Santa Maria,

Santa Maria,
...donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore.

mercoledì 10 giugno 2015

PAOLO BROSIO SCRIVE A .. Papa Francesco.

Cari amici,
ieri mattina Papa Francesco commentando le letture del giorno a Santa Marta mentre faceva riferimento alla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi e al Vangelo di Matteo ha sottolineato che <<La mondanità fa perdere sapore alla nostra testimonianza e che ci sono coloro che hanno sempre bisogno di novità dell’identità cristiana dimenticandosi però di essere stati scelti, con la garanzia dello Spirito Santo. Cercano sempre i veggenti e la lettera che la Madonna manderà alle ore 4 del pomeriggio e vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama Gesù e niente di più>>.
La notizia ha fatto il giro del mondo e tutti hanno subito collegato queste parole pronunciate nell’Omelia a Medjugorje e ai sei veggenti. Ora voglio scrivere queste riflessioni pensando a tutto quello che mi ha dato Medjugorje in sei anni di vita. E’ bene precisare che Papa Francesco non ha mai parlato di Medjugorje ma il collegamento è apparso evidente a tutti. Per questo ho deciso di scrivere una lettera aperta al mio amato pontefice che con tanto affetto mi ha accolto in udienza privata al Palazzo Apostolico il 9 aprile scorso in Vaticano.
Caro Papa Francesco, 
Medjugorje, per quello che mi ha insegnato il mio semplice cammino di Fede, non è curiosità per il futuro oppure desiderio di novità a tutti i costi a scapito della Parola di Dio. Sono perfettamente d’accordo su tutto quello che hai detto. La curiosità non fa parte dello Spirito Santo di verità e della Parola di Dio. Ma devo dirti ciò che sento nel mio cuore: Medjugorje non dice questo, è l’esatto contrario. Per quello che mi riguarda, quel luogo sperduto della Bosnia Erzegovina, stretto fra la collina e la montagna, fra sassi, rovi, spine e terra rossa ha significato prima di tutto una confessione liberatoria dopo quasi 40 anni. Poi, il desiderio improvviso ed irrinunciabile della Santa Messa ed infine la scoperta di tre tesori spirituali fondamentali per una vita di Fede: preghiera del Santo Rosario, Adorazione Eucaristica e meditazione quotidiana della Parola di Dio. 
Tutto questo all’età di 53 anni, dopo 37 anni e 7 mesi di vita passata assolutamente lontano da Dio e dalla Chiesa, in un mondo dove la mondanità, lo sport, le donne e la trasgressione, il successo nel lavoro e gli ascolti televisivi erano i miei idoli, i miei vitelli d’oro. A Medjugorje ho scoperto semplicità, stile più sobrio di vita e, grazie al dolore che mi ha avvicinato a Dio per vicende complicate e tribolate della mia vita, anche un pochino più di umiltà, una parola talmente grossa per me che faccio fatica a vederla anche con il cannocchiale. Però, il miracolo della conversione è avvenuto grazie anche, come ho avuto la possibilità di dirti a Roma in Vaticano, alle preghiere della mia cara mamma Anna che ha compiuto 94 anni appena due giorni prima del nostro incontro.
Medjugorje vuol dire anche frati francescani minori, non solo veggenti. Cioè vuol dire parlare di coloro che hanno dato il sangue per Cristo, come i 33 martiri di Siroki Brijeg che nel 1944-45 hanno dato la vita per non abiurare la Fede cattolica davanti ai mitra delle milizie comuniste di Tito.
Medjugorje vuol dire anche 450 anni sotto i turchi che hanno trucidato frati, sacerdoti e tanta povera gente che nonostante una pesantissima croce non hanno mai abbandonato la Fede.
Medjugorje vuol dire anche, come hai visto tu a Sarajevo, 250mila morti e 900mila fra mutilati e feriti per la Guerra dei Balcani negli anni ’90, con il più alto numero di donne stuprate di tutte le guerre del ‘900.
Caro Papa Francesco, probabilmente è vero, c’è chi va a Medjugorje anche per curiosità, per vedere il sole girare come una trottola, per vedere se riesce a scoprire i segreti che custodiscono i veggenti, per assistere o ricevere un miracolo ma, ti garantisco per esserci andato tante e tante volte, che ho visto con i miei occhi gente guarire da tumori, cecità e infermità gravissime come la SLA e la sclerosi multipla nell’ora dell’apparizione o durante la Santa Messa o durante l’Adorazione senza che ci fosse un veggente vicino. Ho visto anche malati guarire nel corso dell’apparizione con il veggente presente. Ho visto inoltre migliaia di persone andare là, camminare sulla collina del Podbrdo e piangere ininterrottamente cambiando vita per sempre e tornando a casa con il Santo Rosario in tasca per non abbandonarlo mai più. Non solo, ma nel pellegrinaggio di ritorno, quello più difficile, hanno riscoperto il valore della parrocchia del paese dove abitano e soprattutto gli affetti della famiglia. Famiglia e parrocchia, proprio le cose che tu vai dicendo dal 13 marzo 2013. 
La Madonna in quei messaggi tanto contestati va dicendo le stesse cose che tu stai sostenendo ogni giorno da Santa Marta. Medjugorje non è curiosità per il futuro o miracolismo o novità per essere alla moda, Medjugorje è la più grande fucina di conversioni del mondo. 
Tu hai ragione a lanciare l’allarme: non siate curiosi per il futuro, non aspettate a credere dopo aver letto il messaggio. Non si può vivere solo di questo. E’ vero, questa non è identità cristiana ma se qualcuno ti ha detto queste cose riguardo a Medjugorje, ti ha mentito, ti ha detto una bugia per gettare discredito su un luogo di culto dove al primo posto ci sono confessione e Santa Messa, Rosario e digiuno. Al centro delle catechesi dei francescani c’è la Parola di Dio, la Preghiera del Cuore che ho imparato a meditare con il Messalino ed un piccolo Vangelo che, come dici sempre tu, non deve mai mancare nello zainetto dei pellegrinaggio e nelle nostre tasche quando siamo in città.
Però c’è ora un pericolo a Medjugorje ma non è colpa né dei veggenti né dei frati. Questo luogo sta per esplodere poiché milioni di persone attirate da questa grande sorgente di spiritualità e provenienti da tutti i paesi del mondo arrivano con ogni mezzo con diverse e variegate organizzazioni di pellegrinaggi e spesso non hanno né una guida laica che abbia un’adeguata preparazione né, peggio ancora, una guida pastorale. 
Infatti i sacerdoti sono sempre più restii e difficilmente rintracciabili ad accompagnare i pellegrini. I frati francescani della provincia di Mostar fanno veramente gli straordinari per cercare di offrire una guida pastorale adeguata ma sono in tutto solo undici e spesso a Medjugorje da marzo a dicembre due milioni di pellegrini affollano un piccolo paese di quattromila abitanti. Le cabine dei confessionali sono una quarantina e per confessarsi e ricevere l'assoluzione spesso ci vogliono tante ore di coda e il rischio è quello di saltare la Messa o non conoscere e non riuscire a realizzare il programma del pellegrinaggio. I sacerdoti vengono letteralmente placcati dai pellegrini disorientati ma spesso sono costretti a stare troppe ore a confessare tutti e così non riescono a guidare il loro gruppo. E il vescovo di Mostar? Sua Eccellenza Monsignor Ratko Peric, come il suo predecessore Pavao Zanic, sono rimasti latitanti per 34 anni e addirittura hanno ostacolato tutto quello che riguarda Medjugorje, i frati, i veggenti e, quello che è più grave, hanno ignorato il loro compito pastorale nei confronti dei pellegrini: mai una messa, mai una catechesi, mai confessioni, mai una parola di benvenuto…
I frati minori si sono fatti in quattro per garantire l’assistenza spirituale ma quando milioni di pellegrini si abbattono come una fiumana inarrestabile in un piccolo paese, inevitabilmente il gregge nei periodi di massimo affollamento rischia di disperdersi e può anche succedere che qualcuno abbia curiosità di sapere o desiderio di novità che lo allontana dalla Parola di Dio. Medjugorje rischia di essere penalizzata senza un minimo di riconoscimento da parte del Vaticano e il continuo contrasto e la denigrazione quotidiana di una parte della Chiesa in Italia e nel mondo scoraggia i sacerdoti ad accompagnare i pellegrini. Chi va a pregare là, quando torna in Italia, viene preso per fanatico. Ma non è così.
Non siamo fanatici. La maggior parte dei pellegrini che rientra da Medjugorje è colma di entusiasmo per la Fede ma necessita di una guida pastorale che sia misericordiosa e paziente. Io invece vedo oggi in Italia un vento di razionalismo ce si è abbattuto con forza su una parte della Chiesa e dei pastori e mi chiedo: che cosa si insegna nelle facoltà teologiche? Medjugorje ci insegna che per amare Gesù nel migliore dei modi bisogna farlo attraverso la pedagogia e gli insegnamenti di Maria.
Noi tutti abbiamo il desiderio di trasmettere questo entusiasmo alla nostra famiglia e alla nostra parrocchia però spesso troviamo sguardi stupiti ed increduli. 
Spesso ritroviamo in Italia una Fede stanca e poca voglia di accontentare questo entusiasmo. Solo grazie a te, Papa Francesco, si sta muovendo qualcosa e per grazia di Dio i tuoi appelli hanno rinnovato la gioia per la Fede, una gioia che avevo visto solo a Medjugorje e che ora ha bisogno di avere una sua autonomia, un potenziamento dei francescani e finalmente un vescovo che si dedichi alle necessità di questo santuario.
Medjugorje e la Madonna hanno bisogno di un attestato di fiducia da parte della Chiesa di cui la Madonna è Madre come ha voluto suo Figlio. Non c’è bisogno di dimostrare che esista il sovrannaturale, sarebbe solo una probatio diabolica. Per il popolo di Dio sarebbe sufficiente dire che è “Luogo di culto e di preghiera riconosciuto da Papa Francesco e quindi da tutta la Santa Chiesa”.
 foto di Paolo Brosio.

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