Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

domenica 18 agosto 2013

Francesco e Fatima .. e altri Messaggi del Papa.

La statua della Madonna di Fatima

Francesco e Fatima


In ottobre la statua della Madonna lascerà il Portogallo per arrivare a Roma: il Papa vuole fare un atto di affidamento a Maria


CITTÀ DEL VATICANO

Il prossimo 13 ottobre, nel giorno dell'ultima apparizione della Madonna di Fatima, Papa Francesco vuole compiere un atto di affidamento a Maria. Un atto inserito nelle celebrazioni per l'Anno della Fede, che riprende quelli analoghi già compiuti dai suoi predecessori, a partire da Pio XII fino ad arrivare a Giovanni Paolo II, e che attesta la particolare devozione mariana del Pontefice argentino.



La statua originale della Madonna di Fatima, che porta incastonata sulla corona uno dei proiettili sparati contro Giovanni Paolo II nell'attentato del 13 maggio 1981, arriverà in piazza San Pietro il pomeriggio di sabato 12 ottobre, e Francesco sarà lì ad accoglierla. È la decima volta in poco meno di un secolo che l'effigie mariana conservata nella cappellina delle apparizioni di Fatima lascia il santuario portoghese. La sera, la statua sarà portata al santuario romano del Divino Amore, dove si svolgerà una veglia di preghiera. La mattina 13 ottobre, la statua tornerà in piazza San Pietro, dove, dopo il rosario, il Papa celebrerà la messa e compirà l'atto di affidamento.


La prima delle consacrazioni del mondo alla Vergine di Fatima avvenne durante il pontificato di Papa Pacelli. Il 31 ottobre 1942, nel pieno della Seconda Guerra mondale Pio XII, parlando in lingua portoghese alla radio, consacrò il mondo al cuore immacolato, facendo anche una menzione velata alla Russia, secondo la richiesta fatta dall'apparizione ai tre pastorelli di Fatima. Un'altra consacrazione avvenne proprio in piazza San Pietro da parte di Giovanni Paolo II, il 25 marzo 1984, in un momento in cui era alta la tensione sugli euromissili.

La statua originale aveva fatto ritorno in Vaticano l’8 ottobre dell’anno 2000, e in quell’occasione Giovanni Paolo II, alla presenza di 1500 vescovi di tutto il mondo aveva affidato il nuovo millennio alla Madonna, pronunciando parole che allora - undici mesi prima dei fatti dell'11 settembre 2001 - non vennero comprese: disse infatti che l'umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino fiorito oppure in un cumulo di macerie. Papa Francesco aveva fatto un accenno alla statua della Madonna di Fatima durante il suo primo Angelus, domenica 17 marzo, parlando di una delle copie della statua, portate in pellegrinaggio nel mondo. «Ricordo, appena vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella messa...». Francesco ha proseguito raccontato di una donna anziana venuta a confessarsi, che gli disse, sorprendendolo per la profondità della sua semplice fede: «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe». Un mese dopo, era stato l'allora patriarca di Lisbona, il cardinale José Policarpo, ad annunciare che Papa Francesco gli aveva chiesto di consacrare il suo pontificato alla Madonna di Fatima: «Papa Francesco mi ha chiesto due volte che io consacri il suo nuovo ministero a Nostra Signora di Fatima».

L'atto di consacrazione è poi avvenuto il 13 maggio scorso. «Siamo ai tuoi piedi, i vescovi del Portogallo insieme a questa moltitudine di pellegrini, nel 96° anniversario della tua apparizione ai pastorelli - ha recitato Policarpo - per realizzare il desiderio di Papa Francesco, chiaramente manifestato, di consacrare a te, Vergine di Fatima, il suo ministero di vescovo di Roma e pastore universale». Che Francesco non abbia problemi a manifestare pubblicamente il suo attaccamento a Maria lo dimostrano anche le cinque visite che ha già compiuto per pregare nella basilica di Santa Maria Maggiore. La prima avvenne il 14 marzo, subito dopo l'elezione, per deporre un mazzo di fiori davanti all'icona della «Salus Populi Romani» e chiedere protezione per la città di Roma.

Il Papa ci è poi tornato il 4 maggio, per recitare il rosario, e ci è passato nel giorno della festa del Corpus Domini, al termine della processione. Francesco ha voluto raccogliersi in preghiera davanti alla «Salus Populi Romani» alla vigilia della partenza per Rio de Janeiro, per affidare alla Madonna la Giornata Mondiale della Gioventù, e il 29 luglio scorso, appena atterrato a Ciampino, prima ancora di far ritorno in Vaticano, ha voluto passare nuovamente a Santa Maria Maggiore per una preghiera di ringraziamento. Tra le devozioni mariane che il Papa ha più care, ce n'è una che Bergoglio ha contribuito a diffondere in Argentina: quella per «Maria che scioglie i nodi». Una devozione che ha origine da un’immagine votiva bavarese risalente al 1700 (Maria Knotenlöserin), ora conservata in una cappella della chiesa di San Peter in Perlach, ad Augsburg.

Qui, durante un soggiorno di studio, padre Bergoglio l'aveva scoperta, e tornato in Argentina aveva iniziato a divulgarne la conoscenza, facendo in modo, una volta diventato vescovo, che alla «Madonna che scioglie i nodi» venisse dedicato un santuario nella capitale argentina. Nella preghiera riportata nel retro dell'immaginetta, diffusa con l’imprimatur dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, si legge: «Il maligno mai fu capace di imbrogliarti con le sue confusioni... e intercedendo insieme a tuo Figlio per le nostre difficoltà, con tutta semplicità e pazienza ci desti un esempio di come dipanare la matassa delle nostre vite».


Messaggio di Papa Francesco al Meeting di Rimini & L'Angelus.

Messaggio di Papa Francesco al Meeting di Rimini



Testo del Messaggio di Papa Francesco, firmato dal cardinale T. Bertone, agli organizzatori e partecipanti al Meeting di Rimini. "Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili"

A Sua Eccellenza Rev.ma
Mons. FRANCESCO LAMBIASI
Vescovo di Rimini

Eccellenza Reverendissima,
con gioia trasmetto il cordiale saluto del Santo Padre Francesco a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti del Meeting per l’amicizia tra i Popoli, giunto alla sua XXXIV edizione. Il tema scelto - «Emergenza Uomo» - intercetta la grande urgenza di evangelizzazione di cui più volte il Santo Padre ha parlato, nella scia dei Suoi Predecessori, e ha suscitato in Lui profonde considerazione che di seguito riporto.
L’uomo è la via della Chiesa: così il beato Giovanni Paolo II scriveva nella sua prima Enciclica, Redemptor hominis (cfr n. 14). Questa verità rimane valida anche e soprattutto nel nostro tempo in cui la Chiesa, in un mondo sempre più globalizzato e virtuale, in una società sempre più secolarizzata e priva di punti di riferimento stabili, è chiamata a riscoprire la propria missione, concentrandosi sull’essenziale e cercando nuove strade per l’evangelizzazione.


L’uomo rimane un mistero, irriducibile a qualsivoglia immagine che di esso si formi nella società e il potere mondano cerchi di imporre. Mistero di libertà e di grazia, di povertà e di grandezza. Ma che cosa significa che l’uomo è “via della Chiesa”? E soprattutto, che cosa vuol dire per noi oggi percorrere questa via?
L’uomo è via della Chiesa perché è la via percorsa da Dio stesso. Fin dagli albori dell’umanità, dopo il peccato originale, Dio si pone alla ricerca dell’uomo. «Dove sei?» - chiede ad Adamo che si nasconde nel giardino (Gen 3,9). Questa domanda, che compare all’inizio del Libro della Genesi, e che non smette di risuonare lungo tutta la Bibbia e in ogni momento della storia che Dio, nel corso dei millenni, ha costruito con l’umanità, raggiunge nell'incarnazione del Figlio la sua espressione più alta. Afferma sant’Agostino nel suo commento al Vangelo di Giovanni: «Rimanendo presso il Padre, [il Figlio] era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato via» (I, 34, 9). È dunque Gesù Cristo «la via principale della Chiesa», ma poiché Egli «è anche la via a ciascun uomo», l’uomo diventa «la prima e fondamentale via della Chiesa» (cfr Redemptor hominis, 13-14).
«Io sono la porta», afferma Gesù (Gv 10,7): io sono, cioè, il portale d’accesso ad ogni uomo e ad ogni cosa. Senza passare attraverso Cristo, senza concentrare sui di Lui lo sguardo del nostro cuore e della nostra mente, non capiremmo nulla del mistero dell’uomo. E così, quasi inavvertitamente, saremo costretti a mutuare dal mondo i nostri criteri di giudizio e di azione, e ogni volta che ci accosteremo ai nostri fratelli in umanità saremo come quei “ladri e briganti” di cui parla Gesù nel Vangelo (cfr Gv 10,8). Anche il mondo infatti è, a suo modo, interessato all’uomo. Il potere economico, politico, mediatico ha bisogno dell’uomo per perpetuare e gonfiare se stesso. E per questo spesso cerca di manipolare le masse, di indurre desideri, di cancellare ciò che di più prezioso l’uomo possiede: il rapporto con Dio. Il potere teme gli uomini che sono in dialogo con Dio poiché ciò rende liberi e non assimilabili.
Ecco allora l’emergenza-uomo che il Meeting per l’Amicizia tra i Popoli pone quest’anno al centro della sua riflessione: l’urgenza di restituire l’uomo a se stesso, alla sua altissima dignità, all’unicità e preziosità di ogni esistenza umana dal concepimento fino al termine naturale. Occorre tornare a considerare la sacralità dell’uomo e nello stesso tempo dire con forza che è solo nel rapporto con Dio, cioè nella scoperta e nell’adesione alla propria vocazione, che l’uomo può raggiungere la sua vera statura. La Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l’uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo. Che grande responsabilità abbiamo! Non tratteniamo per noi questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai “dotti” e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell’amore di Cristo (cfr 2 Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. Non siamo avari nel donare ciò che noi stessi abbiamo ricevuto senza alcun merito! Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza.
È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l’uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall’obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre. “Emergenza uomo”, allora, significa l’emergenza di tornare a Cristo, di imparare da Lui la verità su noi stessi e sul mondo, e con Lui e in Lui andare incontro agli uomini, soprattutto ai più poveri, per i quali Gesù ha sempre manifestato predilezione. E la povertà non è solo quella materiale. Esiste una povertà spirituale che attanaglia l’uomo contemporaneo. Siamo poveri di amore, assetati di verità e giustizia, mendicanti di Dio, come sapientemente il servo di Dio Mons. Luigi Giussani ha sempre sottolineato. La povertà più grande infatti è la mancanza di Cristo, e finché non porteremo Gesù agli uomini avremo fatto per loro sempre troppo poco.
Eccellenza, mi auguro che questi brevi pensieri possano essere di aiuto per coloro che prendono parte al Meeting. Sua Santità Francesco assicura a tutti la Sua vicinanza nella preghiera e il Suo affetto; auspica che gli incontri e le riflessioni di questi giorni possano accendere nei cuori di tutti i partecipanti un fuoco che alimenti e sostenga la loro testimonianza del Vangelo nel mondo. E di cuore invia a Lei, ai responsabili, agli organizzatori della manifestazione, come pure a tutti i presenti, una particolare Benedizione Apostolica.
Unisco anch’io un cordiale saluto e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima
dev.mo nel Signore
Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato di Sua Santità.

*

Programma Meeting

"La vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore"




L'Angelus di Papa Francesco. "La vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili"



Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!,

nella Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui ... da Gesù: è Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.
Ma la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione. (...) No! La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, non è neutro,(...) Dio è amore! Dopo che Gesù è venuto nel mondo, non si può più fare come se Dio non lo conoscessimo. (...) Dio ha un volto, ha un nome: Dio è misericordia, è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è neutralità, (...) non è compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo si divide, lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).
Dunque, questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili.(...)



Cari amici, anche tra i parenti di Gesù vi furono alcuni che a un certo punto non condivisero il suo modo di vivere e di predicare, ce lo dice il Vangelo (cfr Mc 3,20-21). Ma sua Madre lo seguì sempre fedelmente, tenendo fisso lo sguardo del suo cuore su Gesù, il Figlio dell’Altissimo, e sul suo mistero. E alla fine, grazie anche alla fede di Maria, i familiari di Gesù entrarono a far parte della prima comunità cristiana (cfr At 1,14). Chiediamo a Maria che aiuti anche noi a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù e a seguirlo sempre, anche quando costa.

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Prima dei saluti il Papa aggiunge 
Seguire Gesù non è neutro. Seguire Gesà è coinvolgersi. Perché la fede non è cosa decorativa e forza dell'anima.
Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.

Cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti con affetto, romani e pellegrini: le famiglie, i gruppi parrocchiali, i giovani...
Il Papa chiede preghiere per vittime dell'affondmento di un ferry nelle Filippine e chiede prega per la pace in Egitto. 
Saluto il gruppo folcloristico polacco proveniente da Edmonton, Canada.
Un saluto speciale rivolgo ai giovani di Brembilla, presso Bergamo, e benedico la fiaccola che porteranno a piedi da Roma fino al loro paese. E saluto anche i giovani di Altamura.
A tutti auguro una buona domenica, e buon pranzo! Arriverderci.

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