l’inerranza della Sacra Scrittura si estenderebbe soltanto a ciò che riguarda Dio stesso o la religione e la morale” [Pio XII, Humani Generis, 22 agosto 1950];
Concilio di Trento e Vaticano: “La Divina Rivelazione è contenuta sia nella Sacra Scrittura che nella Sacra Tradizione” [Concilio di Trento, sessio IV, decr. 1; Concilio Vaticano I, Dei Filius, c. 2].
Il dogma dell’inerranza, già definito nel Magistero solenne, fu arricchito da altra definizione: sull’importanza dogmatica dell’unanimità della Tradizione nel 1934. Pontificia Commissione Biblica, ex Organo magistrale, definì:
L’unanimità della Tradizione è tale che l’inerranza è da considerarsi dogma [...] appunto dogma dell’ispirazione e dell’inerranza biblica” [Pontificia Commissione Biblica, Provvedimento del 27 febbraio 1934].
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SENSO DELLA SCRITTURA
È di massima importanza il senso della Scrittura, perché da esso dipende il pensiero di Dio. Ogni scrittura ha il senso letterale detto anche o verbale, o storico. Questo senso letterale è proprio o figurato. Oltre il senso letterale la Scrittura ha in molti luoghi il senso mistico o spirituale, o tipico, per cui la lettera presenta persone, cose, culti, istituzioni scelte da Dio per significare il futuro e fare profezie relative a Cristo e alla Chiesa. Il senso tipico quando sia dimostrato, cioè conosciuto dalla Scrittura o dalla Chiesa, è ilsenso inteso da Dio e come il letterale è parola di Dio. Dicesi allegorico quando indica le verità da credere,tropologico quando addita la pratica da seguire, anagogico quando mostra i beni eterni da conseguirsi.
Oltre il senso letterale e il mistico, che sono i sensi divini, la Scrittura può avere due sensi umani: ilconseguente, che è una conclusione di cui il letterale o il miotico sono premesse; l’accomodatizio, per cui ciò che la Scrittura dice di uno, per estensione o per allusione si applica ad altri. Dietro l’esempio della Chiesa è obbligatorio conservare alle parole il loro senso genuino.
Per intendere il senso della Scrittura, che è unico o si discosta di pochissimo (non influisce) e solitamente già perfettamente interpretato dalla Tradizione, bisogna conoscere il significato dei vocaboli, il modo di dire degli autori, il fine, l’occasione della loro opera, ricavare il senso del testo dal contesto. Bisogna inoltre leggere la Scrittura con lo spirito con cui è stata scritta, con molta umiltà, dopo aver preparato l’anima con la virtù e con la preghiera. Bisogna prendere per falsa ogni interpretazione che ammetterebbe errore, la contraddizione tra i diversi passi della Scrittura o fra la Scrittura e vera scienza perché, avendo Dio per autore, la Scrittura non può avere errori o  contraddizioni.
Ricordiamoci che solo il Testo originale sacro fu coperto da inerranza, mentre le copie possono contenere errori. Le copie esatte sono garantite dal Magistero, dunque garantite esenti da errori di fede e morale(ambito del Magistero) ed in altre materie solo se “connesse” col dogma (oggetto secondario). Ancora una volta la fede poggia sulla Chiesa, non sulla Scrittura, come abbiamo appreso dalle parole diSant’Agostino. Tant’è che Sant’Agostino arriva a dire che “se veramente vi fosse una contraddizione inconciliabile nella Scrittura”, sicuramente egli crederebbe “che è un errore dei copisti”. Sul consenso fra gli evangelisti, che molti “contestatori” cercano di abbattere, Sant’Agostino ha già magistralmente spiegato tutto nelle esegesi “IL CONSENSO DEGLI EVANGELISTI”.
San Pio XCatechismo Maggiore, N° 882: D. Non vi può essere errore nella Sacra Scrittura?
R. Nella Sacra Scrittura non vi può essere errore alcuno, perché, essendo tutta ispirata, autore di tutte le sue parti è Dio medesimo. Ciò non toglie che nelle copie e traduzioni della stessa possa essere occorso qualche sbaglio o dei copisti o dei traduttori. Però nelle edizioni rivedute ed approvate dalla Chiesa cattolica non vi può essere errore in ciò che riguarda la fede o la morale”.
Bisogna stare a ciò che esplicitamente o implicitamente dichiara la Chiesa in modo autentico; mai spiegare contro ciò che la Chiesa insegna col suo ordinario Magistero, perché Dio ha consegnato i libri sacri alla Chiesa, affinché li custodisse li spiegasse, e qualunque spiegazione che va contro al senso tenuto dalla Chiesa è eretico.
Se, per esempio, “all’interno” della Chiesa stessa ci troviamo, oggi, differenti interpretazioni di uno stesso passo biblico che ne alterano il significato ed il fine (conducendo al male – fede, morale, ecc… ), la verità è nella Tradizione e non nell’innovazione, poiché abbiamo visto che c’è il dogma certissimo e poi la Tradizione ha sempre prodotto cose sante. Evidentemente l’autore contemporaneo, forse novatore o aderente all’eresia modernista (Cf. San Pio X, Lamentabili e Pascendi), o forse ignorante, o inconsapevole, o superbo, o forse poco orante, o minacciato, fornisce un punto di vista erroneo, eretico o prossimo all’eresia, ambiguo, quindi va corretto e non ascoltato. Ricordiamoci che chi viene richiamato all’ortodossia della fede ma mai si pente e si corregge, questi in alcuni casi si “separa dalla comunione dei santi” è “fuori dalla Chiesa cattolica” [Vedi nota in basso], quindi quella errata interpretazione (se è tale e conduce le anime all’inferno) non può essere “colpa” della Chiesa, ma solo del singolo uomo che “ha abbandonato volontariamente il Corpo mistico di Cristo” ed anche l’assistenza che Gesù ha promesso [Vedi nota in basso]. A mio avviso, fra gli ultimi esegeti e/o biblisti cattolici ricordiamo: l’ab. Giuseppe Ricciotti, mons.Salvatore Garofalo, mons. Giuseppe Spadafora e pochi altri nelle loro equipe. Se può valere qualcosa, io sconsiglio vivamente di acquistare Bibbie (o commentari) attuali NON spiegate dai suddetti, poiché le ritengo altamente fuorvianti; spesso si sacrifica l’inerranza, o la tradizione, o il consenso unanime, o la storicità dei testi, in favore di un irenismo, di un relativismo ateo e di un filogiudaismo sconvolgenti.
Un esempio di corrette esegesi demonologiche le trovate in questo documento “DEMONOLOGIA: LA SACRA SCRITTURA E IL DIAVOLO” contro le attuali fantasie dei modernisti che occupano gran parte delle scuole di teologia e dei seminari.
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LA LINGUA DELLA BIBBIA
La Bibbia è stata scritta in ebraico o in greco. In ebraico sono stati scritti quasi tutti i libri dell’Antico Testamento, ma alcuni sono stati scritti in caldaico, altri in greco. I protocanonici sono in ebraico o in caldaico.
In greco è stato scritto tutto il Nuovo Testamento, ad eccezione forse del Vangelo di S. Matteo scritto inaramaico e tradotto in greco, sembra dallo stesso autore. L’ebraico dell’Antico Testamento, rimasto quasi identico da Mosè all’esilio, fu poi contaminato da aramaismi, e fra il quarto e il terzo secolo avanti Cristo diventa lingua morta, usata nelle scuole e nella liturgia. La pronunzia tradizionale dell’ebraico fu conservata dai Massoreti coi segni vocalici aggiunti alle consonanti.
Il greco del Nuovo Testamento non è il classico, ma la lingua popolare diffusa in quasi tutto il mondo dalle conquiste d’Alessandro Magno, e potrebbe dirsi dorico-alessandrino. Senza alcun dubbio, come abbiamo visto, i testi originali sono fonte autentica della Rivelazione e contengono la Parola di Dio.
La Bibbia ha avuto nei secoli molte traduzioni. La più famosa fra le versioni greche è quella detta deiSettanta dal presunto numero dei suoi traduttori, che cominciato il lavoro verso il 286 avanti Cristo, l’avevano già terminato molto tempo prima del 130. Questa traduzione, che alcuni dissero ispirata e molti fatta sotto una speciale assistenza di Dio, come quella che doveva essere approvata da Cristo e dagli Apostoli, ha da sé gran valore, essendo traduzione quasi letterale del testo ebraico ufficiale come era due secoli avanti Cristo, diverso dal Massoretico, o testo oggi usato (che ebbe la sua forma definitiva dall’ottavo al decimo secolo dopo Cristo) e maggior valore acquista per essere stato il testo da cui gli Apostoli attinsero le loro citazioni, il testo usato dalla Chiesa nei primi secoli: è senza dubbio fonte autentica dellaRivelazione. Il primo posto fra le versioni della Bibbia l’ha la Volgata latina. Essa è dovuta in massima parte a S. Girolamo che (se si eccettuano Baruc, Sapienza, Ecclesiastico, I e II dei Maccabei, passati nella Volgata, senza correzioni, dall’antica versione latina detta Itala) corresse o tradusse sugli originali tutti i libri della Bibbia. Prese dall’itala e corresse sul greco il Nuovo Testamento; prese dall’itala e corresse i Salmi due volte: la prima sul greco dei Settanta (il così detto Saltero Romano), la seconda sul famoso testoesaplare di Origine (il così detto Saltero Gallicano che è passato nella Volgata). Finalmente tradusse dall’ebraico tutti i protocanonici. Dei Deuterocanonici tradusse dal caldaico Tobia e Giuditta e le partideuterocauoniche di Daniele, dal greco le parti deuterocanoniche di Ester. Questa traduzione s’impose tra i Cristiani dopo il quinto secolo e nel settimo divenne comune o Volgata: finalmente dal Concilio di Trentofu dichiarata autentica, cioè “testo ordinario nel pubblico insegnamento, nella predicazione, e tale che nessuno possa impugnarne o ricusarne il valore”.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Parte della ricerca è tratta dall’introduzione di P.E. Tintori, O.F.M., Sacra Bibbia, San Paolo, 1931, Roma
Nota: 
SAN PIO X, CATECHISMO MAGGIORE
224. Chi sono quelli che non appartengono alla comunione dei santi? Non appartengono alla comunione dei santi nell’altra vita i dannati e in questa coloro che si trovano fuori della vera Chiesa.
225. Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa? Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.
226. Chi sono gli eretici? Gli eretici sono i battezzati che ricusano con pertinacia di credere qualche verità rivelata da Dio e insegnata come di fede dalla Chiesa cattolica.
Nella versione del testo Verità della Fede, Volume primo, Giacinto Marietti, Torino, 1826, alla pagina 142, si leggono le parole del santo Dottore Alfonso Maria de’ Liguori: La seconda cosa certa si è, che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’ vescovi; ed allora ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla definizione del concilio, perchè allora si tiene come vacante la sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio. (maggiore approfondimento qui: “SULLA NECESSITÀ DELL’INFALLIBILITÀ DEL PONTEFICE E SULLA CONDANNA DELLA COLLEGIALITÀ“)
Ed il C.J.C. (Codice di Diritto Canonico) del 1917: Tutti gli apostati dalla fede Cristiana, e tutti gli eretici e scismatici: sono ipso facto scomunicati … Il Delitto di Eresia: procura una scomunica ipso facto. Questa basilare scomunica è la pena incorsa da tutti gli eretici… Un eretico… è in tal modo incorso nella scomunica ed ha perso la appartenenza alla comunione generale di quella società (la Chiesa).
Fonte: Radio Spada
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Testimoni di balle *


Dobbiamo provvedere con pia e prudente vigilanza perché tale fede non ci venga intaccata in qualche punto dalle ingannatrici sottigliezze degli eretici. Per questo la fede cattolica è fatta conoscere ai fedeli per mezzo del Simbolo, ed è affidata alla loro memoria, per quanto la materia lo consenta, in un testo molto breve [quello del Credo domenicale – Ndr]. In tal modo i principianti e i lattanti, cioè coloro che sono rinati da poco in Cristo e che non sono ancora fortificati da una frequentazione assidua e spirituale delle Sacre Scritture e dalla loro conoscenza,* sono posti in condizione di credere, con l’aiuto di poche formule, ciò che dovrà poi essere loro esposto con ampi discorsi mano a mano che progrediranno e si disporranno a comprendere la dottrina divina sulla solida base dell’umiltà e della carità.” (De fide et simbolo, 1,1). “Dunque la chiarificazione della fede serve a difendere il Simbolo (…) nel senso che possa custodire le verità contenute nel Simbolo contro le insidie degli eretici con l’autorità della Chiesa cattolica e con una difesa più solida.” (ibidem, 1,1) 
Le insidie
 Dicevamo di un pericolo che “viene dalla spiaggia” (v. infra) riferendoci a dei proclamatori che, offrendo sul lungomare un numero di una loro rivista, ci pongono delle domande sulla religione o la fede alle quali si prestano a dare risposta in un incontro a casa, con la promessa di rendersi disposti a farci un “corso biblico” gratuito a domicilio.
Vogliamo ora elencare sommariamente agli inesperti alcuni “ammennicoli” (ed è un termine benevolo!) posti in atto in tali incontri a casa. Si capirà come essi siano stati studiati appositamente per bypassare la nostra attenzione, per ottenere fiducia a buon mercato, per propinarci delle idee e metodi di “accertamento” che sono illusori, e perciò ci rendono vittime della deformazione dottrinale della nuova fede proposta da loro come “verità biblica”, alternativa a quella da noi creduta. Ci riferiamo ovviamente soprattutto a quei Movimenti Religiosi Alternativi (MRA) che dicono di fondarsi sulla Bibbia, come i Testimoni di Geova e simili.
1) La prima trovata, che permette al proclamatore di tenere il coltello dalla parte del manico è quella di proporci una lettura della Bibbia staccata dalla interpretazione che ne dà la Chiesa. E’ il criterio protestantico del “sola Scriptura”. L’inganno è duplice: 1) si fa credere che la Bibbia sia un libro che Dio affida ad ogni credente singolarmente, mentre ce lo affida con il monito di leggerlo in comunione con la Chiesa (“Chi ascolta voi ascolta me”, disse Gesù); 2) si fa credere che essi, coloro che propongono la nuova fede, siano lettori isolati e liberi davanti alla Bibbia, mentre invece sono portatori di una interpretazione specifica della loro denominazione di appartenenza. Insomma ti invitano a staccarti da un Magistero per fartene accettare un altro, con l’illusione che tu ascolti direttamente Dio.
2) Questo gioco di sostituzione avviene martellando il ritornello “Dice la Bibbia… la Bibbia dice…” e facendo leggere versetti a ripetizione (il che serve sia a darti l’impressione di avere a che fare con dei biblisti, sia a metterti in soggezione perché tu, impreparato, non sai fare altrettanto per difendere la tua posizione). L’inganno sta nell’oggettivare il messaggio come se fosse il libro a darlo mentre la verità è che il libro non parla (se fosse lui a parlare direbbe a chiunque lo legge le stesse cose, invece, sulla base della Bibbia, menti diverse hanno creato dottrine e chiese diverse). Il discorso onesto sarebbe dire non “la Bibbia dice…” ma “noi vi proponiamo il messaggio che la nostra denominazione ha ritenuto di capire leggendo la Bibbia”. Ma è ovvio che così si perderebbe di autorevolezza.
3) Poi si gioca sulla scelta eretica dei passi biblici. La parola “eresia” viene appunto dal greco (àiresis) e significa scelta; scelta dei passi che quella denominazione ritiene utili alla propria fede e rifiuto di altri passi, ugualmente biblici, che si ritengono in contrasto. Quando, essendo Dio l’ispiratore di tutta la Bibbia, è chiaro che nessuna parte di essa può essere esclusa e tutto deve potersi armonizzare nella non contraddizione di punti di dottrina rispetto ad altri.
4) Si fa anche affidamento alla semplicità di gente culturalmente indifesa chiedendo loro “Vedi? Leggi, leggi da te stesso, che capisci?” Fingendo cioè di non sapere che la Bibbia, essendo un libro antichissimo, che consiste in una biblioteca di 73 “libri” che si dipana su un’arco storico di oltre mille anni, deve essere interpretata (leggi “compresa”) tenendo conto dell’evoluzione storica della cultura ebraica, della limitatezza del vocabolario usato rispetto ai dizionari moderni, dei molti generi letterari che propongono la verità divina in modi e strutture diversissime tra loro e perciò hanno un valore dottrinale molto diversificato ecc…. Ad esempio si usa “anima” in modo standardizzato per tradurre l’ebraico nèphesh e il grecopsyché, quando quei termini hanno una grande varietà di significati da scegliere secondo il contesto.
5) Avendo il protestantesimo rifiutato la funzione interpretativa del Magistero cattolico, si dà un valore assolutizzato al testo, leggendolo appunto con criterio fondamentalistico ignorando (ove fa comodo) le indicazioni della scienza filologica. Per esempio si adopera un criterio “storicizzante” e “cronachistico” come se le parole proposte in discorso diretto fossero state registrate su dettatura, mentre era un modo usuale di esprimersi scelto dagli agiografi del tempo. Le stesse idee dottrinali potevano benissimo essere proposte con discorso indiretto. E gli esegeti che si sono sforzati di rintracciare nel Vangelo le “ipsissima verba Iesu” ( le stessissime parole di Gesù) hanno dovuto fermarsi alla probabilità di ben poche espressioni. I Testimoni di Geova, oltre alla lettura storicizzante, quando non è proprio sostenibile, ricorrono al “figurativamente” (per non usare il termine “parabola”) e sono molto avari nei confronti di ciò che invece nel Vangelo abbonda: simbolismo, metafora, iperbole, similitudine, esempio, paragone ecc….
6) Si condanna e rifiuta la Tradizione, opponendola alla Scrittura. Ma lo si fa barando! Anzitutto non si distingue tra Sacra Tradizione e tradizioni umane. Assimilando essa a quelle, si ha buon gioco per far condannare “le tradizioni umane” in base alle quali Gesù aveva rimproverato i Farisei perché le anteponevano alla Parola di Dio vanificandola. La verità però è che la parola “tradizione”, applicata alla rivelazione divina, indica semplicemente la “trasmissione” della dottrina (viene dal latino tràdere, consegnare, trasmettere). Perciò il discorso onesto è che noi moderni abbiamo ricevuto ciò che Gesù ha “trasmesso” agli Apostoli e discepoli; che a San Paolo fu “trasmesso” dagli Apostoli, e che lui stesso “ritrasmetteva” ai suoi figli spirituali, come a Timoteo, sia che lo facesse a voce (trasmissione orale) sia che lo facesse utilizzando le Sacre Scritture (trasmissione scritta). Tutte le sue Lettere sono state, prima di diventare ScritturaTradizione sacra! Del resto in una cultura ove l’analfabetismo era la normalità e il possesso di papiri e codici riservato ai ricchi, Gesù ha saggiamente deciso di non scrivere nulla e di affidare alla viva voce degli Apostoli la trasmissione del suo messaggio (assistito, come sappiamo, dallo Spirito Santo che ne garantiva e l’indefettibilità e la perfetta progressiva comprensione). Quindi Tradizione orale e Scrittura non sono in contraddizione ma in complementarietà. Si può dire che sono co-fonti della rivelazione, come anche che la rivelazione è tutta opera di trasmissione-tradizione apostolica, fatta a voce e per iscritto.
* Si ricordi la diagnosi realistica dei nostri Vescovi che hanno parlato di “spaventoso analfabetismo religioso”. E si riferiscono ad un’Italia piena di battezzati, e di gente che frequenta la Messa ma appunto riceve un “approfondimento della fede” consistente solo in 10/15 minuti a settimana e di carattere esortativo-omiletico (contro i numerosi incontri di ore di studio che si svolgono nelle riunioni delle sètte e MRA). Il che ha motivato l’iniziativa pontificia dell’Anno della fede, ed episcopale del documento “Educare alla vita buona del Vangelo: Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-20120”.

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7) Un taglio particolare del criterio protestantico del “sola Scriptura” disancorata dal Magistero della Chiesa - che ha ricevuto da Gesù il compito di custodirla, interpretarla e trasmetterla integralmente - sta nel far considerare la Bibbia come libro esclusivamente divino. Quando la verità è che Dio in essa ha riservato a sé il messaggio religioso salvifico e ha lasciato agli agiografi il modo di esprimerlo. Così che la Bibbia si può dire che sia un libro “teandrico”: totalmente divino quanto al messaggio rivelato e totalmente umano quanto almodo di trasmissione di esso. Quanto alla valenza divina la Bibbia ha un valore universale che supera i limiti temporali, geografici e culturali; quanto a quella umana essa risente appunto di quei limiti e perciò non si deve equivocare ritenendo perenne e trasmesso da Dio ciò che è influenzato da storia, scienze, geografia, costume ecc… ove molte conoscenze sono carenti e difettose negli agiografi. Se così fosse Dio sarebbe responsabile di varie affermazioni e spiegazioni evidentemente errate come di sgrammaticature vere e proprie se l’ispirazione dovesse intendersi come “dettatura”. (Una buona introduzione alla Bibbia o un corso biblico aiuterà chi ne avesse bisogno a inquadrare compiutamente questo discorso, evitando gli scandala pusillorum…). 
8) Lo stretto legame tra Bibbia (libro, testo scritto da interpretare) e Tradizione Apostolica (che comporta, oltre alla complementarietà, anche la interpretazione dello scritto) viene parimenti dissolta se si dà in mano alle persone il libro della Bibbia come composto esclusivamente da Dio, senza considerare che storicamente è stato composto su ispirazione divina ma in concreto da uomini della Chiesa. E che – fondamentale! – è stato giudicato come libro divino, ispirato, dalla Chiesa stessa sulla base della conformità che essa ha veduto tra la sua fede già vissuta e predicata-pregata da secoli e ciò che lo scritto esprimeva alla intelligenza della Chiesa stessa. Per questo diciamo che la Bibbia è il libro della Chiesa, in quanto è nato in essa, da essa, e giudicato ispirato (come già gli scritti veterotestamentari dalla Sinagoga) dalla Chiesa stessa; giudizio che – importantissimo! – è avvenuto con autorevolezza (come una sorta di giudizio di Corte di Cassazione) ad opera della stessa Chiesa (cf Concilio regionale di Cartagine e poi di Trento) con esclusione di quasi altrettanti “libri” che aspiravano a far parte della futura Bibbia Canonica ma che ne sono stati esclusi come “apocrifi”. Ed è in questo giudizio autorevole e definitivo che la Chiesa incluse i sette deuterocanonici contenuti nella antichissima versione greca dei LXX. 
9) Si usa concentrarsi su un passo isolato, avulso dal contesto (ma solo se esso crea difficoltà). Quando invece la regola ermeneutica di ovvia saggezza, onestà e veridicità, comporta che, essendo tutto pensiero di Dio, nel pensiero che emerge dalla ovvia interpretazione non vi possano, e perciò non vi debbano, essere incongruenze o contraddizioni. Così che il versetto analizzato ci darà la sua verità solo se in armonia con il contesto prossimo e remoto; cioè quando la sua verità viene confrontata e armonizzata con tutta la rivelazione biblica. Il che in esegesi si chiama principio della “analogia fidei”. Fatto interessante, anche i “proclamatori” delle nuove fedi fanno riferimento a tale analisi contestuale allargata, ma stranamente lo fanno solo quando sanno di ricavarne conferme, escludendo l’analisi di versetti pertinenti ma dissonanti con la dottrina da loro insegnata. Ed è invece in questo additare l’esistenza di altri versetti, non armonizzanti con la dottrina ricavata da versetti isolati o perfino capaci di ribaltarla, che si svolge l’opera critica svolta dal GRIS di confronto e di denuncia di gabellate “verità bibliche nuove” che, a conti fatti, sono opinioni preconcette. 
10) Si afferma (ma anche si nega al contempo, ove non serve) la progressività del messaggio rivelato. Ad es. i Testimoni di Geova dicono che siamo fuori della legge antica dei 10 Comandamenti, ma stranamente poi usano il concetto di “anima” ricavato da Genesi in maniera uniforme per tutta la Bibbia. In tal modo forzano (e falsificano) il testo che, analizzato onestamente, mostra che anzitutto il testo originale non parla di “anima” (concetto moderno inesistente nella Bibbia con la valenza che ha oggi) ma di nèphesh (nell’AT) e dipsyché (nel NT); concetti che, dizionario biblico alla mano, hanno una molteplicità di significati, diversi secondo i vari contesti. E per giunta si trascura l’evoluzione storica che l’antropologia biblica (anche traballante e ondivaga) esprime secondo i vari agiografi. La Bibbia cioè concepisce tutto l’uomo, a seconda delle varie situazioni, ora come basàr, ora come ruàch, o nèphesh, o neshamàh, ora come sarx o psyché ecc…) modi certamente non riducibili, proprio per la loro diversità di accentuazione, alla nostra antropologia moderna; infatti per esprimere la persona intima dell’uomo si fa ricorso al concetto di volto di cuore direni…. Si può dunque dire che come, rivelando il suo pensiero salvifico, Dio non ha insegnato né astronomia o altre scienze, né storia o psicologia ecc…, così non ha insegnato neanche antropologia filosofica. Quella che la Bibbia ci offre (spogliata dal fattore del rapporto religioso tra l’uomo e Dio) è l’antropologia ebraica, che appunto risente delle variazioni e della correzione di tiro avvenute nei secoli, dal “nèphesh” di Genesi che indicava ora l’essere vivente ora la persona, allo “spirito, anima e corpo” di S. Paolo nella Lettera ai Tessalonicesi, ove c’è anche l’accoglienza di un influsso culturale ellenistico. IL CCC, come è evidente, ha accolto la sintesi semplificante ma esauriente di anima e corpo (e per animaintende lo spirito umano o anima intellectiva come si espresse in passato in una definizione solenne, distinguendola così dall’anima animale). 


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11) Si fa leva sui terzi e quarti significati dei termini elencati nei dizionari. In tal modo, laddove ad es. lambàno significa come primo significato “prendere”, quando si tratta di Gesù che dice di poter “riprendere” la sua vita una volta morto, il geovismo traduce invece che può “riceverla di nuovo”. In tal modo si nega la divinità di Cristo, assegnando l’evento di risurrezione solo all’opera del Padre. Viene così anche insultata la logica giacché l’idea di “potere” indica capacità di fare. Per ricevere non occorre alcun potere, ma solo miseria, peccato o, al limite, la condizione del non essere assoluto (come è accaduto all’universo che ha ricevuto da Dio la chiamata ad esserci con la creazione). 
12) Si ricorre alla tendenziosità. Ad esempio ciò che normalmente si traduce risòrse (greghèrte) lasciando impregiudicato se l’evento sia stato esclusivamente ricevuto o anche personalmente attuato, viene costantemente tradotto (nella Nuovo Mondo dei Testimoni) “fu destato”. E ciò nonostante Gesù abbia detto chiaramente che lui stesso avrebbe riedificato “in tre giorni” il tempio del suo corpo una volta abbattuto (cf Giovanni 2,19); e la parola di Gesù è Vangelo! 
13) Alcuni MRA fanno leva, oltre che su diversa interpretazione biblica, anche su nuove presunte rivelazioni (sia confermanti la loro lettura “eretica” della Bibbia sia contraddicente quella pacifica di secoli). In ciò si ha buon gioco se il soggetto non sa (o dimentica, come forse è accaduto a SE Milingo) che la rivelazione divina, fatta dal Padre con il Figlio e lo Spirito, si è proposta come definitiva ed esaustiva, così che non è da attendersene né di nuova né di diversa fino alla seconda venuta di Cristo giudice (cf Ebrei 1,2  e la Dominus Iesus che ha dovuto, a quanto pare, ricordarlo anche a teologi… borderline). Famosi sono i Mormoni che credono in una rivelazione ancora “aperta” tramite i loro “apostoli” viventi. E così il Rev. Moon che propose nel suo “Principi divini” un Nuovo Testamento per i tempi moderni. 
14) Tutte le sètte e MRA “millenaristici” fanno leva sul timore che sta per finire il mondo (i Testimoni dicono anche “questo sistema di cose” per indicare la società e non il pianeta). Si mette il sale sulla coda al “pesce” mandandolo in fibrillazione! La Bibbia in tal caso viene utilizzata, al solito scegliendo ereticamente e interpretando certi versetti secondo il nuovo “magistero-scimmia” assunto dalla Watchtower, per spingere a decisioni emotive, irriflesse, ansiose. E’ come l’effetto di certe reclami che dicono, “Ultime occasioni… ma VOI potete!…”. 
15) Tutti i MRA che dicono di basarsi sulla Bibbia, fanno riferimento alla Bibbia con Canone protestante, cioè decurtata di 7 libri dell’AT. Ora, che lo si faccia è coerente con la convinzione che ci si possa distaccare dai verdetti del Magistero Cattolico (che ha appunto ritenuti canonici anche quei sette libri), ma che si dica che si trarrà la dottrina dalla Bibbia, senza avvertire, anzi nascondendo, che si segue una Bibbia decurtata, diventa un problema di disonestà conclamata. (1) 
16) Si invita-sfida anche il “pesce” a chiedere al proprio parroco, per confronto, il giudizio sulla nuova interpretazione fornita dal proclamatore. Lo si fa nella consapevolezza (profezia facile!) che nessun parroco fornirà su due piedi una lezione di esegesi a persone che non hanno neanche le basi per capire che ci vuole una introduzione sulle regole dell’ermeneutica biblica. Regole che vengono puntualmente disattese, o anch’esse utilizzate in modo oculatamente scelto, da tutti i MRA che vogliono non ricavare la verità dalla Bibbia ma piegare la Bibbia alla loro “verità”. 
17) Si fa leva sulle apparenze gradevoli: gentilezza, educazione, calma, sorriso, modestia e distinzione nel vestire, disponibilità a presentare il prodotto a casa, a qualsiasi ora, gratuità!… E’ ben difficile immaginare sulle prime che tutto ciò si pagherà in seguito, sia in termini materiali (tutte le sette e MRA “mungono” i loro adepti in termini di tempo, lavoro, offerte) che spirituali (a partire dalla perdita di tante verità cattoliche che nel protestantesimo vengono perdute). (2) 
18) Non si dà spazio all’accertamento e approfondimento. Il ritmo degli incontri del nuovo indottrinamento è volutamente serrato (in genere settimanale). Non si dà spazio a domande scomode. Riceveranno risposta in seguito! Lo stile dei “proclamatori” è quello – lo dice la parola! - di “proclamare”, che loro intendono “predicare”, non quindi discutere. Alla peggio il proclamatore verrà sostituito da un fratello più esperto, più provvisto di “accurata conoscenza”. Per i Testimoni è’ tassativo che “l’uomo di Dio non contende né fa dibattito”. Il che può anche andare. Ma poi si scopre che l’urlare e arrabbiarsi di chi è comunque inquadrato come “culturalmente indifeso” viene tollerato con calma serafica, mentre si inquadra come “contesa e dibattito” l’obiezione documentata e acuta presentata da chi sa confrontare il nuovo messaggio con quello che veramente si trae dalla Bibbia. La lamentela di “contesa e dibattito”, in tal caso, è funzionale e prelude al defilarsi dei TG dall’incontro. 
19) Volendo terminare un elenco che potrebbe essere allungato, lasciamo per ultimo (last but not least!) l’affronto più grave che si può fare alla Bibbia. Quello di falsificarne volutamente la traduzione ricorrendo a sottrazioni e interpolazioni dello stesso testo. E anche questo (il lettore attento probabilmente se lo aspettava) rientra negli espedienti che la Watch Tower ha posto in atto, almeno dal 1966 ad oggi dando alla luce la sua Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. (3). 
NOTE 
(1) Si vedano ad es. queste due citazioni tratte dal manuale geovista Ragioniamo facendo uso delle Scritture:
“Ogni volta che è possibile, chiedete alle persone di prendere la loro Bibbia e di cercare le Scritture, affinché si rendano conto che ciò che dite si trova in realtà nella loro stessa copia delle Scritture.” (pag. 8) Evidentemente tanta fiducia di successo si basa sia sulla ignoranza crassa delle persone riguardo a contenuto delle Scritture, sia sull’accorgimento da parte del “pescatore” di proporre versetti condivisibili insieme ad altri dei quali non è modificata la traduzione ma solo la interpretazione. 
“Se qualcuno dice: ‘La vostra Bibbia è diversa’. Si potrebbe rispondere: ‘Che traduzione della Bibbia ha lei? Forse. . . (elencarne diverse nella propria lingua)? Sa, ci sono molte traduzioni’. Quindi si potrebbe aggiungere: ‘Sono lieto di usare qualsiasi traduzione lei preferisca.” (pag. 402, i neretti sono nel testo) E’ una affermazione di un’audacia unica, quando la verità è che già solo usando la versione della CEI - ma appuntando l’analisi su certi versetti ben precisi! - il Testimone di Geova perde immediatamente la sua… letizia ed è costretto a ripiegare sulla sua versione artefatta. 
Come qualificare dunque “oneste” le dichiarazioni rassicuranti  circa l’eguaglianza tra la traduzione della Nuovo Mondo, e le altre versioni? E’ risaputo che, al riguardo, i Testimoni puntano ad ottenere fiducia ricordando che, prima di usare la loro versione, utilizzavano le versioni cattoliche di Nardoni (Paoline) e di Garofalo. Ma la verità è che funzionavano non perché equivalenti ma perché a gente, “culturalmente indifesa” e biblicamente del tutto sprovveduta, si può far credere che si sta facendo un percorso conoscitivo autentico proponendo loro un percorso mirato. Non a caso abbiamo parlato di lettura “eretica”. Lettura spalleggiata da interpretazioni che, giocando sulla estrapolazione di versetti dal contesto prossimo e remoto e sulla esclusione della luce interpretativa fornita dal Magistero, riducono la Bibbia a quel “vecchio violino su cui si può suonare qualsiasi melodia”. Questa pluralità e diversità di interpretazioni e di relative dottrine non è ciò che ha prodotto il pullulare di sette e MRA “cristiani” in disaccordo dottrinale tra di loro ma tutti (e chi ci capisce più?) obbedienti a ciò che “dice la Bibbia”? 
(2) Nel caso dei Testimoni di Geova il disastro è pressoché totale. Tutti gli articoli del nostro Credo sono rivisitati e modificati o demoliti. A partire dalla dottrina dei 144.000 Unti che soli sarebbero candidati alla beatitudine celeste perché unici “figli di Dio” e “fratelli di Gesù Cristo”. Insomma la “buona notizia” che essi annuncerebbero consiste nella prossima fine del mondo con relativo prossimo massacro ad Armaghedon (definito “La Guerra del gran Giorno di Dio, l’Onnipotente”) e la perdita della figliolanza adottiva conferitaci nel Battesimo, il che ci riduce da “figli di Dio” a “nipoti” (documentazione disponibile per chi ce la chiede). Per una prima esposizione di tale demolizione si veda su YouTube, al mio nome, un mio esame sommario del Credo. Molti ex Testimoni lo hanno ritenuto ben fatto. 
(3) E’ una cosa che forse documenteremo in seguito. In ogni caso chi ha interesse a verificare questa, che è tra le accuse più gravi che si possano e debbano fare alla Società Torre di Guardia, può compulsare utilmente i lavori critici, tutti concordi, svolti da: Mons. Lorenzo Minuti, Mons. Giovanni Marinelli, Don Antonio Contri, Padre Giuseppe Crocetti, Don Battista Cadei, Don Paolo Sconocchini, Padre Nicola Tornese, Dott. Sergio Pollina, Dott. Achille Aveta, per indicare solo i pionieri più rappresentativi presenti sulla scena da un quarto di secolo.

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Fede insidiata? Max Gazzé invita a non avere "pregiudizi" 

Prendiamo lo spunto da ciò che avrebbe detto il cantautore Max Gazzé e che è riportato nel sito dei Testimoni di Geova. Spiegando la nascita della sua canzone di successo "Sotto casa", Gazzé avrebbe detto: “Ho lavorato molto con mio fratello e la canzone è uscita in un giorno in cui stavamo scrivendo per il nuovo album e hanno suonato alla porta. Erano due testimoni di Geova, due ragazzi, educatissimi. Gli abbiamo aperto e abbiamo ascoltato quello che avevano da dirci. Ci hanno catechizzato con gentilezza e sorrisi. Abbiamo immaginato come sarebbe andata se nessuno avesse mai aperto la porta a questi ragazzi e loro avessero cominciato a parlare davanti ad una porta chiusa. Quando sono andati via abbiamo pensato a quante persone siano rimaste barricate dietro l’uscio, spaventata (sic!) da chissà quale pregiudizio."
Accanto a questo articolo i Testimoni di Geova reclamizzano quella che sarebbe la loro attività basilare: la spiegazione della Bibbia. E ovviamente. se si trattasse di questo, chi avrebbe da ridire? Una catechesi biblica fatta con "gentilezza e sorrisi", per di più venendo a servirti a casa, all'ora che ti fa più comodo, come rifiutarla? come "barricarsi" se non scioccamente "spaventati” da chissà quale inibente pregiudizio"?
Tutto giusto! Ma che dire se lo "spavento" e il "rifiuto" per una tale "catechesi" fossero invece motivati non da pregiudizio, come suppone l'inesperto e, quanto a Bibbia, "culturalmente indifeso” Gazzé", ma su una preinformazione scientifica realizzata da esegeti della Bibbia che, esperti nella dottrina geovista, hanno verificato come la catechesi geovista non sia affatto una spiegazione ma una deformazione del messaggio biblico? Che dire se non complimentarsi con chi, sapendo di essere digiuno di Bibbia ma avvertito del fatto che il geovismo la deforma, avesse aperto cortesemente la porta ma, sentita la proposta, l'avesse chiusa con un ancor più cortese e gentile "No, grazie!"? Andiamo ad esemplificare facendo una piccola preinformazione circa tale deformazione a cui, come esperti del GRIS*, abbiamo alluso. 
Il pericolo viene dalla spiaggia
Siamo in periodo di vacanze, nell’Anno della Fede, e si parla di Bibbia. Tempo di “pesca” per tutti i MRA (Movimenti Religiosi Alternativi alla fede cattolica) che si qualificano a tinta “cristiana” perché dicono di basarsi sulla Bibbia, come appunto i Testimoni di Geova che si sono autoqualificati davanti allo Stato come “Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova” nel 1986.
Non è raro quindi che, magari rilassandosi in spiaggia, si venga abbordati da "proclamatori" di nuove fedi (come quella fede che per praticità definiamo “Geovismo”) i quali cortesemente e gratuitamente ci offrono un numero delle loro riviste "Torre di Guardia" e "Svegliatevi" ponendoci una domanda-stimolo su un quesito curioso o interessante a cui la Bibbia darebbe sorprendente risposta. E quella risposta – si promette – verrebbe offerta dai TG stessi che si presteranno a venire a casa per iniziare, se saremo interessati, quella "spiegazione della Bibbia" che si svolge con un incontro settimanale di un’ora, si basa sulla lettura commentata di un loro libretto (attualmente “Cosa insegna realmente la Bibbia?”) e che essi chiamano nientemeno che "corso biblico".
Prendiamo, ad esempio, il numero della rivista Torre di Guardia di Luglio. A pag. 4 troviamo la testimonianza di Estelle (nome che si avverte "cambiato") che rimase male perché il suo "ministro religioso" ignorò il suo desiderio di "conoscere la Bibbia"; desiderio che poi – va da sé – sarebbe  stato invece soddisfatto dai TG. Essi, tra l'altro le hanno spiegato che "Dio non è responsabile delle sofferenze umane", ma la spiegazione che lo giustificherebbe (non presente in quel numero ma da noi del GRIS ben conosciuta) è tutt'altro che ragionevole; avremo modo di riparlarne.
Così se in quella rivista si dice che "La Bibbia mostra che Dio ha dei sentimenti e che non è affatto indifferente al nostro comportamento". (p. 6)  La cosa sarà condivisibile ma purché si precisi che la Bibbia usa dell'antropomorfismo nel narrare i rapporti di Dio con l'uomo; antropomorfismi che, se presi alla lettera, - come, ahimé, avviene nel geovismo – deviano dalla verità perché portano a formarsi un concetto di Dio che non è più né Spirito né trascendente il cosmo, ma è solo un essere, potente quanto si vuole, ma fatto ad… immagine e somiglianza dell'uomo. Infatti l'articolo prosegue "insegnando" che Dio viene effettivamente rallegrato o rattristato dall'agire umano, senza rendersi conto che questo non si armonizza con le idee, sempre bibliche, di Lui: imperturbabilità, assenza di cambiamento, totale pienezza dell'essere e di ogni perfezione che lo rendono "il felice Iddio". Il semplice TG, prima vittima dell'indottrinamento ricevuto, non pensa neanche alla incongruenza del fatto che il mondo è continuamente teatro di bontà e cattiverie e che, non essendo Dio soggeto al giorno e alla notte, Egli vivrebbe la sua stranissima "beatitudine divina" continuamente tormentato e rallegrato. Ma qui poi interverrebbe a “spiegare” le cose un'altra stortura inaccettabile della teologia geovista consistente nell'idea che Dio non è onnipresente e, anche potendolo fare, non indaga su tutte le azioni degli uomini ma solo su quelle che vuole seguire.
A pag. 11 si dice che Dio "... ha mostrato chiaramente agli uomini che tipo di Dio è" (sic!) Si enumerano tra le sue "invisibili qualità" la "bontà, sapienza e amore" e si conclude chiedendo "Non è evidente che desidera che lo conosciamo?"
E' sicuro, diciamo noi, che Dio desidera essere ben conosciuto se il Figlio ha realizzato la sua incarnazione, oltre che per redimerci dal peccato, anche perché "il Padre cerca adoratori in spirito e verità". In effetti noi in Gesù abbiamo avuto la rivelazione più ampia possibile sulla personalità di Dio, le verità soprannaturali, il progetto redentivo universale ecc... al punto che "non c'è da aspettarsi più alcuna altra rivelazione prima della seconda venuta di Gesù" alla fine dei tempi. Ma Geova corrisponde al Dio rivelatoci da Gesù? Già da queste prime battute c’è da dubitarne ed è bene perciò un piccolo approfondimento…

Il Dio di Gesù Cristo e Geova, una strana personalità
Se prendiamo il racconto biblico dell'incontro tra Abramo e i tre angeli, offertoci dalla prima Lettura dell'odierna Liturgia, noi cattolici, educati dalla nostra Chiesa, ricaviamo da quel racconto varie idee su Dio.
La prima consiste nel fatto che le espressioni "il grido è giunto fino a me... sono sceso per... lo voglio sapere..." sono tutte antropomorfiche, cioè fanno agire Dio alla maniera umana, ma non vanno prese alla lettera perché appunto cozzano contro l'onnipresenza e l'onniscienza di Dio che non ha bisogno di spostarsi per recarsi in un luogo.
E invece il geovismo insegnerà, appunto seguendo un criterio fondamentalista di lettura biblica, che "Dio non è onnipresente", ma che "abita in un ben determinato luogo del cielo"; che non è Spirito nel vero senso della parola perché "ha un cervello in un corpo di forma ben definita"; che è provvisto di "organi di senso" con cui percepisce la realtà creata; che non indaga  su ogni opera dell'uomo ma solo su quelle che vuole e, non potendo essere presente in due luoghi, manda, quando e se vuole, in sua vece lo "spirito santo" (le minuscole sono testuali) che sarebbe la "sua forza attiva" (una sorta di energia totipotente) il quale, nel caso, si comporta come un investigatore che va "anche in luoghi lontanissimi", registra e riferisce. Quanto al futuro dell'uomo Geova lo conosce solo perché “può calcolare tutte le variabili". E – amarissimus in fundo – si viene a scoprire che Geova è perfino sessuato al maschile perché mentre la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (Bibbia geovista) del 1967 lo qualificava "vigorosa persona di guerra" (Esodo 15,3) le successive traduzioni hanno precisato che sarebbe una "virile persona di guerra". Il Figlio di Dio non sarebbe generatoma creato perché in cielo non c'era alcuna persona di sesso femminile dalla quale Geova avrebbe potuto generare il suo unigenito Figlio...; no comment!
Altre idee che noi cattolici traiamo da quel dialogo tra Abramo e l’Angelo sono: il potere intercessorio del giusto nei confronti dei propri fratelli peccatori; la pazienza di Dio e la sua misericordia dal momento che Dio dice di contentarsi anche di un numero di giusti molto inferiore ai 50 ipotizzati all'inizio da Abramo; il fatto che la misericordia, ove non motivata, non può impedire la giustizia divina punitiva; e quindi la calda esortazione, da autoripetersi personalmente nell'esame di coscienza serale, di mettersi d'accordo con Dio finché c'è luce e si può operare (come direbbe Gesù) non rimandando la propria conversione; e altri spunti di teologia e ascesi... Il geovismo invece appunta tutto il suo interesse nel volto minaccioso di Geova e citerà questo passo per ammonire a convertirsi prima della prossima fine del mondo, e a non far passare i messaggeri di Geova invano. 
Giustizia del Dio di Gesù Cristo e giustizia di Geova
Lasciando ovviamente agli esperti il giudizio sul genere letterario del brano, noi ora confronteremo l'idea di giustizia divina che abbiamo noi cattolici con quella che i TG dicono di ricavare dalla Bibbia. E riflettiamo su quella osservazione critica che Abramo fa al Signore in questi termini: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio?... Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”
L’idea importante, talmente evidente alla mente di Abramo da formulare una sorta di allarmato rimprovero nei confronti di una volontà divina che non distingua tra innocenti e peccatori, è che ritenere meritevoli di punizione gli innocenti alla pari dei peccatori non è giusto. E se ci chiediamo di dove Abramo riceva tale illuminazione ci accorgiamo che la trae dalla propria coscienza e non da una rivelazione biblica (ovvero ricorrendo alla fede). Di più questo episodio ci insegna che non basta, come ritiene il geovismo e una buona fetta di protestantesimo, che Dio decida di fare una cosa perché quella cosa sia da classificarsi automaticamente “giusta”. Deve essere al contrario! Cioè Dio, se fa o decide di fare una cosa, la fa solo perché è giusta! Quindi l’idea, il criterio valoriale, circa il bene e il male di una azione, di ciò che è giusto o ingiusto fare, non deriva ultimamente dalla Bibbia, cioè da una rivelazione di Dio. Deriva bensì dalla ragione, dalla retta coscienza. E’ in base ad essa che Abramo ha schedato il proposito di Dio, di accomunare nella distruzione innocenti e peccatori, come ingiusto. Occorre del resto ricordarlo che tanti "giusti" e "ingiusti" dell' AT, come tuttora nei popoli ancora digiuni di rivelazione, sono classificati come tali da Dio solo in base alla loro valutazione morale di coscienza? Ovvero noi qui ci vediamo anche l'invito della Bibbia ad armonizzare la Fede con la Ragione, una Fides et Ratio, anziché uno svalutare la Ragione per esaltare la Fede. E anche (come no?) al dovere di affinare le capacità della ragione per applicarla anche a valutare criticamente i motivi di credibilità che i vari Movimenti Religiosi Alternativi esibiscono perché si dia loro credito.
Niente da fare invece per il geovismo che non ha imparato né da tutto il capitolo 18 di Ezechiele l'insegnamento circa la responsabilità personale, né da questo intervento critico di Abramo che un criterio di giustizia che accomuna, senza distinzione, innocenti e colpevoli, giusti e peccatori, non sarebbe giusto.
Infatti il geovismo insegna tranquillamente che Geova, ad Armaghedon, distruggerà indistintamente persone capaci di peccare e creature ancora incapaci. Leggiamolo:
«Le forze esecutive di Dio colpiranno senza badare a età o sesso, poiché Dio avrà detto loro [agli angeli] di non avere pietà: "Colpite. Il vostro occhio non commiseri, e non provate nessuna compassione. Dovreste uccidere vecchio, giovane e vergine e fanciulletto e donne, fino alla rovina".- Ezechiele 9:5,6; Zaccaria 14:12,13.» (Torre di Guardia  01-02-85, pp. 3-4) 
In un altro testo si dice che Geova “non lascerà né radice né ramo”; ovvero sterminerà (e si precisa “giustamente”!) insieme alle “radici” (i genitori malvagi) anche i rami (i figli innocenti incapaci di intendere e di volere).
«Col tempo tutti i nemici della giustizia, insieme ai loro sostenitori, "devono divenire come la stoppia". Il Giorno di Geova arderà fra loro come una fornace. "Non lascerà né radice né ramo. In quel giorno della resa dei conti, i bambini, o rami, saranno giustamente trattati in base alla valutazione che Dio avrà fatto delle loro radici, i genitori, che sono responsabili dei figli. I genitori malvagi non avranno discendenti che ne perpetuino le vie malvage.» (Torre di Guardia, 22/4/1995 p. 22).
L'ultima riga di questa citazione ci offre anche una... perla di antropologia geovista. Se ne ricava infatti che i figli sono inquadrati come macchine senza personalità propria (persone incapaci, divenute adulte, di cambiare idee e abitudini cattive dei genitori). I figli verrebbero al mondo come dei modelli omologati ad un’originale difettoso, ad immagine e somiglianza dei genitori. Cosa del tutto assurda e pienamente sconfessata da tutta la Bibbia e dal buon Gesù che ha iniziato la sua predicazione invitando i cattivi a convertirsi.
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NOTA
Naturalmente bisogna che la nostra ragione risponda al problema che comunque, anche riducendo le condizioni per il perdono e non ottenendole, Dio, secondo questa narrazione biblica (della quale, ripeto, lasciamo agli esperti giudicare il genere letterario), ha di fatto distrutto tutti gli abitanti delle due città, e perciò sia genitori che figli. Ma il discorso di Abramo su ciò che è giusto o non lo è non riguardava il danno che i figli ricevono per collegamento naturale di vita con i genitori malvagi. Questo collegamento esiste ed esisterà sempre, a partire dalle conseguenze, disastrose per i figli innocenti, di ciò che ha combinato per l'umanità il peccato di Adamo e combinano tuttora i peccati attuali di tutti i padri il cui comportamento danneggia oggettivamente con i suoi effetti la prole. Il discorso in oggetto riguarda piuttosto la stortura di ritenere i figli meritevoli della stessa distruzione dei padri, perché ritenuti peccatori al pari di loro solo per legame di parentela, nella piena inconsapevolezza del peccato morale dei genitori, e perché ritenuti predestinati a seguire le orme dei genitori. Nel geovismo poi si sa che tale distruzione dei Sodomiti significa annientamento perpetuo! Mentre noi siamo certi che, in forza del collegamento azioni-effetti, i figli ricevono sì il danno dal comportamento genitoriale malvagio ma restano moralmente innocenti di fronte a Dio, il quale, anche se li accomuna nel disastro che manda o permette contro i padri (come di fatto accade nei disastri di ogni tipo dovuti a cattive scelte umane) ne diversifica la sanzione eterna punendo i genitori colpevoli e salvando i figli innocenti. Dio insomma, il nostro Dio, assegna a ciascuno la colpa morale solo in base alla percezione, nella mente di ogni soggetto agente – come precisamente diciamo nel nostro catechismo – di una scelta che abbia “materia grave, piena avvertenza, e deliberato consenso”. (cf tutto il cap 18 di Ezechiele secondo cui ognuno paga per le proprie colpe). E di fronte a Dio poi la morte non è il male supremo. Essa viene vinta sia dalla risurrezione sia dalla beatitudine eterna che Egli dona alle vittime innocenti.
Non ci resta che augurare a Gazzé di essere aperto, senza pregiudizio, anche alla visita di un operatore del GRIS (anche vis-à-vis con i TG!) se vuole sfatare il pericolo di una catechizzazione geovista che stravolge ogni punto di verità biblica (come dimostreremo in futuro). Intanto, per una introduzione graduale al geovismo strutturata sulle letture bibliche domenicali, si veda il mio Thread “E venne un uomo di nome Giovanni…” nel forum www.grisroma.org  sezione “Testimoni di Geova”
* GRIS sta per Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa. Associazione di fedeli che si dedica dal 1987, e dal 1990 con approvazione dello statuto da parte della CEI, allo studio e informazione su Movimenti Religiosi Alternativi e Sètte. 

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