LA LITURGIA DELLA DOMENICA:
QUI IL COMMENTO ALLA PAROLA DELLA SOLENNITA' DEL CORPUS DOMINI.
ANNO B (7 GIUGNO 2015)
Sabato della IX settimana del Tempo Ordinario
Commento audio
L'ANNUNCIO |
Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
αποφθεγμα Apoftegma
Una volta, un monaco mentre era in viaggio
trovò una pietra preziosa e la prese con sé.
Un giorno incontra un viaggiatore e,
quando aprì la borsa per condividere con lui le sue provviste,
il viaggiatore vide la pietra e gliela chiese.
Il monaco gliela diede immediatamente.
Il viaggiatore partì,
pieno di gioia per l'inaspettato dono della pietra preziosa
che sarebbe stata sufficiente a garantirgli
il benessere e la sicurezza per il resto della vita.
Ma pochi giorni dopo tornò indietro alla ricerca del monaco
e, trovatolo, gli restituì la pietra dicendogli:
“ora dammi qualcosa di più prezioso di questa pietra,
qualcosa di pari valore.
Dammi ciò che ti ha reso capace di donarmela.
Il superfluo è esattamente la zona della vita dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e per la quale occupiamo le nostre migliore energie e risorse. Il superfluo, tutto ciò che è periferico a quel che davvero conta, tutto quello che è laterale alla tremenda serietà della vita, questo davvero ci appassiona e ci trascina. L'illusione di essere vivi e di vivere fino in fondo le cose ha quasi sempre il sopravvento su ogni timido tentativo di prendere seriamente la vita tra le mani e chiedersi per quale motivo ci viene data e per che cosa valga la pena viverla. Letteralmente, per chi e per cosa vaga penare, soffrire, sacrificarsi. Quante volte diciamo "ne è valsa la pena" senza neanche renderci conto del significato della frase; e quante volte peniamo e ci illudiamo che sia valso farlo per amori travolgenti, passionali, dove il cuore in gola acceso da uno sconvolgimento ormonale cattura tutta la scena e diventa l'assoluto protagonista dell'esistenza. E' valso dare tutto se stessi per una qualunque "passione", civile, sportiva, culturale, religiosa? No, perché al diventare "assolute", tutte le passioni stringono le anime, le menti e i cuori in un cappio mortale; nel migliore dei casi non resta che una tenue soddisfazione, bella chissà, ma è come un sole al tramonto, ti incanta e lo fissi, ma chiudi le palpebre un secondo ed è svanito, e in brevissimo tempo è già calata la notte. Attenzione, il "superfluo" in sé non è un male, anzi, fa parte della vita, ma è come la terra che gira intorno il sole, non è il centro e il fondamento dell'esistenza. E' "super", è un "di più" che lo stesso Signore ha miracolosamente moltiplicato. E' la sovrabbondanza che nella Scrittura testimonia il favore di Dio, al punto che in tutta la letteratura profetica e sapienziale il "superfluo", l'abbondanza sono segni dell'ormai avvenuta era messianica. Ma il vero "super" nella nostra vita è appunto un miracolo, robusto e inossidabile, e scaturisce sempre da un nucleo originario e fondamentale nel quale Dio scende per riscattarlo e renderlo fecondo. Porre il "superfluo" come centro della vita è rovesciare la verità delle cose in menzogna, scambiare il frutto con l'albero, il tetto con le fondamenta, il Creatore con la creatura. "Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato e vi siete saziati" diceva il Signore a Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani, indicando l'idolatria dei cuori che cercano Dio solo per strumentalizzarlo e volgerlo a favore della propria carne.Al Tempio i ricchi, cioè i tronfi che credono di possedere e invece sono così stolti da aver perso la bussola e non sapere più quale sia il centro dell'esistenza, gettano del loro superfluo. Come Caino riconoscono al Signore una parte minima della loro esistenza, la periferia dell'esistenza. Sono immagini di tutti noi che viviamo una vita in superficie e lì viviamo il rapporto con il Signore. La vedova invece è spogliata di tutto, ha terminato il suo cammino di fede attraverso la spogliazione d'ogni superfluo, non le rimane che l'"essenziale" per vivere. La vedova non ha nulla sulla terra, anche i beni messianici, anche l'abbondanza delle benedizioni celesti sembrano scomparse, il marito, i figli, nessuno più. Nuda con due centesimi, tutta la sua vita in una mano. E l'ha gettata tutta nel "tesoro del Tempio". Gesù non loda l'aspetto morale della vicenda, registra un dato: solo chi ha camminato nella fede sino a non avere più nessuna sicurezza su questa terra, solo la vedova, l'"ultima" nella società (la traduzione letterale dal greco della parola "sua povertà" che appare nel vangelo è "ultimo"), solo chi dalla periferia della vita è stato condotto al centro dove si gioca il destino dell'esistenza, solo chi ha percorso il cammino in discesa che conduce alle acque battesimali può "gettare", consegnare, perdere la sua vita. Tutta, senza riservarsi nulla, perché ha sperimentato che nulla ha potuto difenderla, nulla l'ha moltiplicata, nulla che sia stato assoluto s'è dimostrato realmente tale, anzi. Allora diviene naturale deporre tutto nello scrigno dove è custodita la vita vera, nella quale la propria, purificata dal lievito che la feconda e gonfia di illusione, spogliata da ogni ipocrita apparenza, può moltiplicarsi senza fine. In altre parole, un cristiano che è stato iniziato alla fede nella Chiesa, in virtù della luce su di sé e sulla propria storia, e delle esperienze concrete della risurrezione di Cristo, getterà se stesso nel fonte battesimale dove sa di incontrare Cristo. Senza l'esperienza che Cristo ha gettato e consegnato per noi tutta la sua vita nel tesoro del suo tempio che siamo noi è impossibile vivere liberi dall'ipocrisia. Senza l'esperienza che il Tempio del suo corpo è risuscitato testimoniando che Lui è l'unico a cui vale la pena consegnare il proprio corpo, il proprio tempo, l'intera vita, si è condannati a coltivare stoltamente gli aspetti marginali, soffrendo inutilmente e gettando se stessi nella spazzatura. Ma chi nella Chiesa ha conosciuto davvero Cristo sperimentando il potere del suo Mistero Pasquale, non esiterà a consegnarsi a Lui attraverso l'ascolto docile e obbediente della predicazione e della Parola di Dio, e la frequenza assidua ai sacramenti della penitenza e dell'Eucarestia. Nella Chiesa possiamo perdere l'uomo vecchio per rinascere come una creatura nuova, "perfetta" in Cristo, senza cioè mancare di nulla, accada quello che accada. E imparare a camminare ogni giorno gettando la nostra vita senza difenderla nella certezza di riaverla moltiplicata; come la vedova, immagine della Chiesa, sposata a Cristo e pellegrina nel mondo, straniera in ogni luogo, in attesa di riunirsi, ogni giorno al suo Sposo. Siamo chiamati a vivere così, e non come quegli scribi a saziarci della vita degli altri approfittando della loro indigenza, usando perversamente dei loro punti più deboli per soddisfare noi stessi. Coraggio allora, guarda oggi che cosa ti sta succhiando la vita, che cosa o chi ha sedotto il tuo cuore e la tua mente obbligandoti a farne un assoluto e taglia! Ma come, non ce la faccio, è impossibile. A te di sicuro, ma non a Lui. Allora, ascolta questa Parola, e obbedisci, vai cioè a gettare tutto te stesso in Cristo. Pregando ovviamente, ma la vedova ha fatto un'altra cosa. Ha gettato tutto quello che aveva per vivere. Vuoi davvero essere libero? Vuoi uscire da quella relazione morbosa che ti incatena? Vuoi aprirti alla vita? Vuoi perdonare quella persona che stai giudicando per la quale è tempo che covi rancore e risentimento? Non ce la fai più ad essere ostaggio di assoluti ipocriti, di maschere che non ti danno né vita, né felicità? Fai come la vedova, e dai via quello che hai per vivere. E' concreto il Vangelo, va bene consegnarsi a Gesù nel cuore, e dirgli, "sarai tutto per me come ora io mi dono tutto a te". Non ci vuole molto, ma lo smartphone che ti sta ipnotizzando? Faccio un esempio. Ecco, senza di esso non potresti vivere vero? Insomma pensa a che cosa oggi hai tu per vivere e gettalo nel Tesoro del tempio. E' sabato, vigilia del Corpus Domini, il momento migliore. Il tuo Sposo è pronto per riunirsi a te e dare senso e pienezza alla tua vita; donagli tutto e vedrai meraviglie.
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