Noi cristiani non abbiamo paura degli attacchi alla famiglia e alle basi stesse della società. Non ne abbiamo timore perché è tutto una ideologia.
E le ideologie, tutte, hanno finito per crollare una dopo l’altra, per quanto fossero potenti, perché non si può costruire una società basandola su menzogne.
Viene il momento in cui la verità rende liberi.
Viene il momento in cui la verità vince sulla menzogna.
Testimone dei testimoni di Cristo
Conobbi Padre Daniel Ange quand’ero adolescente. Veniva ogni tanto a Torino, dove sono nato, invitato dalle comunità ecclesiastiche locali, per portare l’annuncio. Non succedeva spesso, ma ogni volta che c’era l’occasione di sentirlo non si poteva mancare. Non si voleva mancare. A volte capitava di incontrarlo a qualche raduno in giro per l’Europa, quando era la comunità a spostarsi.
E dopo averlo sentito parlare non si riusciva a dimenticare. Non si dimenticava il messaggio nelle sue parole e non si dimenticava lui. Era difficile dire che età potesse avere, con quel volto da eterno ragazzo e il sorriso sereno della saggezza matura. L’ho sempre sentito parlare ai giovani e ha sempre parlato di giovani. Un prete innamorato dei giovani. Alternava periodi di vita eremitica a periodi di missione in giro per il mondo, dove aveva modo di conoscere tante vicende della Chiesa perseguitata, tante storie di giovani innamorati come lui di Gesù, disposti a seguirlo sulla croce, martiri per la fede.
Diceva di sé stesso che lui era soltanto un testimone dei testimoni di Cristo. Quando raccontava le storie dei giovani che aveva conosciuto, che lo avevano edificato nella fede, si sentiva nella sua voce l’emozione di chi è testimone dei santi, e lo zelo di chi arde d’amore e vorrebbe che l’Amore potesse ardere in tutti.
Un mistico. Non ne ho conosciuti molti. Durante una Santa Messa nella cappella della Sindone al Duomo di Torino, terminata la preghiera che precede la comunione, tenendo la particola sollevata e concedendosi un momento di adorazione ci disse: “E’ un’impossibilità fisica e biologica che il mio corpo possa decomporsi, dopo essersi nutrito per tanti anni del corpo di Dio”.
Terminata la funzione, quando era il momento di partire, rimaneva sempre a disposizione di chi desiderava salutarlo, condividere una sofferenza o magari confidare una pena per affidare un’intenzione di preghiera. Regolarmente gli organizzatori dell’incontro dovevano portarlo via quasi strappandolo ai fedeli, perché lui non si sottraeva a nessuno. Diceva che tornava al suo eremo, ritirato dal mondo, per gridare a Dio quello che gli uomini avevano sussurrato al suo orecchio.
E’ passato da Milano alla fine del 2012. L’ho saputo per caso e all’ultimo momento, ma non ho potuto mancare. Un prete innamorato dei giovani ancora oggi, a ottant’anni compiuti. Con internet è stato facile scoprire la sua vera età!
Ci ha raccontato dei giovani vittime degli attacchi sferrati alla famiglia, del veleno inoculato nella società dalle pratiche di chirurgia sessuale su bambini a partire dai sette anni, e non parlava dell’infibulazione in Africa, ma del cambio del sesso in nord Europa e Canada. Ci ha raccontato anche della legge sui matrimoni omosessuali in Francia, che stava per essere varata, facendo notare che più del matrimonio omosessuale in sé, è un dramma la teoria di “genere” che l’accompagna e che stravolge la verità, che vuole insinuare che sia normale che un uomo sia femmina e una donna maschio.
Ascoltarlo in quella fine del 2012 era strano, e nonostante abbia parlato quasi esclusivamente della Francia e dell’Europa, sembrava stesse citando fatti e cose lontanissime. Adesso sembrano meno remoti quei fatti, e meno estranee quelle teorie.
Adesso in Francia stanno dando la patente di scienza alla teoria del genere (gender theory) per giustificare la decostruzione obbligatoria a scuola già dai primi anni delle elementari. Decostruzione degli archetipi di sesso, famiglia e società. Il Ministro francese della Education nationale, analogo della Pubblica Istruzione, Vincent Peillon, ha detto che “scopo della morale laica è quello di strappare l’allievo a tutti i determinismi, familiare, etnico, sociale, intellettuale” per “permettere a ogni allievo di emanciparsi”, perché “lo scopo della scuola repubblicana è sempre stato quello di produrre un individuo libero”. Strappare non è un errore di traduzione, il termine francese è proprio arracher, che significa strappare di mano, togliere con forza, di prepotenza, ed è lo stesso temine usato dal Ministro della Giustizia Christiane Taubira quando dice che “nei nostri valori, l’Istruzione mira a strappare i bambini ai determinismi sociali e religiosi per farne cittadini liberi” (http://lavoixducitoyen.overblog.com/le-genre-c-est-vraiment-maintenant).
In pratica, dai sei ai diciotto anni ti confondo su quella che è la tua sessualità, le tue relazioni, il modo in cui ti rapporti alla famiglia e alla società, senza dimenticare la religione, così poi puoi decidere in modo veramente libero ed esente da condizionamenti. Ci vuole un genio per capire che un uomo arrivato alla maturità seguendo questo percorso è in grado di avere la stessa responsabilità personale che si ha scegliendo col lancio di una moneta?
In Italia, ci raccontano, non è di questo che si tratta: vogliono solo introdurre una legge contro la discriminazione. E perché mai, se quello è davvero lo scopo, una siffatta legge dovrebbe ridefinire il concetto di identità sessuale? E perché su Facebook cominciano a circolare pagine che fanno riferimento a psicologi, i quali consigliano di non temere se i maschietti giocano con le bambole perché “non è la scelta di un giocattolo che influenza lo sviluppo dell’identità di genere”?. Chi ha figli sa benissimo che i bambini trovano modo di giocare con tutto ciò che è disponibile e si presta alla loro immaginazione (anche se spesso le Barbie in mano ai maschietti finiscono arruolate in qualche fantasioso corpo di fanteria spaziale), ma da quando devono sviluppare una identità di genere, come se facesse parte della normale età evolutiva? In che modo creare confusione sulla sessualità servirebbe a combattere la discriminazione?
Il profeta Daniel Ange, a Milano, sul finire dell’anno 2012, dopo averci descritto quello che stava avvenendo ha concluso la serata con una stupenda preghiera:
Noi cristiani non abbiamo paura degli attacchi alla famiglia e alle basi stesse della società. Non ne abbiamo timore perché è tutto una ideologia.
E le ideologie, tutte, hanno finito per crollare una dopo l’altra, per quanto fossero potenti, perché non si può costruire una società basandola su menzogne.
Viene il momento in cui la verità rende liberi.
Viene il momento in cui la verità vince sulla menzogna.
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