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13. Fuoco
Arrivò il giorno della scadenza dell’incarico dell’amministratore del santuario. Sapevo che, da quel momento, avrei dovuto aspettarmi di tutto. La prima conseguenza fu il confino immediato in celebrazioni a orari improponibili. La messa delle otto, la domenica mattina, è ideale per coloro che praticano i riti stancamente, per non incorrere in dubbi o conflitti di coscienza. Vedere il santuario semivuoto e abitato da volti diffidenti, mi provocava un misto di rabbia e depressione. Compresi, tuttavia, che il Signore mi voleva povero di spirito, pronto a qualunque sacrificio pur di aderire al suo Progetto. Predicai come se niente fosse, come parlassi a un’assemblea innamorata di Dio e del suo messaggio. Mi accorsi, allora, che non c’erano soltanto vecchiette col rosario, ma anche gente attratta dall’annuncio, disposta a spendersi in un passaparola veloce ed efficace. La chiesa cominciò a riempirsi, con effetti inquietanti su chi pensava di mettermi a tacere. Lo stesso successo registravano le nostre catechesi e la lectio divina, seguite da una piccola folla che gremiva la cappella dello Spirito Santo. Il Signore riattizzava la brace che pareva destinata a spegnersi: era venuto per portare il fuoco, e come era angosciato, finché non fosse acceso.
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