Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario
Martedì della XXXII settimana del Tempo Ordinario. Commento audio
αποφθεγμα Apoftegma
Se mi accade di pensare o dire una cosa che piaccia alle mie sorelle,
trovo del tutto naturale che se ne impadroniscano come di una loro proprietà.
Questo pensiero appartiene allo Spirito Santo e non a me,
poiché san Paolo dice che non possiamo,
senza quello Spirito di amore,
chiamare «Padre» il Padre nostro che è nei Cieli.
È perciò ben libero di servirsi di me per dare un buon pensiero a un'anima;
se stimassi che quel pensiero fosse mio,
sarei come «l'asino che portava le reliquie»,
il quale credeva che gli omaggi resi ai santi fossero rivolti a lui.
S. Teresa di Lisieux, Storia di un'anima
L'ANNUNCIO |
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare"».
Disinteressati
Gesù è l'unico servo realmente disinteressato. Dopo aver "arato e pascolato il gregge" dalla Galilea a Gerusalemme "facendo quanto doveva fare", sulla Croce ha compiuto l'opera che il Padre gli aveva "ordinato": con le vesti "rimboccate" sino ad essergli strappate di dosso, "serviva" al Padre il banchetto più buono, la vita perdonata e riscattata di ogni uomo, anche quella di ciascuno di noi. Strappati così a un'esistenza "inutile" e meschina per appartenere a Cristo, possiamo donarci gratuitamente come Lui, senza "utili", secondo il significato del termine greco tradotto con "inutili". E' pur certo che senza di Lui non possiamo fare nulla, "puro impedimento" come diceva S. Ignazio di Loyola. Ma proprio per questo ogni "servizio" autentico è naturalmente gratuito: è di Cristo, non ci appartiene! Scelti dal popolo come i leviti, non abbiamo dunque altro guadagno che Lui, rivelando profeticamente nella nostra vita offerta per amore il destino celeste che attende ogni uomo: "il Signore è mia parte di eredità e mio calice" (Sal. 16). Siamo chiamati ad "arare" la terra di tutti con l'annuncio del Vangelo e una vita donata sulla croce, perché il Signore vi deponga il seme della sua vita immortale; a "pascolare il gregge" che ci è affidato, a condurre la famiglia, gli amici, i colleghi a nutrirsi dell'amore di Cristo, senza cercare in loro il nostro profitto; ma, con semplicità, obbediamo alla volontà del Padre sino al sacrificio della vita. Così, i discepoli muoiono ogni giorno per cause di servizio, costellando la storia di morti bianche per le quali nessuno si indigna, il martirio che semina, silenziosamente e nascostamente, la salvezza nella storia. E', infatti, nella notte oscura della fede, di qualsiasi "utile" per la carne e per lo spirito, che il servo vive il culmine della sua chiamata. Santa Teresa d'Avila, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Lisieux, la Beata Teresa di Calcutta, hanno vissuto lunghi anni nell'aridità totale. Innescati da una fiamma d'amore che ne ha sconvolto l'esistenza, hanno poi trascorso il resto della vita nel "servizio" autentico, purificato da ogni passione, sensibilità, desiderio.
QUI IL COMMENTO COMPLETO
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