di Benedetta Frigerio
«Novità?». «Oh Benny domani a Roma c’è la Madonna sul palco». Io e la Raffa Frullone ci parliamo così, le nostre news preferite, quelle per cui «dobbiamo assolutamente sentirci», sono quelle che riguardano i Piani Alti. I nostri colleghi giornalisti danno in escandescenza se lo spread diminuisce o se Corona viene condannato. Noi invece siamo deformate da un’appartenenza che è più che casa nostra e puntiamo a un’altra Storia. «Raffa, Raffa lo sapevo, è solo con Lei che possiamo vincere. Questo farà infuriare il diavolo». Lei ormai è abituata, ma il vivavoce della mia auto è talmente alto che l’autista della macchina a fianco mi guarda come fossi pazza. E forse non ha tutti i torti.
Comincia così la gioia che da venerdì sera mi trapassa il cuore in attesa di partire con quindici giovani amici per la manifestazione Romana in difesa della Famiglia e contro il ddl Cirnnà e l’ideologia gender. Sono certa che sia cosa voluta e in attesa del bel giorno fatico a dormire come una liceale la notte prima della gita. Sveglia alle 5, rosario mattutino di fronte alla statua della Madonna colpita dalle prime luci dell’alba. Colazione, doccia e mi vesto mentre mia madre agitata dal letto fa mille domande e solleva dubbi. Partirà anche lei ma più tardi in treno. «Mamma stai serena che il Signore è dalla nostra». Sono certa. Ritrovo in piazzale Corvetto a Milano alle 7.30. Si parte per Roma. Sulle macchine si recita il Rosario. Finito apro a caso il Messale e leggo: «Il Re dei cieli nato da una Vergine oggi è venuto fra noi a richiamare al cielo l’uomo che aveva peccato. La schiera degli angeli gioisce perché la stirpe umana ha ritrovato l’eterna giovinezza».
Dopo sette ore di viaggio, in cui l’attesa speranzosa domina, Roma ci accoglie con un cielo letteralmente diviso a metà: a sinistra il grigio e il temporale, a destra il cielo azzurro e un sole accecante. Mi viene in mente la battaglia in corso fra Maria e il diavolo per la conquista delle anime: «È in corso un grande combattimento tra mio Figlio e satana. La posta in gioco sono le anime degli uomini» (messaggio Medjugorje 02.08.1981). Battaglia che si gioca sulla famiglia, come ha confessato suor Lucia di Fatima al cardinal Caffarra nell’intervista rilasciata a Tempi. Scesi dalla macchina il cielo si apre. Proprio vicino al parcheggio scopro che ci sono i mie fratelli, Luca, papà di 4 figli, e Alberto, novello sacerdote. Insieme a loro ci sono altri amici padovani e milanesi. In piazza trovo per caso anche la mamma. La famiglia Frigerio è tutta presente, tutta meno uno, quello grazie a cui sono qui e che ci ha insegnato a coltivare il gusto della lotta. So però che è dalla nostra. E so che si vedrà. Cammino e incontro alcuni amici dei Memores Domini.
Cerco di raggiungere la Raffa ma nulla, la piazza è sempre più piena e si fatica a muoversi. Nel frattempo ci raggiunge Gerardo, un amico di Cl di Pisa e recupero anche Maffo, per me un recente dono del cielo che ora mi spiega perché questa battaglia deve essere condotta da noi donne: «Non a caso a Medjugorje appare la Madonna proprio ora. Dio ci dà una donna, perché solo se la donna torna se stessa può ridonare all’uomo la sua identità». Di fianco a me ci sono anche gli amici di Carate Brianza, fra cui la famiglia della Mary e Ciccio che hanno deciso di venire rinunciando alle vacanze al mare per pagarsi il viaggio. Alle 15.30 cominciano gli interventi, ci sono tanti amici sul palco con cui si combatte da quasi due anni. Parlano forte e chiaro. La verità risuona in una piazza gremita e dilata il cuore, troppo spesso rinchiuso e soffocato fra le quattro mura in cui rinchiudiamo ciò che ci è donato di sapere. Sono commossa. Mi viene in mente il Vangelo ambrosiano che Venerdì mattina mi ha confortata: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri. Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio». Non sia mai.
Gli interventi sono precisi, profondi e calzanti, incentrati sulla bellezza della creazione, della differenza fra uomo e donna e su una legge dannosa e ideologica. Nessuna ipocrisia, ma tanta libertà, che questo popolo vivo non è stato spinto da nessuno a esserci. Chi è Piazza sa bene cosa fa. Non viene nascosta la presa di distanza della dirigenza di Cl e gli errori dei vescovi che condannano la buona battaglia. E la verità è così necessaria che non proviamo nessun imbarazzo: vero che io ne vado pazza, ma la verità anche più scomoda fa bene a tutti, sopratutto in carestia. Non cancella la gioia di esserci, se mai accresce la consapevolezza. Basta guardare le facce, coscienti di un dramma ma liete. Costanza parla della donna e dell’uomo come facendo un dipinto. Adinolfi descrivendo la violenza in atto contro i bambini, di contraccolpo fa capire che il silenzio sarebbe una grave omissione. Amato ricorda il don Giuss quando ci disse: «Mandateci in giro nudi ma non toglieteci la libertà di educazione». No, «non è una questione di fede, ma di ragione». Certo, ma non ci si vergogna nemmeno di dire quanto la legge divina coincida con quella naturale superandola. Kiko invoca lo spirito appoggiato a un grande crocifisso, una leggera brezza si solleva in mezzo a questo popolo che senza l’ordine dei vescovi o delle gerarchie misteriosamente vive! È il lavoro di 34 anni della Madonna a Medjugorje che in questi tempi bui sta ricostituendo il suo esercito? Sarà la storia a dirlo. Di certo tanti sono qui anche grazie a lei. Io di sicuro, e sono onorata di essere stata reclutata fra le sue fila per servirla. Kiko stesso lo ricorda: «L’esito politico non è noto, ma è in corso una battaglia escatologica che un cristiano ha il dovere di combattere». Ripete che se ne devono rendere conto anche i vescovi. Concordo: l’irenismo del dialogo, mentre il cielo è in guerra, rischia di confondere e acquietare facendo il gioco del Nemico.
Alle 17 circa, sul finire della manifestazione, scoppia un temporale violento. Come si è capito non credo al caso e mi dico che la battaglia contro il peccato sia solo solo all’inizio. Eppure sotto la tempesta la gente si saluta ironizzando. E le file di bambini schiamazzano sotto le mantelle di cellofan colorate. Penso che non posso partire senza abbracciare la Raffa, la compagna scelta dal Signore per me così da rendermi possibile questa lotta per il Cielo a cui siamo chiamate. Lei è quella che spinge se tentenno e un abbraccio dopo tanta fatica ce lo meritiamo. Ci ostiniamo e dopo mille telefonate sotto l’acquazzone riusciamo a trovarci. C’è anche Cecilia, una ragazza formidabile, forte e umile che farà la storia. Credo che le nostre facce non siano mai state così belle. Ci scattiamo una foto con gli amici e scappiamo noi alle macchine e loro al treno.
In autogrill, completamente fradici ci si confessa la gioia di esserci stati e il dolore per gli amici che rinunciando alla lotta si perdono tanta grazia, tanta vita. E anche il tremore per la consapevolezza che Maria ci ha scelti e uniti per un grande compito, di apostoli e soldati. Ci impressiona il fatto che il comitato organizzatore si sia costituito proprio mentre noi eravamo a Medjugorje, il 2 giugno, quando la Madonna per la prima volta ha dato questo messaggio: «È GIUNTO IL TEMPO delle OPERE DI VERITA’, di mio Figlio. … Voi, figli miei, apostoli miei, vivete la vita terrena in comunione coi miei figli che non hanno conosciuto l’amore di mio Figlio, che non mi chiamano “Madre”, ma non abbiate paura di testimoniare la Verità. Se voi non temete e testimoniate con coraggio, la Verità trionferà miracolosamente».
Risaliamo in macchina. Rosario, tramonto e musica: “La notte che ho visto le stelle non volevo più dormire…” e ancora “Tu non credere mai all’imperatore anche se il suo nome è società anche se si chiama onore, anche se il suo nome è popolo anche se si chiama amore», canta Caludio Chieffo.
Arriviamo in piazzale Corvetto all’1.30 stanchi e felici. Prima di toccare il letto chiedo ancora al Signore un pensiero per me, perché mi dica come procedere. Apro la Bibbia e incredibilmente finisco su questo passaggio di san Paolo: “In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili…]Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa».
Penso che oggi sia il frutto di un miracolo. Mi addormento alle 2 più forte e pronta a combattere. La battaglia è solo all’inizio. E domai si ricomincia: preghiera, azione, e testimonianza dai “tetti”.
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