Santa Maria,

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...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

lunedì 30 novembre 2015

Il banchetto che vi devo raccontare...

 

Ite, Missa est di Emanuele Fant

Il banchetto che vi devo raccontare


banchetto
Illustrazione di Emanuele Fucecchi
Credere

di Emanuele Fant

Settimana scorsa stavo in un posto niente male: al convegno ecclesiale. Per il mio soggiorno fiorentino avevo alcuni obiettivi secondari, come fotografare la casa di Dante, mangiare la ribollita e mettere nel beauty almeno due saponi liquidi dell’albergo. Il primo giorno, una tv locale, mi ha obbligato a rilasciare una dichiarazione, spiegandomi che volevano intervistare un giovane e io, con la dovuta illuminazione, lo potevo sembrare. La domanda era “Perché sei qui?”. Banale per nulla: certe pianure sono complesse da scalare. Ho balbettato che il mio obiettivo era insieme “prendere” e “dare”, senza alcun riferimento esplicito ai flaconcini.

Partiamo col “dare”. La mia parola è valsa una gocciolina, e per fortuna: cosa potrei imparare da una Chiesa riflettente, a somiglianza di Emanuele? Immaginate un sovradimensionato banchetto matrimoniale, con 200 tavoli rotondi da dieci commensali con il solo compito di dialogare. La Sposa è una presenza diffusa sotto il velo delle opinioni di 2300 persone. Il marito è il Signore: vuole sapere come abbiamo intenzione di ravvivare le promesse matrimoniali, dopo quasi duemila anni che ci frequentiamo.

Passiamo al “prendere”, dove ho fatto gli affari migliori (ma ho righe solo per due ricordi): le parole del papa e lo squarcio verticale che hanno saputo aprire mettendo tutti in contatto immediato con le cose vere, senza l’impiego di nemmeno un parolone. E poi il divertimento di prendere bus-navetta stipati di cardinali, scambiare una parola con celebri intellettuali per scoprire, semplicemente, che sono gentili (la Chiesa altezzosa che ci raccontano deve essersi spostata a piedi).

Dunque, verificando le prime intenzioni: la casa di Dante era una ricostruzione, non valeva la pena; niente ribollita e niente tempo per le cene fuori; i saponi li ho usati sul posto. Allora cos’è questo enorme souvenir immateriale che mi ha sformato la valigia? Datemi tempo e vi dico, mi ci vorrà qualche mese per finirlo di scartare.

fonte:
Credere

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